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Discussione: Comunisti

  1. #1
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    Predefinito Comunisti

    Per il termine “comunismo” darei 3 definizioni:

    1) ogni pensiero, partito ecc. che sia per l’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione;

    2) marxismo. Il pensiero comunista di Marx è spiegato ampiamente in molti suoi scritti, come “Il Manifesto del Partito Comunista” e “Il Capitale”. Introduce concetti essenziali per quello che modernamente si intende per “comunismo”: il materialismo dialettico, la lotta di classe, il capitalismo come l’ultima fase prima del socialismo… Un marxista corrisponde anche alla definizione del punto primo, ma con l’aggiunta di un’analisi che comprende l’economia, la società, la cultura… Marx definiva “stadio socialista” quello della dittatura proletaria e “stadio comunista” quello dell’estinzione dello stato;


    3) leninismo: presa del potere fuori dalla via democratico-parlamentare. I leninisti hanno come obiettivo la rivoluzione e l’instaurazione della “dittatura proletaria”, da attuarsi attraverso l’intervento diretto del Partito. Il comunismo leninista è una faccia del marxismo. Fino alla vittoria dei bolscevichi i partiti marxisti si chiamavano, generalmente, “socialisti”. Le componenti del movimento marxista che volevano aderire all’Internazionale Comunista dovevano dare vita a “partiti comunisti” ed adeguarsi alle direttive moscovite. Fino ad allora nell’individuare l’ideologia e i militanti marxisti si utilizzava sia il termine “socialista” che “comunista”, senza distinzioni. Con la nascita dei partiti comunisti i socialisti rappresentavano la componente del movimento marxista + indipendente da Mosca, anche se pure nelle loro file gli ammiratori di Lenin non mancavano (i massimalisti). Tra i socialisti ebbero gradualmente la meglio i democratici, sostenitori dei diritti civili e politici.
    La variante del leninismo che si impose a Mosca e, conseguentemente, nel mondo, fu lo stalinismo, cioè uno statalismo totalitario, espressione al massimo grado di persecuzione del politicamente diverso, dell’uso sistematico della menzogna , della morte della società civile.
    Una piccola minoranza leninista “libertaria”, per la democrazia diretta dei lavoratori si contrapponeva allo stalinismo. Spesso di definiva trotzkista. I trotzkisti sono i rivoluzionari + intransigenti. In Italia ricordo i bordighiani e altri movimenti della sinistra extraparlamentare che si contrapponevano al Pci (Lotta Continua, Potere Operaio, da posizioni + moderate Democrazia Proletaria…) e l’attuale minoranza interna di Rifondazione Comunista.
    All’interno dei partiti “comunisti” (quindi leninisti) dell’Europa occidentale si sviluppò una critica, seppur flebile all’autoritarismo sovietico. Senza togliere niente ad un personaggio come Berlinguer, era una risposta obbligata alla modernizzazione della società, al movimento libertario, operaio e studentesco, del ’68.


    Saluti
    Franzele

    P.S.: questo mio breve e, per forza di cose, semplicistico intervento vuole essere uno stimolo per altri

  2. #2
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    Predefinito Re: Comunisti

    Originally posted by Franzele
    Per il termine “comunismo” darei 3 definizioni:
    1) ogni pensiero, partito ecc. che sia per l’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione;
    2) marxismo.
    3) leninismo:
    Comunismo non è realmente che un sinonimo di socialismo, può a volte denotare l'ala radicasle dello stesso,

    non è l'abolizione della proprietà privata(Proudon non era comunista)

    non è solo il pensiero di marx(marxismo)

    non è il pensiero di lenin nè il regime da questi instaurato in russia.

    nè Cuba nè la Cina si definiscono comuniste e i comunisti koreani sono solo pupazzetti

    sicuramente è un fantasma, e per svariati motivi.

    Sintetizzare secoli di riflessioni sulla GIUSTIZIA SOCIALE in questo caso non è bene, siamo in un epoca di transizione, le vecchie opposizioni sfumano e il problema non è certo realizzare o "rifondare" un sistema che SI CHIAMI comunista,
    ma semmai determinare a quali fini questa PAROLA è stata usata nel passato.

  3. #3
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    Predefinito Credo che questa sia la migliore definizione

    Questa “estraniazione”, per usare un termine comprensibile ai filosofi, naturalmente può essere superata soltanto sotto due condizioni pratiche.

    Affinché essa diventi un potere “insostenibile”, cioè un potere contro il quale si agisce per via rivoluzionaria, occorre che essa abbia reso la massa dell’umanità affatto “priva di proprietà” e l’abbia posta altresí in contraddizione con un mondo esistente della ricchezza e della cultura, due condizioni che presuppongono un grande incremento della forza produttiva, un alto grado del suo sviluppo; e d’altra parte questo sviluppo delle forze produttive (in cui è già implicita l’esistenza empirica degli uomini sul piano della storia universale, invece che sul piano locale), è un presupposto pratico assolutamente necessario anche perché senza di esso si generalizzerebbe soltanto la miseria e quindi col bisogno ricomincerebbe anche il conflitto per il necessario e ritornerebbe per forza tutta la vecchia merda, e poi perché solo con questo sviluppo universale delle forze produttive possono aversi relazioni universali fra gli uomini, ciò che da una parte produce il fenomeno della massa “priva di proprietà” contemporaneamente in tutti i popoli (concorrenza generale), fa dipendere ciascuno di essi dalle rivoluzioni degli altri, e infine sostituisce agli individui locali individui inseriti nella storia universale, individui empiricamente universali.

    Senza di che 1) il comunismo potrebbe esistere solo come fenomeno locale, 2) le stesse potenze dello scambio non si sarebbero potute sviluppare come potenze universali, e quindi insostenibili, e sarebbero rimaste “circostanze” relegate nella superstizione domestica, 3) ogni allargamento delle relazioni sopprimerebbe il comunismo locale. Il comunismo è possibile empiricamente solo come azione dei popoli dominanti tutti in “una volta” e simultaneamente, ciò che presuppone lo sviluppo universale della forza produttiva e le relazioni mondiali che esso comunismo implica.

    Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi.

    Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente.




    K. Marx-F. Engels, L’ideologia tedesca, Editori Riuniti, Roma, 1972, pagg. 24-25
    "Vogliamo distruggere tutti quei ridicoli monumenti del tipo "a coloro che hanno dato la vita per la patria" che incombono in ogni paese e, al loro posto, costruiremo dei monumenti ai disertori. I monumenti ai disertori rappresentano anche i caduti in guerra perchè ognuno di loro è morto malidicendo la guerra e invidiando la fortuna del disertore. La resistenza nasce dalla diserzione"

    Partigiano antifascista, Venezia, 1943





  4. #4
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    Predefinito Re: Credo che questa sia la migliore definizione

    Originally posted by Paddy Garcia
    Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente.[/i]



    K. Marx-F. Engels, L’ideologia tedesca, Editori Riuniti, Roma, 1972, pagg. 24-25 [/B]
    purtroppo quando marx scrisse l'ideologia tedesca aveva solo 27 anni.... 22 anni prima del primo libro del capitale...

    spiega con quella frase abusata la rivoluzione in un paese arretrato,lo stalinismo ,l'alleanza usa-urss, la guerra fredda, il conflitto cino sovietico, il crollo del muro di berlino....

    poi già che ci sei inserisci marx nella classifica dei chitarristi....

    ha proprio ragione Guzzanti, il comunismo di RC è quello del grande scherzo....

  5. #5
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    Predefinito Re: Comunisti

    Originally posted by Franzele
    Per il termine “comunismo” darei 3 definizioni:

    1) ogni pensiero, partito ecc. che sia per l’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione;

    2) marxismo. Il pensiero comunista di Marx è spiegato ampiamente in molti suoi scritti, come “Il Manifesto del Partito Comunista” e “Il Capitale”. Introduce concetti essenziali per quello che modernamente si intende per “comunismo”: il materialismo dialettico, la lotta di classe, il capitalismo come l’ultima fase prima del socialismo… Un marxista corrisponde anche alla definizione del punto primo, ma con l’aggiunta di un’analisi che comprende l’economia, la società, la cultura… Marx definiva “stadio socialista” quello della dittatura proletaria e “stadio comunista” quello dell’estinzione dello stato;


    3) leninismo: presa del potere fuori dalla via democratico-parlamentare. I leninisti hanno come obiettivo la rivoluzione e l’instaurazione della “dittatura proletaria”, da attuarsi attraverso l’intervento diretto del Partito. Il comunismo leninista è una faccia del marxismo. Fino alla vittoria dei bolscevichi i partiti marxisti si chiamavano, generalmente, “socialisti”. Le componenti del movimento marxista che volevano aderire all’Internazionale Comunista dovevano dare vita a “partiti comunisti” ed adeguarsi alle direttive moscovite. Fino ad allora nell’individuare l’ideologia e i militanti marxisti si utilizzava sia il termine “socialista” che “comunista”, senza distinzioni. Con la nascita dei partiti comunisti i socialisti rappresentavano la componente del movimento marxista + indipendente da Mosca, anche se pure nelle loro file gli ammiratori di Lenin non mancavano (i massimalisti). Tra i socialisti ebbero gradualmente la meglio i democratici, sostenitori dei diritti civili e politici.
    La variante del leninismo che si impose a Mosca e, conseguentemente, nel mondo, fu lo stalinismo, cioè uno statalismo totalitario, espressione al massimo grado di persecuzione del politicamente diverso, dell’uso sistematico della menzogna , della morte della società civile.
    Una piccola minoranza leninista “libertaria”, per la democrazia diretta dei lavoratori si contrapponeva allo stalinismo. Spesso di definiva trotzkista. I trotzkisti sono i rivoluzionari + intransigenti. In Italia ricordo i bordighiani e altri movimenti della sinistra extraparlamentare che si contrapponevano al Pci (Lotta Continua, Potere Operaio, da posizioni + moderate Democrazia Proletaria…) e l’attuale minoranza interna di Rifondazione Comunista.
    All’interno dei partiti “comunisti” (quindi leninisti) dell’Europa occidentale si sviluppò una critica, seppur flebile all’autoritarismo sovietico. Senza togliere niente ad un personaggio come Berlinguer, era una risposta obbligata alla modernizzazione della società, al movimento libertario, operaio e studentesco, del ’68.


    Saluti
    Franzele

    P.S.: questo mio breve e, per forza di cose, semplicistico intervento vuole essere uno stimolo per altri


    concordo sulla 2) e la 3), non sulla 1) che potrebbe includere un insieme di forme di organizzazione sociali vastissime, da quelle premoderne, tribali a quelle postmoderne, hippies.
    Il punto è che per me il comunismo è un prodotto di una certa epoca, di un certo immaginario e di certe condizioni sociali, in breve la società industriale, cioé la modernità.
    Penso che le ideologie (almeno per i loro sommi capi) siano abbastanza elastiche per riproporsi in contesti diversi, ma non all'infinito.
    In breve: premodernità, modernità e posmodernità (ciascuna di esse con i rispettivi bagagli ideologici) sono mutualmente esclusive.

    Cosa diversa è la "generica aspirazione", ma questo è un altro discorso. Allora pure Gesù era comunista

  6. #6
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    Predefinito Re: Re: Credo che questa sia la migliore definizione

    Originally posted by Pasquin0
    purtroppo quando marx scrisse l'ideologia tedesca aveva solo 27 anni.... 22 anni prima del primo libro del capitale...
    Sono due Marx diversi. Il Marx filosofo e il Marx scienziato non sono affatto in contrapposizione.

    spiega con quella frase abusata la rivoluzione in un paese arretrato,lo stalinismo ,l'alleanza usa-urss, la guerra fredda, il conflitto cino sovietico, il crollo del muro di berlino....

    poi già che ci sei inserisci marx nella classifica dei chitarristi....

    ha proprio ragione Guzzanti, il comunismo di RC è quello del grande scherzo....
    Qua non capiso il senso della tua obiezione.

    P.G.
    "Vogliamo distruggere tutti quei ridicoli monumenti del tipo "a coloro che hanno dato la vita per la patria" che incombono in ogni paese e, al loro posto, costruiremo dei monumenti ai disertori. I monumenti ai disertori rappresentano anche i caduti in guerra perchè ognuno di loro è morto malidicendo la guerra e invidiando la fortuna del disertore. La resistenza nasce dalla diserzione"

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  7. #7
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    Qualcuno ha ricordato l'antica definizione marx-engelsiana del comunismo come "il movimento reale che abolisce lo stato di cose esistente". Sono passati oltre 150 anni da allora. Che cosa ha prodotto questo "movimento reale"? Oggi il modo di produzione capitalistico è assai più di allora dominante, efficace, efficiente, internazionalizzato. Continua a "rivoluzionare continuamente le forze produttive", e convive benissimo, in ampie aree del mondo, quelle dove ha raggiunto la maturità in modo più pieno e armonioso, con lo Stato Democratico moderno. Che sia dunque il Capitalismo Democratico...........il comunismo?
    No, non si può propio dire, perchè Marx ed Engels pensavano che, pur avendo un ruolo progressivo e rivoluzionario, la borghesia e il capitalismo avrebbero infine dovuto soccombere innanzi alle contraddizioni "insanabili" del loro proprio modo di produzione. Da motore dello sviluppo delle forze produttive il capitalismo si sarebbe trasformato (si stava trasformando) in un freno. Al tempo stesso la società borghese creava (stava creando) le basi materiali per un modo di produzione più evoluto, alternativo, e creava anche i soggetti (i proletari) che avrebbero condotto alla trasformazione (rivoluzionaria) della società verso il comunismo. Il comunismo dunque non è "un ideale al quale la società debba conformarsi" ma è però senz'altro, per Marx ed Engels, una formazione economico-sociale che il cosiddetto "socialismo scientifico", pur non "cucinando ricette della cucina dell'avvenire", poteva prevedere proprio dallo studio dei processi storico-sociali, come processi "di storia naturale"

    ..... continua .....

  8. #8
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    La pretesa del comunismo moderno, del "socialismo scientifico" è appunto quella di poter studiare le tendenze della formazione economico-sociale capitalistica come un astrofisico studia le stelle e le galassie o come un fisico studio il moto accelerato uniforme.
    Da questa supposta "analisi scientifica" Marx ed Engels hanno creduto di poter prevedere, con la precisione della "scienze naturali", le successive fasi della storia umana e di considerare il punto d'approdo della storia moderna nella realizzazione di quei sogni utopistici (così dagli stessi definiti), ora alla portata del metodo scientifico quanto a definizione delle condizioni storiche di esistenza. Il sogno, quindi, che ha ora la possibilità di concretizzarsi in quanto non più relegato a prodotto del puro pensiero ma a rappresentazione cosciente di un processo storico reale . L'escatologia religiosa messianica della cultura giudaico-cristiana che era secolarizzata già dalle utopie sociali, mediante la "concezione materialistica della storia" e la "filosofia della praxis", diventa ora un progetto scientifico, ossia un programma politico che ha la pretesa di essere scientificamente fondato.
    Il presupposto fondamentale di questa evoluzione del chialismo religioso in scientismo storico politico è l'assunto fondamentale del pensiero marxiano: l'uomo ha la propria essenza al di fuori di sè, ossia nella natura e soprattutto nei rapporti sociali. Essendo pertanto non la formazione sociale un prodotto della coscienza degli uomini, ma piuttosto la coscienza sociale degli uomini un prodotto della struttura economica, dei rapporti di produzione e delle forze produttive (della relazione storica fra uomo e natura e fra uomo e uomo), ecco rimossa, per il "socialismo scientifico" ogni obiezione al comunismo come formazione, che la ragione politica vorrebbe in sè utopica.
    Il socialismo, per Marx ed Engels, è utopistico solo nella misura in cui non ancòra le aspirazioni sociali dei suoi ideatori all'analisi delle sue condizioni storiche e delle contraddizioni della società civile borghese che lo rendono non solo possibile ma necessario.

    continua..........

  9. #9
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    Le "magnifiche sorti e progessive" nascono nel pensiero marxista da un processo dialettico, che prevede necessariamente l'esplodere delle contraddizioni del modo di produzione capitalistico in una crisi insanabile, in cui il proletariato, classe sociale prodotta dallo stesso capitalismo, assume la "missione storica" di risolvere questa contraddizione rovesciando la borghesia e abolendo i presupposti del modo di produzione capitalistico con la socializzazione dei mezzi di produzione, l'abolizione della scissione della società in classi contrapposte e la trasformazione dell'intera formazione sociale verso il "regno della libertà". E' la negazione della negazione: dal comunismo primitivo, abolito con la scissione della società in classi antagoniste, si torna ad una formazione economica sociale comunistica.
    Ma per adempiere a questa "missione" il proletariato deve, nella visione del comunismo moderno, distruggere lo Stato borghese, e organizzarsi a propria volta come classe dominante, esecitando la propria violenza di classe al fine di spezzare ogni resistenza della borghesia, conducendo infine la società intera verso il comunismo. Comunismo= società senza Stato, senza antagonismi di classe, ove non esiste più lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, dove la stessa divisione sociale del lavoro è infine gradualmente superata.
    Durante la prima fase della società comunista, definita socialismo, in cui si avvia la trasformazione della società capitalistica in società senza classi e senza Stato, la forma politica transitoria individuata da Marx è definita "dittatura rivoluzionaria del proletariato".

    continua......

  10. #10
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    "Il movimento reale che abolisce lo stato di cose esistente" è dunque nelle pretese del "socialismo scientifico" un ben delineato processo storico, che viene previsto nelle sue linee essenziali, e di cui vengono individuati i presupposti storico-politici e vengono definite le "leggi " tendenziali generali.
    La concezione marxista-engelsiana dello Stato, che riconduce il medesimo a prodotto storico, e precisamente a prodotto dell'antagonismo di classe, considera la stessa democrazia rappresentativa, vigenti i rapporti sociali di produzione capitalistici, come una forma del dominio di classe della borghesia e come "comitato d'affari" della classe dominante.
    Lenin, che descriverà i medesimi fenomeni storici in quella che lui chiamerà l'epoca dell'imperialismo, ossia del capitalismo giunto alla sua fase suprema, dirà chiaramente che "la repubblica democratica è migliore involucro politico possibile per il capitalismo " (Stato e Rivoluzione) e che "la democrazia borghese è un paradiso per i ricchi e una trappola e un inganno per i poveri e gli sfruttati" (Il rinnegato Kautsky), mentre si impegnerà soprattutto a definire la natura e i compiti del partito rivoluzionario (comunista) e la sua relazione con la lotta di classe e la trasmissione al proletariato della coscienza politica di classe.
    La dittatura rivoluzionaria del proletariato, forma politica del transitorio Stato Operaio, è di fatto la dittatura del partito comunista in quanto avanguardia cosciente della classe operaia.

    continua .....

 

 
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