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  1. #1
    Cattolico Resiliente
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    Avete il novo e ’l vecchio Testamento, e ’l pastor de la Chiesa che vi guida; questo vi basti a vostro salvamento. Se mala cupidigia altro vi grida, uomini siate, e non pecore matte, sì che ’l Giudeo di voi tra voi non rida! (Dante: Paradiso Canto V)
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    Angry Joseph Ratzinger, prefetto della congregazione per la dottrina o giudaizzante?

    Joseph Ratzinger, prefetto della congregazione per la dottrina della fede cattolica oppure giudaizzante?
    Leggete le scandalose dichiarazioni di questo farabutto, riguardanti i rapporti che dovrebbero tenere i fedeli cattolici con gli ebrei deicidi.
    =============================
    Il fondamento dell'amicizia tra ebrei e cristiani

    Per Natale ci scambiamo dei doni, per dare gioia gli uni agli altri e partecipare così alla gioia che il coro degli angeli annunziò ai pastori, richiamando alla memoria il regalo per eccellenza che Dio fece all'umanità donandoci suo Figlio Gesù Cristo. Ma questo è stato preparato da Dio in una lunga storia, nella quale - come dice sant'Ireneo - Dio si abitua a stare con l'uomo e l'uomo si abitua alla comunione con Dio. Questa storia comincia con la fede di Abramo, padre dei credenti, padre anche della fede dei cristiani e per la fede nostro padre. Questa storia continua nelle benedizioni per i patriarchi, nella rivelazione a Mosè e nell'esodo di Israele verso la terra promessa. Una nuova tappa si apre con la promessa a Davide ed alla sua stirpe di un regno senza fine. I profeti a loro volta interpretano la storia, chiamano a penitenza e conversione e preparano così il cuore degli uomini a ricevere il dono supremo. Abramo, padre dei popolo di Israele, padre della fede, è così la radice della benedizione, in lui «si diranno benedette tutte le famiglie della terra»(Gen 12, 3). Compito del popolo eletto è quindi donare il loro Dio, il Dio unico e vero, a tutti gli altri popoli, e in realtà noi cristiani siamo eredi della loro fede nell'unico Dio. La nostra riconoscenza va dunque ai nostri fratelli ebrei che, nonostante le difficoltà della loro storia, hanno conservato, fino ad oggi, la fede in questo Dio e lo testimoniano davanti agli altri popoli che, privi della conoscenza dell'unico Dio, «stavano nelle tenebre e nell'ombra della morte» (Lc 1, 79).

    Il Dio della Bibbia degli ebrei, che è Bibbia - insieme al Nuovo Testamento - anche dei cristiani, a volte di una tenerezza infinita, a volte di una severità che incute timore, è anche il Dio di Gesù Cristo e degli apostoli. La Chiesa del secondo secolo dovette resistere al rifiuto di questo Dio da parte degli gnostici e soprattutto di Marcione, che opponevano il Dio del Nuovo Testamento al Dio demiurgo creatore, da cui proveniva l'Antico Testamento, mentre la Chiesa ha sempre mantenuto la fede in un Dio solo, creatore del mondo e autore di ambedue i testamenti. La coscienza neotestamentaria di Dio che culmina nella definizione giovannea «Dio è amore»(1Gv 4,16) non contraddice il passato, ma compendia piuttosto l'intera storia della salvezza, che aveva come protagonista iniziale Israele. Perciò nella liturgia della Chiesa dagli inizi e fino ad oggi risuonano le voci di Mosè e dei profeti; il salterio di Israele è anche il grande libro di preghiera della Chiesa. Di conseguenza la Chiesa primitiva non si è contrapposta a Israele, ma credeva con tutta semplicità di esserne la continuazione legittima. La splendida immagine di Apocalisse 12, una donna vestita di sole coronata di dodici stelle, incinta e sofferente per i dolori del parto, è Israele che dà la nascita a colui «che doveva governare tutte le nazioni con scettro di ferro» (Sal 2, 9); e tuttavia questa donna si trasforma nel nuovo Israele, madre di nuovi popoli, ed è personificata in Maria, la Madre di Gesù. Questa unificazione di tre significati Israele, Maria, Chiesa - mostra come, per la fede dei cristiani, erano e sono inscindibili Israele e la Chiesa.

    Si sa che ogni parto è difficile. Certamente fin dall'inizio la relazione fra la Chiesa nascente ed Israele fu spesso di carattere conflittuale. La Chiesa fu considerata da sua madre figlia degenere, mentre i cristiani considerarono la madre cieca ed ostinata. Nella storia della cristianità le relazioni già difficili degenerarono ulteriormente, dando origine in molti casi addirittura ad atteggiamenti di antigiudaismo, che ha prodotto nella storia deplorevoli atti di violenza. Anche se l'ultima esecrabile esperienza della shoah fu perpetrata in nome di un'ideologia anticristiana, che voleva colpire la fede cristiana nella sua radice abramitica, nel popolo di Israele, non si può negare che una certa insufficiente resistenza da parte di cristiani a queste atrocità si spiega con l'eredità antigiudaica presente nell'anima di non pochi cristiani. Forse proprio a causa della drammaticità di quest'ultima tragedia, è nata una nuova visione della relazione fra Chiesa ed Israele, una sincera volontà di superare ogni tipo di antigiudaismo e di iniziare un dialogo costruttivo di conoscenza reciproca e di riconciliazione. Un tale dialogo, per essere fruttuoso, deve cominciare con una preghiera al nostro Dio perché doni prima di tutto a noi cristiani una maggiore stima ed amore verso questo popolo, gli israeliti, che «possiedono l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen» (Rm 9, 4-5), e ciò non solo nel passato, ma anche presentemente «perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili» (Rm 11, 29). Pregheremo ugualmente perché doni anche ai figli d'Israele una maggiore conoscenza di Gesù di Nazareth, loro figlio e dono che essi hanno fatto a noi. Poiché siamo ambedue in attesa della redenzione finale, preghiamo che il nostro cammino avvenga su linee convergenti.

    È evidente che il dialogo di noi cristiani con gli ebrei si colloca su un piano diverso rispetto a quello con le altre religioni. La fede testimoniata nella Bibbia degli ebrei, l'Antico Testamento dei cristiani, per noi non è un'altra religione, ma il fondamento della nostra fede. Perciò i cristiani - ed oggi sempre più in collaborazione con i loro fratelli ebrei - leggono e studiano con tanta attenzione, come parte dei loro stesso patrimonio, questi libri della Sacra Scrittura. È vero che anche l'islam si considera figlio di Abramo e ha ereditato da Israele e dai cristiani il medesimo Dio, ma esso percorre una strada diversa, che ha bisogno di altri parametri di dialogo.

    Per ritornare allo scambio di doni natalizi con cui ho cominciato questa meditazione dobbiamo prima di tutto riconoscere che tutto ciò che noi abbiamo e facciamo è un dono di Dio, che si ottiene per mezzo della preghiera umile e sincera, un dono che deve essere condiviso tra etnie diverse, tra religioni in ricerca di una maggiore conoscenza del mistero divino, tra nazioni che cercano la pace e popoli che vogliono stabilire una società in cui regni la giustizia e l'amore. Questo è il programma tracciato dal Concilio Vaticano Il per la Chiesa del futuro e noi cattolici chiediamo al Signore di aiutarci a perseverare su questa via.
    Intervento del Card. Joseph Ratzinger pubblicato sull'osservatore Romano


    Osservate questa foto. E' proprio lui, il card. Ratzinger in giacca e cravatta partecipante ai "lavori" del Concilio Vaticano II.
    Oggi l'istituto più importante della Chiesa cattolica (ex sant'uffizio) è nelle mani di costui.

  2. #2
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    ...MA LA CRAVATTA, CHE LA GOLA NUDA
    CON UN NODO SCORSOIO GLI RECINGE,
    TI DICE CHE HA IL CAPESTRO GIà DI GIUDA.

    (DA UNA POESIA DI PADRE VITTORIO GENOVESI S.J.)

    GUELFO NERO

  3. #3
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    perchè in giacca e cravatta?

  4. #4
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    Originally posted by shambler
    perchè in giacca e cravatta?
    Perchè allora il Ratzinger era tra i capi della deriva modernista e, come tale, non portava la talare. Un po' come oggi quasi tutti i preti, irriconoscibili e vestiti con un maglione scuro, quando va bene.

  5. #5
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    Originally posted by shambler
    perchè in giacca e cravatta?
    per rompere i tabù....

  6. #6
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    mi sembra un pò esagerato

  7. #7
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    più che deriva modernista mi sembra deriva di cervello..

  8. #8
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    Originally posted by shambler
    più che deriva modernista mi sembra deriva di cervello..
    Eppure, oggi, quest'individuo è il vice di wojtyla.

  9. #9
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    Predefinito Segnalazione di Bellarmino

    Dopo i vari mea culpa di Giovanni Paolo II sulle crociate e le guerre sante in difesa della cristianità, ora il "cardinal" Ratzinger prende posizione a favore del 2° conflitto bellico mondiale definendolo "bellum justum".
    Le ragioni di fondo che il porporato adduce in difesa della posizione assunta risultano inconsistenti, false e spudoratamente di parte...

    ================================

    La Seconda guerra mondiale fu guerra giusta", afferma il cardinale Ratzinger
    E spiega "l'insostenibilità di un pacifismo assoluto"

    ROMA, domenica, 31 ottobre 2004 (ZENIT.org).- Il periodico "Vita e Pensiero" nel suo ultimo numero riporta un lungo articolo del cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede e decano del Collegio cardinalizio, dal titolo: "L'Occidente, l'islam e i fondamenti della pace".

    Si tratta del testo del discorso che il prelato ha pronunciato in Normandia il 4 giugno 2004 in occasione delle celebrazioni per il 60° anniversario dello sbarco alleato.

    "Se mai si è verificato nella storia un bellum justum è qui che lo troviamo, nell'impegno degli Alleati, perché il loro intervento operava nei suoi esiti anche per il bene di coloro contro il cui Paese era condotta la guerra".

    "Questa constatazione mi pare importante perché mostra, sulla base di un evento storico, l'insostenibilità di un pacifismo assoluto", ha sottolineato Ratzinger.

    Secondo il porporato in Europa, a partire dalla fine delle ostilità, nel maggio 1945, ci è stato dato di vivere un periodo di pace lungo come non mai in tutto il corso della storia del continente e "questo in gran parte per merito della prima generazione di politici che hanno operato nel dopoguerra: Churchill, Adenauer, Schumann, De Gasperi".

    Il porporato ha spiegato che "il centro motore di quella politica di pace fu il legame fra l'agire politico e la morale. Il discrimine interno a qualsiasi politica è costituito dai valori morali che noi non inventiamo: essi esistono e sono gli stessi per tutti gli uomini".

    Ratzinger afferma che "quegli uomini politici hanno fondato la loro idea morale dello Stato, della pace e della responsabilità sulla loro fede cristiana, che aveva superato la prova dell'illuminismo e si era ampiamente purificata nel confronto con la distorsione del diritto e della morale operata dal Partito".

    "Essi non volevano costruire uno Stato confessionale bensì uno Stato che prendesse forma attraverso l'etica",

  10. #10
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    L'altro giorno, caro Guelfo, col parroco di una delle parrocchie del mio paese, durante una lunghissima discussione, abbiamo affrontato proprio il discorso del meaculpismo, che il giovane curato respinge assolutamente (qualche zucca buona ancora si trova nell'urbe cattolica). Concordammo sul fatto, che non risulta che il Sommo Pontefice abbia, con parole sue, condannato Inquisizione e Crociate, e del resto il famoso documento uscito nel 2000 non ne fa cenno. Inoltre, proprio col patrocinio del Soglio Pontificio, tempo fa si svolse un seminario su questi argomenti, ritenuto dalla solita stampa laicista "scandaloso": i risultati erano, guarda un po', quelli che tutti gli uomini di buona volontà si aspettavano.

    Credo che le colpe sia a livello di episcopato, e non solo. Vi è una sostanziale differenza tra chiedere perdono (rivolto comunque, è bene ricordarlo, solo a Dio) per colpe che è possibile vi siano state, e rivolgersi direttamente agli eventi storici e condannarli.
    Ad esempio: che durante le Sante Crociate abbiano fatto capolino tra le schiere dei cristiani l'odio reciproco, meri interessi di corte e la venalità, non è un dato che non può essere negato. ben altro discorso meriterebbe, invece, l'opportunità e la necessità delle Crociate, che oggi perfino alcuni opuscoli, stampati dalle non più ortodosse Paoline, difendono.

    Non mi risulta sia stato condannato il fatto in sé, anche se prudenza avrebbe richiesto più attenzione.
    Poi, magari mi sarà sfuggito qualche discorso o documento...... ormai se ne produco tanti, che è difficile starvi dietro.

    "

 

 
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