User Tag List

Pagina 1 di 2 12 UltimaUltima
Risultati da 1 a 10 di 11
  1. #1
    sacher.tonino
    Ospite

    Influenza del Pensiero Mazziniano sull'Azionismo

    [mid]http://www.fmboschetto.it/musica/morandi-fattimandaredallamamma.mid[/mid]

    Desidererei sapere quanto del pensiero Mazziniano ha influenzato l'azionismo, come e perchè.
    Vi ringrazio anticipatamente delle risposte.
    Cordiali Saluti
    Antonio
    ...................................

    Mazziniani in SARDEGNA
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=73060
    Associazione Mazziniana Italiana
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=2011
    Bicentenario nascita Giuseppe Mazzini (1805-1872)
    http://www.politicaonline.net/forum/...hreadid=133506
    Mazziniani in PIEMONTE
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=15575
    Mazziniani nel VENETO
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=4105
    Mazziniani in SICILIA
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=29799
    Il Risorgimento ..... e dintorni
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=2302
    Mazziniani in EMILIA e ROMAGNA
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=11850
    Discussione su Mazzini e il Repubblicanesimo - consensi - immagine - visibilita'
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=21596
    Socialismo Mazziniano....per rafforzare il P.R.I ... dal Pensiero all'Azione ...
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=5260
    Un 20 Settembre di 132 anni fa...."la breccia di Porta Pia"
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=25441
    Mazziniani nel LAZIO
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=15218
    Mazziniani in Lombardia
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=3144
    Mazziniani in Friuli e nella Venezia Giulia
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=11489
    Mazzini e Garibaldi
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=27459
    Aurelio SAFFI...triunviro della Repubblica Romana ... con MAZZINI e ARMELLINI
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=5485
    Influenza del Pensiero Mazziniano sull'Azionismo
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=62791
    Mazzini in Chiesa ... e nella vita di tutti i giorni
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=7109
    Chi onora Mazzini / Garibaldi / Oberdan etc etc ... in ricordo dei nostri Eroi
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=14893
    Pisa & Domus Mazziniana
    http://www.politicaonline.net/forum/...hreadid=111677
    Mazziniani in CALABRIA
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=18657
    Itinerari storico turistici : Le colline del Risorgimento
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=3072
    Il "fallimento" del Risorgimento....Montecitorio 14 novembre 2002
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=32035
    Garibaldi e Anita, benedette nozze
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=17719
    Mazzini batte Marx
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=5382
    Mazzini, osannato dai nemici della Chiesa
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=42789
    Mazziniani nelle MARCHE
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=15577
    Mazziniani in UMBRIA
    http://www.politicaonline.net/forum/...hreadid=145041
    Mazziniani in ABRUZZO
    http://www.politicaonline.net/forum/...hreadid=145000
    Mazziniani in TOSCANA
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=11487
    Divagazioni su Mazzini ...
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=43038
    Mazziniani in Campania
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=15010
    Un pericoloso terrorista internazionale ... (Giuseppe Mazzini)
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=39360
    Mazziniani in LIGURIA
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=13432
    Il PENSIERO MAZZINIANO
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=16664
    Mazziniani nel MOLISE
    http://www.politicaonline.net/forum/...hreadid=129605
    Mazziniani in PUGLIA
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=11493
    Mazziniani in Basilicata
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=51126

  2. #2
    email non funzionante
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Messaggi
    36,452
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito


    a sacher-tonino sulle pagine del Forum dei Repubblicani Italiani

  3. #3
    email non funzionante
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Messaggi
    36,452
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Caro sacher-tonino, L'azionismo e' stato influenzato in grandissima parte dall'azione organizzativa e politica di Giuseppe Mazzini ... durante gli anni del Risorgimento.
    Al "Pensiero Mazziniano" hanno attinto due tra i migliori esempi di "agit-prop mazziniani" che la storia ricordi ... i fratelli Carlo e Nello Rosselli ... che cercarono di coniugare in modo esemplare la riflessione teorica ed intellettuale alla pratica di una azione quotidiana e concreta .. dare cioe' gambe e costrutto al pensiero politico ... sino ad impegnarsi in prima persona con rischio anche della propria vita ... pensa ad esempio all'interventismo repubblicano ... ad eroi come Guglielo Oberdan ... poi venne il PdA (Partito d'Azione) che tanti grandi uomini ha dato al Paese ed al Partito repubblicano ... ti riporto qua' sotto un post ... inserito sull'argomento gia' a settembre dell'anno scorso ...:

    -------------------------------------------------------------------------
    Tradizioni a confronto: Repubblicanesimo e Socialismo
    Non poteva che nascere in Italia l’idea di un socialismo liberale, come provocazione culturale e politica, intesa dai sistemi ideologici a sfondo dottrinario in quanto “eresia, proprio perche’, nel nostro Paese l’elegante fantasia che ha coniato questa formula ha incontrato l’apprezzamento di tenaci minoranze ma anche severe disillusioni.
    Salvatore Veca e Maurizio Viroli hanno recentemente affrontato i temi generali e le forme di un possibile incontro fra Socialismo e Repubblicanesimo evocando, in alcuni frangenti, direttamente la figura del fiorentino Carlo Rosselli destinato con il suo assassinio (insieme al fratello Nello), nel giugno del 1937, ad una repentina fama, poi ad un lungo oblio fino alla riscoperta tardiva nel 1973 da parte dell’Editore Einaudi.
    Rosselli non appartiene a tutti. Nel suo pensiero politico ricorrono ardite costruzioni teoriche e vigorose dimostrazioni, orientamenti elitari e insieme anticipi del senso comune che appartiene alla democrazia di massa. In realta’, Carlo Rosselli acquista statura nel momento in cui lo si colloca dentro lo spirito della riforma delle culture politiche che nate nell’Ottocento stavano attraversando non certo indenni il secolo che oggi e’ ormai dietro le nostre spalle. Sotto la sua lente indagatrice i limiti del liberalismo e gli estremismi del socialismo non sono indifferenti, Rosselli, pur apprezzando la lezione dello storicismo, crociano come molti degli allievi del filosofo di Pescasseroli, ne trasse un impulso all’intervento politico diretto che raramente i lunghi pensieri del propugnatore dello storicismo erano riusciti ad evocare. Fu del resto, dopo il monito del “Non mollare” di fronte alla dittatura, l’azionismo lo sbocco ideale e politico di una intera generazione di giovani democratici e liberali. D’altra parte il motivo per cui Carlo Rosselli non fu attratto dalla elaborzione di Carlo Marx fu il ragionevole rifiuto nell’attribuire al finalismo marxiano un valore messianico, tantomeno nel considerare inesorabile la morte del capitalismo.
    Rosselli, non solo nel suo saggio scritto nel confino dell’isola di Lipari, tradotto in Francia nel 1930, attacco’ duramente il determinismo del socialismo cosiddetto scientifico di fronte all’avvento del fascismo, ma non accetto’ la logica dell’Aventinismo. Insomma il rifiuto a lodare il liberalismo giolittiano e l’insufficienza nella capacita’ di movimento del socialismo riformista (di qui la polemica puntuta con Claudio Treves), insieme alla polemica con la tradizione marxista quale unica dottrina capace di orientare la sinistra, hanno finito per costruire attorno a Rosselli la coniugazione della sua “eresia”.
    In realta’ Rosselli, al di la’ dell’impossibilita’ di essere assunto come il filosofo dell’attualita’ politica, e’ quanto mai utile per costruire nuovi approdi derivati dall’evoluzione del “revisionismo socialista” e del “liberalismo critico”.
    Nella fase iniziale del dibattito tra Veca e Viroli l’ircocervo socialista-liberale non e’ stato contemplato non perche’ Rosselli non costituisca un autore fondamentale nell’incrocio fra repubblicanesimo e socialismo anzi, ma per una sorta di richiamo alla realta’ che continua ad essere d’imperio anche fra gli intellettuali. Ma quei temi sollevati dal saggio del 1929 sono emersi in maniera significativa nel corso del confronto. E cosi’ Veca, che avrebbe dovuto sostenere le argomentazioni del pensiero socialista, ha fatto un elogio diretto alle leggi dell’utilitarismo benthamiano e, dworkinianamente, ai “diritti presi sul serio” confermando – come Rosselli – che non e’ piu’ lecito dubitare sulle “possibilita’ liberali dei socialisti”, mentre a sua volta Viroli, elogiando le virtu’ morali del civismo repubblicano, ha disegnato i requisiti etici con i quali i giovani azionisti raccolsero l’appello di “Giustizia e Liberta”. Ma i comportamenti eretici vengono sempre visti con sospetto dai custodi delle ortodossie che, si badi bene, si sono manifestati nella storia come nemici del “libero pensiero”.
    Pensiero liberato dalle catene quello di Rosselli che nella sua partecipazione alla guerra civile in Spagna e dai discorsi a Radio Barcelona ricorda, lucidamente, come il destino del conflitto fra le sinistre repubblicane, anarchiche e marxiste e le destre monarchiche, fasciste e naziste influenzera’ le sorti della democrazia su scala mondiale. La riflessione di Carlo Rosselli e’ dunque interessata al pensare e all’agire. Il “nuovo socialismo” di Carlo Rosselli non potra’ che essere attento alla liberta’ degli individui al punto tale da far arretrare il significato simbolico della classe egemone, nel ridurre il marxismo ad un metodo d’indagine e non alla sua formula codificata nel Manifesto del Partito Comunista, della dittatura del proletariato. Il Socialismo liberale dunque non coincide in tutto e per tutto con la socialdemocrazia, anche se Rosselli non nasconde la sua simpatia per i partiti socialisti scandinavi ed i laburisti inglesi.
    L’analisi degli errori commessi dai ceti dirigenti dei partiti governativi italiani e dalle sinistre sono sempre davanti alla meditazione politica e filosofica di Rosselli. Ma le sferzanti accuse di Togliatti che bollo’ il “Socialismo Liberale” come “magro libello antisocialista, e niente piu’” e di Treves che sentenzio’ “Ne’ liberale, ne’ socialista” e persino di Salvemini, il meno ostile, secondo il quale il saggio sarebbe stata l’eruzione vulcanica di un “giovane entusiasta”, rendono ancora piu’ opaco il quadro d’epoca nel quale seppe insediarsi il fascismo. Tutte le ambiguita’ del “Mussolinismo” sono infatti uno specchio riflettente l’Italia degli anni Venti, il balbettio di una societa’ il cui il sistema della convivenza democratica costituiva una sorta di miraggio, un’opera ancora da edificare anche nei presupposti concettuali di fondo. La curiosita’ dell’intellettuale fiorentino si alimento’ di solide letture che il bilinguismo italo-inglese e l’approfondimento del francese consentirono ben al di la’ della normalita’ di esistenza di uno studioso di quel tempo.
    In una relazione tenuta lo scorso anno ad un importante convegno dedicato all’autore di “Socialismo Liberale”, Salvo Mastellone ha citato i richiami di Rosselli allo studio di John Stuart Mill, G.D.H. Cole e Bertrand Russel. Si tratta di autori noti per l’evidente ampliamento di filoni che vanno dal liberalismo, al socialismo evoluzionista di tipo fabiano fino al radicalismo democratico. Se a questi pensatori si aggiungono gli stimoli che Rosselli seppe ricavare dai saggi di Gaetano Salvemini, falle illuminazioni snche se non del tutto condivise di Piero Gobetti ci rendiamo conto che il “brodo di cultura” del pensiero socialista liberale e’ tutt’altro che secondario per la predisposizione di una riflessione in grado di leggere grandi temi della politica del Terzo Millennio. Del resto l’autoreferenza ed il limite operativo dell’azione ideale e culturale del liberalismo e della socialdemocrazia a livello internazionale sono sotto gli occhi di tutti e le scorciatoie degli incontri fra i grandi leader delle democrazie piu’ sviluppate nel mondo risolvono, solo in parte, il dialogo fra i vertici e non le passioni che devono pervadere le anime dei popoli.
    Qui non si tratta di conciliare l’inconciliabile, se mai di trovare le sintesi piu’ adatte per una politica che gestisca il presente e non solo la promessa di futuro.
    Un recente lavoro di Thomas Casadei, attraverso il tema dell’Esodo inteso come grande metafora religiosa, ma anche politica e culturale, ha consentito di accostare il pensiero di Rosselli a qualche passo dall’ottica del filosofo ebreo-americano Michael Walzer. Il paradigma dell’esodo nell’analisi di Walzer individua nel moderno sionismo socialista non il fine messianico, ma la conferma tutta riformista del motto attribuito a Bernstein “il movimento e’ tutto”, ovvero l’importanza dell’opera di riforma nell’azione dei socialisti. Nell’interpretazione di Casadei, dunque, il pensiero di Walzer, intelletuale ebreo, laico, socialista democratico si avvicinerebbe non poco a quello di Carlo Rosselli, intellettuale, laico, socialista liberale. L’intuizione e’ feconda, ma i termini della questione appaiono meritevoli di piu’ di un approfondimento. In questo contesto assume una precipua rilevanza l’affermazione, in un dibattito di qualche mese fa, di Paolo Bagnoli secondo la quale il sacrificio di Carlo Rosselli assume lo stesso significato che ha il passaggio, il ponte, per la trasformazione della cultura politica delle sinistre.
    La fragilita’ dei risultati dell’azione politica di Rosselli non possono essere sottovalutati ma non appartengono al ciclo compiuto ed esausto della democrazia prefascista. In realta’ e’ lo sconvolgente “laboratorio politico” degli anni Trenta quello capace di evocare nel secolo scorso tutti i germi di una malattia capace di produrre alla fine la liberazione dall’incubo del totalitarismo fascista. Questa liberazione, come la caduta ancora non del tutto compresa del dispotismo di marca comunista, per divenire superamento completo (senza pericoli di ritorni del rimosso) ha bisogno di una rilettura critica molto approfondita proprio di figure eclettiche dal punto di vista filosofico come Rosselli, Piero Gobetti, Ernesto Rossi, Angelo Tasca, Ignazio Silone, Piero Calamandrei. Senza aver digerito il problematismo derivante dalle critiche e dai fallimenti di questi intellettuali si giunge indeboliti alle sfide che riguardano la globalizzazione, la fine degli Stati nazionali, un nuovo modello di relazioni e di solidarieta’ internazionali. Proprio nell’”inattualita’” di questi pensatori sta oggi la loro potenza di evocazione.
    L’insofferenza verso formule ideologiche precostituite non va intesa come una sorta di ribellione iconoclasta, se mai come espressione della civilta’ del dubbio che propone un potente antidoto per la crescita della tensione civile, per la moderazione del giudizio, per la costruzione dell’azione. E qui, a partire dal profondo nesso fra tensione morale ed agire politico, si torna all’incontro fra repubblicanesimo e socialismo, oggetto del dialogo fra Veca e Viroli.
    Nello, fratello di Carlo, dedico’ a Mazzini e Proudhon un’attenta riflessione. Per quanto Carlo diffidasse sempre del clima giudicato “complottando” di alcuni dei successori di Mazzini, in realta’ i Rosselli nella loro umana esistenza furono il prototipo degli “agenti mazziniani”. Persino i simboli scelti per evocare “Giustizia e Liberta” assumevano connotati che non potevano non appartenere alla lezione del Risorgimento ed alle sue gesta. Quel senso del “bisogna andare”, quel rispetto dell’immanentismo etico, lungi dal potere essere bollato come la spinta derivante dall’affiliazione ad una ideologia cieca, contiene molti degli aspetti che riflettono lo “spirito mazzianiano”. Quel bisogno di agire, esemplare. Il fare seguire alla riflessione teorica azioni concrete e il non disdegnare il cimento in prima persona fino a pagarne le conseguenze con sprezzo del pericolo. Da dove deriva questi tipo di coraggio quando si aveva assunta la netta percezione dell’essere minoranza di una minoranza?
    Il tempo, certamente, ha misurato la distanza di Rosselli da Mazzini, come gia’ avvenne per altri suoi seguaci dichiarati. Ma esiste un filo riconoscibile fra ilpensiero azionista e socialista, democratico e repubblicano. La chiusura nelle proprie “parrocchie dottrinali” come mai piacque a Leo Valiani, per esempio, non e’ riuscita a mettere in comune quello che gia’ c’era, quell’idem sentire che porto’ in Spagna la gioventu’ internazionale piu’ entusiasta in difesa della Repubblica. Non fu lo spirito repubblicano a morire in quell’occasione. Se mai si evidenziano le orribili divisioni tra le sinistre. La guerra di Spagna manifesto’ pienamente la visione manichea, anche se efficiente, del comunismo di stampo sovietico contro gli estremismi trotskysti e anarchici; le tensioni regionaliste-stataliste; l’uso per la prima volta in modo masiccio dei bombardamenti su popolazioni civili anticipo della guerra di distruzione di massa di li’ a soli due anni.
    Il “Socialismo Liberale” continua ad essere l’ircocervo intellettuale, una figura della mitologia filosofico-politica. Eppure esiste nell’atlante di coloro che non sognano mondi impossibili, ma non sono neppure soddisfatti che le cose siano sempre uguali laddove invece “tutto e’ movimento”. In Romagna tra le pieghe di una realta’ di periferia ed in parte marginale nel dibattito culturale si sono messe in movimento energie potenzialmente feconde. Il dibattito fra Veca e Viroli oltre che segnare un momento di importante riflessione sul neo-repubblicanesimo e sui suoi rapporti con la tradizione socialista ha sancito parallelamente – come testimoniano altri importanti eventi culturali ed editoriali – la vitalita’ dell’eresia rosselliana. Farne tesoro diventa a questo punto un’occasione che non riguarda soltanto il mondo erudito.
    Tratto da Il Pensiero Mazziniano….scritto da Pietro Caruso

    °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
    NUVOLAROSSA website
    -------------------------------------------------
    ti linko qua' sotto un thread ... dove, da diverse angolazioni, si e' parlato di argomenti correlati ... all'azionismo
    http://www.politicaonline.net/forum/...ight=azionismo

  4. #4
    email non funzionante
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Messaggi
    36,452
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito tratto da LA GAZZETTA DI PARMA 24 marzo 2004

    Quel filosofo partigiano

    Ricordato Pilo Albertelli a 60 anni dal martirio

    PARMA - «Un uomo senza ideali non è un uomo ed è doveroso sacrificare, quand'è necessario, ogni cosa per questi ideali». Queste parole sono state scritte da Pilo Albertelli, eroe antifascista nato a Parma nel 1907 e trucidato il 24 marzo del 1944 _ con altri 334 martiri _ alle Fosse Ardeatine. Medaglia d'oro al valor militare, Albertelli è stato ricordato ieri dal figlio Guido al liceo classico Romagnosi, frequentato a suo tempo da Pilo. Classi intere di ragazzi hanno ascoltato con commozione la vicenda del martire che sacrificò la propria vita in nome della libertà. Ha aperto l'incontro la preside del Romagnosi, Gabriella Manelli: «Nel sessantesimo anniversario di una delle pagine più nere scritte dai nazisti durante l'occupazione tedesca in Italia _ ha detto _ ricordiamo la figura di Pilo, alunno della nostra scuola, docente di filosofia a Roma, pietra miliare della Resistenza». Alcuni alunni del liceo hanno letto scritti dello stesso Albertelli. È seguito il saluto di Sergio Serventi che, in rappresentanza della Provincia, ha aggiunto: «Per Albertelli _ ha detto _ la libertà e il rigore erano valori assoluti appresi e maturati anche grazie agli studi umanistici conseguiti in questa scuola». L'assessore comunale Carletto Nesti ha aggiunto: «Era un grande uomo di pensiero e un illustre pedagogo, che al momento giusto assunse anche i panni di uomo d'azione, esempio di alta moralità, modello a cui i giovani devono ispirarsi». La senatrice Albertina Soliani, che per più di vent'anni è stata direttrice della scuola elementare intitolata proprio ad Albertelli, ha spiegato: «Al tempo del fascismo furono pochissimi gli insegnanti che non aderirono: Pilo fu uno fra questi. I giovani hanno il dovere di conoscere la storia che non hanno vissuto e devono conservare la memoria di ciò che non dovrà mai più accadere». Mirka Polizzi, a nome di tutte le associazioni partigiane, ha ricordato agli alunni il valore dei caduti e l'importanza della memoria. Ha poi preso la parola Guido Albertelli: «Sono onorato _ ha detto commosso _ di essere qui a Parma, nella scuola che frequentò mio padre». Guido ha toccato i punti salienti della vita del padre, che nel '28 fu arrestato con l'accusa di aver svolto attività antifascista e condannato a cinque anni di confino, tramutati in tre anni di vigilanza speciale. Nel '42, insieme a Ugo La Malfa, fu uno dei fondatori del Partito d'azione nella capitale. L'8 settembre del '43 combatté a Porta San Paolo. Il 1° marzo del 1944 fu condotto dai fascisti in via Tasso e dopo giorni di sevizie fu massacrato alle Fosse Ardeatine.
    E proprio alle Fosse Ardeatine saranno presenti oggi, alla solenne commemorazione, anche alcune scolaresche parmigiane della scuola elementare «Albertelli» e della media «Newton».

    Isabella Spagnoli

  5. #5
    email non funzionante
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Messaggi
    36,452
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito cattiverie sull'azionismo ... da il CORRIERE DELLA SERA 13 febbraio 2005

    Il naso di Parri, il parto di Foa. E La Malfa...

    INCISIONI AL CIANURO

    Ecco alcuni dei ritratti caustici dedicati da Gaetano Baldacci ai militanti azionisti, all’inizio degli anni Cinquanta. FERRUCCIO PARRI - «Esangue, macrodattilo con falangi a spatola, come avrebbe detto Lombroso, di lui quel che colpiva al primo incontro erano il naso e i capelli: un grosso naso bianco, come finto, e i capelli folti. Un impercettibile sorriso amaro appariva sulle sue labbra sottili, sotto due baffi che, appena più spessi, si potevano definire hitleriani. Ma in lui v’era qualcosa che destava rispetto… un modo clandestino di mostrarsi in pubblico. Parri, infatti, si trovava a suo agio soltanto nella cospirazione».

    VITTORIO FOA - «Di passaggio per Milano, annunciava di ritirarsi in campagna "per pensare a una formula" con la quale riassumere la funzione del partito. Dopo un paio di settimane ne ritornava. Aveva partorito queste cinque parole: lotta contro tutti i privilegi».

    EMILIO LUSSU - «E’ un grande mimo».

    UGO LA MALFA E LEO VALIANI - «La Malfa disse un giorno che uno dei guai principali del partito fu Valiani a Milano. Ma non ce l’avevano mandato su da Roma dove lui, La Malfa, aveva in gran parte il mestolo in mano?».

    PIERO CALAMANDREI - «Ancora nel 1947, Calamandrei sosteneva che la rivoluzione c’era stata. Beato lui, che in mancanza di meglio se la costruiva in casa, nel suo studio bene arredato di grande avvocato».

    PARTITO D’AZIONE - Sull’ultimo congresso: «I suoi tronconi venivano sommersi da un discorso di Lussu, il teorico dell’insurrezione, durato cinque ore. Il senso del divertimento, tipicamente italiano, aveva finalmente finito per prevalere. Dopo tre ore che il grande mimo stava sul palcoscenico di un teatro romano, inesauribile nel distrugger tutto, domandò: "E’ il momento di andare a pranzo. Volete che riprenda dopo?…". La platea gli rispose unanime, amici e nemici: "Continua, continua…". Era troppo bello: e fu la fine».
    [mid]http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA/ARBORE03.MID[/mid]

  6. #6
    email non funzionante
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Messaggi
    36,452
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito tratto da www.pri.it

    Risposta a Sergio Romano: i veri obiettivi del Pd’A

    Il presidente del Partito repubblicano Giorgio La Malfa ha inviato al "Corriere delle Sera" una risposta ad un commento concernente l’azionismo apparso sulla rubrica delle lettere di Sergio Romano la settimana scorsa. Romano sosteneva che, per il suo desiderio di rinnovamento morale dell’uomo, l’azionismo aveva una qualche somiglianza con il fascismo ed il comunismo. Sosteneva tale argomento con le tesi del professor Cofrancesco. Questa la replica di La Malfa pubblicata dal "Corriere della Sera" del 10 marzo.

    di Giorgio La Malfa

    Caro Romano, il punto che più di ogni altro caratterizzò la posizione politica del partito d’Azione fu la sua pregiudiziale istituzionale, la convinzione, cioè, che il passaggio dalla monarchia alla Repubblica fosse essenziale per il rinnovamento del Paese dopo il ventennio di dittatura fascista e per il consolidamento della libertà riconquistata. A questa conclusione era giunto del resto già un liberale come Giovanni Amendola nel 1924-25 e Carlo Rosselli all’inizio degli anni ‘30 dal suo esilio parigino. Il partito d’Azione entrò in rotta di collisione sia con le forze moderate che puntavano alla sostanziale continuità con lo stato fascista, sia con il partito comunista che, con il ritorno di Togliatti, aveva abbandonato la pregiudiziale repubblicana, ed ebbe il merito di tenere ferma questa posizione fino a farla prevalere, quando nella Roma appena liberata si pose il problema se il nuovo Governo Bonomi dovesse giurare nelle mani del re.

    L’accostamento fra fascismo, comunismo e azionismo fatto dal professor Cofrancesco non tiene conto di questi elementi politici concreti e mi sembra dettato più da un animus che da un riscontro fattuale.

  7. #7
    email non funzionante
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Messaggi
    36,452
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito tratto da LA GAZZETTA DEL SUD 23 giugno 2005

    Il presidente Ciampi esorta a coltivare la memoria del grande patriota nel bicentenario della nascita
    Mazzini, un punto di riferimento
    Ispiratore del Mahatma Gandhi e rispettato in Inghilterra

    Alerto Spampinato

    Nel giorno in cui l'Italia celebra sottotono Giuseppe Mazzini, di cui ricorre il secondo centenario della nascita, Carlo Azeglio Ciampi lancia un esplicito richiamo a coltivare con più attenzione la memoria della nostra storia, il ricordo e l'insegnamento di grandi personaggi del Risorgimento che hanno tracciato il solco profondo su cui è nato lo Stato in cui viviamo. La nostra Costituzione, ad esempio, dice il capo dello Stato, ha uno spirito «profondamente mazziniano». E Mazzini «può e deve diventare punto di riferimento per il nuovo patriottismo europeo di tutti gli italiani. Mazzini – afferma il presidente della Repubblica – non è un'icona del passato: è un maestro sempre attuale, di moralità politica e civile, di religiosità laica, di senso dell'umanità aperto al rispetto di tutte le culture e del loro apporto al divenire dell'umanità». Fra le righe del messaggio che il presidente ha inviato al sindaco di Genova, in occasione della riapertura del Museo del Risorgimento nel capoluogo ligure, traspare delusione e una certa sorpresa per la scarsa attenzione riservata a questo anniversario. La memoria di Mazzini è forse coltivata con più attenzione all'estero, nei Paesi che ospitarono il grande patriota durante l'esilio, e anche in altri paesi che trassero insegnamento e ispirazione dal suo pensiero per la loro lotta di indipendenza nazionale. Lo stesso Ciampi ha potuto constatarlo nei suoi recenti viaggi in India e a Londra. Lo scorso dicembre, a Nuova Delhi, di Giuseppe Mazzini gli parlarono con rispetto e ammirazione tutti i suoi interlocutori: dal primo ministro, al presidente della Repubblica, al leader del maggiore partito. Per una semplice ragione: gli indiani considerano Mazzini anche un padre del loro risorgimento, del movimento guidato dal Mahatma Gandhi che portò l'India all'indipendenza dalla Corona britannica, nel 1947. Il Mahatma infatti trasse ispirazione e insegnamento dagli scritti mazziniani. È lui stesso a dichiararlo in vari documenti: c'è una lettera, spedita nel 1925 al figlio e un suo scritto del 1908, in cui cita la seguente frase di Mazzini: «L'uomo deve prima di tutto imparare a governare se stesso», e commenta: «Mazzini non voleva soltanto liberare l'Italia dal giogo austriaco, voleva liberare gli italiani da se stessi». Facile intuire come tale considerazione colpisca le menti meditative e introspettive degli indiani. Gandhi vi vedeva soprattutto la fusione perfetta fra pensiero e azione, quel senso del dovere che in lui si tradurrà nel «Satya», inteso come verità etica, come imperativo della coscienza morale. Sonia Gandhi, oggi leader del partito di maggioranza relativa (il Congresso), incontrando Ciampi nella capitale indiana in quei giorni, lo scorso dicembre, gli fornì anche un particolare inedito, che spiega la popolarità ancora attuale di Mazzini in India: il premier Nerhu, padre di Indira Gandhi e nonno di Rajiv, marito della signora Sonia, soleva parlarle, anche lui, di Giuseppe Mazzini come di un grande pensatore della libertà. E spesso lo citava nei comizi elettorali. Ma anche a Londra, ancora oggi Mazzini è in un certo senso sinonimo di Italia. Lo scorso marzo, ricevendo Ciampi in visita di Stato a Londra, perfino la regina Elisabetta, nel discorso di benvenuto, volendo esprimere la considerazione per il nostro Paese, fra l'altro volle sottolineare che anche l'Inghilterra celebra il 200. anniversario della nascita del patriota repubblicano Mazzini, «uno degli architetti dell'Italia, che si salvò a Londra dalla persecuzione». E a Westminster, il Lord cancelliere, Falconer di Thornton, ricordò che «Mazzini e Cavour, capi del Risorgimento, sebbene molto diversi tra loro furono entrambi profondamente influenzati dai loro contatti con il sistema britannico di governo parlamentare». Insomma, l'Italia dovrebbe fare di più per ricordare Mazzini, il suo pensiero di precursore dell'Italia repubblicana democratica e dell'Europa unita. Recentemente, Ciampi ha suggerito anche un film storico su «un personaggio così straordinario e ancora attuale». Nel nuovo Museo del Risorgimento di Genova, inaugurato ieri dal ministro per i Beni culturali Rocco Buttiglione, c'e anche una play station. E, nelle rinnovate sale espositive ospitate in quella che fu la casa natale del patriota risorgimentale, il manoscritto autografo dell'Inno di Mameli condivide lo spazio con un maxischermo che ripercorre, tra musica e dissolvenze, la storia dell'inno nazionale. E proprio l'Inno di Mameli è stato il grande protagonista del concerto di voci bianche organizzato al Carlo Felice, al quale il ministro Buttiglione ha partecipato al termine della sua visita al Museo risorgimentale. Cinquecento bambini vestiti con magliette bianche, rosse e verdi e schierati a formare un'enorme bandiera italiana hanno eseguito la versione integrale dell'Inno, seguita in piedi da una pubblico che non ha nascosto l'emozione. Il museo è stato riaperto dopo sei mesi di lavori di restauro che ne hanno completamente ridisegnato il percorso, rinnovandone l'assetto espositivo con l'inserimento di supporti interattivi, ma anche migliorandone la sicurezza e l'accessibilità. «La presenza del Museo del Risorgimento e Istituto mazziniano è quanto mai attuale e significativa, perché ripropone l'analisi di una figura chiave per l'identità nazionale italiana», ha sottolineato Buttiglione, dopo aver ricevuto nell'Oratorio di San Filippo il benvenuto del sindaco di Genova Giuseppe Pericu. «Il messaggio che il nuovo museo vuole trasmettere a chi lo visita, soprattutto ai giovani, è il coraggio di scommettere sul futuro, a costo di rischiare di persona, con una carica vitale che guarda avanti», ha detto il sindaco Pericu. Una rilettura del pensiero mazziniano in chiave attuale, con particolare riferimento all'europeismo, che si costruisce sala dopo sala nel museo ospitato nella casa natale di Mazzini, tra documenti e cimeli risorgimentali. In una sala le pareti sono trasformate in schermi sui quali scorrono le frasi che riassumono il pensiero mazziniano, partendo dalla celebre «Dio e popolo», un'altra postazione consente, sfiorando uno schermo, di «dare la parola» ai protagonisti della spedizione in Sicilia ritratti nel dipinto «La partenza dei Mille».

  8. #8
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    23 Oct 2009
    Messaggi
    9,385
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Attualità e inattualità in Mazzini

    Attualità e inattualità in Mazzini

    Di Riccardo Bruno.

    In viaggio verso Lugano, ad un passo alpino fra la Svizzera e l’Italia, Mazzini incrociò su una carrozza il pensatore tedesco Federico Nietszche. Fu lo stesso autore della Volontà di potenza ad annotare tale singolare incontro nelle sue carte lasciando la testimonianza diretta di come egli rimase fortemente colpito dalla maschera di Mazzini: quella di un uomo interamente assorbito nella sua vocazione politica, nella sua missione rivoluzionaria. Politica e rivoluzione non erano proprio cose per un filologo come Nietzsche, ma ciononostante la personalità di Mazzini osservata attentamente nel corso del tragitto comune, apparirà a Nietzsche come la prova tangibile di ciò che egli intende per “superuomo”, cioè colui che meglio sa mettere da parte la propria aspirazione personale, la sua stessa individualità, per conseguire un fine generale con tutte le proprie forze e per quanto il prezzo da pagare possa essere alto. Quale poteva essere la ragione per la quale la persona di Mazzini si impresse in maniera tanto indelebile nella fervida fantasia di Nietszche in una circostanza occasionale? L’unica risposta plausibile è che Nietzsche colse nel solo aspetto del Mazzini i tratti marcati della diversità rispetto agli uomini comuni del suo tempo. La passione di Mazzini gli ricorda la purezza astratta e visionaria di uno Zaratrustra reincarnato. In fondo l’apostolo, definizione che ricadde storicamente sul Mazzini, diffonde la parola e l’esempio, è dunque un nuovo profeta, intento alla creazione di scenari futuri, perché insoddisfatto di quelli presenti. In questo senso Mazzini poteva ben apparire un uomo profondamente inattuale rispetto alla sua epoca, perché assorbito interamente nel compito di realizzarne una nuova. Una digressione sul concetto di inattualità in Nietszche, consente allora di comprendere meglio la possibile attualità di Mazzini e cosa esattamente si voglia intendere con questa formula. Nietzsche identifica immediatamente Mazzini come un pensatore ed un uomo inattuale e questo fa di lui una risorsa preziosa, perché chi è inattuale oggi potrebbe essere attuale domani. Ma quello che è importante tenere saldo da questa testimonianza diretta è l’idea secondo il quale il pensiero di Mazzini non è ancora stato attuato, la sua opera non è stata e non è ancora attuale. Se poi vogliamo lasciamo da parte il giudizio estemporaneo, ma sicuramente attento di Nietsche, e ci atteniamo al giudizio storico su Mazzini, non possiamo ignorare certo la doppia sconfitta politica subita dal mazzinianesimo e sul piano dei rapporti con il movimento operaio, che si organizzerà principalmente in maniera ideologica, attratto dal richiamo marxiano della lotta di classe, e sul piano dell’unità nazionale, la quale avverrà attraverso un’azione congiunta tra la monarchia italiana e l’esercito imperiale francese con ampie garanzie per il papato. Di fatto il Risorgimento non si completa, vale il giudizio di Gramsci sullo stesso e questo perchè le masse prevalentemente agrarie restano estranee, se non contrarie ai moti insurrezionali e l’unità del paese ottenuta è dunque posticcia, così come la forma repubblicana dello Stato non si profilerà affatto. Questa mortificazione del processo risorgimentale resta alla base delle difficoltà e delle crisi della vita nazionale negli anni a venire, fascismo incluso. Anzi, non bisogna sottovalutare la presa del nazionalismo fascista su molti ambienti della borghesia illuminata proprio con la promessa mazziniana di compimento del risorgimento, vedasi il ruolo del Grandi, così come le adesioni al partito fascista di Italo Balbo o di intellettuali repubblicani come Delio Cantimori. Ma sarebbe anche sbagliato ritenere il fascismo come dittatura, un tradimento del pensiero democratico del Mazzini. Perché la democrazia del Mazzini è innanzitutto una fase agitatrice contro il controllo degli imperi centrali sull’opinione pubblica e la libera espressione delle masse, ma soprattutto la forma repubblicana e la stessa formula democratica, non sono contraddette dalla figura del dittatore, vedasi l’esempio della Roma antica, che prevede l’istituzione del consolato in un momento di crisi, come il conferimento di poteri straordinari ad una figura extraistituzionale, ma carismatica, sulla base del consenso popolare. Pensiamo a Cincinnato, ad esempio. Non a caso lo stesso Italo Balbo, di formazione mazziniana, suggerirà a Mussolini il ritorno alle urne dopo la vittoria della guerra in Eritrea, a spiegazione della fine dell’emergenza politica e nazionale che l’avvento del fascismo aveva sintetizzato. Semmai il tradimento vero del fascismo nei confronti del mazzinianesimo avviene sulla base del compromesso con la monarchia e con il concordato siglato con la Chiesa cattolica. La stessa triste Repubblica di Salò, riprenderà i motivi politici e sociali del mazzinianesimo, anche se solo programmaticamente. In ogni caso la cultura democratica liberale ed i suoi principali rappresentanti, Gobetti, Croce, Salvemini, compiono uno strappo molto grave, perché invece di preoccuparsi di interpretare Mazzini in maniera da distinguerlo dal fascismo, sottraendoglielo, glielo consegnano, preferendo eleggere Marx a campione del pensiero moderno, e commettendo così un errore che lascerà un segno profondo negli anni dell’antifascismo. Perché mentre Mazzini traeva la sua linfa vitale dalla crisi del romanticismo, il riconoscimento e la critica alla rivoluzione francese, il pensiero di Marx si disponeva nel solco del razionalismo hegeliano, irrigidiva le categorie logiche del pensiero, e cosa più grave pensava di sostituire lo Stato con unico soggetto dominante, il partito, perdendo completamente di vista la libera dialettica e l’indipendenza fra le diverse istituzioni dello Stato, che veniva così ridotto alle sole esigenze del dominio di una classe. Volendo colpire il fascismo con uno dei suoi simboli culturali, il rango a cui Gentile aveva elevato Mazzini, i democratici liberali, aprivano la strada ad una teoresi assolutista ancora più feroce, e soprattutto estranea al complesso delle pulsioni e dei sentimenti nazionali. In queste condizioni il mazzinianesimo è divenuto, da inattuale che era, inattualissimo, proprio nel momento ultimo della liberazione antifascista, ritraendosi, quale sostrato ideale di una minoranza politica esigua come quella repubblicana. In questa maniera si lacerava drammaticamente la storia patria non solo sul piano politico,come era pure necessario, visto il disastro compiuto dalla dittatura, ma anche sul piano dell’identità culturale. La patria, perdeva i suoi numi tutelari, che pure non l’avevano tutelata, per altri profeti, altre fonti di ispirazione ideali, tutti ben lontani dalla dottrina e soprattutto dall’esempio mazziniano. Il problema dunque è che se il fascismo, nonostante i suoi propositi teorici, non riuscì ad attuare Mazzini, la repubblica democratica antifascista lo discriminò, stendendo sulla sua figura una specie di velo polveroso. E mai come nel dopoguerra Mazzini è apparso relegato e al passato a cui pure non appartenne mai, se non per origini biografiche. Questo perché non c’ è stata un’ epoca di Mazzini in senso proprio, mentre ce ne è stata probabilmente una di Marx, dal 1848 fino al 1917 almeno, il suo grande avversario. Ma chi in Italia usò Mazzini per combattere il marxismo andò molto oltre il naturale mandato ideale dell’apostolo, ma anche molto al di sotto delle sue ambizioni. Tanto bastò per archiviare ogni questione in merito, nella futura repubblica. Non sarà dunque un caso che dopo un altro lustro il pensiero di Mazzini ritorna di attualità, forse anche come problema. Il nostro paese vive infatti una crisi di identità, di assenza di punti di riferimento e di valori, come non si è quasi mai verificato in nessun altro momento della sua storia, dal primo dopoguerra ad oggi. Forse lo studio di Mazzini non può di per sé offrire una soluzione, anche perché si tratta di affrontare passaggi complessi ed equivocabili su molti questioni dirimenti. Basta pensare alla questione religiosa in Mazzini, che a volte è stata sottovalutata e che pure ha fondamentale importanza per la sua opera intera. E potrebbe essere che egli oggi appaia davvero lontano nel tempo e troppo difficile la realizzazione dei suoi ideali, rispetto a momenti della storia che avrebbero potuto essere più fortunati. Ma se anche l’attualità di Mazzini fosse soltanto la riscoperta della sua ispirazione ideale, il desiderio di un paese capace di rialzare la testa e di darsi uno status autonomo e liberale, sviluppando e non comprimendo le sue migliori risorse, questa sua attualità mai attuale, sarebbe comunque una buona attualità e comunque l’unica sicuramente esperibile.


  9. #9
    email non funzionante
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Messaggi
    36,452
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito tratto da KATAWEB News 10 novembre 2005

    CIAMPI: IMPARIAMO DA MAZZINI A VIVERE PER GLI ALTRI

    "Lavorando per la Patria, lavoriamo per l'umanita'": questa dichiarazione di Giuseppe Mazzini riassumeva il senso del suo pensiero. Lo ha ricordato il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, agli studenti di tutte le scuole di ogni ordine e grado d'Italia, cui ha inviato un messaggio per la 'Giornata Mazziniana'. "L'insegnamento mazziniano - ricorda Ciampi - e' profondamente radicato nella consapevolezza dell'inscindibilita' dei diritti e dei doveri. E' innanzitutto una lezione umana che ammonisce a vivere non per se stessi ma per gli altri, rendendosi l'un l'altro migliori per combattere ovunque l'ingiustizia e l'errore. Nel richiamare alla coscienza di se' ed alla dignita' dell'essere umano, nel proclamare la coerenza tra il pensiero e l'azione, l'educazione assume per Mazzini una valenza etico-politica che va al di la' dell'apprendimento ed attiene alla formazione spirituale. Per Giuseppe Mazzini la socialita' costituisce il "fatto principale dell'umana natura". L'appartenenza nazionale, prosegue Ciampi, "e' parte integrante della dimensione europea e della concezione dell'Umanita', che si fonda sulla libera autodeterminazione, sulla non discriminazione e sulla convivenza pacifica". "Il pensiero di Mazzini ha ispirato il Risorgimento e la Resistenza, l'Italia democratica e repubblicana ritrova in esso, ancora oggi, le ragioni per promuovere lo sviluppo dell'Unione europea e delle Nazioni Unite, guardando alla fratellanza universale dei popoli. Quali cittadini del futuro, voi studenti avete l'avvenire nelle vostre mani: la vostra generazione - conclude - ha il compito e la responsabilita' di continuare a costruire l'unione politica europea e la pace nel mondo. () (AGI)

  10. #10
    email non funzionante
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Messaggi
    36,452
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Riceviamo da Angelo Protasoni

    1937–2007 - 70° anniversario dell’assassinio dei fratelli Rosselli

    La S.V. è invitata all’incontro pubblico con Mimmo Franzinelli, autore del libro:

    IL DELITTO ROSSELLI - ANATOMIA DI UN OMICIDIO POLITICO

    (Mondadori editore)

    venerdì 5 ottobre - ore 21.00
    ACLI - Sala Luigi Rimoldi
    via Agnelli, 33 Gallarate

    Presentazione in forma di colloquio fra l’autore
    Mimmo Franzinelli e lo storico Robertino Ghiringhelli.

    Saranno con noi lo scrittore Mimmo Franzinelli, autore del libro IL DELITTO ROSSELLI, e lo storico varesino prof. Robertino Ghiringhelli.

    Il motivo della manifestazione che abbiamo organizzato è noto.
    Quest'anno si celebra il 70° anniversario dell'assassinio dei fratelli Rosselli, avvenuto a Bagnoles-de-l'Orne il 9 giugno 1937.
    I mandanti di questo delitto restarono per decenni nell'ombra e solo il recente ritrovamento di importante materiale d'archivio dei servizi segreti fascisti dell'epoca conferma ora quello che gli ambienti del fuoriuscitismo italiano in Francia aveva sempre sostenuto: l'assassinio fu ordinato direttamente dall'allora capo del governo italiano, Benito Mussolini.
    Di famiglia ebraica e mazziniana (il nonno accolse e accudì fino alla morte, nella casa di Pisa, il ricercato Giuseppe Mazzini) Carlo Rosselli conobbe giovanissimo, nel 1927, il carcere e il confino perchè "repubblicano pericoloso all'ordine nazionale".
    La vita dei fratelli Rosselli e la loro intensa opera antifascista, in anni in cui il regime era all'apice del potere, si intreccia con quella di gran parte degli oppositori della prima ora, da Turati a Gobetti, da Nenni a Pacciardi, da Ferruccio Parri a Riccardo Bauer, da Leo Valiani a Gaetano Salvemini.
    Dalla guerra di Spagna all'esilio francese, da Libertà e Giustizia al Partito d'Azione, l'attività dei fratelli Rosselli si collega anche con quella degli antifascisti della nostra zona esuli in Francia, in particolare con Cipriano Facchinetti - che dopo più di vent'anni di esilio e di carcere sarà Ministro della difesa della Repubblica Italiana - e Francesco Buffoni che, al ritorno in Italia diventerà sindaco della città di Gallarate e Senatore della Repubblica.
    I fratelli Rosselli, a causa del loro coerente impegno antifascista, persero tutto: prima un ingente patrimonio, poi la stessa vita.
    La città di Gallarate, che ha onorato la loro memoria con l'intitolazione dell'istituto scolastico ITPA, ha l'occasione - venerdì prossimo - per fermarsi un attimo a riflettere su quel momento storico e su quei nostri "maggiori" che hanno creduto nella nostra libertà.
    L'assessore alla cultura, prof. Fassa, ha cortesemente annunciato la sua presenza alla manifestazione, dove porterà un indirizzo di saluto a nome dell'amministrazione comunale di Gallarate.

    Contiamo, ovviamente, sul vostro indispensabile aiuto per una adeguata pubblicizzazione dell'iniziativa, in modo che a tutta la cittadinanza possa arrivare il nostro invito a partecipare.

    Angelo Bruno Protasoni
    Associazione Mazziniana Italiana
    per il comitato organizzatore composto da:
    ASSOCIAZIONE MAZZINIANA ITALIANA - ANPI - LIBERTA' E GIUSTIZIA - SDI - PRI - DS - ASSOCIAZIONE PER IL PARTITO DEMOCRATICO - CIRCOLO CULTURALE DE AMICIS - LIBRERIA RINASCITA.

 

 
Pagina 1 di 2 12 UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. una domanda sull'influenza
    Di von Dekken nel forum Fondoscala
    Risposte: 14
    Ultimo Messaggio: 16-05-12, 22:16
  2. Il PENSIERO MAZZINIANO
    Di nuvolarossa nel forum Repubblicani
    Risposte: 31
    Ultimo Messaggio: 15-12-07, 11:03
  3. Le bugie della RAI sull'Influenza Aviare
    Di Der Wehrwolf nel forum Etnonazionalismo
    Risposte: 3
    Ultimo Messaggio: 28-02-06, 02:01
  4. PENSIERO SOCIALE MAZZINIANO il 21 maggio a Modena
    Di LUCIO (POL) nel forum Repubblicani
    Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 16-05-05, 14:26
  5. Il Pensiero Mazziniano
    Di psisicilia nel forum Repubblicani
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 23-09-02, 22:43

Chi Ha Letto Questa Discussione negli Ultimi 365 Giorni: 0

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito