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Discussione: L'Anno Terzo

  1. #1
    SENATORE di POL
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    Predefinito L'Anno Terzo

    Al via dunque l'Anno Terzo del Governo del CentroDestra guidato da Silvio Berlusconi, in una situazione generale ancora tutt'altro che rosea, che i nostri politici sembrano voler ulteriormente complicare. Moltissime sono le cose da fare e, a mio avviso, notevole è il ritardo accumulato nell'avvio di importanti, anzi indispendabili, riforme liberali, tanto in campo economico-sociale che in campo politico-istituzionale. La coalizione di governo si è disunita, soprattutto dopo il Caffè Amaro delle amministrative parziali ( ove ha subito gli smacchi più pesanti nelle provinciali romane e nelle regionali friulane, con un arretramento anche in alcune altre aree del Paese, e una buona tenuta in Veneto). La questione della Verifica, richiesta giustamente da Alleanza Nazionale, pare evolversi verso modalità tutt'altro che produttive degli indispensabili aggiustamenti, soprattutto nel passo riformatore adottato...ma anche nella direzione intrapresa. Certo è che se tutti proclamano indispendabile procedere ad una politica di profonda trasformazione del Paese, le cose che vengono intese dalle varie anime del CentroDestra, sono molto varie.....e in parte anche contraddittorie. Le diatribe interne alla coalizione, se per certi versi sono ovvie e scontate, vengono condotte comunque senza che nessuno si assuma la responsabilità di indicare con chiarezza gli obiettivi comuni, che devono essere le ragioni del lavorare insieme, pur con le diverse sensibilità e le diverse rappresentanze di aree della Nazione e di i conglomerati di interessi e di valori.
    Quello che risulta evidente è che la politica italiana resta sostanzialmente quella di sempre, ossia profondamente condizionata da obiettivi immediati, dalla ricerca dei facili consensi o delle difesa delle posizioni conquistate, senza una visione coraggiosa che punti, invece, sui risultati di medio-lungo termine, giuocando nell''immediato invece attraverso lo sforzo per coagualre interessi e tensioni ideali verso processi di cambiamento sui quali ampi settori della popolazione devono comunque scommettere, e sanno di doverlo fare.
    Ora l'anno Terzo del Governo Berlusconi si apre anche con il semestre italiano di presidenza di turno dell'Unione Europea. Un'occasione ulteriore per far valere il ruolo, finalmente attivo e creativo, della politica estera italiana, ancorandolo ad una politica di solidarietà "transatlantica" di faticosa ricucitura nell'Unione delle diverse anime, rifiutando ogni egemonismo gallicano, ma accogliendo quegli aspetti della visione Chirachiana della politica comune che maggiormente sono tesi a rinforzare il prestigio europeo, che però non può crescere se non accrescendo le responsabilità che l'Europa è disposta ad assumere sullo scenario internazionale, che è sempre più evidentemente un mondo "hobbesiano".
    La guida italiana dell'Unione può garantire una presenza europea meno ....ingombrante (ossia malvista) e più produttiva anche sullo scenario medio-orientale, ove tanto Bush che Sharon considerano Berlusconi (cioè l'Italia) come il loro migliore amico (per Bush, soltanto dopo Blair e alla pari di Aznar) all'interno della Confederazione degli Stati del Vecchio Continente. L'idea italiana di un piano marshall per il medio-oriente, se inserita nel contesto globale di una politica dell'Europa e dell'Occidente coerentemente volta ad una progressiva pacificazione dell'area (che ha avuto nell'intervento preventivo americano un momento comunque fondamentale), è vista ancora con qualche perplessità. Ciò soprattutto dato che comunque, la stessa avrà i suoi non indifferenti costi. Tuttavia la proposta italiana gode anche di crescenti simpatie. Gli Stati Uniti del resto hanno, da parte loro, suggerito una strategia di intervento economico occidentale abbastanza sovrapponibile all'idea italiana. Sicuramente se la Road Map si avvierà quel tanto da rendere la pace qualcosa di più che una pia speranza.....allora si potrà passare alle fasi di progettazione esecutiva e poi di attuazione di una serie di interventi economici e di investimenti importanti.
    Insomma... di carne al fuoco ce n'è tanta, e le cose da fare sono ancora di più. Le cose fatte non sono poi così poche, e ultimamente, con la riforma Biagi del mercato del lavoro, hanno raggiunto punti d'approdo decisivi, per far ripartire certe dinamiche virtuose. Che ciò sia d'auspicio per l'immediato futuro.

    Saluti liberali




    dal sito di IDEAZIONE....

    " Il governo alla prova dei fatti
    di Pierluigi Mennitti

    La sinistra che appena una settimana prima aveva festeggiato, con qualche eccesso di tono, la vittoria elettorale nella limitata tornata amministrativa ha vissuto con animo sofferente il fallimento dei referendum sull'articolo 18. Bertinotti e i "correntisti" ds hanno ammesso la sconfitta, il primo con la dignità che gli è unanimemente riconosciuta, i secondi con qualche arroganza e senza accenno di autocritica. Il resto di quello che per comodità continuiamo a chiamare Ulivo ha fatto il pesce in barile. S'è appropriato all'ultimo momento della bandiera dell'astensionismo, rinnegando i chilometri di marcia percorsi nelle manifestazioni della Cgil ed evitando di spendersi per una causa nella quale oggi dicono di non credere più. Si evidenzia così la vena strumentale che ha accompagnato le battaglie politiche di parte dell'opposizione, cui è mancata la forza di contrapporsi costruttivamente al governo, in nome di un proprio progetto di società alternativo a quello di Berlusconi. Idee per realizzare qualcosa, non solo per opporsi alle iniziative del governo.

    Il fallimento referendario, così, restituisce ossigeno alla maggioranza, apre nuove prospettive legate soprattutto a quelle riforme economiche promesse in campagna elettorale. Su un punto assai simbolico, quello dell'articolo 18, l'elettorato ha detto che è disposto a rimettere mano non tanto alle tutele che accompagnano la vita dei lavoratori, quanto alle gabbie che limitano la libertà delle imprese. L'indicazione è ancor più chiara in quanto giunge in un periodo difficile per l'economia italiana ed europea. Normalmente, in fasi come questa, prevale nell'elettorato un senso di sfiducia nelle regole del mercato e si prediligono le tutele assistenziali più disparate. Invece proprio in tempi di fiacca, gli italiani preferiscono rilanciare, affidando alla classe politica un messaggio neppure tanto velato: liberate i mercati, invece di chiuderli. A cominciare da quello del lavoro.

    Ora la mano torna alla maggioranza che non sembra al momento dare buona prova di sé nel riflettere pacatamente sul risultato delle amministrative. Ripicche fra i partiti, rimbalzi di responsabilità, interviste roboanti lasciano malinconicamente l'amaro in bocca. Dalle amministrative e dai referendum sono giunti due messaggi che spingono il governo verso tutt'altra direzione che quella del litigio. E cioè rimboccarsi le maniche e mettere in campo le riforme economiche previste nel programma elettorale. E' una esigenza non solo italiana, quella di rivedere lo Stato assistenziale, tanto è vero che altri governi europei sono in queste settimane impegnati in bracci di ferro con le controparti sindacali. L'Italia, che ha vissuto i suoi conflitti nei mesi passati, può arrivare con un po' di vantaggio alla meta, realizzando un modello equilibrato di sicurezza sociale sostenibile, che alle tutele irrinunciabili affianchi maggiori libertà per le attività imprenditoriali. La ripresa del dialogo con i sindacati, l'approvazione due settimane fa del decreto attuativo della legge Biagi sul mercato del lavoro, il nuovo round di consultazione delle parti sociali vanno nella direzione giusta. Se tutto andrà come previsto, in un clima di collaborazione, entro un paio di mesi si potrebbero varare quelle novità tanto attese: modifica del collocamento pubblico, introduzione di nuovi modelli contrattuali, riforma delle collaborazioni coordinate e continuative.

    Il messaggio degli elettori è chiaro verso il governo: meno polemiche, più capacità operativa. Il semestre di presidenza dell'Unione Europea che verrà assunto dall'Italia all'inizio di luglio rappresenta un banco di prova decisivo. Tra gli obiettivi della presidenza italiana, le riforme liberali nel campo economico-sociale, sulla scia delle direttive di Lisbona, sono un punto fondamentale per accompagnare e rafforzare la ripresa di cui gli esperti già scorgono i segnali. Roma ha le carte in regola per spingere su questo fronte se è vero che il presidente della Commissione Europea Romano Prodi, sempre restio a far complimenti al governo Berlusconi, ha inserito l'Italia nel quartetto di nazioni che stanno lavorando con più efficenza alle riforme strutturali (le altre sono Gran Bretagna, Francia e Germania). Tutto sta a vedere se la maggioranza riuscirà a ritrovare la sua compattezza e a bloccare le tentazioni suicide che di tanto in tanto emergono dalle dichiarazioni avventurose di alcuni suoi esponenti. Come dimostra il dato amministrativo, sarebbe illusorio cullarsi ancora sulle divisioni di un centrosinistra che ha comunque già avviato la sua fase di riorganizzazione.

    20 giugno 2003

    pmennitti@ideazione.com
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  2. #2
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    Finanziariamente sono alla frutta , è chiaro

    Il PIL 2002 poi è una barzelletta : un aumento nominale dell'1% (!) a fronte di una inflazione ufficiale del 2,8% e reale dell'8 : cioè un decremento reale del PIL quale non si era mai visto

    Dismissione del patrimonio dello Stato x fronteggiare spese correnti , ma non basta : le tasse aumentano in periferia perchè gli enti locali si sono visti tagliare i fondi dello Stato - e ancora : privatizzazione del demanio dello Stato , condoni edilizi , condoni fiscali , cartelle pazze a pioggia (seminate , qualcosa si raccoglierà...)- ma tranquilli : il Governo ha promesso che ci darà tante , tantissime nuove strade , e poi ancora strade , e infine ancora strade. Le parole d'ordine sono : cementificazione e asfaltizzazione

    Ma sì , bando ai residuati culturali della sinistra , tipo la difesa della natura (che palle ...)

    Avanti così , berluscones !

  3. #3
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    Sì la difesa della Natura..........la conosciamo, infatti importiamo energia nucleare a caro prezzo dai nostri vicini. Ma noi, si sà, grazie alla sinistretta illiberale e verdeggiante che ci ritroviamo, siamo più furbi. E poi tutti possono vedere i grandi successi economici della Germania del compagno Schroeder, il maestro di quel gran genio di Visco...... come va il PIL lì?
    Saluti liberali

  4. #4
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    mi sento di dissentire.

    io non sono della tua parte politica, ma trovo sempre le tue analisi molto stimolanti come spunto di riflessione.

    il fatto che gli altri se la passino male non mi sembra un buon motivo per essere allegri.

    ritengo comunque che il vizio di tremonti sia essere un tributarista.

    al ministero dell'economia ci vuole un economista.

    il vice ministro di an quello con il pizzetto farebbe molto meglio ho letto anni fa un suo interessante libro scritto col premio nobel modigliani.


  5. #5
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    In origine postato da Delaware
    Finanziariamente sono alla frutta , è chiaro

    Il PIL 2002 poi è una barzelletta : un aumento nominale dell'1% (!) a fronte di una inflazione ufficiale del 2,8% e reale dell'8 : cioè un decremento reale del PIL quale non si era mai visto

    Devo correggere, la crescita del pil e' misurata in termini reali (= a prezzi costanti). Sara' quindi positiva anche considerando l'inflazione, ma sara' probabilmente ben inferiore all'1%. Sempre il risultato peggiore degli ultimi 10 anni, se si esclude il 2002 ovviamente...

    Dismissione del patrimonio dello Stato x fronteggiare spese correnti , ma non basta : le tasse aumentano in periferia perchè gli enti locali si sono visti tagliare i fondi dello Stato - e ancora : privatizzazione del demanio dello Stato , condoni edilizi , condoni fiscali , cartelle pazze a pioggia (seminate , qualcosa si raccoglierà...)- ma tranquilli : il Governo ha promesso che ci darà tante , tantissime nuove strade , e poi ancora strade , e infine ancora strade. Le parole d'ordine sono : cementificazione e asfaltizzazione
    Su questo concordiamo! Da aggiungere che al netto delle cartolarizzazioni e condoni vari, il deficit STRUTTURALE sta viaggiando tranquillamente sul 4%.... Se l'acqua scarseggia, la papera non galleggia...

    Se fossi in te non mi preoccuperei troppo per la cementificazione per via di opere pubbliche, visto che non hanno di che finanziarle, quanto piuttosto per la cementificazione dovuta all'abusivismo edilizio che questo governicchio incentiva con condoni e condonini, e che continua a distruggere alcune delle nostre piu' belle localita'....

  6. #6
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    In origine postato da benfy
    ritengo comunque che il vizio di tremonti sia essere un tributarista.

    al ministero dell'economia ci vuole un economista.

    il vice ministro di an quello con il pizzetto farebbe molto meglio ho letto anni fa un suo interessante libro scritto col premio nobel modigliani.
    Sono d'accordo, e' da quando hanno iniziato la campagna elettorale che vado dicendo che Baldassarri sarebbe stato un ministro competente. Su molte cose non concordo con lui, ma almeno l'economia la conosce, e bene, a differenza del tributarista di provincia.

    Avevano anche Tanzi come sottosegretario all'economia che non era malaccio (PhD in economia ad Harvard, tra le altre cose) e giustamente hanno deciso di mandarlo a casa...

    Con chi lo hanno sostuito? Con Magri, un bravissimo.... ... cardiochirurgo .....

    Poi si lamentano se le cose vanno male, hanno fatto un superministero dell'economia dove su 8 persone, tra ministro, viceministri (uno e' micchiche'...) e sottosegretari c'e' solo un economista (ovviamente non 3colli)....

    Gli altri?

    Abbiamo un tributarista di provincia, due avvocati, un giornalista, un commercialista, un cardiochirurgo, ed uno con la terza media, che faceva il cassiere, e poi conobbe dell'Utri....


    Mercoledì 18 Giugno 2003, 16:40
    Italia: Vito Tanzi, sottosegretario all'Economia, annuncia le sue dimissioni
    ROMA, 18 giu (Afp-Internazionale) - Vito Tanzi, sottosegretario all'Economia del governo italiano di Silvio Berlusconi, ha annunciato oggi le sue dimissioni davanti alla Commissione parlamentare del bilancio, senza fornire spiegazioni. Il ministero dell'Economia e delle finanze non è in grado di confermare o commentare la notizia a metà pomeriggio. Il ministero dell'Economia contava dall'inizio dell'anno su sei sottosegretari e su due ministri delegati e un ministro titolare, Giulio Tremonti.


    In realta' il cambio di guardia era stato gia' annunciato a febbraio


    Corriere
    Nuovo sottosegretario per Tremonti, arriverà il «centrista» Magri In possibile uscita un altro viceministro, l’economista Tanzi ex dell’Fmi
    ROMA - Al ministero dell’Economia si aggiunge un’altra poltrona da sottosegretario. Va a occuparla Gianluigi Magri, 47 anni, senatore dell’Udc: la nomina sarà ratificata oggi dal Consiglio dei ministri. Magri, medico cardiologo bolognese, non coprirà caselle vuote, anche se, tra non molto, è prevista l’uscita di un altro sottosegretario, il professor Vito Tanzi. La designazione di Magri, in realtà, risponde a due esigenze. La prima riguarda la chiusura di un contenzioso parlamentare tra Ccd e An. Dall’inizio della legislatura, in seguito a una serie di complicate verifiche sulle schede elettorali, è rimasta in sospeso l’assegnazione definitiva di un seggio tra due candidati del Polo. La Corte d’Appello aveva subito proclamato senatore il centrista Magri, ma Stefano Morselli, ex deputato di An, anche lui bolognese, aveva presentato ricorso, sostenendo che c’erano stati errori di trascrizione nei verbali dei seggi. La disputa si è trascinata per quasi due anni, sbloccandosi solo in questi giorni con un accordo: Magri entra nel governo e lascia libero lo scranno di senatore al concorrente Morselli.
    In questo modo, ed è la seconda esigenza soddisfatta, l’Udc piazza un suo rappresentante nel ministero chiave dell’esecutivo. Negli ultimi mesi sono stati frequenti i contrasti tra il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e i centristi di Marco Follini, Rocco Buttiglione e Sergio D’Antoni.
    Magri, quindi, avrà, evidentemente, anche compiti di «portavoce» in una squadra dove, a parte Tremonti, oggi figurano tre esponenti di Forza Italia (il viceministro Gianfranco Miccichè, più i sottosegretari Maria Teresa Armosino e Giuseppe Vegas), due esponenti di An (il viceministro Mario Baldassarri e il sottosegretario Manlio Contento), un leghista (il sottosegretario Daniele Molgora). I compiti e le deleghe di Magri saranno definiti nelle prossime settimane. Al momento tutte le funzioni sono coperte dallo staff di Tremonti. E, quindi, è probabile che ciascun sottosegretario dovrà «cedere» una quota di competenze al nuovo «inquilino».

  7. #7
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    ancora da www.ideazione.com

    " Tutti i numeri della verifica
    di Giuseppe Pennisi

    In questi giorni è in corso la “verifica” del programma di governo tra le forze politiche che esprimo la maggioranza del Parlamento e l’Esecutivo. Non è un passaggio da drammatizzare: in tutti le democrazie parlamentari a governi di coalizione avvengono “verifiche” di questa natura, principalmente dopo “mid-term elections” in cui spesso chi è al governo è leggermente sfavorito rispetto a chi è all’opposizione. Tuttavia, ciò avviene in un contesto economico molto differente da quello ipotizzato due anni fa quando, proprio in questi giorni, veniva formato il secondo governo Berlusconi. Il nodo centrale è la competitività del sistema.Vediamo i dati al 2001 (peraltro ancora i più completi): in termini di competitività complessiva, per Merril Lynch l’Italia si collocava al 17simo posto in classifica su 18 paesi; per il World Economic Forum, il nostro paese si piazzava alla 24sima posizione su 58 paesi; per l’IMD eravamo 32simi tra 49 paesi censiti. In quest’ultima graduatoria, fatto 100 il punteggio degli Usa, quello assegnato all’Italia era pari a 49,58 – una media ponderata calcolata tra il punteggio in: “condotta economica” (25simo posto con 38,08, contro il 100,00 degli Usa), “efficienza di governo” (40simo posto con 19,68 contro il 74,17 di Singapore, primo in classifica), “efficienza delle aziende” (27simo posto con 34,10 contro il 76,81 degli Usa), “infrastrutture” (28simo posto con 32,16 contro il 75,20 sempre degli Usa).

    In materia di infrastrutture, su 49 paesi, eravamo sedicesimi in termini di densità di traffico ferroviario, 15simi per rete autostradale, 11simi per traffico aereo. Guardando ai costi energetici, l’Italia si collocava al 44simo posto (sempre su 49). In materia di funzionamento del mercato del lavoro, avevamo un punteggio di 3,3 decimi (gli Usa erano quasi a 9 decimi e la media Ue si poneva su 6,5 decimi). L’incidenza delle spese per la ricerca sul Pil era appena dell’1%, rispetto al 2,5% della media Ue e al 5% circa degli Usa; negli anni Novanta, su 18 paesi siamo stati il 15° in termini di brevetti registrati a livello internazionale. Appena il 10% delle imprese, facevano ampio uso di tecnologie dell’informazione e della comunicazione, rispetto ad una media prossima al 60% degli altri paesi. C’è, però, un nocciolo duro di misure che possono diventare il cuore della “verifica”: sono, in gran misura, interdipendenti e si rafforzano comunque a vicenda, pur se, nella vulgata giornalistica e delle aule parlamentari, vengono, di norma, mostrate distinte. Riguardano la net economy (e l’e-Government), la ristrutturazione della spesa pubblica e la previdenza.

    Finita la bolla finanziaria della new economy, la net economy e l’e-Government, al centro della maggiore rivoluzione tecnologica degli ultimi 40 anni, sono la carta su cui scommettere per modernizzare attività produttive e pubblica amministrazione; sono anche il perno per il riassetto della previdenza su conti individuali (come previsto dal sistema contributivo a ripartizione della riforma del 1995) e per riorientare il sociale. La net economy e l’e-Government, tuttavia, non possono decollare senza una ristrutturazione della spesa pubblica che ponga freni a quella di parte corrente per rilanciare quella in conto capitale (dimezzata, in termini di incidenza sul Pil, negli anni Novanta) con accento sulla formazione di capitale fisico, capitale tecnologico e capitale umano. La ristrutturazione della spesa pubblica richiede, a sua volta, di rivedere la previdenza (sotto il profilo della sostenibilità e della equità inter-generazionale ed infra-generazionale). Sotto il profilo operativo, la prima misura per dare corpo al cuore della “verifica” consiste nel concludere speditamente il dibattito sul disegno di legge delega sulla previdenza, da circa un anno e mezzo in Parlamento e dare alta priorità agli altri due punti del triangolo nel documento di programmazione economica e finanziaria, in preparazione in queste settimane.

    20 giugno 2003
    "

    Saluti liberali

  8. #8
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    In origine postato da Pieffebi
    ancora da www.ideazione.com

    " [i] Tutti i numeri della verifica
    di Giuseppe Pennisi

    Il nodo centrale è la competitività del sistema.


    Benissimo, vediamo come e' migliorata la competitivita' del sistema con il governicchio....

    Ops perdiamo 5 posizioni in un solo anno, il maggiore calo dell'italia da quando viene redatta la classifica....

    Un altro record negativo del governicchio... Ma niente paura e' solo il nodo centrale...

    In competitività, la Colombia batte l'Italia

    Secondo la statistica dell'Imd, il nostro Paese è retrocesso dal 12° al 17° dopo Giappone e Colombia. La Penisola brilla per pil pro-capite e telefonini. Giù per "efficienza governativa"

    GINEVRA – L’Italia non riesce a raggiungere la sufficienza in quanto a competitività. In un anno è scivolata dal 12° al 17° posto, persino dopo la Colombia (16°) mentre confermano la pole position, gli Usa seguiti dalla Finlandia. Tra i tanti fattori considerati dall'Imd, l'Institute for management development, fondamentali per il voto finale, la riduzione della tassazione e il completamento del processo di risanamento di bilancio, la semplificazione della pubblica amministrazione, la riforma del mercato del lavoro, il sostegno alle imprese nel processo di internazionalizzazione e l'aumento della spesa pubblica nell'istruzione e il sostegno alla ricerca. Sfide che l’Italia potrebbe vincere.

    Tutti i principali Paesi industrializzati figurano nei primi 10 posti, ad eccezione del Giappone (11esimo) e appunto dell'Italia, che nella 'pagella' e' superata anche dalla Colombia (16esima).

    A pesare sulla performance italiana invece è in primo luogo il fattore 'efficienza governativa', che vede la Penisola 23esima - sui 30 Paesi considerati nella categoria oltre i 20 milioni di abitanti - in netto arretramento dal 18esimo posto del 2002. Peggiora anche l''efficienza del business' (17esima da 12esima) e la performance economica (15esima da 13esima), mentre resta stabile la posizione per le infrastrutture (12esima). Nel dettaglio la Penisola brilla per gli abbonati ai telefonini, la produttività complessiva, il rapporto alunni-insegnanti, le strade, il pil pro capite, ma anche perché l'abuso di alcol e droghe non pongono problemi sul posto di lavoro e in generale per la qualità della vita. Tra le note dolenti figurano invece aliquote di tassazione, debito statale, ore lavorative, costo dell'elettricità, disoccupazione giovanile, popolazione attiva, come pure la qualità del trasporto aereo, la ricerca, l'insegnamento della scienza a scuola e anche il trasporto su acqua. In tutto sono 59 le realtà economiche, tra nazioni e regioni, recensite dall'Imd che pubblica la classifica dal 1989.

    Il Nuovo
    (14 MAGGIO 2003, ORE 8)

  9. #9
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    dal CorSera

    " Corriere della Sera del 23/06/2003


    --------------------------------------------------------------------------------

    Governo, dopo 2 anni cala la popolarità Ma a Berlusconi resta la maggioranza
    Disagio nell'elettorato della Cdl, economia decisiva per invertire la tendenza Il premier perde consensi, però due leghisti su tre lo giudicano positivamente
    Renato Mannheimer
    --------------------------------------------------------------------------------

    Sono passati grossomodo due anni dall'insediamento del governo Berlusconi. Ed è inevitabile, quasi obbligatorio, stilare un bilancio. Dal punto di vista degli atteggiamenti e degli orientamenti degli elettori, esso appare per molti versi contraddittorio e, specialmente passibile di sviluppi in direzioni assai diverse.
    Da un verso, a due anni di distanza, la coalizione guidata dal Cavaliere sembra mantenere comunque la maggioranza dei "virtuali", attraverso elezioni vere. Anche se, negli ultimi mesi, questo vantaggio è apparso, secondo le rilevazioni della maggioranza degli istituti di ricerca, erodersi in qualche misura, specie nell'ambito del voto per il maggioritario.
    Se si analizzano anche altri indicatori di popolarità, il quadro si fa più preciso e, al tempo stesso, più articolato. Ad esempio, per ciò che concerne il trend delle espressioni di approvazione per l'operato del governo, emerge una crescita notevole subito dopo l'insediamento dell'esecutivo e un successivo andamento tendenzialmente decrescente. Il motivo sta nell'accumularsi delle aspettative nei primi mesi dell'attività del governo,' anche in relazione agli impegni presi nella campagna elettorale, e ad un progressivo senso di delusione sviluppatosi successivamente . Era forse scontato che la diminuzione di consensi si manifestasse, com'era accaduto in passato per gli altri governi, principalmente tra gli elettori dell'opposizione. Una parte
    dei quali, specie coloro che si collocano al centro (ad esempio, un settore dei votanti per la Margherita), aveva
    peraltro espresso inizialmente un giudizio positivo sull'attività del governo, legato soprattutto alle aspettative di sviluppo economico, che però è andato notevolmente scemando del tempo.
    Meno consueto è invece il fatto che la diminuzione di consenso sull'operato dell'esecutivo si sia manifestata anche nell'elettorato dei partiti che lo sostengono. In misura ovviamente diversa in relazione alle varie forze politiche e, com'era prevedibile, assai più consistente tra i votanti per la Lega Nord. Tanto che appare decrescente perfino l'entità del consenso espresso personalmente verso Berlusconi, ma, anche in questo caso, il 68 per cento dei leghisti conserva comunque un giudizio positivo.
    Il fatto significativo è che il disagio appare presente anche all'interno dei votanti per il partito del Cavaliere, Forza Italia. Ove, beninteso, la grandissima maggioranza degli elettori continua a valutare positivamente l'operato del suo leader. Ma ove, al tempo stesso, questo supporto è andato comunque diminuendo rispetto ad un anno fa.
    Gli effetti di questo andamento poco positivo all'interno dell'elettorato di centrodestra si sono già visti nell'ultimo periodo. Essi consistono principalmente in una accentuazione delle fratture interne alla coalizione (si sa che quando si percepisce un trend negativo, è assai più difficile mantenere l'unità) che a sua volta ha notevolmente contribuito alla sconfitta elettorale in occasione delle ultime consultazioni amministrative. E ciò malgrado il Cavaliere - che di certo conosce puntualmente l'esistenza di questo andamento in tutti i suoi dettagli - avesse tentato di scongiurarne (riuscendo forse a limitarne la portata) gli effetti, mutando, radicalmente il suo stile di comunicazione e concentrandolo assai più sulla sua persona (da sempre molto efficace sul piano comunicativo) che sulle problematiche economiche e sociali del Paese. Quali sono i motivi di questo trend poco soddisfacente per l'esecutivo? Lo si può evincere in qualche misura dagli esiti dell'ultima rilevazione sulle "questioni più importanti che il governo deve affrontare in questo momento". Contrariamente a quanto sostenuto da alcuni, esse riguardano principalmente le tematiche del lavoro e dell'economia . E non le vicende giudiziarie del Cavaliere (che paiono interessare solo una quota minoritaria di elettorato), né la questione del conflitto di interessi, che è citata solo da chi è già orientato al centrosinistra e non pare invece toccare gli elettori del centrodestra né far parte, di conseguenza, delle ragioni del disagio rilevato tra questi ultimi. Viceversa, emerge anche da altre ricerche come la ragione principale della perdita di consenso per Berlusconi e i suoi alleati risieda (secondo la percezione soggettiva - che è però quella che determina poi il consenso elettorale - dell'elettorato, compresa buona parte di quanti lo hanno votato due anni fa) proprio nella mancata realizzazione delle promesse fatte in campagna elettorale. Tra le quali appaiono particolarmente importanti -e prioritarie agli occhi degli elettori - quelle relative al rilancio dell' economia e, in particolare, alla diminuzione della pressione fiscale.
    Proprio questo stato di cose rende plausibile l'ipotesi che il trend rilevato sin qui possa assumere in futuro andamenti anche opposti tra loro. Alle prossime elezioni politiche mancano, si sa, ancora diversi anni. Se in questo lasso di tempo il governo riesce a far percepire agli elettori un rilancio dell'economia e una diminuzione della pressione fiscale, è ragionevole supporre che esso possa riconquistare i consensi perduti e, forse, acquisirne anche qualcuno nel centrosinistra. Se questo non accadrà, si può sostenere che la probabilità di una sconfitta elettorale si accresca notevolmente.
    La gran parte degli economisti ritiene però che il rilancio dell'economia del nostro Paese e la conseguente possibilità di diminuire le tasse - dipenda in larga misura da fattori di carattere internazionale che, per buona parte, vanno al di la delle possibilità di azione e di controllo del governo italiano. Che, beninteso, nel caso di una ripresa economica internazionale, deve mostrare di essere in grado di far partecipare pienamente il nostro Paese al trend positivo .
    Da questo stato di cose è andata maturando in molti osservatori la convinzione, un po' paradossale, che l'andamento dei consensi per Berlusconi e il suo governo - e l'esito stesso delle consultazioni politiche e di quelle, assai più vicine, per il Parlamento europeo - siano legati più ad elementi economici internazionali che alle scelte del governo stesso. Si tratta, ovviamente, di una visione semplicistica. Che contiene tuttavia un elemento di verità: senza una ripresa dell'economia a livello internazionale, pare assai difficile arrestare il trend decrescente di consensi per l'esecutivo manifestatosi nei suoi primi due anni di vita.
    ".

    Saluti liberali

  10. #10
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    In origine postato da Pieffebi
    dal CorSera

    Quali sono i motivi di questo trend poco soddisfacente per l'esecutivo? Lo si può evincere in qualche misura dagli esiti dell'ultima rilevazione sulle "questioni più importanti che il governo deve affrontare in questo momento". Contrariamente a quanto sostenuto da alcuni, esse riguardano principalmente le tematiche del lavoro e dell'economia.
    Ma va? Poi non mi dite che non vi avevo avvisati per tempo....

    E' da quando sono su questo forum che vado dicendo che al comando dell'economia c'e' gente che l'economia non la conosce e che le vostre manovre economiche (a cominciare dal paccetto dei 100 giorni, alla tremonti bis, allo "scudo", alle cartolarizzazioni, ai condoni, alla finanziaria....) erano una barzelletta. Lo dicevo che gli incentivi agli investimenti erano inutili (se non per comprare una BMW) e la domanda invece sarebbe collassata. Lo dicevo che il deficit STRUTTURALE sarebbe aumentato ben sopra il 3% (era infatti del 3,6% nel 2002 senza le una-tantum ed e' preivisto al 4% nel 2003...). Lo dicevo che la crescita sarebbe stata MOLTO inferiorre rispetto alle previsioni, e che i numeri del governicchio erano buoni solo per il lotto. Lo dicevo che non avrebbero avuto le palle per fare riforme strutturali, ne' i soldi per tagliare effettivamente le tasse o per fare le opere pubbliche. Lo dicevo che la disoccupazine sarebbe tornata ad aumentare da ottobre. Lo dicevo che una volta alle strette avreste fatto un bel condono tombale. Lo dicevo che sareste addirittura diventati keynesiani pur di sforare i parametri UE....

    Io tutte queste cose le dicevo in tempi non sospetti, quando i pollisti accaniti parlavano di "futuro roseo" (libero), "3 milioni di nuovi occupati" (condor), "nuovo miracolo economico dietro l'angolo" (un po' tutti i pollisti, a cominciare da 3colli), "azzeramento dell'IRAP" (emperor$), "azzeramento del deficit entro il 2003 o mi dimetto" (3colli).... Ora non li sentiamo piu' i pollisti fare questi discorsi, strano....

    Ed il berlusco (seguito a ruota dai suoi scagnozzi) che fa? La butta sul piano giudiziario... Ma la gente, quando si tratta di contare i soldi in portafoglio, non la freghi con i sorrisi da salvadanaio...

 

 
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