Ho letto con vivo interesse l'articolo di commiato di De Bortoli dalla direzione del Corriere della Sera sabato 14 giugno c.a. Ed inoltre, ho particoloarmente condiviso la sua lucida e profonda analisi dei problemi italiani.
Egli, tra l'altro ha scritto:
" Abbiamo creduto, e crediamo, in un Paese moderno in cui l'opposizione non pensi che chi governa sia un usurpatore della volontà popolare e chi sta al potere non tratti la minoranza come un relitto del passato. Discutano maggioranza e opposizione dei veri problemi italiani, diano insieme l'esempio che in una vera democrazia liberale il rispetto dell'opinione degli altri è un principio irinunciabile. E troppo? Pare di sì. Siamo convinti che chi governa non debba scambiare il consenso per legettimità assoluta: il voto popolare è sacro ma non è un mandato in bianco. C'è una Costituzione, ci sono principi e garanzie. Intralci alle riforme? Macchè, si facciano, le riforme, magari con la stessa determinazione con la quale si varano provvedimenti personali destinati a incidere sui processi in corso. Senza insultare la magistratura, sulle cui colpe "politiche" noin siamo in questi anni teneri. Basta con le risse. E attenzione a un Paese che non perde occasione, in molte delle sue leggi recenti ( condoni compresi ) e in diversi comportamenti pubblici , di abbassare il tasso di ldegalità, deprimendo ancora di più la sua immagine all'estero. Si è parlato di un declino economico, ma pi§ grave è il declino politico, istituzionale e morale. La politica si spara sempre di più dalla morale; l'attività di governo confina pericolosamente con gli affari, non sempre pubblici; la libertà d'informazione è vista con insofferenza crescente. Per fortuna c'è un'Italia migliore, moderata, aperta, europea, in un polo e nell'altro".
E i repubblicani cosa dicono di tutto ciò?. Leggo dal sito che invocano Ciampi per fermare i magistrati di Milano, come degli Schifani qualunque. La causa delle vicende attuali, fermo restando che non bisogna criminalizzare Berlusconi a precindere, come fà una parte del centrosinistra, risiede nella mancata risoluzione del conflitto di interessi. Dove è sparito il rigore morale del Pri rispetto a queste vicende? Mi chiedo, ma si può fare politica in questo modo, come dei fidi - e anche ignorati - esecutori del pensiero berlusconiano? E last but not least, il PRI non può vivere solo di glorie del passato, ha bisogno invece, di innervare il suo D.N.A. con battaglie e elaborazioni di pensiero nuovo. Pena la sua ineludibile scomparsa come soggetto autonomo e riconoscibile nel panorama politico italiano.