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Discussione: Verso Cancun

  1. #1
    Hanno assassinato Calipari
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    Predefinito Verso Cancun

    Salve,

    apro questo thread per raccogliere materiale sul prossimo round del Wto a Cancun, che deciderà la sorte dei commerci globali, con forti ripercussioni verso il sud del mondo.

    Ovviamente contribuiamo tutti

  2. #2
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    Predefinito

    Credo che questo tema sia centrale per il Movimento: il Wto è l'organizzazione-perno della globalizzazione a favore dei poteri forti.
    Saluti
    Franzele



    Dalla mailing list di www.attac.it

    17-18 MAGGIO 2003 GIORNATE NAZIONALI PER I BENI COMUNI E CONTRO LE
    PRIVATIZZAZIONI

    100 PIAZZE CONTRO IL WTO!

    Nel prossimo mese di settembre, a Cancun (Messico), l'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) terrà il nuovo vertice. In quella riunione cercherà di far fare un decisivo passo avanti alle politiche neoliberiste per giungere alla totale mercificazione dei beni comuni, alla liberalizzazione dei servizi pubblici, alla riduzione degli spazi e dei diritti collettivi.
    Il sistema di accordi in corso ( Gats sui servizi pubblici, AoA
    sull'agricoltura, Trips sui brevetti e i farmaci, quelli per aree e/o
    bilaterali) si prefigge la consegna nelle mani delle grandi
    multinazionali dei servizi essenziali, dall'acqua all'agricoltura,
    dall'energia ai trasporti, dalla scuola alla sanità.
    E' l'altra faccia della guerra infinita, che ha appena consumato
    un'altra tragica tappa colpendo il popolo iracheno e che minaccia di estendersi ad altri popoli nel mondo: da una parte si esercita il
    dominio militare sui popoli, dall'altra si sottrae loro ricchezza
    sociale e diritti collettivi.
    La guerra non è solo militare: vita, diritti e beni comuni sono
    quotidianamente minacciati dalle politiche neoliberiste che le grandi istituzioni finanziarie (Fondo Monetario, Banca Mondiale, WTO, G8) portano avanti, trasformando beni e servizi collettivi in merci sottoposte alle leggi di mercato al fine di perpetuare un modello iniquo, fondato sul dominio delle grandi multinazionali e sulla sottrazione di diritti e democrazia per tutti.
    Ma beni comuni e servizi pubblici sono sotto attacco anche a livello
    europeo, nazionale e locale. Vent'anni di "pensiero unico del mercato" li hanno trasformati in beni economici sottoposti alle leggi di mercato: dalle politiche di deregulation dei settori di pubblica utilità promosse dai vari Trattati comunitari (Maastricht, Amsterdam, Cardiff), alle normative nazionali (art.35 della Finanziaria 2002 in primis) in direzione della liberalizzazione dei servizi, fino all'avanzamento dei processi di privatizzazione portati avanti trasversalmente da Regioni ed enti locali.
    Tutto questo va fermato. Come milioni di persone nel mondo, siamo permanentemente mobilitati per fermare la guerra infinita e per riaffermare i diritti dei popoli ad una vita dignitosa per tutti.
    Allo stesso modo, come organizzazioni della società civile e dei
    lavoratori, reti ed associazioni, social forum e comitati popolari
    riuniti in Tavolo Nazionale, lanciamo una grande mobilitazione per
    fermare il WTO a Cancun e per contrastare nei territori le politiche
    di svendita dei beni collettivi.
    Un altro mondo e un'altra Europa sono possibili solo a partire dalla non negoziabilità dei beni comuni e dei servizi pubblici, unica
    garanzia per la costruzione di una democrazia sostanziale, fondata su un nuovo concetto di economia pubblica, partecipata e solidale.
    Per questo, tutti assieme, come prima tappa di questo percorso,
    promuoviamo LE GIORNATE NAZIONALI DEI BENI COMUNI E CONTRO LE
    PRIVATIZZAZIONI, così articolate :
    16 maggio: adesione alle iniziative in difesa della scuola pubblica,
    della ricerca e della formazione promosse dal cartello di reti contro
    la privatizzazione dell'istruzione;
    17-18 maggio: 100 PIAZZE CONTRO IL WTO, 100 PIAZZE CONTRO LE
    PRIVATIZZAZIONI! piazze tematiche, azioni dirette, momenti di
    approfondimento di comunicazione per riaffermare che I BENI COMUNI NON SONO MERCI MA DIRITTI DI TUTTI Consideriamo questa scadenza una prima importante tappa di un percorso che vedrà tutti impegnati nelle prossime mobilitazioni contro il G8 ad Evian (1-2-3 giugno), a Riva del Garda (TN) al vertice dei Ministri degli Esteri UE (4-5-6 settembre) e per far fallire il round del Wto a Cancun (10-14 settembre) TAVOLO NAZIONALE DEI SOCIAL FORUM "FERMIAMO IL WTO" Tutte le iniziative e le mobilitazioni su:
    http://www.geocities.com/fermiamoilwto
    http://www.campagnawto.org


    Verso Cancun, nuove sfide per i movimenti mondiali

    di Valentina Fulginiti (ATTAC Bologna, Consiglio nazionale e
    coordinatrice della campagna Gats)*

    Il neoliberismo tra sonno e dormiveglia Anno 2050, quartiere ricco di metropoli europea o nordamericana.
    Proviamo a seguire la giornata immaginaria della nostra famiglia tipo.
    La nostra bambina tipo, di 8 anni, si avvia verso la scuola sul suo
    pulmino fiammante (gentile omaggio di un'impresa che produce
    automobili, audiovisivi e software); entra in un corridoio affollato
    di cartelloni pubblicitari e consuma così la colazione gentilmente
    offerta dalla compagnia leader nel settore delle bibite gassate,
    leggendo nel frattempo il programma delle lezioni, stampato sul
    vassoio a fianco di alcune informazioni su una corretta alimentazione.
    Nel frattempo sua nonna si reca, con le carte di credito ben nascoste, presso un ospedale privato per fare le analisi del sangue; sull'ingresso la colpiscono le pubblicità turistiche con villaggi appositi per gli anziani convalescenti: il tutto fa parte del
    programma pensionistico di una nuova assicurazione sanitaria che
    assicura "Leisure, safety and health" a tutti gli abbonati.
    Alla fontana del giardino, la nonna assetata può scegliere tra tre
    rubinetti colorati (che ricordano vagamente quelli dei vecchi pub):
    acqua gassata, naturale o thé freddo deteinato, ciascuno gentilmente offerto da un diverso ramo del comparto alimentare della multinazionale che controlla l' ospedale.
    Sembra fantascienza, e per il momento è solo un esercizio di
    scrittura, ma questo incubo potrebbe diventare realtà. Ospedali
    mercificati, rubinetti di acqua con i loghi più o meno noti di colossi
    dell'economia mondiale, libri di testo con i marchi delle
    multinazionali stanno diventando i simboli ricorrenti delle campagne che denunciano i rischi delle politiche neoliberiste, della
    mercificazione portata in atto da governi nazionali e sopranazionali, dalla politica sconsiderata dell' Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC, o in inglese WTO). In alcune realtà, del resto, si trovano scenari che già adesso evocano la mercificazione totale: la giornata della piccola Kitty non è in fondo molto diversa dalla giornata di bambini statunitensi che ricevono quotidianamente sussidi didattici, sponsor, lezioni, o pasti da aziende come Minute Maid, Proctor & Gamble, Mc Donalds, Kellogg's e tante altre.[i]
    Il nostro mondo è veramente sottoposto a una minaccia di queste
    dimensioni o si tratta di esagerazioni di anti - globalizzatori
    catastrofici e arretrati? Che proporzioni assumerà questa minaccia, e quanto modificherà le nostre abitudini correnti? A queste domande proveremo a dare risposta nel corso di un breve excursus sulla nascita del WTO, sugli accordi attualmente in fase di negoziato, per comprendere meglio le prospettive con cui guardiamo alla prossima Conferenza Ministeriale del WTO, che si terrà a Cancùn il prossimo settembre.
    Il mondo che ci stanno preparando

    1. Il WTO: la nascita
    Nata nel 1995 nel corso dell'Uruguay Round, l'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) sembra sorgere dal nulla. In realtà, il WTO ha alle spalle, lontanissime nel tempo, le ceneri di un precedente progetto, l'ITO o International Trade Organization, parte del progetto di governance globale partorito negli accordi di Bretton Woods, e che si inscriveva nell'ideale di un mondo governato da regole comuni. Di fatto, l'ITO rimane inattivo, a differenza delle sorelle WB e IMF (Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale) poiché inadeguato alla necessità statunitense di garantire uno sbocco commerciale alla
    propria sovrapproduzione industriale. A tale scopo risulta più
    adeguato il GATT, trattato di liberalizzazione che coinvolge solo 23
    paesi: se non la madre, è la cugina più prossima del WTO.
    La nascita del WTO nel 1995 deve quindi far pensare a una fase e a una volontà politica nuove rispetto a quel primo progetto. Le regole comuni che si vogliono ora imporre si inseriscono in un divario sempre crescente e ormai incalcolabile tra nord e sud del mondo; e corrispondono a una mutata funzione degli stati: non più gestori politici di un'economia che almeno formalmente deve rispondere alle sfide economiche e sociali, ma garanti e gestori della sicurezza e dei profitti dei privati, sempre più enormi e concentrati nelle mani dei pochi attori egemoni sul mercato internazionale.


    2. Gli obiettivi

    Il WTO nasce con l'obiettivo di estendere al mercato mondiale le
    regole della libera concorrenza, nell'ottica che la liberalizzazione
    economica aumenti il tenore di vita e favorisca lo sviluppo. Per
    risolvere i problemi, si tratta solo di aumentare la trasparenza e
    l'equità di condizioni di tutti gli attori sulla scena del commercio
    globale, e di abbattere gli squilibri innaturali, le discriminazioni
    nella concorrenza, i protezionismi: una logica che, malgrado la sua
    apparente ragionevolezza, appare passibile di numerose critiche e
    suscettibile di riforme.
    L'applicazione di questa libera concorrenza sembra ridurre l'intero
    mondo a un mercato, a maggior ragione in assenza di politiche e scelte sociali. Non esiste alcun contraltare che salvaguardi gli interessi non direttamente legati all'economia (che, in realtà, sembrano identificarsi con i poteri economicamente forti). E la normativa GATT già vigente, che applica la libera concorrenza alle politiche industriali e agricole, ne fornisce una prova. Ricordiamo tutti le vere e proprie guerre commerciali tra USA e UE , tra cui è
    particolarmente famosa quella provocata dal rifiuto europeo a
    importare senza alcuna dicitura speciale carne contenente ormoni - tale rifiuto, più rigoroso del necessario, è all'origine di sanzioni e dazi che colpiscono alcuni prodotti europei. Un altro esempio, ben più drammatico e scottante, è il fenomeno del dumping, la vera concorrenza sleale esercitata a danno delle agricolture del terzo Mondo: la riduzione delle tariffe, non viene applicata nella stessa misura da tutti i paesi, e le economie del Terzo mondo si trovano a competere con esportazioni europee rese possibili da 250 miliardi di dollari di sussidi ogni anno.
    Il complesso di meccanismi e regole già applicato al mercato dei
    beni,dal 1995 a oggi va estendendosi a una sfera sempre più vasta.
    Oggi sono stati affrontati con la stessa prospettiva temi come
    brevetti farmaceutici e agricoli, le politiche agro-alimentari e il
    commercio dei servizi nel loro complesso (160 quelli già inseriti nei
    negoziati, tra cui acqua, istruzione, ambiente, sanità, trasporti);
    altri settori sono stati individuati per i negoziati futuri.


    3. Verso l'espansione selvaggia.

    Si apre così la nuova fase del neoliberismo mondiale, lungamente
    preparata dalle svolte neoliberiste degli anni '80: il mercato globale si deve estendere alle nuove fonti che, più redditizie della
    produzione agricola e industriale, e soprattutto non ancora
    controllate, offrono la possibilità di cristallizzare un immenso
    guadagno e un immenso divario. Liberalizzare i servizi significa
    infatti mettere le mani su settori fondamentali, su mercati enormi e soprattutto garantiti. A tal proposito, questo il parere ufficiale del Commissario Europeo al Commercio, Pascal Lamy: "I servizi giocano un ruolo sempre più importante nell'economia globale, ma questa posizione forte e crescente non è ancora riflessa nella composizione del commercio mondiale. Diverse barriere all'accesso continuano a ostacolare il commercio dei servizi e agiscono come un freno sulla crescita economica. Teoricamente, in ogni paese l'andamento del settore dei servizi può fare la differenza tra una crescita cospicua e rapida, poiché i servizi costituiscono uno stimolo essenziale per la produzione di beni e di altri servizi. Essi comprendono una vasta e diversificata gamma di attività economiche e sono a fondamento delle economie dei paesi sviluppati, e anche di molti paesi in via di sviluppo. L'accesso a servizi di alta qualità, in particolare quelli
    legati alle infrastrutture come le telecomunicazioni, i trasporti e i
    servizi finanziari, reca vantaggio all'intera economia, aumentando la produttività nei diversi settori ed è cruciale per lo sviluppo
    economico." (Dati estrapolati da Captive Kids. A report on corporate takeover of schools, in www.corpowatch.org, a cura del Corporate Watch Institute)
    I vertici che hanno segnato la progressiva apertura del mercato di
    servizi sono le Conferenza Ministeriali di Seattle del 1999 , e Doha
    del novembre 2001, accompagnati da un crescente movimento di pressione dell'opinione pubblica, allarmata dalle possibili conseguenze di una liberalizzazione selvaggia. Grazie alle contestazioni il vertice di Seattle si è chiuso senza l'apertura di un novo round di negoziati (il tanto enfatizzato Millennium Round); ma a Doha, nel Qatar, lontano dalle proteste, gli stati aderenti non hanno perso tempo.
    I principali imputati sono gli accordi sul copyright, racchiusi nel
    famigerato TRIPS (uno dei temi centrali sul piatto a Doha), e
    l'Accordo GATS, di cui ci occuperemo in dettaglio.


    4. L'Accordo Generale sul Commercio dei Servizi: struttura e regole fondamentali.

    Il nome GATS, che è la sigla di General Agreement for Trade of
    Services, mette un po' di spavento a chi ignora l'inglese e
    l'economia. I primi paragrafi, a leggerli, descrivono il paese
    dell'utopia e della meraviglia, in cui altissimi standard di qualità,
    libertà di scelta, equità sociale e immensi profitti sono obiettivi
    correlati l'uno all'altro, non solo compatibili, ma addirittura
    reciprocamente indispensabili.
    Il funzionamento di questo accordo è regolato da alcune norme
    abbastanza semplici. I principi di funzionamento costituiscono quella cornice legale rigida che fa da sfondo alle singole trattative: i principi generali e gli obiettivi dell'accordo, la definizione di ciò che in ambito WTO si intende per servizio, le regole di applicazione, che precedono i risultati delle trattative (in pratica si tratta dell'elenco dei settori che gli stati avranno deciso di liberalizzare, e che sarà ultimato solo nel 2005, alla scadenza definitiva del Round).
    I servizi liberalizzabili sul mercato mondiale sono dunque raccolti
    attraverso quattro modalità: [1] fornitura oltre i confini (l'azienda
    fornisce il servizio nel territorio di un altro paese); [2] consumo
    oltre il confine; [3] presenza commerciale, che include filiali,
    infrastrutture controllate e fornite dall'azienda, e, in pratica, gli
    investimenti; [4] spostamento di persone, quindi trasferimento i
    dipendenti o personale qualificato. Questa vastissima definizione di servizio commerciabile su base trans-nazionale comprende circa 160 servizi, tra i quali rientrano le categorie dei servizi finanziari (con la possibilità, conseguente, di una liberalizzazione dei sistemi di previdenza) le risorse ambientali (quindi forniture idriche, energetiche); i trasporti; le telecomunicazioni; i servizi culturali; le produzioni di audiovisivi; i sistemi sanitari; la formazione secondaria e universitaria; i servizi alle imprese (ad esempio consulenze e collocamenti); i servizi postali; il settore turistico.
    Praticamente, è incluso ogni tipo di servizio ad eccezione di
    magistratura, esercito e burocrazie statali.
    A tutti questi settori vengono applicate le normative di libera
    concorrenza: ciò significa che ai governi sarà vietato di promulgare
    normative che abbiano come fine o come effetto quello di discriminare il libero accesso al commercio di un determinato servizio; le normative a tutela dell'ambiente, dei diritti dei lavoratori, dei consumatori, della trasparenza o dell'equità sociale non dovranno essere più rigorose del necessario.
    Parliamo non solo dei governi e dei parlamenti nazionali o
    sopranazionali (regionali e continentali, ad esempio), ma anche, in
    direzione opposta, degli Enti locali, poiché il GATS si applica a
    tutti livelli compreso quelli comunali, provinciali e regionali.
    Tradotto in pratica, potrebbe voler dire che se una piccola mensa
    biologica della scuola materna di un minuscolo comune si trovasse a competere con un colosso dell'alimentare, l'Ente potrebbe trovarsi impossibilitato a scegliere la cooperativa in base alla troppo rigorosa volontà di salvaguardare la salute e la corretta educazione alimentare dei suoi piccoli cittadini. La multinazionale sarebbe messa sullo stesso piano della piccola mensa, in una competizione basata esclusivamente su criteri economici; tuttavia, secondo i fautori del
    GATS, la qualità e l'efficienza del servizio sarebbero premiate
    proprio grazie al naturale meccanismo della competizione economica.
    Esaminiamo ora alcuni dei principi fondamentali che dovrebbero
    garantire questa assenza di discriminazioni. Il principio della
    nazione più favorita stabilisce che le concessioni applicate da un
    paese membro a un altro vengano automaticamente estese a tutti gli altri, impedendo il formarsi di rapporti commerciali privilegiati. Il principio del trattamento nazionale stabilisce che non vi possano essere discriminazioni a favore delle propria industria o fornitura nazionale: se il settore è liberalizzato, l'azienda di Stato deve competere con i fornitori provati esteri, in ogni caso.
    Tali regole permettono alcune eccezioni, che però espongono alla
    possibilità di subire ritorsioni, richieste di apertura e citazione da
    parte di altri stati, le cui aziende hanno interesse a espandersi: già adesso, tra i paesi dell'Unione Europea, l'Italia ha ricevuto il più alto numero di questo tipo di richieste, riguardanti la barriere suiservizi pubblici (in particolare 5 richieste di abbattimento, una di
    restrizione degli scopi e una di chiarimento). Se poi consideriamo che le controversie di questo tipo vengono risolte da un tribunale interno (è un caso unico tra le organizzazioni internazionali), il Dispute Settlement Body, che affida il giudizio gruppi di tre esperti nominati dalle commissioni giudicanti, i panels, ci rendiamo anche conto della quasi irreversibilità di questi accordi, e del loro schiacciante potere.
    Il quadro complessivo rischia di essere la trasformazione del
    complesso dei bisogni e dei diritti in un enorme mercato, per di più
    squilibrato: difficile affermare il contrario, di fronte a norme come
    il single undertaking (gli accordi devono essere sottoscritti tutti
    insieme, senza possibilità di rigettarne una parte: un capestro per le nazioni più deboli, e non solo), o come la regola del fornitore principale, secondo cui la nazione preminente nell'offerta di un prodotto ha diritto, essa sola, a concessioni tariffarie da parte dell'importatpre: (praticamente una legittimazione delle egemonie e dei divari pre-esistenti).

    5. I problemi e le sfide politiche.
    Un problema di squilibrio, dunque. Ma non solo. C'è anche un problema legato al mercato, all'idea che la libertà di concorrenza sia di per sé una fonte di efficienza e di ricchezza.
    Problemi legati all'equità della distribuzione, anche all'interno
    degli stati: cosa che la gestione del mercato non basta, di per sé, ad assicurare.
    Problemi di genere, che si intrecciano agli altri problemi di equità:
    laddove l'accesso a un servizio o bene fondamentale sarà una lotta, le donne rischiano di essere due volte deprivate.
    Problemi che riguardano il diritto del lavoro: minacciato dalla
    inevitabile ricaduta delle privatizzazioni (una delle conseguenze
    logiche dell' applicazione del GATS) e dalla necessità di abbassarne il costo e di frantumarne i ritmi, per reggere la competitività.
    Problemi di sovranità e democrazia: un accordo del genere, impedendo ai governi di legiferare su aspetti fondamentali come salute, lavoro, equità sociale e di genere, non svuota di senso le istituzioni elettive e, quindi, la stessa capacità di esercitare i nostri diritti di cittadinanza e la nostre scelte politiche? Il mondo complessivo che questi accordi disegnano è in ultima analisi agghiacciante. L'economia come strumento di egemonia e di dominio, affiancato a un controllo militare interno ed esterno: un intero universo di diritti e di doveri ridotto a un mercato di beni e servizi da scambiare tra pochi. Gli accordi per la liberalizzazione dei servizi costituiscono una pietra miliare dell'era dell'accesso, in cui lo status della persona non si definisce più in base alla sua condizione giuridica, ma in base alla sua possibilità di accedere a determinati servizi; e questa possibilità dipende in misura rilevante dalla condizione economica, nel momento in cui il libero mercato è l'unica forma di gestione e offerta.
    Tale processo di mercificazione è del resto più lontano nel tempo: in quella che può giustamente essere definita come l'offensiva sociale degli anni '90, l'ondata di privatizzazioni che si è abbattuta
    sull'Europa ha creato molte condizioni di partenza: l'apertura ai
    privati di settori strategici (acqua, energia, pensioni, servizi
    postali e sanitari), l'introduzione dei nuovi standard di valutazione
    efficientismi e produttivisti, improntati a alla stessa ideologia
    aziendale che ha guidato la riorganizzazione e la svendita di interi
    comparti pubblici. Il GATS costituirebbe l'ennesimo e definitivo
    affondo, che sancirebbe l'irreversibilità e la dimensione di questi
    mutamenti.
    Ma servizi come quelli compresi nel GATS non possono essere valutati solo in base alle scelte economiche. Per molti di questi servizi, un accesso selettivo e non paritario costituisce anche un deficit di efficienza, il che appare con particolare evidenza in rapporto ai parametri di valutazione di servizi come la sanità o l'istruzione: anche al più distratto dei cittadini pare riduttivo che la qualità di un sistema scolastico o sanitario si valuti dal rapporto tra offerta e domanda e che in un mercato libero, la competitività economica possa corrispondere a quegli aspetti non aziendale di cura delle persone e di attenzione specifica che sono richiesti da quel tipo di prestazioni. Per altri settori il problema è più complesso; siamo abituati da tempo a percepirli come merci, e non riusciamo immediatamente a pensarne un altro utilizzo, una gestione alternativa.
    L'acqua si compra in bottiglia; pure, appare abbastanza evidente che essa è un bene fondamentale per la vita, ed è quindi ragionevole sostenere che il suo utilizzo non debba essere sottoposto alle stesse logiche che regolano la produzione e il consumo di una qualsiasi bevanda gassata.
    Il problema che si pone non è tanto quello di contestare una singola applicazione della normativa, ma forse è quello di ripensare un modello alternativo di gestione dell'economia: in cui la politica segua le strade che danno risposte ai bisogni e ai diritti collettivi (ciò che intendiamo come pubblico), e non sia una mera garanzia economica e militare dei profitti di pochi (ciò che è assolutamente privato).
    È una nuova sfida che si apre alla politica: difendere ciò che,
    diritto, è oggi minacciato, ma anche trovare delle nuove forme per una gestione di questi diritti, che sappia tenere conto delle esigenzesociali e uscire dal dogma - fallimentare, come abbiamo visto - dell'equivalenza di libera concorrenza, efficienza e sviluppo. Una nuova sfida che i movimenti sociali dovranno rilanciare con ancora più forza: la prospettiva da cui guardare al vertice di Cancùn.

    * Articolo pubblicato per Narcomafie

  3. #3
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    SEGNALAZIONE EDITORIALE: E' USCITO GATSOPOLI - Come il Wto vuole
    privatizzare il mondo 64 pagine di informazioni su GATS, WTO e
    privatizzazioni.
    Il libro si può richiedere da subito ad Attac Italia www.attac.it e
    Lunaria www.lunaria.org , e prossimamente anche nelle Botteghe del mondo.


    Inoltre consiglio:
    Lori Wallach, Michelle Sforza, Wto. Tutto quello che non vi hanno mai detto sul commercio globale, Feltrinelli, Milano 2001, pagg. 250

  4. #4
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    Predefinito

    La strategia del movimento per il prossimo incontro del Wto IN CAMMINO VERSO CANCUN

    L’obiettivo è
    quello di fermare
    o far retrocedere
    l’Organizzazione
    mondiale
    del commercio,
    attualmente
    lo strumento
    multilaterale
    più potente delle
    aziende mondiali

    [WALDEN BELLO*]

    Il commercio internazionale
    oggi rappresenta
    uno dei punti cruciali
    nella lotta tra le forze a favore
    della globalizzazione
    aziendale e quelle ad essa
    contrarie. Questo scontro
    potrebbe diventare più intenso
    nei prossimi mesi visto
    che le forze a favore della
    globalizzazione si stanno
    impegnando per espandere
    i poteri dell’Organizzazione
    Mondiale del Commercio
    nel quinto incontro
    ministeriale del Wto che si
    terrà a Cancun, Messico, a
    metà settembre 2003. Come
    in ogni scenario di guerra,
    la strategia deve rispondere
    al bisogno del momento.
    Questa può solo
    scaturire dall’identificazione
    degli obiettivi strategici,
    dalla valutazione accurata
    del contesto o delle circostanze
    mondiali, e dall’elaborazione
    di un’effettiva
    strategia e un programma
    ben calcolato che si adattino
    alle caratteristiche delle
    circostanze.
    Per il movimento contro
    la globalizzazione governata
    dalle aziende, sembra
    abbastanza chiaro che l’obiettivo
    strategico debba
    essere di fermare o far retrocedere
    il Wto che ha sostenuto
    la liberalizzazione
    nel commercio e nelle aree
    ad esso collegate. Il contesto
    o le “congiunture” sono
    caratterizzati da una fragile
    vittoria da parte dei sostenitori
    del commercio libero
    al quarto incontro a Doha,
    dove i Paesi in via di sviluppo
    sono stati costretti ad
    accettare un limitato ciclo
    di trattative sul commercio
    per una maggiore liberalizzazione
    nel settore agricolo,
    dei servizi e dei dazi industriali.
    La congiuntura è
    caratterizzata dallo sforzo
    dei sostenitori della globalizzazione
    per creare un ambiente favorevole in modo
    che nel prossimo incontro
    in Messico si possano
    lanciare negoziati per la liberalizzazione
    nelle cosiddette
    aree di investimento
    relative al commercio, alla
    politica della concorrenza,
    negli appalti pubblici e nelle
    facilitazioni commerciali.
    Il loro intento è che il
    quinto Incontro ministeriale
    incrementi il limitato
    numero di negoziati stabiliti
    nell’incontro di Doha fino
    a raggiungere una quantità
    tale da poter competere
    con quelli dell’Uruguay
    Round. Questo ampliamento
    del raggio d’azione
    del libero commercio e del
    potere e della giurisdizione
    del Wto, che è attualmente
    lo strumento multilaterale
    più potente delle aziende
    mondiali, rappresenta una
    minaccia molto grave allo
    sviluppo, alla giustizia e all’eguaglianza
    sociali e all’ambiente.
    Ed è l’obiettivo
    che noi dobbiamo contrastare,
    per cui dovremmo
    anche dire addio allo sviluppo
    sostenibile, alla giustizia
    sociale, all’uguaglianza,
    e all’ambiente se i
    grandi poteri commerciali
    e le relative elite aziendali
    guadagnano terreno e incoraggiano
    una nuova
    apertura mondiale a favore
    della liberalizzazione durante
    la quinta Assemblea
    Ministeriale in Messico del
    Wto nel 2003.
    n Rallentare la corsa
    Presentato l’obiettivo
    strategico di fermare e far
    retrocedere la liberalizzazione
    del commercio, lo
    scopo della campagna su
    cui il movimento contro la
    globalizzazione governata
    dalle aziende deve focalizzare
    i suoi sforzi e le sue
    energie è semplice e chiaro:
    rallentare la corsa per il libero
    commercio nel quinto
    incontro ministeriale, che
    servirà come mezzo per lo
    sviluppo del libero commercio
    a livello mondiale.
    C. Fred Bergsten, sostenitore
    del libero commercio,
    capo dell’Istituto di Economia
    Internazionale (Iie) ha
    paragonato il Wto e il libero
    commercio ad una bicicletta:
    cadono se non vanno
    avanti. Che è il motivo per
    cui Seattle ha significato
    una tale minaccia al Wto e
    perché i sostenitori della
    globalizzazione erano così
    determinati a ottenere un
    mandato per la liberalizzazione
    a Doha. Hanno fallito
    a Doha, la probabile conseguenza
    poteva essere non
    solo un blocco ma addirittura
    un abbandono del libero
    commercio. Per il movimento
    contro la globalizzazione
    governata dalle
    aziende, boicottare il quinto
    incontro ministeriale o
    evitare accordi a più ampio
    raggio non significherebbe
    solo attaccare il Wto ma anche
    bloccare il libero commercio.
    Vorrebbe dire costruire
    le basi per indebolire
    il libero commercio e ridurre
    il potere del Wto.
    Questo è ben compreso
    dall’“Economist”, tra gli altri,
    che ha messo in guardia
    il suo pubblico di uomini
    d’affari dicendo che «la globalizzazione
    è un processo
    reversibile». Se rallentare la
    corsa per il libero commercio
    al quinto incontro ministeriale
    è sicuramente l’obiettivo,
    allora il principale
    scopo tattico della strategia
    è chiaro: prendere decisioni
    consensuali è il tallone di
    Achille del Wto, ed è proprio
    il consenso che non
    dobbiamo a tutti i costi far
    emergere. Nei prossimi
    brevi mesi prima del quinto
    incontro ministeriale, il
    movimento contro la globalizzazione
    guidata dalle
    aziende deve continuare a
    focalizzare le sue energie
    per assicurare che non ci
    siano Paesi che stabiliscano
    accordi in nessun settore
    contrattato ora o in futuro,
    come agricoltura, servizi,
    tasse delle industrie; e
    all’incontro stesso, far in
    modo che non emerga un
    consenso su negoziati sui
    nuovi temi della responsabilità
    governativa, competizione
    politica, investimenti
    e facilitazioni commerciali.
    Lo scopo deve essere,
    come a Seattle, di fare
    in modo che i delegati che
    partecipano all’incontro
    abbiano una dichiarazione
    «ampiamente sostenuta»
    (cioè una dichiarazione dove
    non c’è consenso sugli
    argomenti principali) e all’incontro
    stesso prevenire
    il consenso attraverso negoziazioni
    dell’ultimo minuto.
    Come a Seattle, lo
    scopo finale deve essere di
    far concludere l’incontro in
    disaccordo e con mancanza
    di consensi. Come hanno
    detto Martin Khor e altri,
    l’importanza dell’incontro
    di Cancun è principalmente
    nel processo di
    estensione della giurisdizione
    del Wto verso i Nuovi
    Temi”. E’ in ciò che consiste
    la minaccia più grande,
    quindi “vincere” o “perdere”
    a Cancun sarà largamente
    determinato dal fatto
    se riusciremo o meno a
    fermare o sospendere le negoziazioni
    su questi temi.
    Questo significa che la lotta
    avrà successo se a) la nostra
    corrente sarà capace di imporre
    le Dichiarazioni della
    Presidenza di Doha, secondo
    le quali i negoziati su
    nuovi argomenti possono
    tenersi solo se c’è «esplicito
    consenso» dei membri, come
    la fonte legale primaria;
    e b) alcuni Paesi potranno
    essere convinti ad astenersi
    dal consenso allargato.
    n Gli obiettivi
    Se lo scopo è disturbare i
    piani di azione per un libero
    commercio più esteso al
    quinto incontro ministeriale,
    allora il movimento
    contro la globalizzazione
    guidata dalle aziende deve
    adattare la sua attività di
    conseguenza. Noi dobbiamo
    dimostrare una strategia
    pronta a tutto, le cui
    componenti devono includere:
    - Porre fine all’alleanza
    tra il Rappresentante per il
    Commercio degli Usa Robert
    Zoellick e il Commissario
    per il Commercio Ue
    Pascal Lamy esasperando il
    conflitto Usa-Ue sulle sovvenzioni
    agricole dell’Europa,
    sul fallimento dell’amministrazione
    Bush
    nell’ottenere potere illimitato
    di negoziazione da parte
    del Senato nordamericano,
    sull’imposizione di Washington
    di tariffe protezionistiche
    per l’acciaio e il
    suo rinnovato unilateralismo
    commerciale, e sull’esportazione
    Usa di bovini
    trattati con ormoni e organismi
    geneticamente modificati
    (Ogm);
    - Invece di sostenere l’illusione
    di guadagnare accesso
    al mercato per i loro
    prodotti, consolidare le resistenze
    dei governi dei
    Paesi in via di sviluppo per
    una maggiore liberalizzazione
    sottolineando il fatto
    che gli Usa e l'Ue non abbandoneranno
    mai gli
    enormi finanziamenti per i
    loro ricchi interessi agricoli,
    l’effettiva protezione dei
    loro settori tessile e di abbigliamento
    e il loro monopolio
    della tecnologia attraverso
    l’accordo Trip;
    - Intensificare i nostri
    sforzi per aiutare le delegazioni
    dei Paesi in via di sviluppo
    a Ginevra nei negoziati
    del Wto e elaborare
    strategie efficaci per bloccare
    l’emergere del consenso
    su aree dichiarate
    prioritarie dai poteri commerciali
    e ristabilire la
    priorità su argomenti di
    miglioramento;
    - Spingere i Paesi in via di
    sviluppo a creare un blocco
    di supporto della Dichiarazione
    della Presidenza di
    Doha sui nuovi argomenti e
    dichiarare il consenso come
    base del documento legislativo
    e di spingere i Paesi
    a non estendere il consenso
    esplicito;
    - Lavorare con i movimenti
    nazionali come i movimenti
    degli agricoltori
    per l’autonomia alimentare
    nel Sud del Mondo e i
    movimenti dei cittadini nel
    Nord per organizzare grande
    pressione sui propri governi
    a non cedere su ulteriori
    liberalizzazioni in
    campo agricolo, dei servizi
    e di altri settori interessati;
    - Coordinare abilmente
    le proteste mondiali, grandi
    azioni di piazza a Cancun
    e lavoro di lobby a Ginevra
    per creare una maggioranza
    critica mondiale con un
    picco nella fase iniziale dell’incontro.
    Il compito è enorme e abbiamo
    poco tempo. Ma non
    abbiamo scelta. I poteri
    commerciali e il Wto hanno
    imparato da Seattle, e hanno
    fatto indietreggiare la
    bicicletta del Wto nell’incontro
    di Doha. Allo stesso
    modo, noi dobbiamo imparare
    dall’incontro di Doha
    che possiamo bloccare la
    bicicletta in Messico. E tra
    le lezioni determinanti che
    dobbiamo imparare c’è che
    la nostra coalizione deve
    avere una strategia coordinata
    che porti il nostro lavoro
    su diversi fronti, livelli
    e dimensioni per affrontare
    un unico proposito: disturbare
    la corsa al libero commercio
    al quinto incontro
    ministeriale del Wto.

    * Direttore Generale Focus
    on the Global South
    Traduzione a cura
    di Genoveffa Corbo
    (Questo articolo è stato scritto
    prima della guerra in Iraq)

    ---

  5. #5
    Hanno assassinato Calipari
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    In vista del vertice di Cancun


    (ANSA) - WASHINGTON, 13 MAG - Gli Stati Uniti, appoggiati dal
    Canada, l'Argentina e l'Egitto, chiedono che l'Unione Europea
    metta un termine alla moratoria, di una durata di cinque anni,
    sugli OGM, gli organismi geneticamente modificati.
    Secondo fonti dell'Amministrazione Usa, Washington intende
    sporgere denuncia presso il WTO, l'Organizzazione che regola il
    commercio internazionale, che ha sede a Ginevra, in Svizzera.
    Sempre secondo fonti americane, la mossa di Usa, Canada,
    Argentina ed Egitto sarebbe anche appoggiata da altri nove
    paesi.
    (ANSA).





    GREENPEACE: USA ARROGANTI VOGLIONO IMPORCI GLI OGM

    Roma, 13 maggio 2003 - La decisione dell'amministrazione statunitense, comunicata questo pomeriggio, di ricorrere al WTO insieme a Canada, Argentina ed Egitto, contro la moratoria europea sugli OGM è, per Greenpeace, di una gravità e arroganza seconda solo alla guerra.
    "La grande maggioranza dei cittadini europei chiede di escludere gli alimenti transgenici dalla loro dieta e dai loro campi. La sovranità alimentare viene piegata dalla prepotenza di chi risponde alle sole lobby industriali, come quella potentissima del biotech, cercando di imporre il proprio modello attraverso uno strumento privo di sensibilità democratica quale il WTO" commenta Luca Colombo, responsabile campagna Ogm di Greenpeace.
    Il segnale lanciato dagli Usa non è inoltre indirizzato alla sola 'vecchia Europa', ma a tutti i paesi del pianeta che osano perseguire politiche agricole e alimentari autonome, non in sintonia con l'agenda biotecnologica promossa dagli USA, un mondo dove - stando alle parole di Charles Grassley, Presidente della Commissione Finanze del Senato statunitense - l'UE avrebbe 'diffuso l'isteria anti-biotecnologica'.
    Le dichiarazioni di oggi degli Usa sono un messaggio chiaro alla vigilia del Vertice del WTO di Cancun. Lo scontro politico-commerciale si fa aspro ed il principio di precauzione, sancito da Trattati internazionali siglati sotto l'egida delle Nazioni Unite, viene gettato nel cestino dei rifiuti. Greenpeace, tra i promotori della campagna sul WTO "Questo mondo non è in vendita", ritiene che a questo punto la maschera sia definitivamente calata: tramite il WTO si fa carta straccia della volontà dei cittadini e si fanno letteralmente ingoiare ai consumatori gli OGM che nessuno vuole.
    E' indispensabile che prima e durante Cancun la mobilitazione dell'opinione pubblica porti ad un ripensamento radicale e sostanziale delle regole che governano il WTO.
    "Il Governo italiano, che dal 1998 sostiene la moratoria europea, deve farci sapere da che parte sta: ancora una volta al fianco degli USA o finalmente attento alle richieste dei propri cittadini?- chiede Colombo -Il Parlamento danese la scorsa settimana ha chiesto al governo di mantenere la moratoria fino a che non siano state varate norme adeguate sulla cosiddetta coesistenza fra colture OGM, convenzionali e biologiche e sulla responsabilità da danno ambientale per inquinamento da OGM: è opportuno che anche l'Italia adotti analoghe decisioni"

    Per informazioni:
    www.campagnawto.org
    www.greenpeace.it/ogm
    --------------------------------
    Dario Dalla Libera
    IT / Web Manager
    Greenpeace Italia
    http://www.greenpeace.it

  6. #6
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    Io forse ci andro' a Cancun.

    Si decide parecchio del nostro futuro li', altro che Illy o Beccalossi.

    Nessun'altro ha intenzione di andarci?

    Saluti

    Luca Loi

    P.S. Tra i libri da leggere oltre a quello ottimo di Lori Wallace che conosco bene consiglio anche "L'era dell'accesso" di Jeremy Rifkin.
    Vuoi una soluzione VERA alla Crisi Finanziaria ed al Debito Pubblico?

    NUOVA VERSIONE COMPLETATA :
    http://lukell.altervista.org/Unasolu...risiEsiste.pdf




  7. #7
    Hanno assassinato Calipari
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    Grande!

    Purtroppo è un pò fuori dalla mia portata, ma tanti partiranno dall'italia. Se contatti le varie organizzazioni, è un modo per conoscere altra gente e confrontarsi su questi temi.

    Sicuramente verrà fatto un campeggio

  8. #8
    Hanno assassinato Calipari
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    La guerra degli Ogm sbarca a Cancun
    Dopo essere riuscito a tenere buone le corporation dell'agrobusiness durante l'attacco all'Iraq, Bush annuncia l'intenzione di denunciare l'Europa al Wto perché venga duramente sanzionata la scelta ogm-free. Washington, che è appena stata a sua volta condannata a una sanzione record di 4 miliardi di dollari per l'allegra politica fiscale a beneficio delle proprie corporation, è partita all'attacco della moratoria europea sugli organismi geneticamente modificati. Naturalmente non è affatto detto che l'intervento del Wto serva a convincere gli europei ad aprire i propri mercati alla soia e al mais geneticamente modificati. Le sanzioni non sono bastate, ad esempio, per convincere gli europei della bontà della carne agli ormoni che, infatti, continua a essere bandita, ma certamente ha impedito che la pericolosa abitudine di difendere i propri standard ambientali e sanitari si allargasse al mondo intero, cosa che sta invece accadendo con gli ogm. Come ha dichiarato Robert Zoellick, il potente addetto al commercio statunitense: «Non si tratta soltanto dell'Europa ma di un problema globale, ed è proprio la combinazione di questi effetti globali che ci spinge ad agire. La nostra pazienza è giunta al termine».

    Effettivamente sono già una dozzina i paesi che hanno seguito l'esempio europeo, arginando la commercializzazione degli ogm con qualche genere di restrizione, e Giappone e Cina sono fra questi. Perfino paesi poveri come Zambia e Zimbabwe, anche se erano nel bel mezzo di una carestia, l'estate scorsa hanno rifiutato 100 mila tonnellate di mais statunitense per la paura di ritrovarci in mezzo semi geneticamente modificati - gli Usa infatti non separano i raccolti naturali da quelli biotech - e ritrovarsi la filiera contaminata, cosa che li avrebbe tagliati fuori dal mercato europeo.


    Nemmeno l'etichetta
    Il problema è che i consumatori restano diffidenti. Secondo uno studio condotto dall'Eurobarometro della Commissione europea in 15 paesi, i cittadini distinguono perfettamente fra applicazioni biotecnologiche: accettano quelle biomediche e farmaceutiche ma continuano a rifiutare quelle alimentari. Il 70 per cento dei consumatori ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di consumare cibo contenente ogm, che non comprerebbe nemmeno se fosse meno caro. Secondo l'American Farm Bureau Federation, la più grande organizzazione agricola degli Stati Uniti, la diffidenza europea costa agli agricoltori Usa circa 300 milioni di dollari l'anno. Questo perché l'80 per cento della soia e circa un terzo del mais prodotti nel paese sono stati geneticamente modificati per resistere agli erbicidi e ai parassiti e, dietro consiglio delle grandi corporation come Monsanto e DuPont, le coltivazioni sono state mescolate a quelle naturali. Soltanto il grano è ancora ogm free, e infatti quest'ultima produzione, concentrata prevalentemente nel Nord Dakota, non ha registrato ripercussioni negative.

    La diffidenza dei consumatori spinge i governi europei ad andarci piano anche se, ovviamente, l'agrobusiness fa sentire la sua voce anche a Bruxelles. Di fatto l'Unione europea sarebbe dispostissima a fare concessioni - cosa che alle organizzazioni ambientaliste e ad alcuni paesi che difendono i prodotti tipici, fra cui l'Italia, non va affatto bene - e sta alacremente lavorando alla stesura di una normativa mirata proprio al superamento della moratoria. Secondo le nuove disposizioni, i prodotti contenenti ogm dovrebbero venire etichettati per consentire ai consumatori di scegliere. Lo scontro con gli ambientalisti verte sulla possibilità di fissare un valore soglia quando l'attuale tecnologia non consente verifiche attendibili, ma agli americani il compromesso non basta. «Il progetto di etichettare gli alimenti biotech è semplicemente un'altra barriera commerciale, forse peggiore della moratoria» ha dichiarato Mary Sophos, vice-presidente della Grocery Manufactures of America, e "barriera commerciale" è una bestemmia nella religione del Wto.

    Certamente separare le coltivazioni aumenterebbe in modo significativo i costi di produzione per non parlare del fatto che segnalare ai consumatori tutte le sostanze - chimiche o biotech - che farciscono i prodotti alimentari non è certo una gran bella pubblicità. Ma l'incapacità di rispettare delle norme di etichettatura, che stanno venendo adottate da molti paesi, rischia di tagliare fuori i produttori statunitensi da mercati importanti come il Giappone, la Thailandia e il Brasile.


    Il resto del mondo
    Non c'è niente da fare: gli ogm non vanno giù a nessuno. Il marketing aggressivo degli anni passati sta presentando un conto salatissimo. Mentre perfino negli Stati Uniti cresce il disagio dei consumatori, l'enorme mercato asiatico rischia di chiudere le porte ai prodotti Usa.

    «I consumatori giapponesi non vogliono prodotti contenenti ingredienti geneticamente modificati» ha dichiarato Yoichi Takemoto, funzionario della All Nippon Kashi Association, un grande gruppo agro-industriale. La notizia non fa che confermare uno studio condotto l'anno scorso dalla Iowa State University, da cui risultava che non solo i giapponesi ma anche i cinesi e i sud-coreani non avevano alcuna intenzione di aprire le porte al cibo biotech. Le cose non vanno meglio in Thailandia, che ha recentemente approvato una legge sull'etichettatura simile a quella australiana.

    Dall'altra parte del mondo le cose vanno ancora peggio per Monsanto e compagnia. In Brasile il ricco mercato del pollame si è praticamente dissolto perché i produttori statunitensi impiegano semi geneticamente modificati negli allevamenti. E visto che gli allevatori di polli brasiliani esportano almeno un quarto dei loro prodotti in Europa, non hanno alcuna intenzione di vedersi confusi con i vicini, o di ritrovarsi il loro prodotto contaminato "accidentalmente".

    Non si tratta qui di decidere se gli ogm fanno male o meno alla salute, quanto del diritto dei consumatori di evitare prodotti che non sono stati sufficientemente testati per ammissione degli stessi organismi di controllo statunitensi come la Food and Drugs Administration dove, appena l'anno scorso, scoppiò lo scandalo delle autorizzazioni facili. Quando vennero alla luce le forti pressioni che la lobby biotech aveva fatto per velocizzare le autorizzazioni senza avere adeguatamente testato i prodotti, i consumatori statunitensi cominciarono a sentirsi meno sicuri. E adesso i raccolti made in Usa rischiano di rimanere invenduti.


    ---

    Il vertice del Wto a cancun e la lotta mondiale contro il neocolonialismo
    Liberocommercio? No grazie
    Nel lusso dell'isola caraibica di Cancun si svolgerà dal 10 al 13 di settembre prossimo il quinto incontro Ministeriale del Wto, l'organizzazione mondiale del Commercio, appena quattro anni dopo la storica battaglia di Seattle. Parallelamente, organizzazioni di tutto il pianeta si mobiliteranno per realizzare una settimana di azione globale che accompagnerà tutti quelli che si riuniranno nella città di Cancun, in quella che fu la paradisiaca isola Maya, per celebrare il Foro dei Popoli per l'alternativa. Un gruppo di organizzazioni e reti messicane e internazionali invitano «il movimento in tutti i paesi a realizzare manifestazioni unitarie, di massa e coordinate, martedì 9 settembre, giorno dell'azione contro il Wto e sabato 13 settembre, giornata delle manifestazioni globali contro la globalizzazione e la guerra».

    Più che mai, è necessario scardinare i negoziati del Wto. I governi degli Stati Uniti, l'Unione Europea e i "fedeli cagnolini" come il governo messicano, pretendono di continuare ad imporre al mondo le regole della globalizzazione transnazionale e del grande capitale. Da un lato, cercano di ampliare i propri super diritti attraverso i negoziati sui "nuovi temi" - o "temi di Singapore" -che rappresentano nient'altro che lo smantellamento di qualsiasi protezione nazionale sugli investimenti stranieri (attraverso il rinnovato Mai, Accordo Multilaterale per gli Investimenti), gli acquisti del governo (che come principali acquirenti mondiali devono orientare i propri affari per i guadagni privati e non per promuovere obiettivi sociali), la competitività e la facilità del commercio. Con questi quattro nuovi temi le potenze pretendono di dotare il Wto di funzioni che non sono di sua competenza, per le quali non ha mandato.

    Dall'altro lato, si cerca di ampliare e approfondire gli accordi commerciali già esistenti come l'Accordo Agricolo e l'Accordo Generale del Commercio di Servizi(Gatts), e l'Accordo sui Diritti di Proprietà Intellettuale in relazione con il Commercio (Trips).


    La trappola
    dei «Nuovi Temi»
    L'intento dell'Accordo Agricolo è quello di aprire l'agricoltura del Sud del mondo alle eccedenze e ai prodotti transgenici dei paesi ricchi. I quali continuano ad offrire mille milioni di dollari al giorno di sussidi all'agricoltura, con la conseguente perdita di sovranità e sicurezza alimentare dei paesi più poveri, e distruzione di massa delle economie contadine e delle forme di vita indigene. Il contenuto del Gatts è conosciuto: si pretende di privatizzare tutto, dalle scalinate dei monumenti storici sulle quali ci sediamo ai letti degli ospedali, ai pulpiti delle università fino all'acqua. Con i Trips, paesi come gli Stai Uniti possono impedire ad altri paesi di produrre medicine contro l'Aids, nello stesso momento in cui le popolazioni indigene non trovano nel Wto nessuno strumento di difesa per evitare i furti che le società transnazionali fanno delle loro risorse naturali e delle loro conoscenze ancestrali.

    Tutte queste minacce hanno indotto a reagire molti paesi come quelli del Gruppo dei 77, che, lontani dalla sottomissione che dimostra il governo messicano, cercano di trovare la strada per riparare i gravi squilibri mondiali. Una piattaforma che poggia su numerose rivendicazioni: spingere per il riconoscimento del "Trattamento Speciale Differenziato" per i paesi del Sud; esigere che, prima di ampliare il mandato del Wto si valutino, ed eventualmente si correggano, gli effetti dell'apertura commerciale sui paesi più poveri; rispettare l'accordo adottato dai paesi del Nord di sopprimere l'uso del dumping nella concorrenza commerciale; rispettare accordi come quello di Doha del 2001 che garantivano il diritto dei paesi del Sud di produrre o importare medicinali generici per combattere le epidemie. Sfortunatamente il tempo passa e i negoziati precedenti a Cancun sono impantanati. Anche per questo è poco probabile che l'incontro abbia successo. Lo stesso direttore generale, Supachai Panitchpakdi, lo riconosce, e l'India ha fatto sapere che senza il consenso esplicito tra le parti non si arriverà a nessun accordo.


    Le responsabilità
    europee
    Le organizzazioni sociali e civili, messicane e di tutto il pianeta, così come le fondazioni e i partiti politici, devono seguire molto da vicino i negoziati e le segrete volontà dei potenti e assicurarsi che i negoziati falliscano. Anche così però ci saranno molte sfide da vincere. Il Wto è solo una falsa illusione di multilateralismo di quel un mostro dalle mille teste che è la globalizzazione capitalistica e a neoliberale. L'Accordo di Libero Commercio delle Americhe (Alca), copia fedele del Tlc dell'America del Nord, si fonda sugli interessi delle grandi corporazioni nordamericane e dei loro alleati, le oligarchie dell'America Latina. Gli effetti del Tlc sulla popolazione messicana sono devastanti, soprattutto per i contadini e gli indigeni.

    Non ci sono solo gli Usa e i molti governi a loro alleati a sud del Rio Bravo a sperare nel successo del vertice del Wto. L'Unione Europea, un nano per ciò che riguarda la politica estera, è invece un gigante commerciale di dimensioni sempre maggiori, e c'è chi dimostra maggior interesse per i "nuovi temi" e per gli approfondimenti del Gatts. Se si guarda alle decine di domande di deregolamentazione fatte dall'Ue a molti paesi, si comprende la forte volontà di appropriazione di risorse naturali o di carattere pubblico, mascherato da "servizio", diffusa nel "vecchio continente". La retorica dell'Unione Europea, in merito allo sviluppo, ai diritti umani, democrazia resta ancora una volta pura retorica. Già con l'Accordo Globale tra Messico ed Europa abbiamo capito a che cosa serve una "clausola democratica": fino ad oggi, a niente. I governi chiudono gli occhi di fronte alle violazioni dei diritti dei lavoratori provocate da società transnazionali europee in Messico e alla oppressione degli indigeni
    La grande sfida è e continuerà ad essere la lotta contro questi accordi dalle mille teste.

    Rete Messicana di Azione contro il Libero Commercio

    ---

  9. #9
    Hanno assassinato Calipari
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    da Carta:

    --

    Cancún è per tutti la città delle spiagge, dei panorami patinati che dalle riviste nelle capitali del primo mondo diventano realtà da soggiorni di una settimana tutto compreso. Lo Yucatán ha tante storie da raccontare, quelle dei Maya mai sconfitti dagli invasori spagnoli, le rivolte degli schiavi Yaqui e Coreani deportati e resi schiavi nelle piantagioni fino a quando la Rivoluzione di Villa e Zapata non fece paura ai padroni ed agli oligarchi di don Porfirio Diaz. Poi la Rivoluzione divenne la "tradita", arrivarono le nuove schiavitù dei lavoratori salariati e rimase il disprezzo verso l' "indio".
    Oggi i giovani figli di contadini indigeni della Selva Lacandona, di Tabasco, Oaxaca, vanno per lavorare negli alberghi di questa città che guarda il mare della penisola dello Yucatan, cercando un pezzo di fortuna senza dover attraversare il Rio Bravo.
    Cancún, capitale provvisoria di quel mondo luccicante che guarda solo avanti, dal dieci al quattordici di settembre di quest'anno ospiterà la quinta riunione dell'Organizzazione mondiale del commercio. L'Omc si riunirà in settembre per discutere le regole sulla liberalizzazione dei servizi. Con questo termine apparentemente innocuo si indicano una serie di aspetti assolutamente strategici per il governo bio-politico del pianeta. Acqua, energia, sanità, trasporti, telecomunicazioni, educazione: sull'onda dei successi militari della cupola di Washington l'Omc torna all'offensiva nei campi cruciali della vita e della riproduwione sociale.
    Intanto, il passaparola è diventato già un rumore di voci, di assemblee, discussioni, proposte in tutti i continenti. Si sta dicendo in tante lingue: "fermiamo l'Onc, andiamo a Cancún". Il controvertice sta prendendo forma, le riunioni preparatorie hanno delineato i temi di discussione e l'agenda di massima, ma resta da fare ancora molto. Soprattutto, non tutti quelli che andranno si riconoscono nella rete di Ong ed associazioni che stanno organizzando il controvertice "ufficiale".
    A Città del Messico il fiume di auto scorre ininterrottamente sulla Avenida Baja California, Cancún è una pubblicità gigante sopra un palazzo, 790 pesos, volo sola andata. "Ancora non ti posso dire niente, stiamo discutendo, stiamo pensando ad altre cose, comunque considera una cosa, ci sono tante lotte, tanti popoli indigeni, comunità intere che resistono al neoliberismo ma non sanno neanche dove sia Cancún e non hanno certo i soldi per raggiungere le manifestazioni. Noi restiamo con loro." Javier Elorriaga del Frente Zapatista de Liberaciòn Nacional, l'organizzazione che appoggia l'Ezln dalle città messicane, risponde così alla mia domanda su come il Frente parteciperà alle manifestazioni del controvertice nei giorni della riunione dell'Omc. E mi mostra il libro che hanno appena pubblicato: la raccolta di comunicati del Subcomandante Marcos intitolato "Il calendario della resistenza" dodici lettere per dodici regioni del Messico più una lettera ai ribelli italiani. Alcuni chilometri più lontano, si riuniscono gli attivisti e i rappresentanti delle Ong e dei sindacati che si oppongono al neoliberismo e che hanno voluto costituire lo spazio del Foro dei popoli per le alternative all'Omc.
    Le intenzioni della "Assemblea emisferica e globale" contro il quinto incontro ministeriale della Omc non potrebbero essere più chiare: "facciamolo deragliare" dice il titolo della dichiarazione conclusiva degli incontri. Partecipano: Bienvenidos a Cancún, Espacio Mexicano rumbo a Cancún, Campaña Continental Contra el ALCA, Nuestro Mundo No Esta en Venta. Dietro le sigle c'é una realtà complessa. Non sempre chiare sono le relazioni con un partito politico squalificato dagli zapatisti come il Prd [Partito della rivoluzione democratica] ed il grado di rappresentanza di chi prende la parola nelle riunioni. Il movimento, comunque, sta crescendo. Il problemi fondamentale riguardano la diffusione delle informazioni, la raccolta dei fondi necessari a garantire la partecipazione di chi non ha i mezzi attraversare gli oltre 1500 chilometri che dividono Città del Messico da Cancún.
    L'Assemblea emisferica e globale rappresenta uno spazio direttamente collegato al Forum sociale mondiale e propone a tutti di aderire ad una agenda di azione globale dal 7 al 14 settembre. L'8 settembre è convocata un'assemblea dei rappresentanti delle reti nazionali ed internazionali, mentre per il 9 è fissata la prima giornata di azione. Seguiranno le giornate di discussione attorno alle tematiche generali: agricoltura, commercio, guerra e privatizzazione dei servizi. Per arrivare al 13 di settembre quando ci sarà la marcia globale "contro la guerra economica e militare". Il programma del Foro dei popoli si conclude con una ottimistica celebrazione della vittoria sull'Omc. Il governo messicano, noto per la brutalità delle sue forze di polizia, ha tutt'altre intensioni. Fino ad ora ha scelto di ignorare le contestazioni al vertice, ma nel frattempo mette a punto il consueto, sproporzionato dispositivo militare.
    "Parteciperemo anche noi, ma vogliamo che le nostre forme di lotta si distinguano, vogliamo praticare la disobbedienza civile, vogliamo contestare la zona rossa che il governo vuole imporre alle manifestazioni", dice Jorge della Coordinadora amplia de lucha contra el Alca y la Omc. Mi sono spostato a San Cristobal de Las Casas, centro turistico ed economico del Chiapas. Oltre che degli indios tzotziles, abitanti della regione, é la terra dei "coletos", razzisti discendenti degli spagnoli conquistadores. Ma anche di esuli volontari dai paesi del nord, di attivisti, di curiosi.
    Jorge, come centinaia di altri giovani messicani, è già stato a Cancún il 26 di febbraio del 2001, mentre il mondo seguiva l'inizio della marcia del colore della terra convocata dall'Ezln. Il gruppo, che allora si chiamava "Desobediencia Civil", cercò di forzare con scudi fatti di gommoni i cordoni di polizia che difendevano il vertice del Fondo monetario internazionale. Furono dispersi, picchiati selvaggiamente ed arrestati.
    Da quell'esperimento e dagli errori di allora hanno imparato molte cose, come ad esempio che in Messico certe forme di contestazione e di conflitto non funzionano. Più in generale, quello che in Europa si chiama ormai il movimento globale in Messico si esprime in altre forme, con altri linguaggi. Mi vengono in mente i punk della carovana "Carlo Giuliani" che furono ad Atenco ad appoggiare la rivolta dei campesinos contro l'espropriazione delle terre per la costruzione di un aeroporto internazionale, gli studenti dell'Instituto politecnico nazionale, in migliaia a marciare contro la privatizzazione dell'educazione, a scontrarsi con la polizia davanti all'ambasciata Usa per dire "no alla guerra"e le autogestioni delle colonie popolari nella metropoli più grande del mondo.
    Per le strade di San Cristobal si incontrano tanti ragazzi stranieri, molti turisti, alcuni che da anni lavorano per sostenere la lotta per i diritti e la cultura indigena e contro il neoliberismo. L'ufficio-laboratorio di Indymedia Chiapas è ospitato da un associazione di donne che lavorano con e per le donne, Junax, in una casa-ostello per giovani volontari. Timo, dopo aver passato dei mesi in Palestina è di nuovo al lavoro, macina idee e lavora fino a notte insieme a tutto lo staff di Indymedia, "stiamo pensando ad coordinamento dei mediattivisti indipendenti a Cancún - racconta - C'è molto ancora da fare, il primo gruppo partirà in giugno per cercare uno spazio, attrezzarlo. La nostra idea non è soltanto quella di lavorare alla copertura mediatica delle proteste e delle discussioni, ma soprattutto quella di iniziare almeno dieci giorni prima con corsi e incontri per condividere saperi e tecnologie con gli attivisti dei paesi latinoamericani".
    Il viaggio continua nell'Aguascalientes di Oventic, centro politico e culturale sorto sulle terre strappate ai grandi proprietari. E' lo spazio in cui si è tenuto il primo incontro intercontinentale per l'umanità e contro il neoliberismo, nel 1996. Le montagne alte più di duemila metri sono costellate di piccole case di legno o terra e lamiera, decine di comunità indigene chamula e tzotziles vivono di piccola agricoltura, allevamento, caffè e soprattutto di stenti visto il crollo del prezzo di tutti questi prodotti sul mercato globale dei liberi scambi. Su queste montagne si resiste da sempre allo sfruttamento e alla disumanità, che hanno avuto tanti nomi, ultimo il neoliberismo. Oggi si resiste con i ritmi delle coltivazioni di mais e di caffè, delle cooperative di donne, delle scuole, dell'educazione popolare e delle cliniche autonome e del dialogo con tutti e tutte quelle che costantemente attraversano questi spazi. Gli zapatisti non dicono se parteciperanno o meno ed in che modo alle mobilitazioni contro Cancún.
    Ma forse è solo un modo per dire che loro sono da sempre dalla parte dell'umanità. E che ci saranno anche dopo questo tredicesimo mese di resistenza
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