Risultati da 1 a 8 di 8

Discussione: Il caso Fontana

  1. #1
    Nebbia
    Ospite

    Predefinito Il caso Fontana

    Apro questo thread memore dell'interesse manifestato tempo fa ad argomentare un dibattito su Lucio Fontana e i suoi Concetti Spaziali da parte di Skorpion.


  2. #2
    Nebbia
    Ospite

    Predefinito Cosa volevano significare i tagli sulle tele del Fontana?

    Ma soprattutto cosa si intendeva allora per "concetti spaziali"?
    Fontana aveva cercato di dare una risposta filologica e di continuity a quanto il mondo della pittura eveva fatto fino ad allora ed in maniera assolutamente simbolica quanto inedita.
    Da secoli i grandi pittori avevano affinato le loro tecniche: prospettiva, chiaroscuri, materia, ecc ecc; il tutto nel tentativo sempre più perfezionistico di rappresentare fatti e cose del mondo reale. il tutto su di uno spazio, su di una parete: ieri la grotta, oggi la tela. Ma con l'avvento delle innovazioni avanguardiste: dall'impressionismo al cubismo ecco che la descrizione di queste realtà è andata piano piano a trasfigurarsi in altre dimensioni. Con Picasso la stessa prospettiva viene aperta e trasformata in una nuova chiave di lettura che impone tra l'altro un punto di non ritorno. l'abbandono al figuratismo classico. E' di fronte a questo periodo di grandi innovazioni artistiche che Lucio Fontana decide di partecipare alla gara e di spiazzare tutti con i suoi "Concetti Spaziali".

  3. #3
    Nebbia
    Ospite

    Predefinito Oltre la tela

    Se infatti l'uomo per secoli aveva basato il suo lavoro su di uno spazio, su di un supporto, e cioè: la tela; e se su questo spazio si era arrivati ormai a deformare le dimensioni "aprendo" le figure e rileggendole in nuove chiavi di lettura assolutamente oniriche come per il fenomeno cubista di Pablo Picasso. La strada era ormai aperta sul piano etereo e dimensionale del concettuale.
    Fontana allora taglia la tela e si chiede; e propone: "Cosa c'è dietro questo spazio"?.

  4. #4
    Nebbia
    Ospite

    Predefinito la morte della pittura

    Un operazione ingegnosa che ha posto però la pietra tombale a qualsiasi altro evoluzionismo pittorico, ma che ha dato a Fontana la possibilità di proferire l'ultima parola in materia di quadri.
    Oggi questo traguardo che a parer mio non è stato altro che il risultato narcicistico e prepotente di chiudere un discorso bruciando irresponsabilmente le tappe di una arte secolare quale quella pittorica; viene quotato spaventosamente, a cifre esorbitanti e incomprensibili. Opere del Fontana hanno raggiunto il milione di euro e corrono verso il raddoppio.
    La classica furbata trasformata in business?
    Ai posteri l'ardua sentenza.

  5. #5
    Nebbia
    Ospite

    Predefinito


  6. #6
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    Predefinito Re: Il caso Fontana

    Originally posted by Nebbia
    Apro questo thread memore dell'interesse manifestato tempo fa ad argomentare un dibattito su Lucio Fontana e i suoi Concetti Spaziali da parte di Skorpion.



    Se ne è già parlato e pertanto io mi limito a fare una considerazione. Vedete il quadro qui' sopra postato da Nebbia.
    A me risulta essere un taglio fatto su una normale tela commerciale con un normale coltello da moquette.

    Ora vediamo cosa ci costruisce sopra il critico, con le debite premesse:

    Metafore barocche
    di Giorgio Cortenova

    [... ] E sinfonia fu: intensa, ritmata, avvolgente; dalle sculture alle ceramiche, dalla superficie alla materia, essa si proporrà in maniera così travolgente ed innovativa da oscurare perfino la sua origine. Annettere alla sensibilità barocca i liquori surrealisti e i dinamismi futuristi significava introdurre i principi spaziali dello spaesamento, e quelli dinamici del movimento, in un conturbante flusso metaforico, in cui spazio e tempo coincidessero nella spirale di una dimensione "altra" e tuttavia presente e tangibile.
    Dalle disseminazioni di pietre ai turgori di una materia distesa secondo curvature astrali, dai "buchi" ai "tagli", dai tepori del pigmento alle rarefazioni del bianco: da ognuna di queste tipologie, peraltro espresse qui con titoli virgolettati e di comodo, s'innalza il ritmo incalzante di un tempo virtuale e di uno spazio intimamente sognato. Eppure entrambi appaiono straordinariamente contratti nella tangibilità della materia e nel trascorrere del tempo: nella tensione enigmatica che precede il taglio della tela.
    Solo la cultura barocca poteva peraltro custodire il segreto di una simile, contraddittoria coesistenza: la materia turgida e tangibile, che tuttavia svapora nel sortilegio di uno spazio altro e indefinibile; il gesto e l'azione, che però non lasciano traccia del tempo né a questo alludono, aprendosi invece all'enigma che il tempo stesso nutre e custodisce.
    Se lo spazio è per sua natura indefinibile, un a-priori privo di qualsivoglia identità razionalmente comprensibile, la materia, che vi s'inscrive, ne costituisce l'elemento interrogante, l'"essente" mai definitivamente realizzato in "essere", se non per forza di metafora. Manipolata, raggelata, riscaldata dai tepori della mano e delle pennellesse, o infuocata nei forni della cottura, la materia si rapprende o svapora, annichilisce o trasmigra nella cangianza della materia stessa. Questo è il Barocco ed insieme il sentimento barocco dell'animo. Questo è peraltro pertinente all'alchimia nella sua cosiddetta versione "liquida", laddove il calore altera i corpi molecolari indirizzandoli ai labirinti dell'animo, ai sortilegi della psiche.
    La riflessione sul linguaggio che Fontana c'impone è, di opera in opera, sempre ancora più serrata ed intrigante. Per alcuni potrebbe addirittura divenire imbarazzante. Perché l'importanza del sentire barocco in Fontana è normalmente accettata, ma fino ad un certo punto; è riconosciuta come premessa inevitabile alla sua opera, ma sempre che la stessa non finisca con il turbare la rarefatta "astinenza" dei "tagli", la loro metafisica concettualità. Invece Fontana è barocco sempre, tagli, buchi e quant'altro: proprio loro, i famigerati tagli, ce ne forniscono la prova.

    ***

    "Concetto Spaziale": così predica Fontana. Il titolo vale sia per le opere "sontuosamente" pittoriche, sia per i buchi, sia per i tagli: sono tutti "Concetto Spaziale". Ma nel caso del taglio sulla tela a Concetto Spaziale si aggiunge Attesa o Attese, quando si tratti di più tagli.
    E' possibile trascurare una simile "ostinazione" o comunque sottovalutarne la portata? Non credo. E' vero che si tratta di opere il più delle volte coeve, ma, alla luce dell'apparente, diversa natura del loro linguaggio, proprio questa considerazione richiede almeno l'attenzione del caso. Cosa ha spinto l'artista a ribadire, in ordine a tipologie di linguaggio tra loro apparentemente così diverse, un'immutata titolazione? E' ormai lecito il dubbio che quella diversità sia appunto illusoria e che l'artista non la ritenesse per nulla reale.
    Esaminiamo attentamente il titolo "Concetto Spaziale.Attesa. In realtà l'"attesa" che Fontana sottolinea è riferibile sia all'idea di "concetto spaziale", sia all'idea di spazio in sé e per sé. Vale a dire che il concetto prefigura uno spazio, del quale è in attesa (alla maniera in cui Marcel Duchamp sosteneva che l'idea anticipa l'opera), e al tempo stesso che, essendo lo spazio un a-priori indefinibile, esso si configura di volta in volta come "concetto" dal quale prende forma e consistenza.
    In altre parole: spazio e idea di spazio condividono il principio dell'attesa in cui peraltro s'identificano.
    Non diversamente per il tempo. Se l'azione, che ne caratterizza il senso e ne determina la percezione, si sviluppa in un'entità radicata nell'attesa, anche il famigerato taglio s'inscrive in quella particolare tensione che precede il gesto. L'azione e l'attesa dell'azione combaciano l'una con l'altra e, sospese tra presenza e assenza, si specchiano nella metafora della vita.
    Solo Giorgio de Chirico innestò nell'idea problematica dello spazio e del tempo un uguale respiro poetico. Non a caso, scandalo tra gli scandali, fu artista barocco fin dagli anni della Metafisica.
    Il fotografo Franco Mulas ci racconta una lunga seduta con l'artista, per restituire allo scatto fotografico il senso del suo lavoro. La fotografia è divenuta famosa e dunque è a tutti nota. L'artista non vi appare nelle vesti di un adepto del gesto, come qualcuno potrebbe immaginare, nell'atto, cioè, di sferrare un colpo di lama sulla superficie. Tutt'altro. Non vi è nulla di "americano" nella prassi di Fontana, nessuna "action" di matrice romantico-espressionista. L'artista guadagna lo spazio retrostante la tela centimetro dopo centimetro, respiro dopo respiro, mentre i lembi si aprono con un invito tacito, per così dire concavo e femminile, verso le possibilità indecifrabili dello spazio: che è notturno come un sogno e silenzioso come un pozzo millenario[...].



    Secondo me il vero artista è l'autore di questa recensione, perchè dimostra di fronte a quello che a me sembra quanto ho espresso prima e cioè un semplice taglio su una semplice tela, una fantasia creativa che veramente ha del geniale.

    L'unica frase che in qualche maniera a me sembra fonte vera di ispirazione è:

    "L'artista guadagna lo spazio retrostante la tela centimetro dopo centimetro, respiro dopo respiro, mentre i lembi si aprono con un invito tacito, per così dire concavo e femminile, verso le possibilità indecifrabili dello spazio: che è notturno come un sogno e silenzioso come un pozzo millenario[...]."


    perchè quell'allusione al concavo ed al femminile fa veramente venire in mente "taglio" che merita veramente recensioni infinite
    e la cui valenza artistica del Sommo e Supremo creatore, ha saputo riversare tutta la sua maestria nel rendere la stessa il vero "motore" dell'umanità.
    Ma in questo caso non rimango ad osservare la tela di Fontana, che implica uno sforzo di fantasia davvero eccessivo, ma preferisco orientare la il mio spirito di attento osservatore estasiato ed incantato alle opere del thread

    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=45004

    in cui il taglio "magico" la fà da padrone.

  7. #7
    Nebbia
    Ospite

    Predefinito Tutta colpa del consumismo

    Caro Skorpion è quello che penso anch'io.
    Ma come siamo potuti arrivare dopo secoli di figurativismo quasi maniacale - vedi vedutisti e ritrattisti - a deformare le figure e poi a tagliare le tele in un arco di tempo che non supera i 60 anni?
    La risposta credo sia da imputare al consumismo!
    Una società abituata a consumare, indotta allo spreco e accattivata dal sensazionalismo e dalla novità è riuscita anche a "consumare" l'arte. In quest'ottica possiamo allora inserire perfettamente il tassello "Fontana" nel complicato mosaico dell'arte contemporanea e nella parabola discendente dell'arte in generale. Gli anni 60 (quelli dei concetti spaziali di Fontana) sono stati prima di tutto gli anni del grande Boom Economico, quello dove il consumismo aveva raggiunto la sua massima espressione nazionalpopolare; si poteva comprare di tutto e si comprava di tutto. Oggi questo consumismo c'è ancora ma la sua onda propulsiva è finita da tempo. Oggi siamo l'espressione stanca e annoiata di una ricerca maniacale del nuovo, (possibilmente da divorare in fretta) che ci dia sensazioni forti e che riempia con il protagonismo il grande vuoto incolmabile che è dentro le nostre anime; per questo adesso ci si arrampica a venerare autopsie pubbliche e quarti di bue in formalina accampando scusanti artistiche e concettuali assolutamente ipocrite.

  8. #8
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    Predefinito

    Sai cosa ne penso, caro Nebbia, che la crisi sia rappresentata oltre che dal consumismo anche dagli effetti e dalla valenza prevaricante dei nuovi tipi di mass-media.
    Uno dei motivi per il quale l’arte ha cercato nuove forme espressive alla fine del ‘800 era dipeso, come risulta ben noto, dal fatto che alla ritrattistica, tradizionalmente prerogativa della pittura, si era gradualmente sostituito il nuovo mezzo tecnologico della macchina fotografica, che andava a porsi come alternativa nell’esigenza umana di riprodurre immagini, all’abilità manuale del pittore.
    L’arte per la propria sopravvivenza si era ritagliata spazi alternativi in quelle circostanze, con nuove forme di espressione e di contenuti, andando a ricercare quelle nicchie che il mezzo tecnologico non poteva raggiungere ed ecco nascere di conseguenza movimenti che implicavano sempre più spesso la trasposizione sulla tela di stati d’animo e sensazioni introspettive, argomenti che la macchina fotografica ovviamente non poteva nè cogliere nè ritrasmettere visivamente.
    Tale nuovo connotato introspettivo dell’arte si prestava inoltre a creare le premesse per la strumentalizzazione dei messaggi contenuti nella stessa, spesso per uso politico o di trasmissione di pensieri e di ideologie che nulla avevano a che fare con l’accezione classica e tradizionale dell’arte stessa. Pertanto arte al servizio di nuovi poteri e protagonista di mutati scenari. Non da ultimo, ovviamente, quello collegato al mercato ormai definitivamente proiettato verso quella globalizzazione che al giorno d’oggi ha trovato la sua completa maturità.
    Ma con l’avvento della televisione, il potenziamento globale dell’industria cinematografica ed ancor di più negli ultimi decenni, con il presentarsi sulla scena di nuovi strumenti di diffusione delle immagini, l’arte ha perso nuovamente quell’appeal che aveva saputo conquistarsi nella veste nata per far fronte alla concorrenza del mezzo fotografico.
    Stavolta ha dovuto ricercare ulteriori forme alternative d’espressività e nel limitato spazio ormai lasciato libero dal mondo delle immagini fornite tecnologicamente, nella ricerca di visibilità dettata dalla necessità di stupire, è caduta inesorabilmente nel peggiore dei tranelli che la nuova epoca potesse tenderle e cioè quella di diventare “volgare e trasgressiva” a causa della necessità di “apparire” a tutti i costi.
    Tale processo nel suo perdurare, avrebbe conseguenze totalmente distruttive.
    La ricetta per il rinnovo e la sopravvivenza dell’arte figurativa, passa secondo me, attraverso ad una ridefinizione della motivazione della stessa all’insegna del buon gusto, della capacità decorativa , della riscoperta di valorizzazioni professionali che prendano ispirazione dai modelli classici.
    Inoltre serve un atteggiamento che preveda l’assoluta rinuncia di ricerche di sensazionalistici parallelismi con il mondo “trash” dei mezzi massmediatici moderni.
    Soprattutto però è necessaria la ricerca di nuove espressioni di bellezza che siano facilmente captabili principalmente dal grande pubblico, non dimentico dei piaceri che solo la tangibilità visiva del frutto della “manualità” espressiva e oserei dire, artigianale e materica del gesto d’autore, può produrre.
    Un saluto.



 

 

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