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  1. #1
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    Predefinito La Gioconda Di Leonardo Da Vinci (1452-1510)


    Quadro dipinto ad olio su legno di pioppo. Misura cm. 77 x cm. 53. Appartiene alle collezioni del Museo del Louvre di Parigi.
    In Italia si preferisce chiamarlo "La Gioconda", come lo nominò per primo, nel 1625, Cassiano del Pozzo. All'estero si conosce meglio col nome di "Monna Lisa", come lo intitolò Giorgio Vasari, nel 1550.

    Leonardo cominciò a dipingerlo nel 1503 a Firenze, vi lavorò fino al 1506, con interruzioni, secondo la sua abitudine, e non lo terminò mai, secondo la sua opinione.



    Rappresenta forse la signora Lisa Gherardini, moglie del commerciante fiorentino Francesco del Giocondo, o forse è una misteriosa signora fiorentina, il cui ritratto gli fu incaricato da Giuliano de' Medici, fratello di Lorenzo il Magnifico.
    O si tratta di una sconosciuta signora napoletana? Molto probabilmente non lo sapremo mai.



    Vasari scrisse che "La Gioconda" era bellissima e che Leonardo dipingendola aveva contattato musici, cantanti e buffoni, affinché la divertissero e la facessero sorridere, per far scomparire così la malinconia che generalmente appare nei ritratti tradizionali.
    Col passar del tempo la Gioconda si convertì nel ritratto tipico per eccellenza e, per uno di quei misteriosi capricci del destino, nel quadro più famoso del mondo.


    Infatti esistono 62 copie antiche della Gioconda (incluso alcune che la rappresentano nuda), delle quali le più conosciute si trovano nei musei di Roma, Madrid,Londra, Innsbruck, Monaco, Baltimora, Tours, Bourg-en-Bresse, e in collezioni private soprattutto inglesi. (Una copia si attribuisce a Bernardo Luini, un'altra al Salaino, altre si basano su cartoni di Joos van Cleeve, un'altra copia è d'uno spagnolo anonimo del 1500).


    Il quadro rappresenta una signora rinascimentale.
    Il suo viso appare quasi frontalmente, il corpo di tre quarti da un'impressione di movimento giratorio, una delle sua braccia riposa su uno dei braccioli della poltrona dove è seduta e la sua mano destra si posa delicatamente sull'altra.

    Contrariamente ai ritratti femminili dell'epoca la donna non porta gioielli, né altri ornamenti.

    D'accordo con la moda rinascimentale ha depilate le sopracciglia e parte dei capelli appena sopra la fronte, il petto stretto da un busto e il velo, che le avvolge i capelli, si distingue chiaramente per linea nera che ha sulla fronte.


    Un sorriso, sul quale tanto s'è scritto e discusso, sfiora le sue labbra. Sorriso che sembra venire da una luce interiore, dato che non si nota contrazione alcuna dei muscoli facciali. Sorriso enigmatico, misterioso, ma che potrebbe anche essere triste e tenero, compassionevole e dolce o, forse, ironico.



    Un'altra fonte d'illuminazione proviene dall'orizzonte, illumina il paesaggio e risalta il contorno della sua capigliatura. La bellezza della Gioconda non va ricercata nei suoi lineamenti facciali, ma nell'armonia degli elementi pittorici, nell'originalità meravigliosa dell'insieme e di ogni singolo particolare, nella saggia distribuzione dei colori ed anche nel perfetto accordo sorriso-paesaggio, che emana una sensazione misteriosa e irreale, come una sfida all'intelligenza e allo spirito di chi l'osserva.


    In secondo piano appare un paesaggio alpino dirupato, o meglio, sembrano due paesaggi diversi, separati dal ritratto della Gioconda, dato che i loro livelli non corrispondono con la linea dell'orizzonte. In tutti e due si possono scorgere picchi e rocce scoscese, fiumi sinuosi, vegetazione rada, laghi e un ponte.


    La composizione è studiata scrupolosamente seguendo regole e concetti geometrici, collocati armoniosamente. La figura della Gioconda corrisponde a un cono tronco, mentre le linee verticali dei picchi e delle rocce e del ritratto stesso si equilibrano con quelle orizzontali delle sue mani e braccia, della balaustrata della terrazza e del bracciolo visibile della poltrona, uniti dalle sinuosità dei fiumi, dalle pieghe del vestito e dalla stessa ondulazione del corpo.

    Leonardo faceva sempre numerosi bozzetti prima di cominciare i suoi quadri. Malgrado ciò, tutto quello che fu realmente studiato meticolosamente appare come una visione spontanea e naturale. Il paesaggio, per esempio, è irreale e scaturisce dall'immaginazione del pittore col suo inconfondibile stile.


    Infatti, come tutti i grandi artisti, Leonardo non imita la natura, ma la ricrea organizzando gli elementi naturali d'accordo con la sua interpretazione personale, il suo senso estetico ed espressivo, infondendole un accento poetico.



    Il paesaggio e la stessa Gioconda sono reinterpretati secondo concetti rinascimentali. Infatti tutto sembra reale e irreale, conosciuto e misterioso. Doppio mistero donna-natura. Identità misteriosa della donna, paesaggio misterioso, che oscilla tra il reale e l'irreale. Due aspetti dello stesso appassionate mistero che invita a investigarlo, interpretarlo, svelarlo.
    A questo punto sembrano udirsi le parole di Leonardo bambino, quando un giorno giunse sulla soglia d'una grotta oscura: "pervenni all'entrata d'una gran caverna, dinanzi alla quale restai alquanto stupefatto e ignorante di tal cosa... E stato alquanto, subito salse in me due cose: paura e desiderio: paura per la minacciante e oscura spilonca, desiderio per vedere se là entro fusse alcuna miracolosa cosa".

    L'ombra e la luce, che secondo il "Trattato della Pittura" di Leonardo, sono le prime delle otto parti che formano quest'arte, proporzionano vitalità e dimensione alla figura della Gioconda. Attenuando il chiaroscuro, grazie a una saggia graduazione, il pittore utilizza lo sfumato. Le ombre sono colorate, come le dipinsero gli impressionisti tre secoli più tardi.





    Nello stesso Trattato si legge che l'azzurro che si vede nell'atmosfera nonè un colore intrinseco, ma è prodotto dal vapore calido che evapora in atomi minuscoli e sensibili.

    D'accordo con ciò notiamo che Leonardo dipinse il paesaggio con toni azzurrognoli ed evanescenti, mentre più ci avviciniamo alla terrazza tanto più questi toni si tramutano in rosati e definiti. La stessa atmosfera è più densa quando avvolge il paesaggio, ma diventa più chiara e trasparente elevandosi dal suolo.

    La mente di Leonardo, così sistematica, lo spinge verso l'investigazione, la sperimentazione, ad un empirismo meticoloso, ma la sua sensibilità e la sua indole artistica riuscirono ad umanizzare la scienza trasformandola in poesia.



    GRAZIE LEONARDO !!

  2. #2
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    Questa descrizione non so chi l'abbia scritta, ma descrive la Gioconda come un bambino di dieci anni è in grado di descrivere il funzionamento di un'atomica.
    Non c'è nessun riferimento serio alla realizzazione della Gioconda, a partire dalle proporzioni della sezione aurea di fibonacci a proseguire col fatto che - assieme all'uomo vitruviano - è il simbolo più pregnante del razionalismo rinascimentale per realizzazione e simbolismo; in compenso ci sono degli utilissimi aneddoti sul metodo che leonardo utilizzava per far sorridere le modelle, roba da novella 2000.

  3. #3
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    ecco un modo alternativo di descrivere la Gioconda senza ricorrere alla serie di Leonardo da Pisa...


  4. #4
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    Originally posted by Mr2
    Questa descrizione non so chi l'abbia scritta, ma descrive la Gioconda come un bambino di dieci anni è in grado di descrivere il funzionamento di un'atomica.
    Non c'è nessun riferimento serio alla realizzazione della Gioconda, a partire dalle proporzioni della sezione aurea di fibonacci a proseguire col fatto che - assieme all'uomo vitruviano - è il simbolo più pregnante del razionalismo rinascimentale per realizzazione e simbolismo; in compenso ci sono degli utilissimi aneddoti sul metodo che leonardo utilizzava per far sorridere le modelle, roba da novella 2000.

    Caro amico,

    la mia intenzione era quella di porgere omaggio con questo mio thread alle donne di tutti i forum di Politicaonline in occasione della Festa della Donna e mi era sembrato che una presentazione del quadro di Leonardo in qualche maniera potesse rappresentare un omaggio idoneo fornito da un sito che si occupa di arte.
    Per l'occasione mi era pure sembrato che questo saggio alquanto semplice ed accessibile a tutti, ricavato comunque

    dalla Traduzione dallo Spagnolo in Italiano del prof. Giancarlo Nacher Malvaioli, autore del libro "Las Artes" (Le arti) e riportato dal sito:
    http://www.romagna.net/arsfactory/sapiens/gioconda.htm

    potesse proprio per il suo non tecnicismo esasperato, servire all'uopo ed essere accessibile anche ai non addetti ai lavori.
    Prescindendo pertanto dallo specifico motivo della postura, e confidando nella tua volontà di onorare la stupenda opera di Leonardo di trattazione più specifica ed approfondita, ti chiederei gentilmente di offrirci utile indicazione nel merito.
    Te ne saremmo infinitamente grati.
    Un saluto



  5. #5
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    Cesare Maccari
    (Siena 1840 - Roma 1919)
    Leonardo che ritrae la Gioconda
    1863
    Oio su tela cm 93,5 x 128
    Siena, Soprintendenza dei Beni Artistici e Storici
    (in deposito dell'Istituto Statale d'Arte)




    Francesco Podesti
    (Ancona 1800 - Roma 1895)
    Leonardo che presenta il pensiero di Leonardo al duca di Milano Ludovico il Moro
    1846
    Olio su tela, cm 165 x 232
    Caserta, Palazzo Reale

  6. #6
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    Francesco Podesti
    (Ancona 1800 - Roma 1895)
    Leonardo che presenta il pensiero di Leonardo al duca di Milano Ludovico il Moro
    1846
    Olio su tela, cm 165 x 232
    Caserta, Palazzo Reale

  7. #7
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    Ho voluto parlare della Gioconda e subito sono arrivate "le critiche". Il quadro di Leonardo è stato motivo di spunto di polemiche e controversie nel corso dei secoli. Nel merito posto questo:

    Processo al mito di Leonardo

    Il sorriso della Gioconda

    Estratto dal verbale della prima udienza - Sigillo, sabato 7 luglio 1999

    A cura di Giuseppe Pellegrini

    tratto da: http://www.protadino.it/19990919/17ilsorriso.html

    Nell'anniversario del primo disegno, precisamente datato di Leonardo (5 agosto 1473), che rappresenta la Val del Nievole dal Montalbano, come ogni anno il Museo ideale Leonardo da Vinci presenta una nuova iniziativa. Oggi si tratta "dell'avviso di garanzia" e dell'inizio "dell'Istruttoria per il processo al Mito di Leonardo con due primi capi d'accusa":

    1 - il leggendario progetto - ovvero "ghiribizzo" - di Leonardo di deviare l'Arno a nord del Montalbano, attraverso Prato - Pistoia - Serravalle, la Val del Nievole e il Padule di Fucecchio;

    2 - i più che discussi lavori progettati da Leonardo per deviare l'Arno lontano da Pisa e costringere questa città alla resa, al tempo della guerra con Firenze.

    Presiede l'udienza il Sindaco di Sigillo Signora Catia Mariani, Pubblica accusa il Dott. Alberto Gaudenzi, Avvocato difensore il Dott. Filippo Giacomo Surano, Giudice istruttore il Prof. Alessandro Vezzosi, Direttore del Museo Ideale Leonardo da Vinci a Vinci. La Giuria è composta da giurati di sesso femminile.

    La corte giudicante risolve subito, con atto di autorità, la questione preliminare sulla competenza territoriale, essendo Sigillo riconosciuta internazionalmente come sede ideale per l'effettuazione del volo libero (aspirazione massima del grande Leonardo). Il Sindaco-Presidente dichiara aperta e valida la seduta chiedendo al Giudice Istruttore di elencare i capi di accusa contro Leonardo da Vinci (1452-1519) pittore italiano nato ad Anchiano, figlio illegittimo di un Notaio, Piero da Vinci, e di una contadina, Caterina.

    Pubblica accusa - faccio notare a questo nobile consesso che la Giuria, così rappresentata, essendo composta di sole donne, non è legittimata a giudicare, in quanto essendo Messer Leonardo, uomo "belloccio" di bella presenza, inventore, pittore, può avere degli effetti negativi sul verdetto finale.

    Sindaco-Presidente - La mozione della pubblica accusa non può essere accolta in quanto tale motivazione è tendenziosa e priva di fondamento. La parola passa al Prof. Vezzosi che ci esporrà, con dovizia di particolari la materia del contendere.

    Prof. Vezzosi - Il mito di Leonardo con tutte le sue multiformi interpretazioni e "degenerazioni" ha alterato e prevaricato l'opera stessa, il sorriso della Gioconda. Il materiale raccolto viene esposto alla corte ed ai presenti anche con l'aiuto di immagini video e di un lettore. Si parte da Giorgio Vasari, si giunge fino a Salvador Dalì, attraverso innumerevoli testimonianze delle deformazioni prodotte dal mito, per i fini più disparati, non esclusi quelli commerciali. Vengono esibite come prove anche magliette riproducenti il famoso sorriso trasformato da un ghigno scomposto. Il celeberrimo sorriso della Gioconda non solo è stato definito sublime ma è stato anche accusato di essere "notturno ed enigmatico, machiavellico, e ambiguo". Come maschera ingannatrice di una donna vendicativa (Aldous Huxley nel 1922) e addirittura "di una donna che ha appena finito di divorare il marito a cena" (Lawrence Darrel nel 1957). Alla metà del 500 Giorgio Vasari lo aveva giudicato"un ghigno tanto piacevole, che era cosa più divina che umana vederlo, ed era tenuta cosa meravigliosa, per non essere vivo altrimenti", mentre Leo Steimberg, in un celebre "cartoon" introduce un curioso interrogativo: "invece di domandarci perché la Gioconda sorride, domandiamoci che cosa la trattiene dal ridere"! Se controversa è l'identità della Gioconda (storicamente riferita non solo a Monna Lisa del Giocondo, ma anche a Isabella Gualanda, paradossalmente oscillante tra la madre e l'autoritratto di Leonardo stesso, tra una donna incinta e un androgino), il mistero del suo sorriso trova ora l'ipotesi di una spiegazione scientifica a Sigillo, capitale del Volo libero e quindi con tutta l'autorità a giudicare.

    Il Pubblico accusatore - Sono in totale disaccordo con quanto sostenuto dal Prof. Vezzosi, e, dichiaro pubblicamente "sarebbe impensabile processare il mito e non il soggetto che lo originò". E dopo aver avvertito l'imputato Leonardo di non attendersi favori o sconti di pena, aggiungo: l'espressione della Gioconda che "trattasi del sorriso di una perfida strega destinata ad ingenerare dubbi nella mente degli onesti cittadini e perciò pericolosa per la legge e l'ordine e la sicurezza pubblica".

    Dott. Surano - Avv. Difensore - Vostro Onore, dopo aver ascoltato per anni ogni tipo di illazione e di accuse rivolte verso il Maestro Leonardo da Vinci in riferimento al ritratto, da lui eseguito, di Monna Lisa di Giocondo, sento il bisogno di testimoniare il mio convincimento sulla sua innocenza. Se Monna Lisa fosse stata una splendida fanciulla con forme del viso aggrazziate e piacevoli, il Maestro non sarebbe ora sul banco degli imputati

    Possiamo condannare un pittore perché non si è rifiutato di ritrarre una donna non molto bella? Poteva, d'altra parte, Leonardo alterare le fattezze di chi gli aveva commissionato il ritratto? Io, Vostro Onore, non ho le prove di quanto affermo, ma siccome tutte le accuse rivolte verso il Maestro sono anch'esse prive di certezze, chiedo che la mia testimonianza sia acquisita agli atti con pari valore delle altre. Quale espressione del viso? Far sorridere la signora, neanche a pensarlo. Meglio la bocca chiusa.

    Sindaco - Presidente - Prego il Dott. Surano di consegnare le prove alla corte.

    Pubblico Ministero - Vostro Onore. Chiedo che il Dott. Surano Filippo Giacomo sia condannato al pari di Leonardo e per entrambi si chiede "la pena capitale".

    Dott. Surano - Vostro Onore, Leonardo da Vinci ha solo ritratto una donna che aveva una strana ma non rara abitudine: "quella di digrignare i denti inconsciamente durante il sonno".

    Questa patologia si chiama "bruxismo", e consiste nell'attività involontaria di serrare i denti e farli grattare sulle sue superfici di chiusura, tanto da farli consumare fino a comportare gravi disturbi della masticazione e infiammazioni croniche della bocca. Vostro Onore, altri prima di me hanno indicato patologie dei muscoli del viso come causa della espressione de "La Giodonda". Io ritengo che Monna Lisa fosse una donna sofferente di una grave nevrosi d'ansia, stressata e fondamentalmente triste. Non si può quindi condannare il Maestro Leonardo da Vinci, il quale ha avuto solo la colpa di aver dovuto ritrarre una donna non bella e malaticcia, riuscendo, con grave perizia e maestria, a farne un capolavoro.

    Sindaco-Presidente - La corte si ritira per emettere il verdetto.

    Verdetto - Si proscioglie il Maestro Leonardo con formula piena da ogni addebito, e si condanna il Mito.

    Pubblico Ministero - Protesto vivacemente contro questa assurda sentenza: (Imitando il gesto di famosissimo magistrato nel corso di un noto processo a Milano, si toglie giacca, cravatta e camicia e mostra al pubblico una di quelle magliette tanto vivacemente da lui stesso contestate).

    Gli atti del processo sono depositati presso il Municipio di Sigillo, a disposizione di tutti. Il processo contro il Maestro Leonardo da Vinci si terrà a Vinci.

  8. #8
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    Originally posted by skorpion
    Eh già, la Gioconda è il prototipo di quei modelli che, per la loro autorità, condizionano ogni evoluzione, ed è facile attaccarne ironicamente il mito… E così la si rappresenta mentre ammicca, o con i baffi alla Salvador Dalì, o mentre fa “marameo”…
    Ma per comprendere questo quadro bisognerebbe vederlo avulso dal suo mito, per quello che realmente è nel suo contesto storico: la raffigurazione di una signora dei primi anni del '500. A partire dallo sfondo, un paesaggio brullo, che forma un tutt’uno con la figura femminile, che ne diventa così parte integrante, senza urti, senza violenze. Il lieve trapasso dei piani dalla luce all’ombra, lo sfumato, la leggerissima sfocatura dell’immagine esprimono quella palpitazione, quella penetrazione nell’atmosfera che fanno della Gioconda una persona umana nella più alta accezione rinascimentale, ossia completamente inserita nel mondo naturale.

    Leonardo coglie quel particolare momento in cui la donna passa dall’immobilità alla mobilità: ed ecco il famoso sorriso appena accennato, che ha fatto parlare di sé come di un unicum misterioso (ma che non è affatto un’eccezione…). Ed è proprio in questo sorriso la sintesi di Leonardo, dei suoi lunghi studi sperimentali, quegli studi scientifici apparentemente indipendenti dall’attività artistica e che invece trovano nella sua pittura il momento culminante. Né quel sorriso è manifestazione di gioia, un sentimento umano transitorio, ma piuttosto espressione della serena tranquillità di chi domina con la ragione.

    Dai miei vecchi appunti di storia dell'arte...

  9. #9
    ilariamaria
    Ospite

    Predefinito

    la vera arte è la capacità di rendere semplice e comprensibile a tutti, quello che gli intellettuali spiegherebbero scrivendo un libro incomprensibile..


    grazie del pensiero skorpion

  10. #10
    Lurido
    Ospite

    Predefinito Siete tutti puerili...

    Ormai lo sanno anche le pietre: la Gioconda non era altro che un coraggioso autoritratto del Leonardo...

 

 
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