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Discussione: Abbassiamo le Bandiere

  1. #1
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    Abbassiamo le Bandiere

    [mid]http://www.fmboschetto.it/musica/Mozart_REQUIEM%20K626%20-%20III.%20-%20Dies%20Irae.mid[/mid]

    Visita anche.......:
    http://www.freeforumzone.com/viewmes...p?f=4769&idd=9
    Abbassiamo, a lutto, le Bandiere Repubblicane
    ------------------------------------------------------------------
    Morto il sen.
    Biagio Pinto
    Cordoglio nel mondo politico salernitano. A 91 anni, è morto l'ex senatore Biagio Pinto, repubblicano che per cinque legislature mantenne uno scranno a Palazzo Madama. Era nato a Pisciotta il 27 settembre 1910 e proprio nel collegio del Vallo-Sala Consilina aveva costruito le sue fortune elettorali. A livello politico nazionale era cresciuto nel Pri guidato da Ugo La Malfa dando vita ad un caso unico nelle provincia di Salerno, di un gruppo repubblicano in grado di fungere da centro di attrazione per una generazione di moderati che volevano entrare nel mondo politico. Un gruppo che intorno a Biagio Pinto riuscì a resistere durante un periodo di profonde evoluzioni in quella che fu la Prima Repubblica. Infatti la prima elezione in Parlamente Pinto la ottenne nel lontano 1968 mettendo subito a disposizione dei Governi del pentapartito la sua competenza di medico. Fu così che nel 1975 venne nominato sottosegretario alla Sanità nel Governo guidato da Aldo Moro e successivamente l'esponente politico salernitano fu anche presidente della Commissione sanità di palazzo Madama e questore del Senato. Dopo 19 anni in Parlamento, nell’87 Pinto rinunciò a ricandidarsi mentre le successive evoluzioni della politica portarono alla scomparsa di quel fortissimo gruppo repubblicano a Salerno.
    ----------------
    tratto da IL MATTINO del 03-04-2002

  2. #2
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    Predefinito tratto da www.pri.it

    Deceduto Biagio Pinto, senatore del Pri per cinque legislature

    Il ricordo del segretario nazionale Nucara

    E' morto a Salerno, all'età di 91 anni , l'ex senatore Biagio Pinto.
    Nato a Pisciotta( SA) Biagio Pinto fu eletto a Palazzo Madama nelle liste del Pri per cinque legislature, dal 1968 al 1987, ricoprendo anche l'incarico di sottosegretario nel Governo Moro La Malfa. del 1975 .Fu anche questore del Senato e presidente della commissione Sanità di Palazzo Madama.
    Il senatore Pinto - ha detto il segretario nazionale del Pri on. Francesco Nucara - fu una di quelle figure tipiche della società civile del Mezzogiorno, che seppero passare dalla professione medica e dall'impegno in campo sanitario alla vita politica, sapendo mettere a disposizione del Parlamento e del Paese le specifiche competenze per avviare a soluzione i difficili problemi dello sviluppo del Mezzogiorno. Non è casuale ­ ha concluso Nucara - che l'elezione di Pinto al Senato sia avvenuta nel 1968,in concomitanza con quella di Michele Cifarelli e alla Camera di Francesco Compagna, e che il loro impegno meridionalista abbia rappresentato in quegli anni un punto di riferimento e di stimolo per l'iniziativa politica e legislativa a favore delle regioni del Sud, a quei tempi ancora ferme a livelli di vita estremamente precari.

  3. #3
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    Predefinito tratto da ALTO ADIGE del 17 aprile 2002

    Al funerale presenti il sindaco Salghetti e Di Puppo
    Addio a Romano Beer
    al cimitero di Merano

    BOLZANO

    La comunità ebraica dell'Alto Adige, il sindaco Salghetti, l'assessore Di Puppo insieme a tanti amici si sono stretti ieri a mezzogiorno attorno alla bara di
    Romano Beer
    72 anni, vicepresidente della comunità ebraica locale, per l' ultimo saluto al cimitero di Merano. «Era un uomo di grandi passioni - ricorda Di Puppo - che affrontava la vita prima col cuore, poi con la ragione». «E' scomparso un amico che aveva sopportato negli anni Trenta le persecuzioni nazi-fasciste», dice Federico Steinhaus, presidente della comunità. Di fede politica repubblicana e liberal Beer si era avvicinato ai radicali della lista Pannella. In tanti ricordano il suo impegno al Centro soccorso animali e la sua battaglia per salvare dall'eutanasia l'orso Pippo. Beer ha chiesto di essere seppellito vicino alla tomba del padre.

  4. #4
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    E’ recentemente scomparso l’amico
    Dino GREGGI

    Presidente del circolo “Giuseppe Mazzini” di Roncadello (Forli’).
    Al dolore della figlia Antonella e dei famigliari si uniscono con affetto la redazione del “Pensiero Romagnolo Repubblicano” , la Direzione della Consociazione Forlivese del PRI e gli amici di questo Forum.

  5. #5
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    Per Giulio Cavazza

    È difficile accettare l’idea che Giulio Cavazza non sia più con noi. Giulio l’equilibrato, Giulio il moderato, Giulio il paziente : l’uomo che ha tenuto insieme i tanti caratteri che allignano fra i mazziniani. Che ha saputo collocare l’Ami fuori delle contese di partito, quando ancora i partiti pesavano. Che non ha mai mancato di assecondare quell’istinto pedagogico alla cui origine stava il magistero di Giuseppe Tramarollo.
    Giulio era un mazziniano e basta. Democratico fin nel profondo, come tutti i veri mazziniani, ma inclassificabile, non assimilabile a squadre precostituite, non omologabile a niente e a nessuno. In questo vivere la politica come una naturale estensione della coscienza stava, in fondo, il suo (e il nostro) limite. Che poi, ai nostri occhi, limite non è. E’ l’accettazione, piuttosto, di un dato per noi evidente e irrinunciabile : la ricerca della verità non vale mai il consenso. Per questo siamo pochi e siamo destinati a restare pochi. E poveri. Giulio era un amministratore severo, perché conosceva il valore dell’indipendenza di giudizio. In un’epoca di fondi più o meno neri, di soldi facili, ha sempre respinto le sirene di chi gli avrebbe concesso spazi e risorse. Sapeva che quello era il prezzo da pagare per tenere l’Ami, con tutti i suoi difetti e tutte le sue debolezze, al riparo di un sistema che non poteva non corrompere.
    Oggi sappiamo che aveva ragione. L’Ami che ci ha consegnato è un sodalizio pulito, composto di gente per lo più tranquilla, che vuole contribuire con una quota del proprio tempo libero a tenere viva una coscienza civile nel nostro paese. Le cose che possiamo fare non sono molte, e non sempre riusciamo farle al meglio. Però ci proviamo.
    Giulio ci ha insegnato ad essere pazienti. Ad ascoltare. A dirimere, per quanto possibile, le cause di scontro, che all’interno dei mazziniani non mancano, perché essi, per tradizione, sono individualisti e molto permalosi. Giulio è stato il grande direttore di un’orchestra i cui membri non sempre sapevano suonare insieme. Grazie a lui, la nostra musica è piaciuta, e l’Ami è cresciuta, sia dal punto di vista numerico, sia sotto il profilo della credibilità e della rispettabilità. Gli dobbiamo tanto, quindi.
    Ma gli dobbiamo tanto anche per quello che ci ha insegnato come essere umano. Per la sua testimonianza terrena di bontà e di abnegazione, di senso del dovere e di pietà, di lucidità analitica e di tolleranza. Un uomo che è restato fino all’ultimo attaccato con forza ad una vita che, per lui, non è stata facile ; e per il quale valgono le parole del nostro Maestro : “Io non credo nella morte. Credo nella Vita, affermazione potente di una forza che vien da Dio, e non può perire senza che perisca parte del pensiero divino. La legge della Vita è per me segnata nelle sue aspettazioni universali, perenni; indizio della sua virtualità, e dell’intento che deve raggiungere, esse ci parlano d’immortalità, di progresso infinito, d’uno sviluppo di facoltà e di potenza che il breve corso dell’esistenza terrestre non può compiere; deve dunque compiersi altrove”.
    Roberto Balzani
    -------------------------------------------------------------
    tratto da.......:
    http://www.domusmazziniana.it/ami/
    il Pensiero Mazziniano

  6. #6
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    Giulio Cavazza

    era nato il 19 maggio 1920. Laureatosi in lettere a indirizzo classico, partì per la seconda guerra mondiale conseguendo la Croce di guerra al valor militare con la seguente motivazione:
    "Comandante di plotone collegamenti dava prova, in quattro giorni di continua violenta lotta di coraggio non comune e energia riuscendo ad assicurare il collegamento fra comando di reggimento e reparti dipendenti, contribuendo in tal modo validamente al successo dell'azione. " Djébé El Garbi - Tunisia - 18 - 20 aprile 1943.
    Da sempre strenuo difensore valori democratici e della libertà stigmatizzò naturalmente il tradimento della monarchia dopo l'8 settembre 1943 e partecipò alla liberazione dell'Italia e alla ricostruzione del paese lottando con tenacia in nome dei principi repubblicani. La militanza nell'Associazione Mazziniana Italiana, prima in stretta collaborazione con Giuseppe Tramarollo e Michele Cifarelli e poi come presidente dell'Associazione costituiva per lui il momento più alto di impegno civile, insieme con la sua attività di docente nei licei bolognesi, di libero docente universitario, di autore di numerosi studi, saggi, articoli, apparsi su giornali e riviste, a cominciare dal "suo" "Pensiero mazziniano" che, per lungo tempo, ha letteralmente costruito pagina dopo pagina. Tra i suoi scritti storici di stretto interesse mazziniano ci pare opportuno menzionare almeno:

    Il liberalismo moderato bolognese e la "Conferenza Economico-morale" nei rapporti epistolari fra Luigi Tanari e i liberali marchigiani e umbri (1846-1847), in "Bollettino del Museo del Risorgimento", Bologna, anni XII-XIII, 1967-1968;

    Il liberalismo bolognese e i suoi rapporti con Gabriele Mastai nel primo anno di pontificato di Pio IX, in "Pio IX", anno 3 (1974), Città Del Vaticano, Editrice La Postulazione, 1974;

    Luigi Tanari nella storia risorgimentale dell'Emilia-Romagna, Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1976, scritto in collaborazione con A. Bertondini;

    Bologna dall'Età napoleonica al primo Novecento (1796-1918), in Storia di Bologna, Bologna, Alfa, 1978, ora in anastatica presso University Press Bologna 1996;

    Il Governo piemontese e la spedizione dei Mille in alcune lettere di Marco Minghetti agli amici bolognesi, in "Bollettino del Museo del Risorgimento", Bologna, anni XXIII-XXIV-XXV, 1978,1979, 1980;

    Il movimento repubblicano in Emilia - Romagna dal Risorgimento al 1948, scritto in collaborazione con Domenico Berardi, in Storia dell'Emilia - Romagna, Imola, University Press Bologna, 1980;

    Anna Grassetti Zanardi e la cospirazione mazziniana nelle Legazioni, in "Bollettino del Museo del Risorgimento", Bologna, anni XXIX-XXX, 1984-1985;

    Correnti politiche del Movimento democratico in Europa, "Archivio Trimestrale", n. 1, gennaio - marzo 1986

    Quirico Filopanti "rappresentante del popolo nella Repubblica Romana", Bologna, Santerno Edizioni, 1999, versione ampliata del saggio già apparso su Un democratico del Risorgimento:

    Quirico Filopanti, a cura di A. Preti, Bologna, Il Mulino, 1997;

    Cospirazioni e moti risorgimentali dal 1831 al 1845 nei ricordi di Augusto Aglebert, Imola, University Press Bologna, 2001.

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    Fermo

    Al termine dell’ultima assemblea della locale sezione dell'AMI, indetta per discutere delle attività da svolgere nell’anno 2082, è stato ricordato il nostro Presidente nazionale onorario
    Giulio Cavazza
    scomparso recentemente.
    Compito doveroso, per il grande impegno disinteressatamente profuso per la nostra Associazione; ma in modo particolare ci ha fatto piacere rievocare il lucido pensiero costantemente espresso sul ruolo dell’Associazione mazziniana, sulle ragioni della sua istituzione e sull'attività che essa deve svolgere nel contesto nazionale e mondiale.
    Al proposito, circa un anno fa, proprio Cavazza scriveva:
    “Come membri di un’Associazione che, fondata nel 1943, in un momento particolarmente drammatico per l’Italia e, più in generale, per le sorti dell’umanità, ci si richiama in primo luogo alla tradizione repubblicana risorgimentale e all’impegno per “l’unità federale europea nel quadro dell’organizzazione internazionale dei popoli” (art. 1 0 dello Statuto). Abbiamo il dovere primario di comportarci in conseguenza, curando con impegno generoso e costante un rapporto culturale ed educativo con le nuove generazioni ed essendo nello stesso tempo presenti, con la nostra attività editoriale, nel dibattito politico: questo è il significato e la giustificazione dell’esistenza dell’Associazione Mazziniana Italiana, che deve sempre fondarsi interamente sul volontariato gratuitamente e disinteressatamente prestato dai suoi associati. Il che ovviamente, esclude qualsiasi metamorfosi politica di comodo; poiché la nostra posizione non può mai discostarsi dall’ambito della sinistra democratica di origine risorgimentale, ugualmente critica sia nei confronti del marxismo che nei confronti di qualsiasi forma di liberalismo individualistico e asociale”.
    Non crediamo quindi che nell’AMI possa esserci spazio per l’opportunismo, per il tergiversare, per tornaconto di prestigio, né, tanto meno, materiale. Diversamente l’Associazione non avrebbe futuro.

    Antonio Cuccù

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    In memoria di

    Nunzio Modica

    Messina

    I mazziniani sono in lutto per la scomparsa del prof. Nunzio Modica, avvenuta nel febbraio 2002 all'età di 76 anni. Il prof. Nunzio Modica, fratello del prof. Vincenzo, presidente della sezione AMI di Messina, da oltre quarant'anni dirigeva l'Istituto scolastico "Modica", in cui ha proseguito l'azione educatrice del padre, il prof. Francesco, nobile figura di mazziniano e di repubblicano. Per molti anni Nunzio è stato segretario della sezione messinese del PRI. Negli anni Novanta, lasciato il PRI, rimase fedele agli ideali mazziniani, mantenendo l'adesione all'Associazione mazziniana.
    Ho conosciuto i fratelli Modica durante la battaglia referendaria del 1946 a messina, presso l'istituto "Modica", che era il punto d'incontro dei giovani repubblicani. In quei giorni è nata un'amicizia sincera che dura da oltre mezzo secolo, rafforzata dalla comune fede ideologica. Nunzio, fervente mazziniano, era uomo di forti passioni politiche e di grande impegno sociale. Era stimato e ammirato dai compagni di fede anche per la sua grande cultura e per l'ardore giovanile col quale partecipava alle battaglie. L'ultimo nostro incontro fu a Milazzo, ad un comizio di Enzo Bianco in occasione delle elezioni al Parlamento europeo. Fummo felici di incontrarci. Mi riferì con piacere e commozione che Bianco, in una riunione, aveva detto di essere mazziniano e aveva ricordato di essere stato segretario della Federazione giovanile repubblicana.
    Nunzio Modica appartenne a quella sparuta schiera di giovani che, in una Messina in grande prevalenza monarchica (dimentica che nel 1866 aveva eletto tre volte Mazzini deputato) si battè con entusiasmo per sostenere l'affermazione dell'idea repubblicana, sulla scia dei vecchi mazziniani, fra i quali mi piace qui ricordare, scusandomi per le dimenticanze: Francesco Modica, Silvio Longo, Melchiorre Gugliotta, Giuseppe Vinci, Giovanni Zanghì, Beccaria, Morpurgo.

    Luigi Celebre

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  9. #9
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    Predefinito da IL RESTO DEL CARLINO 8 luglio 2002

    Tutta Forlì piange
    Raimondo Rivizzigno

    Dopo una breve malattia, è scomparso venerdì scorso il cavalier Raimondo Rivizzigno. Nato nell'ottobre del 1912, era assai conosciuto a Forlì dove fu viceintendente di finanza. Lascia la moglie Anna, la figlia Gabriella e i figli Vincenzo, Niccola e Marcello, titolari di un affermato studio tecnico. All'ingegner Marcello Rivizzigno, in particolare, ex assessore comunale al personale, va peraltro il cordoglio del Pri, partito del cui consiglio nazionale è tuttora membro. Il funerale si svolgerà oggi, a San Mercuriale alle 10.45.

  10. #10
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    Predefinito dal RESTO DEL CARLINO 16 luglio 2002

    Si è spento
    Francesco Bagli
    il medico che amava la politica

    Allegro, appassionato della vita e della politica, Francesco Bagli (nella foto) se n'è andato ieri alle 12 e 30 in punta di piedi dopo l'ultima battaglia.
    Era ricoverato da tempo all'ospedale "Sacra Famiglia" di Novafeltria. Settanta anni, primario di cardiologia presso il nosocomio feretrano, Bagli era da poco andato in pensione. Il padre, Luigi Bagli, medico originario di Riccione, vinse la condotta a Casteldelci, dove rimase "esiliato" dal fascismo.
    Francesco, repubblicano, aveva ricoperto la prima volta la carica di consigliere comunale a Casteldelci, nel 1985, nella giunta Pri-Dc (con Pci e Psi all'opposizione). Dopo la svolta dell'edera impressa da La Malfa, aveva sposato la visione politica del centro-destra; attualmente "Cecchino" (così lo chiamavano gli amici) era consigliere comunale di minoranza a Novafeltria.
    "Nutro grande stima nei suoi confronti - dice commosso Franco Vicini, assessore al Turismo della Comunità Montana e repubblicano storico della vallata -. Quando nel 1997 il centro-destra gli offrì la poltrona da candidato sindaco, lo andai a trovare chiedendogli di cambiare idea: come puoi schierati contro tanti tuoi amici impegnati sull'altra sponda? Per tutta risposta, lui prese il telefono e si ritirò dalla competizione".
    "Cecchino" anche in politica portava il consueto buonumore. "Alle riunioni parlava di amministrazione per 20 minuti, poi riusciva sempre a far scivolare il discorso verso altri territori", lo ricordano gli amici.
    Lascia la moglie Edda e le figlie Francesca e Maria Cristina. Il funerale è previsto nel pomeriggio presso la chiesa parrocchiale.

    m.c.

 

 
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