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Discussione: I perche' della guerra

  1. #1
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    Predefinito I perche' della guerra

    Anzlizziamo qualche motivo PLAUSIBILE del perche' Bush vuole tanto un conflitto:

    1) CONTROLLO STRATEGICO DELLE RISORSE PETROLIFERE

    Ecco aclune tabelline riassuntive. Tutti i dati rielaborati da questa fonte http://www.eia.doe.gov/emeu/iea/ invito tutti a controllare

    RISERVE DI PETROLIO
    Saudi Arabia 25.5%
    Iraq 10.9%
    United Arab Emirates 9.5%
    Kuwait 9.4%
    Iran 8.7%
    Venezuela 7.5%
    Russia 4.7%
    Libya 2.9%
    Mexico 2.8%
    China 2.3%
    Nigeria 2.2%
    United States 2.1%
    Others 11.5%

    CONSUMO DI PETROLIO
    United States 25.5%
    Japan 7.0%
    China 6.5%
    Germany 3.6%
    Russia 3.4%
    Brazil 2.9%
    Korea, South 2.8%
    India 2.8%
    France 2.6%
    Mexico 2.5%
    Canada 2.5%
    Italy 2.4%
    Others 35.6%

    Ora per vedere quali paesi possono esportare nel medio-lungo periodo basta prendere le riserve in percentuale e sottrarre i consumi in percentuale. Cosi' si ha la produzione netta (=esportazioni). Solo chi ha valore positivo puo' esportare. Ecco la lista:

    PRODUZIONE NETTA
    Saudi Arabia 23.6%
    Iraq 10.3%
    United Arab Emirates 9.1%
    Kuwait 9.0%
    Iran 7.1%
    Venezuela 6.8%
    Libya 2.6%
    Nigeria 1.8%
    Russia 1.4%
    Qatar 1.2%
    Norway 0.7%
    Algeria 0.6%
    Angola 0.5%
    Oman 0.5%
    Yemen 0.3%
    Kazakhstan 0.3%
    Mexico 0.2%
    Gabon 0.2%
    Congo (Brazzaville) 0.1%
    Brunei 0.1%

    NB la tabella sopra e' la differenza tra % di riserve e % di consumi quindi la somma e' ZERO e non UNO. Per avere la % considerando solo i paesi esportatori (con produzione netta positiva) bisogna normalizzare, si veda la tabella sotto.

    Gli USA hanno una domanda netta di 23,3%, prevista in aumento a circa il 30%. Dalla tabella sopra capite bene che IN OGNI CASO gli USA dipedono da uno o piu' degli stati oggi apertamente o parzialmente ostili. Tale dipendenza e' ancora maggiore se si considera che sul mercato il prezzo e' UNICO. Guardiamo chi ha maggiore influenza sul prezzo del petrolio normalizzando i valori della produzione netta in modo che sommino a 100%.

    INFLUENZA
    Saudi Arabia 30.8%
    Iraq 13.5%
    United Arab Emirates 11.9%
    Kuwait 11.8%
    Iran 9.2%
    Venezuela 8.9%
    Libya 3.4%
    Nigeria 2.4%
    Russia 1.8%
    Qatar 1.6%
    Norway 0.9%
    Algeria 0.8%
    Angola 0.6%
    Oman 0.6%
    Yemen 0.4%
    Kazakhstan 0.4%
    Mexico 0.3%
    Gabon 0.3%
    Congo (Brazzaville) 0.2%
    Brunei 0.2%

    E' paelese che le cose oggi stanno maluccio per gli USA. Per capire la posta in gioco basta considerare che una crisi petrolifera causa STAGFLAZIONE (si veda cosa e' capitato negli anni 70), oltre a vari problemucci strategici (non per nulla gli USA hanno messo su riserve strategiche in caso di emergenza http://www.fe.doe.gov/program_reserves.html). Ma non c'e' alcun dubbio che se volessero, Arabia Saudita ed Iraq da soli potrebbero fare il bello e cattivo tempo...

    2) LOBBIES

    Come ben noto, il sistema americano si basa su gruppi di pressione (lobbies) che sponsorizzano la campagna elettorale dei candidati ed hanno una notevole influenza (spesso proporzionale ai contributi) sulle decisioni.

    Fortunatamente queste informazioni sono pubblcio dominio e possiamo controllare chi ha finanziato Bush ed i Repubblicani senza troppi problemi: http://www.opensecrets.org/industries/index.asp

    Ho quindi fatto una tabella riassuntiva con le percentuali donate ai repubblicani nel 2000. Al solito invito tutti a controllare:

    ENERGY/NAT RESOURCES 75%
    AGRIBUSINESS 73%
    TRANSPORTATION 72%
    CONSTRUCTION 67%
    DEFENSE 65%
    HEALTH 60%
    FINANCE INSURANCE 58%
    COMMUNICATIONS 45%
    LAWYERS 32%
    LABOR 6%

    Dei 5 gruppi che chiaramente hanno supportato Bush (>60%), 3 avrebbero certamente un forte interesse diretto ad un conflitto (Energy/Construction/Defense), Agrobusiness essendo un consumo di base si troverebbe in una posizione di indifferenza, Transportation e' incerto perche' la guerra da un lato vedrebbe calare sia i consumi di veicoli che gli spostamenti, dall'altro comprende parecchi gruppi industriali che forniscono direttamente o indirettamente (come indotto) la difesa.

    Energy: vedrebbe un immediato profitto derivante dall'aumento del greggio e, successivamente, una maggiore espansione delle operazioni di estrazione in aree al momento non controllate. Entrambe gli effetti valgono svariate decine di miliardi di dollari.

    Defense: ha gia' visto aumentare le commesse e gli appalti per cifre stratosferiche (multipli del deficit italiano). Anche parte di imprese incluse nel gruppo "transportation" che fanno parte dell'indotto difensivo beneficerebbe in maniera considerevole.

    Constraction: Molte imprese americane sarebbero incaricate della ricostruzione irachena, stimata a 50+ miliardi di euro. Inoltre, da che mondo e mondo in caso di guerra le societa' di costruzione vedono il loro valore aumentare e sono le uniche ad andar bene in caso di attacco interno o catastrofe.

    3) LOBBY EBRAICA

    Ai gruppi sopra c'e' da aggiungere la lobby ebraica, certamente molto influente, ma la cui pressione non e' direttamente quantificabile dai dati sui finanziamenti (a meno di andarsi a spulciare uno ad uno i contributi di individui). Come noto gli ebrei hanno votato in blocco per Bush, nonostante la presenza di Lieberman con i democratici. Certamente anche tale gruppo ha un interesse alla guerra, per eliminare o indebolire alcuni potenziali nemici, e per mascherare un'ulteriore espansione degli insediamenti ed un maggior controllo dei territori palestinesi.

    4) POLITICA KEYNESIANA

    Una guerra presenta la possibilita' di effettuare politiche keynesiane fottendosene del deficit. In questo momento tale politica gioverebbe agli USA, ma si tratta di una scelta difficilmente giustificabile da parte del partito repubblicano, se non mascherando tali spese con una operazione militare.

    5) DIVERSIVO

    Inevitabilmente una guerra sposta l'attenzione degli elettori dai problemi interni, che non sono pochi (stagnazione economica -comunque oro comparato all'Italia...-, crisi aziendali etc...) a questioni di politica estera. Inoltre la guerra negli USA rafforza l'immagine del presidente.

    6) SVALUTAZIONE DEL DOLLARO

    C'e' il rischio che l'Opec, seguendo l'esempio dell'Iraq, adotti l'euro come valuta di scambio, portando ad una svalutazione permanente del dollaro....



    Come vedete di motivi ce ne sono molti e non si tratta di certo di giustificazioni superficiali (a meno di voler considerare superficiali interessi per centinaia o migliaia di miliardi di dollari). Sicuramente sono molto piu' plausibili delle motivazioni "umanitarie".

  2. #2
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    Predefinito

    Analizziamo ora le motivazioni "ufficiali"

    1) GUERRA PER IL BENE DEGLI IRACHENI

    Personalmente dubito che Bush passi le nottate a piangere sulla sorte degli iracheni, tuttavia prendiamo per buona tale considerazione. A questo punto bisogna chiedersi.

    1) E' possibile instaurare dal nulla una democrazia?

    La democrazia infatti non e' un qualcosa che si puo' imporre o un semplice dono. La storia ci ha insegnato piu' volte che la democrazia deve essere apprezzata dagli stessi cittadini. Ed i cittadini devono essere pronti a sacrificarsi per essa. Se i cittadini non sono pronti a cio' ogni regime democratico non puo' che essere intrinsicamente fragile e velleitario. Inoltre sono i cittadini a dover decidere di sacrificarsi per la democrazia. Tale sacrificio non puo' in nessun caso essere imposto dall'esterno come "costo collaterale", altrimenti si ha un omicidio e non un sacrificio.

    2) E' plausibile uno scenario in cui alla fine della guerra si instauri un regime democratico?

    Personalmente non credo. Per quanto detto sopra e perche' ci sono molti altri scenari altrettanto o ancora piu' plausibili che renderebbero la situazione invariata o la potrebbero addirittura peggiorare. Quali sono questi scenari?:

    a) La guerra si protrae a lungo e coinvolge altri paesi.
    b) Saddam cade e viene sostituito con un altro dittatore (al momento piu' simpatico agli USA, ma che in futuro potrebbe rappresentare un nuov nemico) mantenendo intatta la struttura di potere.
    c) Saddam cade, gli USA se ne vanno e ci sono lotte intestine tra varie fazioni, con vari colpi di stato.
    d) Occupazione americana protratta che porterebbe inevitabilmente ad un forte sentimento di antiamericanismo in tutta l'area.
    e) Saddam resta al potere come gia' avvenuto nel 91.


    2) SADDAM HA COLLEGAMENTI CON I TERRORISTI, PRINCIPALMENTE BIN LADEN

    Non credo che Saddam abbia nulla a che fare con Bin Laden. Infatti e' noto che Bin Laden vuole lo stato ISLAMICO UNICO. Se fosse al potere, per prima cosa, toglierebbe di mezzo proprio Saddam, dittatore LOCALE di un regime considerato con disprezzo SOCIALISTA e certamente non islamico. Tale avversione e' piu' che evidente dai discorsi di Bin Laden dove il terrorista ha sempre mostrato supporto al POPOLO iracheno, ma allo stesso tempo ha sempre criticato il regime socialista di Saddam. E' del tutto evidente che Saddam e Bin Laden non si amano troppo. Al momento l'unica cosa che li accomuna e' l'odio per gli USA, ma anche in questo caso a Saddam non conviene strategicamente allearsi a Bin Laden (vedi sotto).

    Quanto a prove provate siamo sullo ZERO ASSOLUTO. I migliori servizi segreti del mondo non hanno trovato NESSUN LEGAME. E' certo che Saddam non c'entra una mazza con l'attentato dell'11 settembre, ne' con gli altri attentati terroristici recenti.

    Inoltre non c'e' alcun dubbio che i terroristi siano favorevolissimi ad una guerra in Iraq. Gia' solo questo dimostra quali possano essere i rapporti tra Saddamed i terroristi...

    3) SADDAM HA ARMI DI DISTRUZIONI DI MASSA

    La cosa e' ovviamente plausibile, tuttavia e' normale chiedersi quale sia l'entita' e la pericolosita' di tali armamenti. Non si sa neanche se tali armi esistono. E' certo che buona parte di tali armi sono state distrutte, e' certo che Saddam non ha alcun programma nucleare attivo, e' certo che ricostruire un arsenale sotto l'embargo e sotto lo scrutinio dell'intelligence americana/israeliana ed inglese non e' cosa semplice (il primo arsenale fu costituito con il SUPPORTO di questi paesi e ci vollero dieci anni). Riuscire a nascondere le armi preesistenti quando ogni centimetro quadrato e' sotto osservazione da satelliti e aerei spia sembra alquanto ardito. ANCHE SE rimanessero armi di distruzione di massa, sarebbero piccole quantita' sotterrate da qualche parte e di dubbia efficacia, copratutto se comparate a quanto disponibile altrove...

    Ci sono MOLTI altri paesi con armi ben piu' potenti ed in PALESE violazione delle risoluzioni ONU. Israele in barba alle risoluzioni e' la quinta potenza nucleare al mondo. La Corea rappresenta al momento un pericolo molto piu' grave e molto piu' imminente, ma con la Corea non faranno alcuna guerra ne' ora, ne' in futuro, invece la pagheranno parecchi miliardi di dollari per ogni testata nucleare...

    Anche SE Saddam avesse effettivamente distrutto tali armi la prova CERTA della non esistenza delle armi chimiche/battereologiche e' semplicemente impossibile. Infatti SE anche tali sostanze fossero state disperse nel terreno, trattandosi di sostanze solubili, sarebbe possibile trovare alcune tracce (che infatti sono state riscontrate), ma data la permeabilita' del terreno diventa del tutto impossibile stabilire le quantita' (discorso diverso per le sostanze radioattive che lasciano una chiara traccia identificabile anche a distanza di decenni). Prove documentali sono una pagliacciata, un foglio di carta con un timbro non dimostrerebbe nulla. Ogni interpretazione restrittiva della risoluzione 1441 che equiparasse la collaborazione ad una richiesta di prove CERTE sulla non esistenza delle armi e' pertanto solo una pagliacciata ed una giustificazione tautologica della guerra.

    Punto ancora piu' importante, Saddam NON HA VEICOLI per portare tali eventuali armi in occidente, con i missili attualmente in distruzione e nonostante la gittata piu' lunga del previsto non e' possibile raggiungere neanche Israele, figuriamoci gli USA o l'UK. La forza aerea di Saddam e' nulla.

    L'unica alternativa sarebbe quella di VENDERE le armi ai terroristi, vedi sotto.

    4) SADDAM POTREBBE VENDERE LE ARMI AI TERRORISTI

    Posto che non si sa se tali armi esistono, non si capisce da un punto di vista strategico perche' mai Saddam dovrebbe vendere le armi ai terroristi. Infatti non sono certo i soldi il problema poiche' come noto Saddam ha a disposizione ingenti risorse petrolifere. Inoltre essendo gli ispettori a conoscenza dei materiali in possesso di Saddam, qualora questi venissero utilizzati sarebbe estremamente semplice verificarne la provenienza (cosa molto diversa e' verificare i quantitativi dispersi nel terreno). Il che' implicehrebbe una immediata e massiccia operazione di ritorsione con possibile uso di armi atomiche su un chiaro bersaglio. I terroristi invece essendo difficilmente rintracciabili non sarebbero efficacemente perseguibili (Bin Laden insegna). Saddam e' un gran bastardo ma certamente non e' un deficiente.

    Inoltre non si capisce perche' i terroristi abbiano bisogno di Saddam per reperire armi di distruzioni di massa. Ci sono una miriade di fonti nel mondo (sopratutto il mercato nero russo), che possono fornire armi MOLTO piu' pericolose (es bombe sporche) di quelle in possesso di Saddam. Ci sono letteralmente tonnellate di strontium, celsium cloride, borillium... che non si sa neanche dove siano... basta un solo Kg per rendere Londra inabitabile per 200 anni. L'agenzia atomica ha sempre controllato le sostanze radiottive utilizzabili in ordigni nucleari - uranio e plutonio - ma fino a poco fa' a nessuno e' venuto in mente di controllare le ALTRE sostanze radioattive...

    5) TOGLIENDO DI MEZZO SADDAM SI INFLIGGE UN DURO COLPO AI TERRORISTI

    Di certo non si eliminano gli assassini togliendo di mezzo UN SOLO NEGOZIETTO di fucili (visto che non si sa neanche se ci siano fucili in vendita...). Anzi tutto lascia pensare che con una ulteriore guerra contro il popolo iracheno il numero di terroristi non puo' che aumentare visto che ogni giorno si ritrovano nuovi adepti incazzati che fanno la fila per iscriversi ai corsi di kamikaze. Si sta facendo esattamente il gioco di Osama: destabilizzazione dell'area islamica, estremizzazione del conflitto, percezione (giustificata) di un accanimento occidentale contro tutto il mondo islamico (anche moderato)... Altro che lotta al terrorismo... Avessero speso 120 miliardi di dollari per risolvere la questione palestinese e promuovere le strutture democratiche oggi i kamikaze si troverebbero col lanternino...

    6) SE NON ERA PER LE PRESSIONI MILITARI SADDAM NON AVREBBE FATTO NULLA

    Di questo ne sono certo, fermo restando i punti sopra. Bisogna pero' cheidersi quali pressioni militari sarebbero state opportune per sveltire il corso della 1441 e tranquillizzare il mondo (ammesso che ci fosse stato bisogno di essere tranquillizzati...). Infatti una minaccia CREDIBILE sarebbe stata sufficiente. USA e UK pero' non solo hanno fornito una minaccia credibile, hanno fatto molto di piu' e di peggio! Hanno imboccato una strada senza ritorno, scegliendo uno scenario in cui la guerra e' l'UNICA soluzione possibile (essendo il ritiro delle truppe un massacro economico-politico per USA e UK). Ovviamente tale situazione e' ANCHE una minaccia credibile. Tuttavia la situazione e' tale che INDIPENDENTEMENTE dalle azioni di Saddam le conseguenze sarebbero le stesse. Cioe' la guerra. Questo atteggiamento NON agevola e rafforza le risoluzioni ma ne vanifica il loro stesso spirito, non ha nulla a che fare con le risoluzioni ONU ed e' pertanto totalmente inaccettabile.

  3. #3
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    "Se dici una menzogna enorme e continui a ripeterla, prima o poi il popolo ci crederà. La menzogna si può mantenere per il tempo in cui lo Stato riesce a schermare la gente dalle conseguenze politiche, economiche e militari della menzogna stessa. Diventa così di vitale importanza per lo Stato usare tutto il suo potere per reprimere il dissenso, perché la verità è il nemico mortale della menzogna e, di conseguenza, la verità è il più grande nemico dello Stato."

    Joseph Goebbels
    Ministro della Propaganda della Germania nazista (1933-1945)

    In questi giorni l'opinione pubblica internazionale e molti governi del pianeta attendono con angoscia lo scatenarsi, da un momento all'altro, della guerra statunitense contro l'Irak, conflitto annunciato, giustificato e pilotato dai media che fanno capo agli apparati dell'alta finanza. Dei molti analisti che tengono d'occhio la situazione ben pochi sono riusciti a rilevare le ragioni reali che determinano questa crisi e i veri obiettivi dell'azione in fieri.

    Controllo diretto delle risorse ed espansione geostrategica a parte, la famiglia dei petrolieri Bush e il management politico-finanziario del nuovo ordine mondiale seguono da mesi con crescente panico l'evoluzione dell'euro, la nuova moneta che fino a poco tempo fa consideravano con un sorriso di compatimento. Quali le ragioni di questo stato d'allarme? Per rispondere alla domanda è necessario, a nostro parere, considerare la successione degli avvenimenti che seguono facendo attenzione alle date.

    Già nel novembre 2000 il governo dell'Irak decise che, nelle sue future transazioni commerciali riguardanti le vendite di idrocarburi, il dollaro sarebbe stato sostituito dall'euro. Immediatamente dopo l'entrata in vigore della nuova moneta europea le intere riserve irakene, ammontanti a 10 bilioni di dollari depositati alle Nazioni Unite nel quadro del programma "Oil for food", furono convertite in moneta europea.

    Ricordiamo che l'Irak è il paese considerato come la seconda riserva di petrolio al mondo dopo l'Arabia Saudita.
    Nonostante la conseguente perdita di valore dei depositi irakeni (fino a poco tempo fa l'euro era deprezzato rispetto al dollaro), le notizie su quanto era accaduto furono, naturalmente, tenute accuratamente nascoste dall'amministrazione statunitense, da Wall Street e dagli organi d'informazione, nel timore che potessero influenzare pesantemente gli orientamenti degli investitori e i livelli di spesa dei consumatori1. Adesso, naturalmente, con il rapporto dollaro/euro capovolto, il valore delle riserve irakene è notevolmente aumentato.

    La diffusione di simili notizie avrebbe rischiato di veder aumentare la richiesta per nuove politiche energetiche meno dispendiose, attivare lo sfruttamento di fonti alternative a quelle petrolifere, richiedere un maggior rispetto dell'ambiente, ecc.
    La mossa irakena puntava, ovviamente, ad ammorbidire la linea degli USA sull'embargo ed a stimolare l'azione politica dei paesi europei favorevoli al ridimensionamento o a l'abolizione delle sanzioni.
    Va precisato a questo punto che l'economia statunitense è strettamente legata al ruolo del dollaro come moneta d'interscambio internazionale e nel caso questo ruolo venisse meno all'improvviso l'intero suo funzionamento andrebbe in crisi.
    La presenza di sempre più massicce forze armate degli USA nell'area del Golfo Persico ha dunque lo scopo non solo di far pagare a Saddam Hussein questo pericoloso sgambetto economico ma anche di servire come monito permanente agli altri paesi dell'OPEC, come Iran3 e Arabia Saudita, che stanno valutando con interesse una analogo escamotage.

    In Iran la proposta di cambio valuta è stata analizzata dalla Banca Centrale e se presentata al parlamento la sua approvazione è data per scontata. I parlamentari iraniani ritengono infatti che una simile soluzione sia logica essendo l'euro più conveniente del dollaro. Come dimostra l'operazione decisa nel corso del 2002, quando molte delle riserve in valuta della Banca Centrale Iraniana sono state cambiate da dollari a euro.

    Secondo il deputato Mohammed Abasspour, membro della Commissione Parlamentare per lo Sviluppo, le riserve cambiate superano ormai il 50% e il rafforzamento dell'euro porterà ai paesi asiatici, in particolare a quelli esportatori di greggio, un'opportunità nuova per creare legami più forti con i paesi membri dell'Unione Europea. Inoltre Abasspour ritiene che il commercio mondiale attualmente monopolizzato dal dollaro possa essere ridimensionato dalla diffusione dell'euro a beneficio della concorrenza e dell'intero mercato. Sono così facilmente comprensibili i motivi per cui l'Iran viene collocato subito dopo l'Irak nell'elenco dei paesi canaglia sui quali attivare la "guerra al terrore".

    Agli inizi di dicembre 2002, senza che niente lo facesse presagire, anche un altro dei paesi del cosiddetto asse del male, la Corea del Nord, annunciava ufficialmente il passaggio alla nuova valuta europea per i suoi commerci6. La scelta di questo paese, di struttura economica estremamente precaria, non potrà provocare, comunque, un danno economico significativo agli USA, ma è un ulteriore segnale.

    Il comportamento politico-militare statunitense dopo l'11 settembre 2001, diplomaticamente rozzo ed irrispettoso dei trattati, ha trasformato le simpatie internazionali, già per altro esistenti ma fortemente accentuate dalla tragedia, in un malcelato antiamericanismo che affiora anche tra gli alleati più tradizionali.

    Uno studio della defunta Enron aveva identificato l'area del mar Caspio come una riserva potenziale di 200 bilioni di barili di petrolio: su questo studio era basato il piano energetico di sviluppo petrolifero voluto dal vice Presidente petroliere Dick Cheney, tendente a favorire i paesi di quella zona che non appartengono al cartello dell'OPEC8. Per attuare il disegno era necessario il controllo del territorio afgano, insostituibile via per il trasporto del greggio. Dopo la rottura delle trattative con il governo dei talebani, portate avanti ignorando le sanzioni dell'ONU9 e la tragedia dell'11 settembre Bin Laden veniva designato come il nemico più pericoloso e iniziava l'attacco all'Afganistan.

    Soltanto ad invasione avvenuta studi più accurati dimostravano l'inattendibilità del rapporto Enron quantificando le riserve dei paesi dell'area del Caspio in non più di 20 bilioni di barili di un petrolio di scarsa qualità e ad elevato contenuto sulfureo. L'imponente intervento militare perdeva così il suo scopo e veniva silenziosamente smobilitato, alla faccia della caccia allo sceicco del terrore.

    Così, la giunta Bush provvedeva velocemente a sostituire, come nemico principale, Bin Laden con Saddam Hussein, ovvero l'Irak, le sue risorse e le sue decisioni economiche.
    La situazione economica interna statunitense scossa dai continui scandali, di cui quelli dell'Enron e della Worldcom sono soltanto la punta dell'iceberg, ha spinto altri paesi tra i quali la Cina, il Venezuela e la Russia a diversificare le loro riserve di valuta straniera e a convertirle parzialmente in euro.

    Voci insistenti danno all'ordine del giorno della prossima assemblea di Vienna dei paesi aderenti all'OPEC, la discussione sulla sostituzione della valuta di riferimento. Numerosi Paesi che scarseggiano di riserve in dollari guardano con crescente attenzione le diversificazioni attuate dal Venezuela e i suoi accordi con altri 12 paesi per stabilire nei loro commerci la formula del baratto.

    Nell'aprile 2002, poco dopo queste decisioni, è fallito un tentativo di colpo di stato appoggiato dall'amministrazione Bush contro il presidente venezuelano Hugo Chavez Frias.

    Il diplomatico venezuelano Francisco Mieres-Lopez ha confermato come un anno prima di questi minacciosi tentativi il governo del Venezuela aveva iniziato a valutare la possibilità di passaggio all'euro.

    Ricordiamo che il Venezuela è il quarto grande paese produttore di petrolio e gli attentati alla sua destabilizzazione, portati avanti in questi mesi dalle elites economiche interne e dalla oligarchia petrolifera Bush/Cheney, poggiano sul tentativo di privatizzare le sue risorse, tentativo che, gli accordi commerciali basati sul baratto promossi dal presidente Chavez e dalle prospettive di passaggio all'euro, rischia di togliere al dollaro il predominio nelle transazioni.

    Con la decisione di allargare l'Unione Europea a dieci altre nazioni è previsto per il 2004 un prodotto interno lordo della UE di 9,6 trilioni di dollari e una popolazione di 450 milioni di cittadini, una concorrenza formidabile per gli USA che allora avranno 10,5 trilioni di dollari di prodotto interno lordo con 280 milioni di cittadini.

    Durante una sua visita in Spagna nell'aprile 2002 Javad Yarjani, capo del Dipartimento Analisi del Mercato Petrolifero dell'OPEC ha illustrato lo scenario economico internazionale dal punto di vista della sua organizzazione.

    Yarjani ritiene un'anomalia il fatto che il dollaro domini il commercio mondiale superando la percentuale di esso condivisa dagli USA mentre i paesi dell'euro detengono una percentuale superiore con economie più sane e posizioni contabili e di bilancio più equilibrate. Questo è dimostrato dai legami commerciali sempre più stretti tra Paesi membri dell'OPEC e l'area dell'euro dalla quale vengono importati oltre il 45% dei beni.

    L'alto funzionario non ha escluso che in futuro l'OPEC possa decidere l'adozione dell'euro. E' indicativo sottolineare come le sue dichiarazioni siano state in qualche modo segnalate da alcuni organi d'informazione europei ma accuratamente ignorate dalla stampa statunitense.

    C'è da aggiungere come un completo successo internazionale dell'euro-moneta potrebbe ricevere la spinta definitiva alla sua adozione anche da parte della Gran Bretagna, che per il momento rimane in una posizione estremamente ambigua.
    Per potersi cautelare da simili svolte l'amministrazione statunitense ha scelto come misura urgente e rapida la soluzione di sostituire Saddam Hussein con una nuova amministrazione fantoccio in grado di cancellare la scelta irakena sulla nuova moneta europea e riadottare la valuta precedente.

    A quel punto gli altri paesi dell'OPEC verrebbero tenuti tranquilli iniziando una massiccia produzione del petrolio irakeno in modo da superare le quote fissate dal cartello: questa politica ridurrebbe di conseguenza il costo per barile e smantellerebbe così il sistema di controllo dei prezzi praticato dall'OPEC fino ad arrivare a provocare il collasso di questa organizzazione13. Alla prossima riunione di Vienna i paesi membri dell'OPEC ci andranno avendo chiare le conseguenze di una simile prospettiva. Non è escluso quindi che la manovra di autodifesa possa essere il cambiamento della valuta di riferimento sulle transazioni petrolifere.

    Nel caso in cui tutti i paesi aderenti all'OPEC decidessero di preferire la valuta europea rispetto al dollaro le banche centrali dei paesi consumatori dovrebbero disfarsi della valuta statunitense presente nelle loro riserve per sostituirla con gli euro. Una simile decisione comporterebbe una perdita immediata del valore del dollaro, stimata tra il 20 e il 40%: il che aprirebbe, di conseguenza, la strada ad una massiccia inflazione interna agli USA e provocherebbe situazioni economiche da Terzo mondo, simili a quelle attuali in Argentina. Questa decisione segnerebbe anche la fine dell'egemonia del dollaro e della predominanza mondiale degli USA.

    L'unica via estrema che rimane al governo Bush per evitare questa catastrofe è l'estensione della sua egemonia militare in appoggio alla sua egemonia economica.

    Qualunque tentativo di Paesi del Medio Oriente e dell'America Latina membri dell'OPEC di transizione verso l'euro scatenerebbe l'azione militare statunitense. Un'azione mascherata da guerra al terrore con la quale l'amministrazione Bush sta coprendo la verità dei fatti.

    Mentre l'opinione pubblica statunitense sembra restare impotente di fronte al collasso economico del Paese dovuto alla massiccia manipolazione del debito, agli inopportuni tagli delle tasse, ai deficit dei bilanci, agli abusi delle multinazionali, all'insostenibile espansione del credito, al crollo dei risparmi, al record dell'indebitamento personale, eccetera.

    Per quanto riguarda il fronte esterno una parte dell'opinione pubblica internazionale ha già mostrato di non tollerare che gli USA impongano la loro forza militare su quelle nazioni sovrane che vogliono decidere liberamente il loro futuro e le loro scelte economiche. Rimangono tuttavia molti i cittadini, fra i quali c'è la gran massa degli americani, tenuti lontani dalla realtà con l'uso della tecnica goebbelsiana.

    Ma la pratica dell'informazione sempre più funzionale al grande potere, sempre più sfacciatamente bugiarda, angosciante e distorta, non potrà che produrre, nella comunità planetaria, sbandamento e confusione. E aumenterà progressivamente la sfiducia nelle istituzioni democratiche, che appariranno sempre più strutture al servizio delle colossali consorterie economiche del globo.

    Lasciamo queste frettolose note - scritte in una atmosfera che ha l'orrendo odore della guerra - alla riflessione dei lettori. Accompagnandole con una citazione scritta quando la giovane democrazia americana stava consolidandosi ed esportava nel mondo la speranza di un mondo più giusto e migliore:

    "Se una nazione si aspetta di essere ignorante e libera, essa immagina quello che mai è stato e mai sarà…Il popolo non può essere sicuro senza informazione. Quando la stampa è libera, e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro."
    Thomas Jefferson, Presidente degli Stati Uniti dal 1801-1809
    --------------------------------------------------------------------------------
    RIFERIMENTI

    1- Recknagel, Charles, 'Iraq: Baghdad Moves to Euro' (November 1, 2000)
    http://www.rferl.org/nca/features/20...2000160846.asp
    2- W. Clark "The Real but Unspoken Reasons for the Upcoming Iraq War" (Sunday 26 Jan 2003) http://www.indymedia.org/print.php3 article_id=231238
    3- Gutman, Roy & Barry, John, Beyond Baghdad: Expanding Target List: Washington looks at overhauling the Islamic and Arab world (August 11, 2002)
    http://www.unansweredquestions.net/t...eek081102.html
    4- 'Economics Drive Iran Euro Oil Plan, Politics Also Key' (August 2002)
    http://www.iranexpert.com/2002/econo...il23august.htm
    5- "Forex Fund Shifting to Euro, " Iran Financial News, (August 25, 2002)
    http://www.paand.com/news/02/aug/1080.html
    6- Gluck, Caroline, "North Korea embraces the euro" (December 1, 2002)
    http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/asi...ic/2531833.stm
    7- "What the World Thinks in 2002 : How Global Publics View: Their Lives, Their Countries, The World, America" (2002)
    http://people-press.org/reports/display.php3 ReportID=165
    8- Pfeiffer, Dale, "Much Ado about Nothing -- Whither the Caspian Riches " (December 5, 2002) http://www.fromthewilderness.com/fre...2_caspian.html
    9- Jean Charles-Briscard & Guillaume Dasquie, "The Forbidden Truth: U.S.-Taliban Secret Oil Diplomacy, Saudi Arabia and the Failed Search for bin Laden", Nation Books, 2002.
    10- "Euro continues to extend its global influence" (January 7, 2002)
    http://www.europartnership.com/news/02jan07.htm
    11- Birms, Larry & Volberding, Alex, "U.S. is the Primary Loser in Failed Venezuelan Coup", Newsday (April 21, 2002).
    http://www.coha.org/COHA%20_in%20_th..._venezuela.htm
    12- "The Choice of Currency for the Denomination of the Oil Bill, " Speech given by Javad Yarjani, Head of OPEC's Marketing Analysis Department (April, 2002)
    http://www.opec.org/NewsInfo/Speeche...SpainApr14.htm
    13- Dr. Ali, Nayyer, "Iraq and Oil, " (December 13, 2002)
    http://www.pakistanlink.com/nayyer/12132002.html
    14- Golf, Stan, "The Infinite War and its Roots, "
    http://www.fromthewilderness.com/fre...inite_war.html
    15- Gore Vidal, "Le Menzogne dell'Impero", Fazi Ed., Roma, 2002
    16 - Gore Vidal, "La Fine delle Libertà", Fazi Ed., Roma, 2002
    Vuoi una soluzione VERA alla Crisi Finanziaria ed al Debito Pubblico?

    NUOVA VERSIONE COMPLETATA :
    http://lukell.altervista.org/Unasolu...risiEsiste.pdf




  4. #4
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    Predefinito Re: I perche' della guerra

    In Origine Postato da Ago
    Ancora una volta mi devo congratulare con te (e anche con Fuori_schema).

  5. #5
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  6. #6
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    France, Russia, Germany Will Oppose Iraq Resolution

    http://dailynews.attbi.com/cgi-bin/n...wsiraqfrancedc

  7. #7
    Giu' la maschera!
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    Yarjani ritiene un'anomalia il fatto che il dollaro domini il commercio mondiale superando la percentuale di esso condivisa dagli USA mentre i paesi dell'euro detengono una percentuale superiore con economie più sane e posizioni contabili e di bilancio più equilibrate. >>

    Piu' sane? Nomina una singola economia europea (anzi, mettile pure tutte insieme) che ha fatto meglio degli USA in questi ultimi 100 anni..
    Una tale "saggezza" economica mette in seria discussione le fondamenta della tua tesi.




  8. #8
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    E allora?
    Ammetiamo che USA sta facendo la guerra proprio per impadronirsi del petrolio. Per mio avviso, sarebbe un bene per gli americani, europei, e giapponesi liberarsi dalla dipendenza araba/iraniana/islamica. E` una questione di stabilita` e sicurezza.

  9. #9
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    In Origine Postato da antoninus
    E allora?
    Ammetiamo che USA sta facendo la guerra proprio per impadronirsi del petrolio. Per mio avviso, sarebbe un bene per gli americani, europei, e giapponesi liberarsi dalla dipendenza araba/iraniana/islamica. E` una questione di stabilita` e sicurezza.
    Già !
    E alla facciaccia di quelli che inavvertitamente si troveranno "per caso" sotto le bombe lanciate in nome della stabilità e della sicurezza (occidentale però...) !
    Non c'è che dire. Un redneck ragiona meglio di te !!!

  10. #10
    Anti-Obama
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    In Origine Postato da Crack!
    Già !
    E alla facciaccia di quelli che inavvertitamente si troveranno "per caso" sotto le bombe lanciate in nome della stabilità e della sicurezza (occidentale però...) !
    Non c'è che dire. Un redneck ragiona meglio di te !!!
    Macchiavelli e Guicciardini erano redneck?

 

 
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