Dal sito SANTI E BEATI, con alcune mie modifiche:
San Francesco di Sales, Vescovo e dottore della Chiesa
24 gennaio - Memoria
Thorens (Savoia), 21 agosto 1567 - Lione, 28 dicembre 1622
Vescovo di Ginevra, fu uno dei grandi maestri di spiritualità degli ultimi secoli. Scrisse l’Introduzione alla vita devota (Filotea) e altre opere ascetico-mistiche, dove propone una via di santità accessibile a tutte le condizioni sociali, fondata interamente sull’amore di Dio, compendio di ogni perfezione (Teotimo). Fondò con santa Giovanna Fremyot de Chantal l’Ordine della Visitazione. Con la sua saggezza pastorale e la sua dolcezza seppe attirare all’unità della Chiesa molti calvinisti. (Mess. Rom.)
Patronato: Giornalisti, Autori, Scrittori, Sordomuti
Etimologia: Francesco = libero, dall'antico tedesco
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: Memoria di san Francesco di Sales, vescovo di Ginevra e dottore della Chiesa: vero pastore di anime, ricondusse alla comunione cattolica moltissimi fratelli da essa separati, insegnò ai cristiani con i suoi scritti la devozione e l’amore di Dio e istituì, insieme a santa Giovanna di Chantal, l’Ordine della Visitazione; vivendo poi a Lione in umiltà, rese l’anima a Dio il 28 dicembre e fu sepolto in questo giorno ad Annecy.
(28 dicembre: A Lione in Francia, anniversario della morte di san Francesco di Sales, vescovo di Ginevra, la cui memoria si celebra il 24 gennaio nel giorno della sua deposizione ad Annecy).
Martirologio tradizionale (29 gennaio): San Francesco di Sales, Vescovo di Ginevra, Confessore e Dottore della Chiesa, speciale Patrono presso Dio di tutti gli Scrittori cattolici, che con la pubblicazione di giornali ed altri scritti illustrano, promuovono e difendono la sapienza cristiana; il quale se ne andò in cielo il ventotto Dicembre, ma si venera principalmente in questo giorno per la traslazione del suo corpo.
(28 dicembre): Così pure a Lione, in Francia, il natale di san Francesco di Sales, Vescovo di Ginevra e Confessore, il quale, illustre per la dottrina e per l'ardentissimo zelo nel convertire gli eretici, fu ascritto nel numero dei Santi dal Papa Alessandro settimo, il quale stabilì sua festa si celebrasse il ventinove Gennaio, giorno nel quale il suo sacro corpo fu trasportato da Lione ad Annecy, in Savoia. Dal Sommo Pontefice Pio nono fu dichiarato Dottore della Chiesa universale; e dal Papa Pio undecimo fu costituito e confermato celeste Patrono di tutti gli Scrittori cattolici, che con la pubblicazione di giornali o altri scritti illustrano, promuovono e difendono la sapienza cristiana.
‘Se sbaglio, voglio sbagliare piuttosto per troppa bontà che per troppo rigore’. In questa affermazione di S. Francesco di Sales (nato il 21 agosto 1567 nel castello di Sales da una nobile famiglia nell'Alta Savoia, e battezzato il giorno dopo con i nomi di Francesco Bonaventura) sta il segreto della simpatia che egli ha saputo suscitare tra i suoi contemporanei. La sua mitezza d'animo, che tanto fascino esercita su quanti leggono la biografia del santo, non era una dote innata e ce ne fa fede una sua frase rivelatrice: "Volete che in un quarto d'ora io perda quel poco di mitezza che mi sono acquistato in vent'anni a prezzo di tante fatiche?".
Così egli rimase famoso presso i contemporanei per la sua santità fatta anche ... di buone maniere. I suoi biografi parlano di Francesco come di un perfetto gentiluomo con tutti, nobili, dotti o semplici popolani. Un uomo che non faceva mai mancare il sorriso alle persone con cui parlava, che trattava tutti con dolcezza e affabilità, che quando discuteva con gli avversari protestanti non usava mai parole dure, o minacciose o arroganti o umilianti. L’avversario si allontanava da Francesco magari non convinto dalle argomentazioni teologiche, ma “conquistato” lo stesso dai suoi modi di fare sempre rispettosi. Egli stesso sintetizzava l’importanza delle buone maniere nel proprio lavoro pastorale dicendo: “Attira più mosche un goccia di miele che un barile di aceto”. Un santo come si vede che ha da insegnare a tutti in campo civile ed ecclesiale.
Fu allievo dei Gesuiti a Clermont per gli studi umanistici e per la filosofia. Iniziò anche il suo primo contatto con la teologia alla Sorbona.
Nel 1588, il padre lo mandò a Padova a studiare diritto all’Università di Padova. Lui studiò legge e insieme l’ebraico e la Sacra Scrittura, la teologia e i Padri della Chiesa. Trovò una guida eccellente nel Gesuita P. Antonio Passevino; il suo testo di meditazione prediletto nel “Combattimento spirituale” del teatino P. Scupoli. Si fece un eccellente regolamento di vita e, tra compagni gaudenti e licenziosi, si distinse per la signorilità e la purezza. Era già un intimo di Gesù.
Dopo la laurea in giurisprudenza “in utroque iure” cioè in diritto ecclesiastico (canonico) e civile, compì un pellegrinaggio a Loreto e a Roma sulle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo, per rinsaldare la sua fede nel Papa, allora più che mai attaccato dai protestanti e dagli eretici di tutte le risme.
Quindi, ritornato in Savoia dove era tutto pronto per accoglierlo (una proprietà, un posto al tribunale di Chambéry, un seggio al supremo Senato di Savoia e perfino una fidanzata quattordicenne "nobile di sangue e di virtù"), deludendo le aspettative paterne, abbracciò, a 26 anni, la vita ecclesiastica.
Mentre si preparava al sacerdozio organizzò una confraternita della Santa Croce in linea con la spiritualità cristocentrica.
Fu ordinato il 18 dicembre 1593, ad Annecy, dove il Vescovo di Ginevra dimorava, non potendo stare nella sua diocesi occupata dai Calvinisti.
Celebrò la sua prima messa il 21 dicembre successivo. Si presentò volontario per la difficile missione di predicatore cattolico tra i calvinisti ginevrini, nella regione del Chablais. Fu sacerdote zelante e instancabile lavoratore nella vigna del Signore. Visti gli scarsi frutti che otteneva dal pulpito, si diede a pubblicare fogli volanti, che egli stesso faceva scivolare sotto gli usci delle case o affiggeva ai muri. In essi rispondeva agli errori, illuminava i problemi, con tono fermissimo e buono.
Per questa originale attività pubblicitaria meritò, nel 1922, il titolo di patrono dei giornalisti e di quanti diffondono la verità cristiana servendosi dei mezzi di comunicazione sociale. Ma anche quei foglietti, che egli cacciava sotto le porte delle case, ebbero scarsa efficacia.
A Ginevra, Francesco si distinse subito per i suoi modi affabili, gentili, rispettosi di tutti. Anche i colloqui con Teodoro Beza, il dotto successore di Calvino a Ginevra, furono condotti nella massima cortesia e delicatezza, anche se rimasero senza risultati. Era circondato dalle ostilità e dalle minacce dei protestanti, tutt’altro che disponibili a dialogare. Non gli mancarono attentati alla sua vita. Con dolcezza e fermezza insieme, Francesco predicava la Verità di Cristo tutta intera, senza sconti né accomodamenti.
Non gli mancò, tuttavia, qualche successo. Nel 1596 si aprì la prima breccia nel tessuto apparentemente impermeabile dei calvinisti. Un noto avvocato ritornò al cattolicesimo. Nell’ottobre del 1598 si ebbe il trionfo: durante le Quarantaore tremila capifamiglia formalizzarono il loro atto di abiura tornando così in seno alla Chiesa Cattolica.
Il duca di Savoia, dal quale Francesco dipendeva, venne in aiuto dell'inascoltato apostolo con la maniera forte, ma l'intolleranza non si addiceva al temperamento del santo di Sales, che preferì portare avanti la sua battaglia per l'ortodossia col metodo della carità, illuminando le coscienze con gli scritti, per i quali ha avuto il titolo di dottore della Chiesa. "Introduzione alla vita devota" o "Filotea" e "Trattato dell'amore di Dio" o "Teotimo" sono le sue opere più lette. Quello dell'amore di Dio è stato l'argomento col quale convinse i recalcitranti ugonotti a tornare in seno alla Chiesa cattolica.
In quella stessa regione, a Thonon, fondò la locale Congregazione dell'Oratorio, di cui fu nominato primo Preposito dalla Bolla "Redemptoris et Salvatoris nostri" del 1597, con cui Papa Clemente VIII erigeva la Congregazione "iuxta ritum et instituta Congregationis Oratorii de Urbe". Il suo contatto con il mondo oratoriano non riguardò, probabilmente, la persona di S. Filippo Neri, ma alcuni tra i primi discepoli del Santo: Baronio, Tarugi e il Beato Giovanni Giovenale Ancina, vescovo di Saluzzo, a cui San Francesco, a seguito della corrispondenza intercorsa, e per la fraterna amicizia, rese una memorabile visita, durante la quale, al momento dell'incontro, fu salutato dal Beato con allusione al cognome di Francesco: "Tu es Sal", mentre egli prontamente rispondeva, alludendo al nome della diocesi di cui l'Ancina era Vescovo: "Tu es Sal et Lux".
Vescovo coadiutore con diritto di successione a 32 anni di Mons. Claudio De Grenier e tre anni dopo vescovo titolare di Ginevra, diocesi vasta (450 parrocchie in tutto, che dal 1605 cominciò a visitare), con ancora 130 parrocchie protestantizzate, da riguadagnare alla Chiesa Cattolica. Nella sua Chiesa locale introdusse nella sua diocesi le riforme del concilio di Trento.
Direttore spirituale di S. Vincenzo de' Paoli e S. Giovanna Francesca Frèmyot de Chantal, con la quale fondò l'ordine della Visitazione (che diffuse in tutta la Chiesa la spiritualità del S. Cuore di Gesù, soprattutto attraverso le Rivelazioni di Cristo alla visitandina S. Margherita Maria Alacocque), Francesco di Sales può a ragione essere considerato uno dei migliori rappresentanti dell'umanesimo devoto di tipica marca francese.
Morì a Lione, nella stanzetta del cappellano delle Suore della Visitazione presso il Monastero, nel 1622, anno della canonizzazione di San Filippo Neri, il 28 dicembre, per un attacco di apoplessia. Fu beatificato nel 1661 e canonizzato nel 1665, nel nuovo calendario viene ricordato il 24 gennaio, giorno in cui, un anno dopo, il suo corpo venne riportato ad Annecy per la definitiva sepoltura. Il 16 novembre 1877 Pio IX lo proclamò Dottore della Chiesa. Dal 1923, ricorrendo il terzo centenario della traslazione delle sue spoglie da Lione ad Annency, è dichiarato da Papa Pio XI Patrono degli scrittori cattolici. San Francesco di Sales è anche Patrono dei Salesiani, fondati a Torino nel 1841 da San Giovanni Bosco, conformemente all'insegnamento del Santo francese. I Salesiani, nei pensieri del fondatore avrebbero dovuto imitarne la dolcezza e la pazienza evangelica. E ancora. San Francesco di Sales è Patrono del Terzo Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola. Il santo savoiardo volle ricevere il cordone di Terziario Minimo e Grenoble nel 1617. Stava concludendo un ciclo di predicazioni nella chiesa conventuale dei Minimi della città francese, quando chiese che fosse iscritto fra i fratelli terziari di San Francesco di Paola. Fu il correttore Padre Antonio de Billy a consegnare a San Francesco di Sales il cordone benedetto, mentre era inginocchiato dinanzi alla reliquia del Mantello del Santo calabrese. Uscendo dalla chiesa, tra la ressa del popolo, disse ai religiosi: Vi posso assicurare che non mi sono preoccupato di quelli che mi attorniavano: io non pensavo che a San Francesco di Paola che mi dava il suo abito e la sua figliolanza, obbligandomi con vincoli interni ed esteriori a considerare tutti i Minimi quali miei fratelli”. Da allora, San Francesco di Sales, ogni volta che incontrava un religioso dei Minimi, tirando fuori il cordone, gli diceva: “Vedete anch'io sono Minimo, e non solo di nome”. Delineando la grande eredità spirituale di San Francesco di Sales, Pio XI, nell'enciclica "Rerum omnium perturbationem” del 26 gennaio 1923, non solo si sofferma sulle sue opere, ma invita a mettere in pratica i suoi insegnamenti, a imitare la sua dolcezza, a diffondere i suoi scritti. Pio XI indica anche le vie che i giornalisti cattolici debbono seguire e che rimangano a distanza di circa 80 anni di viva attualità: studiare con somma diligenza e giungere, per quanto possibile, a possedere la dottrina cattolica; guardarsi dal venir meno alla verità, né, con il pretesto di evitare l'offesa degli avversari, assecondarne forme di attenuazione o di dissimulazione; avere cura della forma e dell'eleganza del dire; impegnarsi a esprimere i pensieri con la perspicuità e l'ornamento delle parole, di maniera che i lettori si dilettino della verità; saper confutare gli errori e resistere alla improbità dei perversi, in modo da dare a conoscere di essere animati dalla rettitudine.
Autore: Piero Bargellini
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Sempre dallo stesso SITO altro profilo biografico:
San Francesco di Sales, vescovo di Ginevra e dottore della Chiesa, è sicuramente il più importante e celebre fiore di santità sbocciato in Savoia, sul versante alpino francese.
Figlio primogenito, Francois nacque il 21 agosto 1567 in Savoia nel castello di Sales presso Thorens, appartenente alla sua antica nobile famiglia. Ricevette sin dalla più tenera età un’accurata educazione, coronata dagli studi universitari di giurisprudenza a Parigi e a Padova. Qui ricevette con grande lode il berretto dottorale e ritornato in patria fu nominato avvocato del Senato di Chambéry. Ma sin dalla sua frequentazione accademica erano iniziati ad emergere i suoi preminenti interessi teologici, culminati poi nelle scoperta della vocazione sacerdotale, che deluse però le aspettative paterne. Nel 1593 ricevette l’ordinazione presbiterale ed il 21 dicembre celebrò la sua prima Messa.
Fu sacerdote zelante ed instancabile lavoratore nella vigna del Signore. Visti gli scarsi frutti che ottenuti dal pulpito, si diede alla pubblicazione di fogli volanti, che egli stesso faceva scivolare sotto gli usci delle case o affiggeva ai muri, meritandosi per questa originale attività pubblicitaria il titolo di patrono dei giornalisti e di quanti diffondono la verità cristiana servendosi dei mezzi di comunicazione sociale. Ma anche quei foglietti, che egli cacciava sotto le porte delle case, ebbero scarsa efficacia.
Spinto da un enorme desiderio di salvaguardare l’ortodossia cristiana, mentre imperversava la Riforma calvinista, Francois chiese volontariamente udienza al vescovo di Ginevra affinché lo destinasse a quella città, simbolo supremo del calvinismo e massima sede dei riformatori, per la difficile missione di predicatore cattolico. Stabilitosi a Ginevra, non si fece remore a discutere di teologia con i protestanti, ardendo dal desiderio di recuperare quante più anime possibili alla Chiesa, ma soprattutto alla causa di Cristo da lui ritenuta più genuina. Il suo costante pensiero era rivolto inoltre alla condizione dei laici, preoccupato di sviluppare una predicazione e un modello di vita cristiana alla portata anche delle persone comuni, immerse nella difficile vita quotidiana. Proverbiali divennero i suoi insegnamenti, pervasi di comprensione e di dolcezza, permeati dalla ferma convinzione che a supporto delle azioni umane vi fosse sempre la provvidenziale presenza divina. Molti dei suoi insegnamenti sono infatti intrisi di misticismo e di nobile elevazione spirituale. I suoi enormi sforzi ed i grandi successi ottenuti in termini pastorali gli meritarono la nomina a vescovo coadiutore di Ginevra già nel 1599, a trentadue anni di età e dopo soli nove anni di sacerdozio. Dopo altri tre anni divenne vescovo a pieno titolo e si spese per l’introduzione nella sua diocesi delle riforme promulgate dal Concilio di Trento. La città rimase comunque nel suo complesso in mano ai riformati ed il novello vescovo dovette trasferire la sua sede nella cittadina savoiarda di Annacy, “Venezia delle Alpi”, sulle rive del lago omonimo.
Fu direttore spirituale di San Vincenzo de’ Paoli. Nel corso della sua missione di predicatore, nel 1604 conobbe poi a Dijon la nobildonna Giovanna Francesca Frèmiot, vedova del barone de Chantal, con cui iniziò una corrispondenza epistolare ed una profonda amicizia che sfociarono nella fondazione dell’Ordine della Visitazione.
“Se sbaglio, voglio sbagliare piuttosto per troppa bontà che per troppo rigore”: in questa affermazione di Francois de Sales sta il segreto della simpatia che egli seppe suscitare tra i suoi contemporanei.
Il duca di Savoia, dal quale Francesco dipendeva politicamente, sostenne l’opera dell’inascoltato apostolo con la maniera forte, ma non addicendosi l’intolleranza al temperamento del santo, quest’ultimo preferì portare avanti la sua battaglia per l’ortodossia con il metodo della carità, illuminando le coscienze con gli scritti, per i quali ha avuto il titolo di dottore della Chiesa. Le sue principali opere furono dunque “Introduzione alla vita devota” e “Trattato dell'amore di Dio”, testi fondamentali della letteratura religiosa di tutti i tempi. Quello dell’amore di Dio fu l’argomento con il quale convinse i recalcitranti ugonotti a tornare in seno alla Chiesa Cattolica.
L’11 dicembre 1622 a Lione ebbe l’ultimo colloquio con la sua penitente e qui morì per un attacco di apoplessia il 28 dello stesso mese nella stanzetta del cappellano delle Suore della Visitazione presso il monastero. Il 24 gennaio 1623 il corpo mortale del santo fu traslato ad Annecy, nella chiesa oggi a lui dedicata, ma in seguito fu posto alla venerazione dei fedeli nella basilica della Visitation, sulla collina adiacente alla città, accanto a Santa Giovanna Francesca di Chantal. Francesco di Sales fu presto beatificato l'8 gennaio 1662 dal papa Alessandro VII e già tre anni dopo venne canonizzato il 19 aprile 1665 dallo stesso pontefice. Successivamente fu proclamato Dottore della Chiesa nel 1877, nonché patrono dei giornalisti nel 1923.
Il Martyrologium Romanum riporta la sua commemorazione nell’anniversario della morte, cioè al 28 gennaio, ma per l’inopportuna coincidenza con il tempo di Natale, il calendario liturgico della Chiesa universale ha fissato la sua memoria obbligatoria al 24 gennaio, anniversario della traslazione delle reliquie.
San Francesco di Sales, considerato quale padre della spiritualità moderna, ha avuto il merito di influenzare le maggiori figure non solo del “grand siècle” francese, ma anche di tutto il Seicento europeo, riuscendo a convertire al cattolicesimo addirittura alcuni esponenti del calvinismo. Francesco di Sales a ragione può essere considerato uno dei principali rappresentanti dell’umanesimo devoto di tipica marca francese. Fu un vescovo santo, innamorato della bellezza e della bontà di Dio.
E’ infine doveroso ricordare come al suo nome si siano ispirate parecchie congregazioni, tra le quali la più celebre è indubbiamente la Famiglia Salesiana fondata da San Giovanni Bosco, la cui attenzione si rivolge più che altro alla crescita ed all’educazione delle giovani generazioni, con un’attenzione tutta particolare alla cura dei figli delle classi meno abbienti.
DALLA “INTRODUZIONE ALLA VITA DEVOTA”
Nella creazione Dio comandò alle piante di produrre i loro frutti, ognuna “secondo la propria specie” (Gn 1, 11). Lo stesso comando rivolge ai cristiani, che sono le piante vive della sua Chiesa, perché producano frutti di devozione, ognuno secondo il suo stato e la sua condizione.
La devozione deve essere praticata in modo diverso dal gentiluomo, dall’artigiano, dal domestico, dal principe, dalla vedova, dalla donna non sposata e da quella coniugata. Ciò non basta, bisogna anche accordare la pratica della devozione alle forze, agli impegni e ai doveri di ogni persona.
Dimmi, Filotea, sarebbe conveniente se il vescovo volesse vivere in una solitudine simile a quella dei certosini? E se le donne sposate non volessero possedere nulla come i cappuccini? Se l’artigiano passasse tutto il giorno in chiesa come il religioso, e il religioso si esponesse a qualsiasi incontro per servire il prossimo come è dovere del vescovo? Questa devozione non sarebbe ridicola, disordinata e inammissibile? Questo errore si verifica tuttavia molto spesso. No, Filotea, la devozione non distrugge nulla quando è sincera, ma anzi perfeziona tutto e, quando contrasta con gli impegni di qualcuno, è senza dubbio falsa.
L’ape trae il miele dai fiori senza sciuparli, lasciandoli intatti e freschi come li ha trovati. La vera devozione fa ancora meglio, perché non solo non reca pregiudizio ad alcun tipo di vocazione o di occupazione, ma al contrario vi aggiunge bellezza e prestigio.
Tutte le pietre preziose, gettate nel miele, diventano più splendenti, ognuna secondo il proprio colore, così ogni persona si perfeziona nella sua vocazione, se l’unisce alla devozione. La cura della famiglia è rèsa più leggera, l’amore fra marito e moglie più sincero, il servizio del principe più fedele, e tutte le altre occupazioni più soavi e amabili.
E’ un errore, anzi un’eresia, voler escludere l’esercizio della devozione dall’ambiente militare, dalla bottega degli artigiani, dalla corte dei principi, dalle case dei coniugati. E’ vero, Filotea, che la devozione puramente contemplativa, monastica e religiosa può essere vissuta solo in questi stati, ma oltre a questi tre tipi di devozione, ve ne sono molti altri capaci di rendere perfetti coloro che vivono in condizioni secolari. Perciò dovunque ci troviamo, possiamo e dobbiamo aspirare alla vita perfetta.
ORAZIONE DAL MESSALE
O Dio, tu ha voluto che il santo vescovo Francesco di Sales
si facesse tutto a tutti nella carità apostolica:
concedi anche a noi di testimoniare sempre,
nel servizio dei fratelli, la dolcezza del tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Autore: Fabio Arduino
SS. Francesco di Sales e Giovanna di Chantal, fondatori dell'ordine della Visitazione