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  1. #1
    brescianofobo
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    Predefinito Complimenti vivissimi per la cazzata.

    Mercoledì 15 Gennaio 2003, 18:57


    Referendum Art.18: Bertinotti, Grande Battaglia Di Civilta'

    (ASCA) - Roma, 15 gen - ''La contraddittorieta' della sentenza della Corte costituzionale non oscura l'essenziale, cioe' l'ingresso nella vita politica italiana di una discriminante che restituisce al problema del lavoro e dei diritti la sua centralita'. Il referendum sull'estensione a tutte e a tutti dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori - ha dichiarato il segretario del Prc Fausto Bertinotti - consente una grande battaglia di civilta' per invertire un lungo ciclo di restaurazione sociale. Esso fa della lotta per i diritti un elemento fondamentale per la fuoriuscita dalle politiche neoliberiste e per un ripensamento dello sviluppo economico a partire dalla valorizzazione del lavoro''

    ...

    Due domande:

    1. ma come parla Bertinotti?
    2. cosa vi hanno fatto di male le piccole imprese che volete limitarne i diritti?

  2. #2
    ennerre
    Ospite

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    Senti, io ho lavorato in una piccola impresa ed è stato uno schifo.
    Le scarpe me le dovevo comprare io, mi facevano andare sui tetti anche se ero minorenne (e questo pure lo sapevano), non ero solo un apprendista manutentore ma pulivo cessi e spazzavo. Tutto questo per i quattro soldi del contratto da apprendisti.

    Grazie
    ciao

  3. #3
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    Dolente, ma non condivido affatto che si bolli come "cazzata" un oggetto di referendum quale l'estensione dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori a tutti, proprio a tutti, i lavoratori.
    Come ha ben sottolineato il Segretario generale della FIOM Giorgio Cremaschi, il quadro di produzione odierno è notevolmente mutato rispetto al passato. E se una volta le imprese con meno di 15 dipendenti erano pochissime, oggi - sull'onda del moderno precariato e della marea di flessibilità dilagante - sono numerosissime le aziende che sono sotto la soglia dei 15 dipendenti e che fanno parte comunque di grandi aziende.
    I lavoratori di queste aziende grandi e piccole allo stesso tempo non hanno le stesse garanzie che hanno quelli che lavorano in strutture di produzione dove si va dai 15 operai in sù.
    Mi sembra talmente lampante e lapalissiano il quesito che proponiamo all'elettorato che davvero, forse, sarà facile per i radicali pannelliani e le destre costruire su di esso un castello di enormi menzogne, cercando magari di delegittimare lo stesso sindacato.
    Non penso, come Diliberto, che se fallisce questo referendum sia perduta la battaglia sull'articolo 18. Penso che pensare così significa agire di conseguenza e quindi evitare di impegnarsi nella lotta per il raggiungimento del quorum e l'affermazione del SI.

    Tutta Rifondazione Comunista, la FIOM, i Verdi, Socialismo 2000, i Cobas, la sinistra in generale e una parte dei DS: un fronte che da oggi è già impegnato in questa battaglia.
    Cercheremo di vincerla non tanto per una questione di principio o per smentire le sciocche dichiarazioni di Maroni ("se vince il SI non potremo più stare in Europa"), quanto per dare ai lavoratori un diritto questa volta non conquistato sulla difensiva, bensì con una mossa offensiva e forte.

    Mi spiace Brunik e amici della Margherita, ma non me la sento proprio di pensare come voi che i diritti dei lavoratori siano una variabile dipendente dal mercato. Per me potrebbero persino far parte dei diritti naturali, intangibili dell'uomo.
    E poi, pare ovvio: a parità di lavoro, parità di diritti. Quindi se uno lavora e un altro anche, perchè dovrebbe avere meno diritti questo del primo?
    Parliamo di diritti, non nello specifico di salario, quindi non si tiri fuori la baggianata dei livelli e delle categorie salariali.

    Resta il fatto che la possibilità di licenziare un lavoratore permane, se e solo se questo licenziamento risulta ingiusto, immotivato, operato su basi che non tangono l'operato del lavoratore verso la fabbrica o l'ente per cui svolge la sua mansione.

    Quindi, si comincia compagni! La vittoria del referendum può dare una spallata forte al governo delle destre e a queste politiche liberali che da troppo tempo imperversano fra il capo e il collo dei lavoratori!

    Marco

  4. #4
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    Brunik ed amici iniziano ad avere la tremarella, che ne sarà dei loro inciuci con UIL e CSIL se il si vincesse, non potrebbero piu mercanteggiare nelle stanze segrete del parlamento, iniziano a sbavare come prima di ogni elezione.
    Ma nelle fabbriche contona come il due di picche con briscola a fiori, lo stesso si dica per il Diliberto che pur di vedere fallire una iniziativa di Rifondazione farebbe licenziare anche gli operai, peccato che la sinsitra DS e la FIOM con i Verdi, quindi un bel pezzo dell'ulivo la pensimo in modo diverso.

  5. #5
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    Quelli che Brunik chiama diritti per le aziende sotto i 15 dipendenti sono soltanto privilegi. Brunik invece dovrebbe spiegare per quale ragione il lavoratore in un'azienda di 14 dipendenti non ha gli stessi diritti di quello in un'azienda di 16 dipendenti. Fa davvero sorridere che questi personaggi, che hanno il coraggio di definirsi riformisti, subordinano i diritti e la liberta' a considerazioni economiche. Risulta evidente che questi autorevoli esponenti del riformismo intendono la riduzione dei diritti a coloro che li hanno conquistati e, coerentemente, dovrebbero iscriversi alla categoria recentemente evocata dei peggioristi. Brunik è un peggiorista.

    P.G.
    "Vogliamo distruggere tutti quei ridicoli monumenti del tipo "a coloro che hanno dato la vita per la patria" che incombono in ogni paese e, al loro posto, costruiremo dei monumenti ai disertori. I monumenti ai disertori rappresentano anche i caduti in guerra perchè ognuno di loro è morto malidicendo la guerra e invidiando la fortuna del disertore. La resistenza nasce dalla diserzione"

    Partigiano antifascista, Venezia, 1943





  6. #6
    brescianofobo
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    Facciamo un'ipotesi.

    Io sono un'impresa artigiana con due dipendenti. Di questi due uno lavora malissimo, si presenta sempre in ritardo, mi fa scappare i clienti.

    Cosa faccio, lo tengo, anche se rischia di farmi mandare alla malora la dittarella?

    Scusate se subordino l'esistenza della mia dittarella a considerazioni economiche, ma io lavoro per campare come fanno pure i miei due dipendenti.

  7. #7
    brescianofobo
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    Ah, un'altra domanda. Quando fu emanato lo statuto dei lavoratori, nel 1970, ci sarà pure stato un motivo per cui venne stabilito sto limite dei 15, no?

    Non ditemi che un barbiere con un ragazzo deve essere assimilato ad un'azienda con 100 dipendenti. Non sta ne in cielo nè in terra.

  8. #8
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    Caro Brunik o ci sei o ci fai, scusa non riesco a capire se le cose non le conosci, ed allora perchè parli senza cognizione, o le sai e vuoi solo gcreare confusione, l'articolo rigurada il licenziamento senza giusta causa, ripeto SENZA GIUSTA CAUSA, queste parole non ti dicono nulla, ora passiamo agli esempi se in una ditta che ha 20 addetti, uno di questi si reca al lavoro un giorno si e uno nò, oppure lavora in modo talmente disperante da causare danni al lavoro stesso e molte volte tale da essere pericoloso per gli stessi compagni di lavoro, o è un violento che si scontro spesso con altri lavoratori per futili motivi, questa ditta che è sotto l'articolo 18, può licenziare quel lavoratore, risposta:SI.
    PERCHE', PERCHE' QUESTI LICENZIAMENTI SONO PER GIUSTA CAUSA.
    quindi una piccola azienda che cadrebbe sotto l'articolo 18 non sarebbe costretta a tenersi tutti, ma avrebbe le stesse possibilità della grande azienda, possibilità che ha anche oggi, ma che non rientrano nell'articolo 18, non essere sottoposto a questo da la possibilità all'aziendo di dire da un giorno all'altro, senza dare nessuna giustificazione ad un operaio domani non presentarti più, motivo, cazzi miei.
    Con questa possibilità si creano casi come il mio che ho esposto nella nuova discussione che ho inserito oggi, se vuoi vai a leggertelo.

  9. #9
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    Predefinito Ma ci capiamo o no?

    Caro Brunik,
    mi sembrava di aver bene esplicato che il licenziamento non viene abolito. Viene abolito solamente l'arbitrio del padrone di licenziare senza una GIUSTA CAUSA, un GIUSTO MOTIVO.
    La tua azienda ipotetica di due dipendenti può tranquillamente licenziare l'operaio che non rispetta questi dettami:
    nelle GIUSTE CAUSE:
    1- l'assenza non giustificata oltre i termini del contratto;
    2- la violenza e minaccia nei confronti dei colleghi e dei superiori;
    3- il furto di denaro o di proprietà aziendali;
    4- il danneggiamento doloso degli impianti di produzione;
    5- l'esecuzione, senza permesso, di lavoro nell'azienda per conto proprio o di terzi;
    6- l'irregolare dolosa scritturazione o timbratura di schede di controllo delle presenze al lavoro

    nel GIUSTIFICATO MOTIVO:
    1- ritardi sistematici nella presentazione sul posto di lavoro;
    2- le gravi violazioni degli obblighi contrattuali del lavoratore;
    3- l'abuso di fiducia e la concorrenza;

    CAUSA OGGETTIVA:
    1- soppressione del posto di lavoro per cessazione della lavorazione
    2- cessazione dell'attività aziendale o di un ramo o filiale della stessa
    3- superamento del limite massimo contrattuale di conservazione del posto di lavoro per malattia

    Ecco Brunik risolto l'edipico enigma: non ti sembra una norma di civiltà che tutti i lavoratori possano godere di un medesimo diritto? La stessa parola che richiama alla legge, il "diritto", o è per tutti o è il contraltare di sè stesso, come ha detto Paddy, ossia uno schifoso "privilegio".
    Non sarà vero quello che afferma falcorosso...che non appena avvertite un reale pericolo per il moderatismo vostro, vi agitate come le oche del Campidoglio?
    Il titolo stesso che tu hai dato a questro thread emana ira, rabbia.
    Permettimelo...a noi comunisti tutto ciò fa piacere, perchè laddove piange e si dimena il padrone e si lamentano i suoi lacchè, ebbene lì c'è un varco per l'avanzamento dei diritti dei lavoratori e, in generale, per i diritti sociali.
    Mi spiace, Brunik, ma dovrete cercare di convincere chi lavora che se lo licenziano perchè è antipatico al padrone o gli sta sulle balle perchè è nel sindacato ciò è SACROSANTO...a voi l'arduo compito.

    Marco

  10. #10
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    Predefinito

    Io credo che una piccola impresa viva situazioni meno rigide di quelle giuridicamente definite. Posto che se io fossi un lavoratore dipendente già occupato voterei SI al referendum, perchè è nel mio interesse crearmi un maggiore argine di tutela, mi pongo diverse domande, alle quali vorrei dare risposta.
    Estendendo l'art. 18 alle piccole imprese non si compromette la possibilità di abbattimento dei costi in assenza di "commesse"? Non dobbiamo dimenticare che una azienda con meno di quindici dipendenti è estremamente "vulnerabile", e che ha già ridotti margini d'azione per fronteggiare un'eventuale cattiva congiuntura economica.
    Nelle piccole imprese è poi decisivo che tutti i dipendenti siano produttivi ed efficienti; ora, un lavoratore improduttivo ed inefficiente non deve per forza essere uno scavezzacollo, ossia non deve necessariamente dar sfogo a tutte le pulsioni più inumane che ne consentirebbero il licenziamento.
    Non solo: siete sicuri che questa legge non sia un deterrente agli investimenti in piccole attività imprenditoriali? E siete sicuri che i piccoli imprenditori non prenderanno le loro contromisure? Vi siete chiesti quali potrebbero essere queste contromisure? Io ne individuo due: il disinvestimento alla voce forza-lavoro praticato anche attraverso l' "abuso" di contratti atipici. Se si giungerà a questo scenario, è chiaro che o si ristrutturerà completamente la sfera contrattuale (con ovvie ripercussioni sul piano degli investimenti e dell'occupazione, seppur precaria) o le condizioni dei lavoratori, progressivamente, continueranno a peggiorare.
    Spero di sbagliarmi e d'essere smentito.

 

 
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