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    Un pericoloso terrorista internazionale ... (Giuseppe Mazzini)

    [mid]http://xoomer.virgilio.it/francesco.rinaldi29/KAR_ITALIANE/Anna Oxa/A._Oxa_-_Senza_pieta'.mid[/mid]

    Forniamo i connotati di un pericoloso e astuto terrorista internazionale.
    Nella lista dei ricercati viene prima di Osama Bin Laden.

    . . .
    .................................................. ................................

    Mazziniani in SARDEGNA
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=73060
    Associazione Mazziniana Italiana
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=2011
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    http://www.politicaonline.net/forum/...hreadid=133506
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    Mazziniani in EMILIA e ROMAGNA
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    Discussione su Mazzini e il Repubblicanesimo - consensi - immagine - visibilita'
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=21596
    Socialismo Mazziniano....per rafforzare il P.R.I ... dal Pensiero all'Azione ...
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  2. #2
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    Benvenuto a pcosta sulle pagine del Forum dei Repubblicani Italiani

  3. #3
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    RITRATTO
    FISICO E MORALE DI
    GIUSEPPE MAZZINI

    di Alfredo Bottai

    In una interessante monografia, pubblicata dalla rivista municipale «Genova» del luglio 1939, il prof. Arturo Codignola, sopraintendente alla Casa Mazzini, in Genova, parla lunga mente dei vari ritratti dell' Apostolo, brutti in gran parte, e spesso assai poco somiglianti.
    Su di uno particolarmente si sofferma: su quello dipinto da Emilia Ashurst Hawkes nel 1847, e dal quale, non troppo fedelmente, il Calamatta trasse la celebre incisione che raffiugra Mazzini sulle mura di Roma.
    L'Emilia mandava il.ritratto a Lamberti, perche lo trasmettesse all'incisore, e il Lamberti dopo averlo ricevuto, le scriveva: «Quand' ebbe il ritratto non potrei esprimerle le emozioni provate. Son tredici anni che non vidi l'amico, e mi parea poterlo abbracciare, tanto la somiglianza è grande, la mossa esatta, l'espressione mirabile».
    Il ritratto è esposto oggi, insieme a quello della madre, nella camera dove Mazzini nacque.

    Altri ritratti di Mazzini vi sono assai somiglianti e di notevole valore artistico: basta ricordare quelli dei pittori Pistrucci, Moseless, Lega ecc. Ma, oltre la macchina fotografica, il pennello e il buIino, anche la penna ha disegnato la figura di Mazzini, qualche volta con un' efficacia veramente superiore. Ed io, a puro titolo di curiosità, voglio provare a raccogliere qui qualcheduno dei giudizi, dati da vari scrittori, sulla figura fisica di Mazzini, dall'infanzia alla vecchiaia.

    Nei miei appunti, non avendo sempre tenuto conto delle date, sono incorso certo in qualche inesattezza, che spero mi verrà perdonata, per la impossibilità di fare ora le ricerche e i controlli necessari.

    La Jessie White Mario, che fu amica e discepola di Mazzini, e pote’ raccogliere notizie da varie fonti, scrive di lui: «Fanciullo gracile e precoce, fino a sei anni non potendo reggersi in piedi stava sempre o fra le braccia della madre o reclinato sopra una specie di sofà-sedia, ascoltando i discorsi che si facevano intorno a lui... meditando, sognando, con uno sguardo, nei suoi stupendi occhi bruni, di chi, col corpo in questa terra, ha lo spirito in un mondo lontano».
    «Non era però un fanciullo mesto e pedante, e se non poteva prender parte ai giuochi della sua età, godeva della giocondità degli altri; il suo riso era il più allegro e spontaneo di tutti».

    A quindici anni si iscrisse all'Università, e Giovanni Ruffini, che con lui convisse per molti anni, così lo descrive nel suo «Lorenzo Benoni» , dandogli lo pseudonimo di Fantasia: «La sua testa era assai ben modellata, spaziosa e prominente la fronte, gli occhi neri morati che a certi momenti mandavano lampi. La carnagione olivastra e l'insieme delle sue linee che ti colpiva era per così dire incorniciato da una nera e ondeggiante capigliatura che portava alquanto lunga; l'espressione
    della faccia grave quasi severa, era addolcita da un sorriso soavissimo, misto a un certo non so che esprimente una ricca vena comica».

    Costretto ad esulare, nel 1833 è a Marsiglia, e un patriota che colà lo conobbe al tiro a segno (forse Enrico Mayer) così scrive: «Entrai nel recinto e vidi un giovane appoggiato alla sua carabina... Egli era di statura media ed esile della persona: vestiva un abito nero di velluto di Genova, con largo cappello alla "repubblicana": i suoi lungi e ricciuti capelli neri che gli scendevano fin sulle spalle, la singolare freschezza della sua carnagione olivastra, la delicata perfezione delle sue nobili e regolari fattezze, aggiunte all'apparenza giovanile e all'aperta soavissima espressione, gli avrebbero dato forse un carattere troppo femminile, se non fosse stato per l'alta nobiltà della fronte, la potenza di fermezza e di energica volontà che, temperata da naturale brio e dolcezza, sfavillava a lampi dai suoi occhi nerissimi e si rivelava nella mobile espressione della bocca, e per i baffi e la barba che ne adornavano il volto».
    «In tutto l'insieme egli mi apparve come l'essere il più perfetto ch'io avessi mai veduto - sia fra gli uomini, sia fra le donne - ne mai in alcun tempo ne vidi l'uguale. Io avevo letto ciò ch'egli aveva pubblicato; avevo udito di ciò ch'egli aveva operato e sofferto: e fin dal primo istante ch'io lo vidi sentii che quel giovane non poteva essere altri che Giuseppe Mazzini».
    1833-34: martirologio della Giovine Italia, spedizione di Savoia.
    Due condanne a morte (1).

    La fama di Mazzini si estende.

    La polizia d'Europa lo cerca, lo insegue, ansiosamente, ed egli riesce a sfuggire a tutte le più accurate ricerche. Eppure, c'è in lui qualche cosa che non dovrebbe sfuggire allo sguardo di un acuto osservatore.

    Ce lo dice il patriota norvegese Harring, autore di un libro: Memoire sur la Jeuene Italie et sur les derniers evenement de Savoie: «La figura di Mazzini ha qualche cosa che colpisce fortemente. E' di statura media, di una costituzione delicata. Sul viso pal1ido si possono leggere le nobili passioni che lo animano. La sua
    fronte è molto spaziosa; l'occhio grande e nero riflette tutta la sua anima».

    Joan Jovanovitch, che fu il più grande poeta serbo dei suoi tempi, ebbe per l'esule un'ammirazione profonda. Suo figlio, in una lettera del 1917, così si esprimeva:
    «Quando mio padre parlava di Mazzini ritornava sempre sulla forza magnetica che si sprigionava da tutta la persona. Egli aveva la testa di un Cristo bianco - diceva mio padre - e gli occhi di un ipnotizzatore. Io credo, dopo quanto disse mio padre, che la descrizione che Meredith ha fatto di Mazzini nel suo romanzo Vittoria debba essere molto rassomigliante».

    Ed ecco che cosa scrive il celebre scrittore inglese, in quel romanzo, che ha per scena la Lombardia del biennio 1847-48: «Era un uomo di media statura, magro ed esile, ed aveva l'aspetto di uno studioso. L'intento atteggiarsi delle spalle e del-
    la testa, l'abito abbottonato che gli stringeva il petto, l'aria estatica e meditativa che lo contraddistingueva, gli davano un' energia unicamente contemplativa, finche’ non si scorgevano i suoi occhi e non si provava la potenza del suo sguardo. Il profilo del suo volto possedeva una espressione di bellezza classica
    che di rado si riscontra in Italia e altrove. Quel profilo era severo e la dolcezza serena dell'arco delle ciglia dava a quella severità maggiore risalto».
    «... Aveva il mento pronunciato e neri la barba e i baffi. Tutto il suo volto sporgeva dal mento, non troppo però, sino all'altezza dei sopraccigli. Aveva le tempia fortemente incavate a motivo della marcata sporgenza del cranio, e la fronte solcata da due righe profonde».

    C. A. Vecchi, deputato alI' Assemblea costituente romana del 1849, lo vide così:
    «Breve di statura, di corpo magrissimo, dalla fronte sviluppata e aperta, dall' occhio espressivo e ardente».
    1849: l' epopea! Poi, ancora, l'esilio. Le emozioni, le preoccupazioni, il dolore per la perdita di uomini da lui fortemente amati, come Goffredo Mameli, fiaccano la sua fibra. Bolton King parla del suo ritorno a Londra, e dice di aver avuto i seguenti particolari da uno che lo conobbe da vicino, e da una lettera privata di un contemporaneo: «Era molto invecchiato: logoro e scarno, con la barba fatta bianca, e nella carnagione, un tempo bruna, una specie di riflesso cenerognolo. Ma l'alta fronte montuosa e le fattezze regolari eran le stesse: il forte naso diritto, la curva squisita del labbro quasi femminile nella immacolata purezza, il nero occhio penetrante, di cui non vide l'eguale chi ne conobbe la luminosa profondità, piena di mestizia, di tenerezza, di coraggio di purezza, e di fuoco» .
    «I soli occhi - dice un altro osservatore - che mai vedessi somig1ianti a fiamme. Il viso era grave, quasi mesto; ma si accendeva di un sorriso di mirabil dolcezza, quando accoglieva un amico...».

    Nel suo Diario del 1849. Tommaso Carlyle così parla di Mazzini: «Era un bell'uomo, pieno di sensibilità, di melodie, di chiara intelligenza e di nobili virtù. Una piccola figura ligure dalla testa quadrata, dagli occhi fiammeggianti, secca ma solida: bello e caritatevole e fiero; quando lo vidi per la prima volta, otto o
    dieci anni fa, non avevo mai incontrato un uomo tanto bello».

    La scrittrice tedesca Malwida Von Meysengub nei suoi Ricordi di una idealista, parla molto e con fervore di Mazzini.
    «Mazzini era di statura media: svelto, elegante, piuttosto magro e non imponente. Solo la sua testa corrispondeva all' immagine che la fantasia poteva crearsi di lui e quando si guardavano i suoi nobili lineamenti, la fronte sulla quale si
    leggevano i profondi pensieri, gli occhi neri dai quali trasparivano nello stesso tempo il fuoco del fanatico e la dolcezza dell' uomo di cuore, si sentiva di essere attratti nel circolo magico, di cui egli era il centro. Si comprendeva che era impossibile restare indifferenti davanti a lui e che si doveva diventargli amico o nemico».

    Il celebre rivoluzionario russo Alessandro Herzen, parla nelle sue Memorie di una visita da lui fatta a Mazzini, in Londra.
    Il grande Italiano si trovava nella sua cameretta, insieme a Giacomo Medici e ad Aurelio Saffi. «Mazzini - scrive l' Herzen - s'alzò, mi fissò bene in viso col suo sguardo penetrante e mi stese con grande cordialità ambe le mani. Una testa simile, che nonostante tutta la gravità e tutta l'austerità si serbò fine e bella d'antica impronta, incontrai assai di rado anche in Italia. Talvolta il volto di Mazzini prendeva un'espressione dura e cupa, ma subito ritornava dolce e sereno. Un'attività ininterrottamente concentrata del pensiero animava i suoi occhi malinconici; questi, come la fronte solcata di rughe, rivelavano una tenacia, una fermezza profonda di carattere. Ogni linea del volto recava l'impronta di lunghi anni di dolore intenso, di notti insonni, di bufere terribili, di passioni potenti, o meglio di un’ unica forma di passione: in quel viso c'era qualche cosa di fantastico, o, meglio, di ascetico».

    La fedele amica di Mazzini, Emilia Ashurst, nella sua Biografia di Mazzini, dice di lui: «Duro ed esigente, come uno stoico, verso se stesso, dolce e pietoso come una donna, verso gli altri, bello, non solamente per la regolarità delle linee e la proporzione delle forme, ma per la espressione vivace dei suoi occhi profondi e per la dolcezza del suo ineffabile sorriso, Mazzini possedeva un fascino personale inesprimibile, che affascinava i giovani come i vecchi».

    Questo fascino sembrava avvolgere anche le polizie, le quali - dice il Luzio - si davano «il lusso di descrizioni accurate e persino artisticamente lusinghiere: una del 1833 era, per esempio stilata così: "Statura media, complessione magra, colorito olivastro, viso piuttosto oblungo, capigliatura nerissima, occhi neri e brillanti, fronte bellissima, mustacchi piccoli e neri, voce bella e sonora, grande volubilità di eloquio , portamento nobile ed energico in tutte le sue azioni"».
    Vi mancava, aggiunge il Luzio, un particolare importante: quel segno nero vicino alla bocca, che Mazzini aveva comune con la madre.

    Parecchi anni più tardi, in un mandato di cattura che si tro-
    va nell'archivio storico di Riva di Trento, mandato emesso dal-
    l' I.R. Commissario superiore Khantz, si danno questi connotati:
    «Età circa 55 anni, capelli non scarsi che cominciano ad incanu-
    tire, fronte alta prominente e distintamente bella, ciglia nere, oc-
    chi grandi scuro-bruni con espressione fantastica, naso regola-
    re, bocca piccola ridente barba grigia, angusti ma lunghi i mu-
    stacchi, mento puntuto, faccia oblunga, colorito giallobruno
    malaticcio»,
    «Egli ha occhi infossati, cammiina leggermente curvato in a-
    vanti, le mani e i piedi sono in proporzione piccoli. Spesse volte
    vestito di nero».

    In calce a un rapporto del Commissariato distrettuale di Ve-
    rona in data 8 luglio 1833, sono scritti questi connotati del «set-
    tario pericolosissimo»: «Età 25 anni - Corporatura magra - Ca-
    pelli molto neri - Fronte spaziosa - Colore olivastro, occhi neri
    vivaci - Ha una voce bella e sonora e molta speditezza di lin-
    gua. Ha inoltre un portamento nobile ed energico ad un tempo
    in tutte le sue azioni».

    Un agente della polizia pontificia di Pesaro così lo descrive-
    va nella cartella biografica: «Anni 26 - Capelli nerissimi - Fronte
    bellissima - Occhi neri e brillanti - Colore olivastro, ecc.». Con
    questi precisi connotati, con questi segni caratteristici, come
    mai la polizia, con tutte le sue spie, non riuscì mai a consegnare
    al capestro austriaco o sabaudo l'audace cospiratore? Lo salva-
    rono il suo calmo coraggio, la presenza di spirito e qualche co-
    sa di cui è cenno nel racconto che segue.

    Mazzini, persa ormai la speranza che la monarchia potesse
    dare all’ Italia indipendenza, unità e libertà, prepara un movi-
    mento insurrezionale repubblicano, e nella notte del 23 marzo
    1870 partecipa a un'adunanza in Genova. rnesto Pozzi, che e-
    ra presente, narra:
    «Noi pensavamo di vedere quest'uomo fenomenale camuf-
    fato sotto mentite spoglie, dipinto e travisato, per sottrarsi ai
    cento occhi d' Argo della polizia. Molti di noi non l'avevamo
    mai conosciuto di persona e l'ansia di fissare in volto questo ca-
    po della rivoluzione europea era appena paragonabile a quella
    pel buon esito dell'impresa a cui ci accingevamo.
    «Si senti un lieve picchio all'uscio, e noi tutti trasalimmo
    alla certezza che fosse Mazzini. Ed era lui in corpo ed anima,
    il gran mago, che ferì le fantasie dei popoli, come se fosse un
    mito».
    «Il cuore ci trabalzò e riverenti movemmo incontro al ma-
    gno spirito».
    «Egli, con affabilità di fanciullo e con un sorriso divino, si a-
    vanzo’ e stese francamente la mano, stringendo all'inglese la
    mano di tutti e salutando ognuno per nome, come se tutti l'a-
    vessimo scritto in fronte. Egli non era per nulla travestito, por-
    tava scarpe ovattate, un pastrano, un cappello a cencio tirato
    sugli occhi, e colla sua statura ordinaria e diritta pareva un filo-
    sofo che uscisse dalla biblioteca e non sognasse neppur per om-
    bra di recar molestia a nessuna polizia del mondo».
    «Mazzini mi si assise rimpetto su di una scranna, levando il
    cappello, la sua testa rimase visibile e si comprese come il solo
    cappello bastasse a trasformarlo e a non renderlo riconoscibile
    agli sgherri».
    «La sua testa era un capolavoro e vasta la fronte e gli occhi
    una meraviglia. Si disse più volte che Mazzini passò inavverti-
    to in mezzo a poliziotti col solo tirar giù il cappello sugli occhi
    e la è credibilissima cosa, perche il Mazzini conosciuto dal
    mondo era nella sua magnifica fronte e nei suoi splendidi oc-
    chi". Il che ci fa ricordare il verso col quale D' Annunzio dipin-
    ge Mazzini:
    L' esule smorto, tutto fronte e sguardo.
    Il tentativo rivoluzionario per dare all’ Italia Roma e al po-
    polo la libertà, fallì. L'eterno Esule (esule in Patria, anche oggi,
    poiche 1’ Italia lo ricorda solo nel marmo e nel bronzo...) si av-
    viava verso l'immortalità a congiungersi con quanti aveva ar-
    dentemente amato: la Madre, Iacopo Ruffini, Goffredo Mameli,
    i martiri di Belfiore, i caduti nella lotta per la Patria e per l'U-
    manità.

    Il dott. Giovanni Rossini, che curò Mazzini a Pisa, dal 7 feb-
    braio 1872 sino alla morte, narra: "Entravo nella stanza e ada-
    giato sopra un sofà trovavo un vecchio tanto venerato nell'a-
    spetto quanto era garbato nei modi ricevendomi. Giudicava
    dovesse essere più sui 70 che al di sotto, era basso della statura;
    pallido e più che pallido, terreo il volto; aveva il crine e la barba
    quasi canuta, pochi essendo i capelli e i peli neri che si mischia-
    vano ai pochissimi bianchi.
    «Era calvo nell'avanti della testa, aveva baffi e pizzo larghi
    che si univano lateralmente. La fronte era elevata e sporgente,
    le arcate orbitarie rilevate; le tempia e i paretiali un poco com-
    pressi. Gli occhi aveva vivi con prunelle castagne; vi erano oc-
    chiaie al di sotto assai pronunciate; la fronte e il volto rugati; il
    naso aquilino; la bocca, nascosta dalla barba, che pareva di non
    troppo ampie dimensioni, con labbra di un colore rosso smor-
    to. Aggiungi un ovale allungato, ed avrà per tal modo il lettore
    il ritratto dell'uomo che io andava a visitare.
    «Un medico vedendo quell'individuo avrebbe detto a pri-
    ma giùnta trattarsi di persona nella quale le potenze organiche
    erano grandemente infralite. Le rughe del volto, il colorito delle
    guancie, il pallore delle labbra, la macilenza, indicavano senza
    dubbio un uomo che aveva dovuto soffrire fisicamente e mo-
    ralmente. La vivacità dello sguardo, l'animarsi del volto al mio
    giungere, avevano potuto illudermi per un istante; presto però
    comprendeva ch'io aveva da fare con un uomo provato alla
    scuola del dolore. E purtroppo non mi ingannava! Non era il
    dolore fisico, ma ben anche il morale, che si erano congiunti a
    logorare una volontà di ferro, ed un organismo troppo debole
    per resistere alle lunghe lotte che aveva dovuto sopportare».
    E il 10 marzo 1872, a 67 anni, Mazzini moriva.

    Ferdinando Resasco, nella sua opera descrittiva e aneddoti-
    ca intorno a Staglieno, narra di essere stato invitato da Paolo
    Gorini a visitare la salma di Mazzini, prima che il celebre scien-
    ziato ne terminasse la pietrificazione.
    Il corpo del Grande si disegnava in correttissime linee: la
    regione toracica aveva un’ impronta dI robustezza, direi quasi
    di gioventù, ch'ero ben lontano dal supporre in un corpo di
    persona così lungamente travagliata dalla lotta, non dirò già
    per la vita, ma per la patria. I lineamenti erano inalterati; l' e-
    spressione era di persona, più che dormente, che sta per sve-
    gliarsi: gli occhi erano socchiusi a metà la bocca, lievemente a-
    perta,lasciando vedere bianchissimi denti».

    Ci sarebbe ora da parlare del carattere di Mazzini. Questi è
    stato spesso descritto come una lugubre figura di cospiratore,
    intollerante, sdegnoso, sempre accigliato, troppo austero, nemi-
    co d'ogni svago e di ogni onesto piacere.

    Per il Carducci il suo volto «giammai non rise». Alfredo
    Panzini, ne La vera istoria dei tre colori, parla anch'egli di «Un uo-
    mo che non ride, Mazzini». Paolo Desjardin, nel 1899, in una
    conferenza su «La democratie spiritualiste selon Mazzini et se-
    lon Lamartine», giungeva a dire che Mazzini, a paragone del
    Lamartine, sembra «una divinità tetra e sotterranea».
    Tutto ciò non è vero, e, per amore di brevità, accennerò sol-
    tanto all'argomento. Abbiamo visto, intanto, nelle citazioni
    surriportate, che descrivendo Mazzini si trovano spesso queste
    espressioni: «sorriso soavissimo... ineffabile... divino; brio e
    dolcezza» ecc. Premetto che, immaginare un Mazzini ridancia-
    no, sempre allegro e scherzoso, significherebbe offenderlo. L’ I-
    talia era schiava e gemeva sotto il tallone straniero e indigeno.
    Centinaia di giovani morivano sulla forca, o fucilati, o nelle or-
    ride carceri austriache, sabaude, borboniche, papali. Mazzini
    sentiva tutto ciò e profondamente ne soffriva. Erano dunque le
    dolorose vicende di quei tempi tempestosi che, spesso, lo ren-
    devano triste: non il carattere, il temperamento, disposti alla
    gioia di vivere. Amava, con passione, la musica e la poesia.
    Gradiva la compagnia delle donne e dei bimbi, e i passeri che
    liberi svolazzavano nella sua stanza, e lo splendore e il profu-
    mo dei fiori. Fumava molto, e cantava bene, accompagnandosi
    colla chitarra.

    La Jessie White Mario lo descrive come gioviale e sereno.
    Alla sera, in casa Stanfeld, «conversava e scherzava, o giuocava
    a vingt et un, allegro come un fanciullo se vinceva... Raccontava
    gli aneddoti più burleschi, e con mimica perfetta riproduceva
    tipi ed individui a tutti noti... il suo umorismo era inesauribile e
    ciò lo rendeva particolarmente caro a quella gente allegra...».

    Il prof. Masson, che lo conobbe, dice che «Mazzini aveva
    molto spirito e sapeva narrare una storiella o indovinare un ca-
    rattere, senza ometterne i punti grotteschi».
    Amilcare Cipriani, che lo visitò a Londra nel 1867, lo descri-
    ve come «semplice, buono, generoso. Non aveva nulla dell'ora-
    tore. Parlava semplicemente, con calma, con effusione, con con-
    vinzione: era, insomma, un gran caseur».

    Era modesto, quasi timido. Dice la Meysenbug che «chi
    non aveva visto prima Mazzini quando si apriva senza rumore
    la porta ed una snella e delicata figura d'uomo, vestita di nero,
    scivolava timidamente nella stanza, non avrebbe mai potuto
    sognare che entrasse il celebre agìtatore».
    E in altra parte: «Fui gradevolmente sorpresa nell'osservare
    la modestia del grande Mazzini: eppure la mente di quest'uo-
    mo era guida ad una intera nazione e i principi piu’ potenti tre-
    mavano davanti alla sua importanza politica».
    Oggi l' Ita1ia gli ha eretto un monumento. L'austera figura si
    posa sull' Aventino, e medita... Ripensa, forse, le sue parole: “So
    che v'è l' avvenire in questa mia voce, poco conta se lo vedrò o
    splenderà dopo la sepoltura”.
    Sì, Maestro. La tua Repubblica verrà. Verrà quando i lavora-
    tori avranno compreso che non si possono conquistare i diritti
    "se non obbedendo a ciò che comanda il Dovere”; quando o-
    gni uomo si sentirà «cittadino della vasta terra»; quando non e-
    sisterà più uno solo «capace e voglioso di lavoro che langua,
    per mancanza di lavoro, nella miseria»; quando «non vi sarà
    più che una classe sola, un sol Popolo, una sola Famiglia».

    (1) In generale, si crede che le condanne a morte inflitte dalla monar-
    dzia sabauda a Mazzini siano due: quella del 26 ottobre 1833, per il tenta-
    tivo insurrezionale organizzato dalla «Giovine Italia», e l'altra del 20
    marzo 1858, dopo il tentativo insurrezionale di Genova. Ma io credo che
    altra sentenza di. morte sia stata emessa contro Mazzini, dopo la spedizio-
    ne di Savoia. Ne ho esposte le ragioni sul «Pensiero Mazziniano», organo
    dell' Associazione Mazziniana Italiana, ma nessuno ancora mi ha saputo
    dire qualche cosa di preciso sull' argomento.
    Ricordo ora soltanto che lo stesso Mazzini, subito dopo la condanna
    del '58, scriveva sull'«Italia del popolo»: «La terza condanna a morte git-
    tata a uomini del Piemonte contro di me...». E in una lettera del 3 giugno
    1861 a Sofia Craufurd: «Fui condannato a morte ne11833, per la spedi-
    zione di Savoia, poi una terza per l'affare di Pisacane». Ma dov'è, e com'è,
    la sentenza che si riferisce alla spedizione di Savoia?


    Alfredo Bottai

  4. #4
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    allora visto che siete bene informati, potete avere accesso a
    questa Riservatissima informativa di Polizia, che di tale
    pernicioso soggetto dispone l'immediato arresto.


  5. #5
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    Funzionava talmente male la polizia di quel tempo che ( si legge sul documento ) lo cercavano tra la Svizzera e l'Italia, tra Genova, Livorno, Ancona, Bologna, Milano, Sarzana, Stato Pontificio, Radicofani, Acquapendente..... ed egli era invece a Londra ... dove fondo', proprio nel Gennaio 1851, "La Societa' degli Amici d'Italia".

  6. #6
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    La descrizione che viene fatta nel documento
    riprodotto vale la pena di essere riportata:

    ... ha neri i mustacchi e la barba, e tiene, i soli favoriti all'uso inglese. Veste sempre di nero, porta un paletot bleu, parla benissimo con puro accento l'inglese, e' di figura alta gracile, ha il viso piuttosto bruno, capelli nerissimi, e tagliati corti, fronte alta, espressionre seria, e grave, ha 34 anni, ed in complesso e' un bell'uomo. ...

  7. #7
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    Ora pcosta, per poter fare i giusti raffronti con il
    RITRATTO FISICO E MORALE DI GIUSEPPE MAZZINI
    editato in precedenza ... dovrebbe inserire una scheda analoga
    per Osama Bin Laden

    ------------------------------------------------------------

  8. #8
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    anche se al confronto del Mazzini, tre volte condannato a
    morte, il Bin Laden fa la figura di un ladro di polli, sottometto
    comunque quanto gentilmente richiesto...


    RITRATTO FISICO E MORALE DI OSAMA BIN LADEN

    ( In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso)


  9. #9
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    Questo non e' un documento ...
    e' solo una "battuta" ...
    tra l'altro incomprensibile ...
    ... salvo che per tre parole.

  10. #10
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    fuori dallo scherzo (non ho certo voglia di fare l'apologia di Osama) il quesito che mi ponevo non era se fra cent'anni Osama verrà ricordato come oggi Mazzini (ai posteri ecc. ecc.), ma se Mazzini allora era considerato davvero un terrorista internazionale come è per noi oggi Bin Laden.
    Poteva un borghese "benpensante" o un popolano ignorante nel 1843 avere dei dubbi sulla pericolosità di Mazzini o di Garibaldi?
    Una élite di bolscevici risorgimentali o un movimento di popolo ci ha dato l'Italia?

 

 
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