SNDG - La "grazia" a Adriano SOFRI

**nuvolarossa** · 11-11-02, 20:29

**lucifero** · 11-11-02, 22:29

Ho letto la lettera di Berlusconi e condivido quanto dice, perlomeno fino alle conclusioni.

Non sono mai stato tra gli innocentisti di Sofri. Forse perché non ho letto tutti gli atti processuali, anche se sono convinto che non tutti gli innocentisti lo abbiano fatto.

Tuttavia, se il carcere serve, secondo le scuole più o meno, alla rieducazione e alla sicurezza della società, mi sembra che in nessuno dei due casi sussista la utilità della detenzione.

Se invece il carcere serve alla punizione (come sembra che sostengano AN e Lega), ah bè, allora parliamo di questo.

Piuttosto, non mi è chiaro il meccanismo che verrebbe usato per raggiungere questo obiettivo. Mi sembra infatti che la grazia debba essere chiesta e che Sofri abbia sempre rifiutato questa opzione, che pur sarebbe stata presa in considerazione in passato, perché implicitamente pare costituisca un'ammissione di colpa. E mi sembra strano che abbia aspettato tutti questi anni che lo invitasse Berlusconi!

Ed allora, siccome sono un dietrologo, vorrei capire se ci vorrebbe un indulto, un'amnistia o che so io, e se questi strumenti possano essere presi ad personam (cosa di cui dubito).

E come mai questi discorsi vengano fuori adesso, specie nell'imminenza della visita del Papa al parlamento in cui tutti aspettano che chieda un tale provvedimento (e non ho ancora nemmeno qui capito perché, ma confesso di leggere poco, ultimamente).

Perciò, posto che sono comunque favorevole, perché c'è di mezzo un essere umano (mi rifersco chiaramente a Sofri, non a Berlusconi), vorrei capire meglio il come ed il perché ora.

A proposito, ho sentito letto stamani su Radio Radicale un articolo di (penso) Vattimo sull'argomento che mi ha lasciato tra l'esterrefatto ed il divertito. Se lo trovo, lo posto...

**Garibaldi** · 12-11-02, 10:01

sono d'accordo, facciamo quello che non e' stato buona di fare la sinistra demagoga!!!!!!!!!!!!!!11

**Anita** · 13-11-02, 14:16

Mi astengo perche' non conosco molto bene tutti i retroscena della vicenda.
Ma non e' stato giudicato con tutti i gradi della magistratura ?
E poi noi repubblicani non siamo contro il perdonismo ?

**kid** · 13-11-02, 16:50

In effetti i gradi di giudizio di Sofri sono piuttosto nitidi e netti e il Pri più che essere contro opgni perdonismo rispetta le pene per quelle che esse sono. Sotto il profilo politico poi, le responsabilità di Lotta Continua per l'omicidio del commissario Calabresi sono piuttosto evidenti anche se non sta a me giudicare il fatto che sia poi stato direttamente o indirettamente Sofri a decidere di ammazzare Calabresi. Era un clima avvelenato e il suo quotidiano ha svolto una bella parte. Il provvedmento di Grazia, che è un porvvedimento ad personam del capo dello Stato nei confronti di Sofri non mi parrebbe sbagliato, in quanto Sofri ha dimostrato un'evoluzione costante e positiva, tale da ritenerlo un soggetto che si è riinserito nella società civile e ne svolge comunque, anche da dietro le sbarre, una funzione intellettule stimolante e positiva. Per cui se il Capo dello Stato decidesse per la grazia, non mi pare che il Pri avrebbe ragione di lamentarsene, anche perchè è una prerogativa esclusiva del Capo dello Stato. Non siamo comunque stati noi a chiederla e non dobbiamo essere noi ad opporcisi. Insomma la grazia non è un procedimento di indulto, non cancella il reato, cancella la pena, è un provvedimento personale ed il capo dello Stato a valutare se vi sono gli elementi o meno per attuarla. Nel caso di Sofri a me pare che gli elementi per una grazia ci siano e vadano considerati con un certo favore. Il giudizio su Lotta continua resta. Non conosco però sinceramente gli atti processuali e non so esattamente se la condanna è stata commutata su prove convincenti piuttosto che su una semplice ragione politica che condannasse la stagione del terrorismo ed i suoi profeti. La mia idea comunque è che Sofri era un profeta del terrore più che un terrorista vero e proprio e per questo mi pare abbaia abbastanza pagato. Insomma nel sondaggio ho votato si alla grazia.

**lucifero** · 13-11-02, 17:09

Originally posted by calvin
[..] Il provvedimento di Grazia, che è un provvedimento ad personam del capo dello Stato [..]
[..] se il Capo dello Stato decidesse per la grazia [..]
[..]la grazia non è un procedimento di indulto, non cancella il reato, cancella la pena, è un provvedimento personale [..]

Però a me pare che la grazia vada chiesta dal detenuto e che Sofri volutamente non l'abbia mai chiesta, proprio perché cancella la pena e non la colpa.
Sarebbe adesso disposto a chiederla? Me ne stupirei!

E' per questo che temo che si vada verso un indulto o un'amnistia, la cui iniziativa verrebbe non da Sofri e che non sarebbe però un provvedimento ad personam.

**kid** · 13-11-02, 17:24

ma non me lo ricordo! Se sia il detenuto a chiedere o sia il capo dello Stato a promulgare. Comunque grazia si indulto, o provvedimenti di amnistia, no!

**lucifero** · 13-11-02, 18:18

Pare si possa, adesso, dare la grazia senza richiesta:

da http://www22.mondadori.com/panorama/..._2/1345_1.html

[..]In realtà non c'è bisogno che Deaglio, Giorgio Bocca, Giuseppe D'Avanzo, Giuliano Ferrara o i numerosi altri commentatori che all'indomani dell'ordinanza hanno invocato l'opportunità di un provvedimento di grazia, si inginocchino davanti a chicchessia. Come ricorda Giuliano Pisapia, avvocato ed ex presidente della commissione Giustizia della Camera, l'istituto della grazia d'ufficio, cioè non richiesta dagli imputati ma concessa autonomamente dal capo dello Stato, "è stato inserito nell'ordinamento dal nuovo codice di procedura penale proprio come strumento teso ad assolvere una funzione correttiva-equitativa dei rigori della legge e con funzioni di rilievo anche politico che non possono essere ignorate". Una decisione in questo senso del presidente della Repubblica, conclude Pisapia, "porrebbe fine a una situazione che rischia di essere infinita, che è intricata di molteplici dubbi e perplessità, che crea dolore e tormento, che è ritenuta ingiusta non solo da chi li considera innocenti".[..]

**nuvolarossa** · 21-07-03, 09:49

Il controsenso...
Gli altri sarebbero tutti i detenuti per omicidio, a quanto si capisce, e in generale tutti quelli che hanno a vario titolo offeso la legalità repubblicana in scontri politici ed istituzionali negli ultimi decenni. Per usare una efficace espressione, Castelli ha buttato la questione, nel senso peggiore, in politica. Facendone oggetto di uno scambio politico allargato: Sofri esce, se escono tutti nel senso che la si smetta di usare la legalità repubblicana e il suo rispetto come terreno di scontro politico e civile.
Tutto questo come patto fondativo, costituzione materiale, del nuovo millennio politico alla cui alba parteciperebbe la Lega. Su questo almeno chiediamo d’avere grazia. Che ci sia risparmiato di vederlo. Strano che questa conciliazione nazionale, che per conciliare troppo non concilierà un bel nulla, venga da un ministro del partito, la Lega, che si è tenacemente opposto, fin qui, nell’ordine: all’amnistia, all’indulto, nonostante le sollecitazioni del Papa, e persino all’indultino, mentre dimenticava all’occorrenza, per il patto politico Bossi-Berlusconi, ogni visione organica dell’agenda legislativa relativa al tema della giustizia.
Castelli finge di dimenticare che la questione della grazia è relativa alla persona condannata in quanto tale, non ad una categoria di condannati. E poi che altro un’amnistia relativa a fatti di sangue, patiti da persone come Aldo Moro e lo stesso commissario Calabresi, sopportati dal Paese e dalle istituzioni per non cedere sul punto del riconoscimento politico del terrorismo, la teoria della «guerra civile», dai cui postumi bisognerebbe uscire.
Quella guerra civile non c’è stata, fortunatamente. Ci sono stati strati, ampi, di una generazione che ha sbagliato alcune scelte, e che in buona parte lo ha riconosciuto, ma questo è un altro discorso. Insomma, la confusione cercata e voluta dei problemi del ministro Castelli chiuderà ogni discorso su Sofri e su questi temi prima ancora che se ne possa ragionare una soluzione accettabile. La proposta di Castelli, messa così, fa apparire la questione della grazia a Sofri, il che non è, come un ulteriore contributo all’Italia dei condoni. Solo che questa volta si condona il sangue. Sintomatica la dichiarazione, amara e sferzante sulla vicenda, di Bruno Berardi, dell'Associazione delle vittime del terrorismo: «Possono dare la grazia anche a Riina, visto che non ha partecipato ai massacri ma ne era solo il mandante».
La Costituzione chiede al ministro di Grazia e Giustizia, sul tema della grazia, di proporre se crede un’iniziativa in tal senso al presidente della Repubblica, e il suo sì dovrebbe essere il frutto di una valutazione non personale, ma giurisdizionale della vicenda. Il suo sì o il suo no dovrebbe riflettere il sentire di tanti altri.
Ma sul punto forse è Umberto Bossi il più abilitato a dire a chi Castelli ha dato ascolto. «Castelli é contrario _ ha detto _ perché la gente é contraria» e, provocatoriamente, ha aggiunto che «il presidente della Repubblica avochi a sè la decisione, cambi la legge e dia lui la grazia a Sofri». Ora, quando Bossi cita la «gente», cita la Padania delle valli, cioè il suo elettorato. Come sempre, quando sente aria di elezioni, la Lega rialza il vessillo antiistituzionale. Povera Italia. Contiamo tuttavia ancora nella fortuna di poter vedere, in tutto questo, l’Italia civile nelle parole e nei volti della signora e della famiglia Calabresi.

Eugenio Mazzarella

**nuvolarossa** · 21-07-03, 09:56

il messaggero
di FRANCESCO PAOLO CASAVOLA in regime monarchico e ...
di FRANCESCO PAOLO CASAVOLA

in regime monarchico e quello in regime repubblicano. In verità la
diversità è radicale. Il diritto di grazia era un vero e proprio diritto
personale dei re, ch’erano del resto fonte carismatica della giustizia. La
grazia temperava la giustizia, senza contraddirla, evitando anzi che si
verificasse quell’infausto corto circuito, che gli antichi denunciavano
nella formula “summum ius summa iniuria”, e cioè che il diritto troppo
rigoroso è la massima delle ingiustizie. Attributo della sovranità era la
clemenza e i principi romani nei giudizi penali avevano il “calculus
Minervae”, tiravano il dado a favore del reo. Ma già nel Regno d’Italia
gli studiosi più moderni del diritto pubblico avevano cominciato a
sostenere che il monarca non possedesse alcun potere personale. E quando
in Assemblea Costituente si venne a discutere della grazia, Vittorio
Emanuele Orlando escluse che essa potesse essere concessa dal Capo dello
Stato fuori dalla responsabilità ministeriale, dato il tenore
onnicomprensivo dell’articolo 89 della Costituzione: “Nessun atto del
Presidente della Repubblica è valido se non è controfirmato dai ministri
proponenti, che ne assumono la responsabilità”. La questione al contrario
era aperta sotto lo Statuto albertino, il cui articolo 67 prevedeva la
responsabilità ministeriale solo per gli atti del governo. Ma la prassi in
tema di grazia si era già fatta restrittiva perché il ministro, se
raccoglieva dagli uffici competenti pareri negativi, archiviava
direttamente il procedimento di proposta.
Secondo il quarto comma dell’articolo 681 del nuovo codice di procedura
penale, “La grazia può essere concessa anche in assenza di domanda o
proposta”, il che fa cadere ogni discorso, imbastito in questi giorni, sul
preteso ostacolo alla concessione costituito dalla decisione di Adriano
Sofri di non richiederla. La grazia anzi può essere sollecitata dal
Presidente della Repubblica al ministro di Grazia e Giustizia. Ma della
proposta formale del ministro non si può fare a meno. I giuristi usano qui
la categoria degli atti duumvirali. Le due parti coautrici, il Capo dello
Stato e il ministro, non sono neppure paritarie, perché sembra prevalere
la volontà del ministro. Nella gabbia di questo sistema
giuridico-costituzionale, si muove la questione politica della grazia a
Sofri. Ipotizzare un pacchetto di grazie, di cui beneficerebbero
condannati politici di varie e contrapposte tendenze, significa non
intendere che il provvedimento di grazia è individuale in senso assoluto,
e non può dar vita ad altre concessioni né estensive né analogiche,
soprattutto quando le motivazioni siano di carattere generale quale quella
di una pacificazione nazionale, che giustificherebbe semmai un’amnistia.
Né vale il proposito di evitare che la concessione di una sola grazia
configuri un privilegio. Il privilegio è escluso dal fatto che la
concessione viene dal Presidente della Repubblica, simbolo dell’unità
nazionale, e come tale sottratto al sospetto di usare un trattamento di
favore personale. In verità la soluzione del caso non può essere riposta
in una correzione del sistema. Far rivivere una prerogativa, che si usava
dire sovrana, del Capo dello Stato, esonerandola dalla responsabilità
ministeriale, sarebbe fare un passo indietro rispetto al quadro
complessivo della legalità repubblicana. Occorre piuttosto un abito
etico-politico nei rapporti tra governo e Capo dello Stato che riconosca a
quest’ultimo il compito di interpretare lo spirito pubblico e le
particolarità umane di ogni singola individuale vicenda che sia degna
della concessione della grazia, restando al ministro il dovere del
procedimento di proposta. Perché per evitare la summa iniuria ci si
rivolge alla mente e al cuore di un uomo, non alla maggioranza aritmetica
di un governo parlamentare. E’ bene dirlo ad alta voce, quando veramente
di grazia si tratta, la ragion di Stato si tenga in disparte.

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SNDG - La "grazia" a Adriano SOFRI

come e perché ora?

sono d'accordo

un tema delicato

Re: un tema delicato

questo sinceramente l'ho studiato

si può

tratto da IL MATTINO Online 21 luglio 2003

TRATTO DA il messaggero 21 LUGLIO 2003

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