LE COLLINE DEL RISORGIMENTO
Quasi un itinerario storico, da San Martino della Battaglia a Solferinoe poi a Castellaro: da qui, attraverso Cavriana e Volta Mantovana,si raggiunge Monzambano per concludere a Ponti sul Mincio,a un tiro di schioppo dal Garda. E’ la proposta di visita della parte orientale dell’Alto Mantovano, una regione collinare di rara bellezza che la Valle del Mincio separa dal territorio veronese.
SGUARDO AL TERRITORIO
IL CUORE VERDE DELL’ARCO MORENICO
Uscite dalla Serenissima (Autostrada Milano-Venezia) al casello di Sirmione e seguite l’indicazione per San Martino della Battaglia: il borgo storico si raggiunge in pochi minuti. Il nostro percorso nasce da lì, luogo risorgimentale citato nei libri di storia, e attraversa una regione collinare bella e rilassante, solcata dai vigneti dei bravi viticoltori mantovani.
Il clima eccellente, asciutto e ventilato, mitigato dall’ampio bacino lacustre del vicino Garda, i suggestivi scorci paesaggistici, le strade che si snodano sinuose lungo viali ombreggiati, la Valle del Mincio, territorio tutelato per il suo valore ambientale e naturalistico da un ente Parco (14.000 ettari), suggeriscono la sosta per gustare la buona tavola delle trattorie locali, cordiali ed economiche, tanto da riportarci indietro nel tempo, all’ospitalità calda e familiare delle campagne, ai prodotti genuini di aziende agricole di prim’ordine.
E’ una regione antichissima, e prova ne sono le cospicue testimonianze archeologiche presenti in zona: a Castellaro Lagusello, località incantevole del Comune di Monzambano particolarmente gradita da chi si diletta di fotografia, alcuni rinvenimenti palafitticoli confermano che queste zone sono abitate da tempi remotissimi, risalenti addirittura all’Era Neolitica.
La proposta di un’escursione in questo territorio si rivolge ad un pubblico che cerca di coniugare arte, storia, ambiente e ospitalità: a questo visitatore le colline moreniche mantovane (da “morene”, materiali di deposito di un antichissimo ghiacciaio, perché tale era il Garda) con le loro atmosfere riposanti, sapranno offrire un indimenticabile soggiorno.
Per il turista in bicicletta: il percorso che proponiamo in qualche tratto fa venire il fiatone, ma per lo più è gradevole, con tappe brevi e mille occasioni…per riposare un po’ i muscoli ed ancor più …la testa!
ITINERARIO DI VISITA
ATMOSFERE MEDIOEVALI
La Torre di San Martino della Battaglia, “gemella” di quella di Solferino, con i suoi 65 metri di altezza ci guida tra i dolci declivi di fitta vegetazione fino a quel centro “storico” che custodisce oltre il torrione dedicato a Vittorio Emanuele II, la Cappella Ossario e il Museo, con armi, cimeli e ricordi dell’epica battaglia del 24 giugno 1859. Qualche chilometro dopo ci accoglie Pozzolengo: siamo ancora in territorio bresciano, ma vicinissimi al mantovano ed al veronese, così che i dialetti e le ricette finiscono per confondersi e ogni identità territoriale perde di significato. Pozzolengo è un grazioso paese adagiato sui colli, all’ombra dell’antico Castello Scaligero.
Entrati nel territorio mantovano si incontra l’antico paese di Solferino, la punta più alta delle nostre colline: infatti la sua Spia d’Italia è da secoli punto di osservazione e nel Risorgimento si consacrò come uno dei luoghi più strategici dell’intero arco morenico, osservatorio privilegiato della battaglia del 1859 della quale Solferino è diventato il museo. Da qui si gode una vista stupenda e lo sguardo abbraccia anche la pianura più lontana; sembra di vedere dove la valle del Mincio si congiunge a quella del Po, già oltre Mantova. La “Spia” è in verità un robusto torrione dell’XI secolo, divenuto ormai l’immagine-simbolo dell’intera vicenda storica del paese. Sono altresì da vedere: il Museo, l’Ossario, la zona del Castello e infine il Monumento alla Croce Rossa, eretto nel Centenario della battaglia, tutti luoghi che recano la testimonianza muta ma viva della lunga epopea risorgimentale che ha conosciuto in questo territorio alcune delle sue pagine più gloriose. Un tratto panoramico degno di essere segnalato è situato nella zona del Castello, presso al Chiesa di San Nicola: da quel punto, protetto da un’ampia balconata, si ammira una notevole vista della pianura e delle colline moreniche circostanti. Per quanto riguarda le manifestazioni, la più importante è il “Giugno solferinese”, appuntamento annuale che, in occasione dell’anniversario della battaglia risorgimentale, comprende iniziative culturali, spettacoli e giochi in piazza.
Imboccate la strada per Cavriana, attraverso le dolci pendenze collinari dell’anfiteatro morenico che in un percorso foderato di verde conducono ad uno dei borghi più caratteristici dell’intera zona. Si “sale” fino a 170 metri, e per poca che sia quest’altezza il verde si mantiene intenso e fitto; appena arrivati fate una passeggiata tra le viuzze del paese e godetevi le atmosfere di questo luogo antichissimo. Tanto antico da avere un proprio museo archeologico all’interno di uno dei suoi nuclei più prestigiosi, Villa Mirra-Siliprandi (tel. 0376 82094): vi sono custoditi reperti importanti ritrovati in zona, materiali palafitticoli, romani e di epoche successive. La Torre della Rocca svetta tra i ruderi del castello medioevale, e vi sono ancora tratti delle antiche mura rimasti integri. La passeggiata tocca la parrocchiale (chiesa di San Biagio) dal ricco arredo pittorico, e dopo un bel viale alberato raggiunge il colle della Pieve romanica di Santa Maria (dell’anno Mille circa), che per la sua semplice eleganza e l’incantevole paesaggio in cui si inserisce è indubbiamente una delle costruzioni religiose più suggestive dell'intera provincia.
Da Cavriana a Castellaro Lagusello il tragitto è breve: siamo nel cuore dell’arco morenico e probabilmente in uno dei luoghi più belli dell’Alto Mantovano, piccolo, raccolto, silenzioso. E’ un borgo antichissimo, sul bordo di un laghetto di origine morenica, e conserva i resti del suo Castello d’origine duecentesca, il palazzo del Marchese e la parrocchiale barocca, con arredi e dipinti del ‘400 e ‘600. Fate una sosta in una delle trattorie locali: l’atmosfera medioevale e i sapori della cucina casalinga sono impareggiabili. E’ sicuramente un luogo molto attivo, ricco di manifestazioni culturali e folcloristiche: basti ricordare la primaverile “Festa dei fiori” e, ai primi di settembre, la rassegna “Arte in strada”, durante la quale un pittoresco “esercito” di buskers venuti da tutte le parti del mondo invade pacificamente il paese per alcuni giorni.
A 11 chilometri sta Volta Mantovana, il paese della beata Paola Montaldi (clarissa, 1442-1514): sono da vedere il Castello – eretto intorno al Mille e quindi trasformato dai Gonzaga tra il Trecento e il Quattrocento – ancora ben conservato, la chiesa di Santa Maria Maddalena (fate attenzione all’Assunta attribuita al Guercino e alla tela settecentesca di Pietro Rodari) e quindi ammirate lo splendido giardino “all’italiana” del gonzaghesco Palazzo Cavriani, ora sede municipale; ancora un’ultima occhiata, questa volta a Villa Venier, già Convento delle Domenicane, e quindi si può continuare il tour collinare.
Si torna verso il lago di Garda, seguendo la “strada dei colli” che porta fino a Peschiera. Una piccola deviazione in territorio veronese ci conduce al Parco Giardino Sigurtà di Valeggio sul Mincio, un piccolo paradiso terrestre, un universo floreale davvero unico, con canaletti, laghetti e macchie boschive curatissime. Nasce dalla vecchia azienda agricola e dal prato della seicentesca villa Maffei , che nel 1859 fu il quartier generale di Napoleone III: Carlo Sigurtà, nobile mantovano, grazie alla possibilità di attingere per quell’area l’acqua del Mincio, trasformò quei 50 ettari di terreno in un giardino lussureggiante.
Appena ripartiti per Monzambano si passa di nuovo il Mincio e si torna nella provincia virgiliana: questa volta a farci da guida è il profilo irregolare del castello di Monzambano (XII secolo), d’impronta scaligera, arroccato su un colle che domina il fiume in uno dei suoi tratti più belli. Se viaggiate in autunno cercate di venire qui nei giorni della Festa dell’Uva; vi si respira tutta l’atmosfera di collina, sospesa tra la celebrazione delle uve appena vendemmiate, le proposte enogastronomiche e quelle folkloristiche e culturali.
L’ultima tappa è di appena 3 chilometri e porta a Ponti sul Mincio, 143 metri sul livello del mare, un piccolo borgo che appartenne agli Scaligeri e che ancora oggi conserva i resti delle torri e della cinta muraria: meritano una sosta la chiesa rinascimentale del paese e, appena fuori, l’oratorio di San Nicolò, pure del ‘500. E per chiudere l’itinerario nel segno della ricca cultura enogastronomica dell’Alto Mantovano, andate a visitare la cantina sociale di Ponti, che raccoglie e vinifica le uve di tutta la zona collinare.
Da Ponti al casello autostradale di Peschiera, ove si ritrova la Milano-Venezia, sono pochi minuti di strada: il nastro grigio della Serenissima appare all’improvviso sotto il viadotto che conduce a Peschiera.
CURIOSITA’ STORICHE
Solferino in numeri
Il torrione “La Spia d’Italia” – costruito nel 1022 - svetta a quota 206 metri sulla collina di Solferino, la più alta dell’arco morenico mantovano. Nella famosa battaglia di Solferino e San Martino del 24 giugno 1859 si confrontarono più eserciti: i francesi ed i piemontesi, al comando di Napoleone III e Vittorio Emanuele II (150.000 uomini e 360 cannoni), contro gli austriaci guidati da Francesco Giuseppe (135.000 uomini e 400 cannoni): nell’Ossario di Solferino sono conservate le ossa di 7000 caduti.
CICLOTURISMO
“Meglio con la bici”
Per gli amanti della bicicletta il percorso delle colline moreniche è indubbiamente il più suggestivo della provincia di Mantova: è con questo mezzo che si gusta lo splendore paesistico e ambientale di queste colline foderate di verde, ombreggiate, dalle strade dolcemente inclinate, con angoli ameni da cui si ammira la pianura mantovana, e lunghi filari di vigne che spesso nascondono allo sguardo le attrezzate cantine vinicole presenti in zona. Se il cicloturista cerca una passeggiata suadente, non troppo faticosa, con saliscendi abbordabili e tappe brevi, ebbene l’Alto Mantovano è la risposta più pertinente ed esaustiva che possa trovare.
In zona esiste la più ampia ciclabile di tutta la provincia mantovana che collega il capoluogo a Peschiera del Garda. L’imbocco è nella periferia della città, in località Ponte Rosso; di qui poi il percorso si snoda per le località di Soave, Goito, Pozzolo, costeggiando le due grandi riserve naturali di Bosco Fontana e Bosco delle Bertone; penetra in territorio veronese in località Borghetto presso Valeggio, rientra nel mantovano bordeggiando Monzambano e Ponti sul Mincio e infine termina a Peschiera.
L’Associazione Colline Moreniche del Garda ha anche predisposto tre piacevoli percorsi – lunghi circa cinquanta chilometri ciascuno - che, pur non essendo interamente ciclabili, si snodano su strade basse e poco frequentate toccando i luoghi più caratteristici dell’Alto Mantovano: il turista che voglia rintracciarli troverà sul luogo un’adeguata segnaletica; qui ci basti precisare che interessano i territori di Castiglione, Medole, Cavriana, Solferino, Pozzolengo, Volta, Monzambano, Ponti sul Mincio e Valeggio ed hanno un’escursione altimetrica estremamente modesta (da un minimo di 60 ad un massimo di 155 metri).
"LA STRADA DEL VINO"
…e un buon bicchiere D.O.C
L’antica e solidissima tradizione enologica delle colline mantovane ha dato vita ad una “strada del vino”, un percorso tra i vigneti dell’Alto Mantovano con la possibilità di assaggiare ed acquistare la qualità preferita nelle aziende vitivinicole.
Più di mille ettari di terreno specializzato coprono la zona collinare compresa fra i comuni di Ponti sul Mincio, Monzambano, Volta, Cavriana, Solferino e Castiglione delle Stiviere: il vino “Garda Colli Mantovani” ha ottenuto il riconoscimento d.o.c. nel 1976 e nel 1997. Per avere l’elenco delle aziende che fanno parte del Consorzio Provinciale di Tutela e presso le quali si possono acquistare i bianchi, i rossi, i chiaretti realizzati con miscele di uve pregiate, bisogna rivolgersi agli uffici del Consorzio, presso la Camera di Commercio, via Calvi 28 a Mantova,
LA VALLE E IL PARCO
Il fiume virgiliano
Il Mincio scorre dal lago di Garda al Po solcando in diagonale – con andamento nord-sud est - la provincia mantovana: 73 chilometri di fiume, un bacino di oltre 2.300 chilometri quadrati, una portata massima di 200 metri cubi al secondo, e 13 diverse competenze municipali. Nella sua prima parte, direttamente connessa al nostro itinerario, il fiume è navigabile solo con imbarcazioni leggere, in specie le canoe, e la sua bellezza si manifesta soprattutto attraverso le sponde verdeggianti ed ombreggiate. Attorno a Mantova il corso del fiume impigrisce e crea tre laghetti, anticamente paludosi ma oggi solcati da moderni battelli fluviali per le escursioni turistiche. Il fiume cantato da Virgilio costituisce un unicum ambientale di grande bellezza, una “zona umida” tutelata e valorizzata dall’attività del Parco del Mincio, l’ente istituito nel settembre del 1984 per salvaguardare il patrimonio naturalistico dell’ampia sua valle. E’ impossibile descrivere in poche righe i molti elementi dell’attrattiva di questa terra: si va dall’osservazione naturalistica alle attività nautiche, dalle numerose manifestazioni che si tengono lungo le sue sponde agli sport leggeri; fino alle trattorie tipiche del suo bacino, ove è possibile gustare le pietanze tradizionali a base di pesce di fiume, che vanta una stabile titolarità nella tradizione culinaria mantovana.
Ma come dimenticare la raccolta e la lavorazione della canna palustre, la fioritura estiva del loto sul lago Superiore, la pesca sportiva (storione, trota marmorata, luccio, triotto, cavedano, tinca, carpa, siluro), le numerose specie d’uccelli, la vegetazione acquatica, le piante di terra (dal cipresso della zona collinare al pioppo di pianura, dal salice all’ontano, alla betulla)? Se volete immergervi in questo universo discreto e silenzioso, ricco di curiosità e suggestioni, gli uffici del Parco potranno suggerire l’escursione più adatta alle vostre esigenze: per informazioni tel.
SCHEDA
Curiosità in tavola: la ricetta dei capunsèi
Il piatto più celebre e caratteristico della cucina collinare mantovana sono i “capunsèi”, specialità di fattura piuttosto semplice e di gusto particolare. Eccone la ricetta, proposta dal “Gruppo per la divulgazione del piatto tipico i capunsèi e prodotti tipici” di Volta Mantovana:
ingredienti (per 6 persone): formaggio grana, 6 hg di pane grattuggiato, 2 spicchi di aglio (a piacimento), una manciata di prezzemolo, 1 uovo, sale, pepe, brodo.
Procedimento: mettere il pane in una terrina, macinare aglio e prezzemolo, unire il tutto e aggiungere sale e pepe. Unire nel brodo bollente, fino ad ottenere un impasto non molto umido, aggiungere un uovo e una manciata di formaggio. Mescolare il tutto e formare dei piccoli rotolini, tagliarli e modellarli a forma fusolare.
preparazione per la somministrazione: versare i capunsèi nel brodo, quando vengono a galla metterli in una pirofila, spolverarli col formaggio grana, salvia e burro fuso, servire caldi.
OSPITALITA’
Storia, castelli, musei, natura, fiume, cucina, tanta cucina, una passione che ha radici profonde nella civiltà di questa zona. Agnoli, tortelli di zucca, tortellini, capunsèi, risotti (con le salsicce, i funghi, il tartufo nero di collina, il pesce di fiume), luccio in salsa, selvaggina, stracotti: l’elenco delle pietanze “tipiche” è una sicura garanzia ed in aggiunta poi c’è la lista dei vini locali, tutti raccolti sotto l’ombrello del Conzorzio di Tutela dei Vini d.o.c.
Nell’Alto Mantovano si mangia bene ovunque perché c’è una tavola di solida tradizione contadina impreziosita da una civiltà gastronomica fatta di raffinata sapienza. Precisato che la maggior parte degli alberghi e degli agriturismi offre anche un adeguato servizio di ristorazione, vengono qui indicati solo i ristoranti segnalati sulle più importanti guide enogastronomiche, invitando comunque l’ospite a scoprire lungo i percorsi collinari le piccole trattorie familiari o i più raffinati locali situati in antiche dimore.
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