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  1. #1
    The Matrix has you....
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    Predefinito Albert Speer Profeta dell'architettura moderna

    L'architettura moderna è e rimane caratterizzata da grandi costruzioni dalle linee secche ed allo stesso tempo artistiche atte a rappresentare la grande capacità dell'uomo nel menifestare la sua grandezza ed il potere raggiunto sia esso politico, economico e umano.
    Con le sue immense infrastrutture e con la sua abilità nel racchiudere in esse le sensazioni di potere e grandezza Albert Speer è da ricordare come un profeta dell'architettura moderna basti solo pensare alla sua maestosa visione della Berlino del futuro.












  2. #2
    The Matrix has you....
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    Predefinito

    Guardate questi due disegni: il primo rappresenta la Zona Eur a Roma il secondo l'imponente Cancelleria voluta da Hitler e costruita da Speer, è evidente l'analogia delle forme e la manifestazione artistica di grandezza.




  3. #3
    Nebbia
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    Alla biennale di Venezia l'architettura ha finalmente segnato un passo di svolta: fine delle trovate estrose, espemporanee e concettuali, l'architettura deve ritornare sui binari essenziali che appunto ai tempi di Speer venivano colti nella loro imponenza dall'uomo qualunque e da esso apprezzati. Basta con le opere d'arte progressiste in calcestruzzo e cemento armato, stop agli architetti che ci impongono con i loro orrori un'arte monumentale concettuale del tutto incomprensibile. L'architettura così torna ad un designe sano, essenziale, comprensibile e potente.
    E a questo punto i progetti megalitici di Speer diventano un faro per le nuove generazioni di archietti di questo millennio.

    Niente più trovate suggestive ma inattuabili, niente più «provocazioni». Solo progetti già approvati e pronti a essere realizzati. Per mostrare come saranno, da qui a pochi anni, le case, i negozi, le stazioni, i musei, i grattacieli del futuro.
    L'architettura non è arte. È solo architettura. Quando gli architetti si mettono in testa di voler fare gli artisti producono solo pessima arte». Non lo dice qualche oscuro detrattore delle molte bruttezze delle città moderne, ma l'inglese Dejan Sudijc, direttore dell'ottava Biennale internazionale di architettura, aperta a Venezia dall'8 settembre al 3 novembre sotto un titolo euforico, ottimistico e molto futurista: Next. «Vogliamo mostrare con chiarezza e praticità, anche ai non addetti ai lavori, quale sarà l'architettura dei prossimi cinque anni» prosegue Sudijc «e per questo abbiamo selezionato non nomi di architetti, né proiezioni virtuali, ma progetti già pronti, con plastici in grande scala e prototipi funzionanti».
    E questo segna un punto di svolta importante rispetto a Biennali precedenti. L'accento cade sulla fierezza dell'operare concreto, del costruire, più che su una generica creatività. Per la precisione si tratta di 140 lavori, pronti a essere costruiti o in via di realizzazione, prelevati da una novantina di studi famosi. Dunque un gran viavai di casse tra il mondo e la laguna.
    Solo che l'idea che tutti questi progetti saranno certamente realizzati non sai se prenderla come una promessa o come una minaccia. In fondo abbiamo infiniti esempi di orrenda architettura. Così chiediamo a Sudijc: quale dovrebbe essere il valore primario presente nella mente di un architetto, oggi, la forma, la bellezza, la ragione, la provocazione? «La forma e la sua capacità di diventare spazio sono importanti» risponde «mentre la bellezza è un concetto forte, impegnativo, e gli architetti sono imbarazzati quando si tratta di parlarne. La ragione è la sostanza della buona architettura. Comunque, l'ultima cosa che si dovrebbe ricercare è la provocazione».
    Effettivamente la struttura della mostra è limpidissima.
    All'Arsenale e ai Giardini sono state allestite sezioni che affrontano le diverse tipologie costruttive e riguardano le abitazioni, i musei, i luoghi della comunicazione sociale, della formazione, del lavoro, dello spettacolo. Il pezzo forte di quest'ultima sezione è lo stranissimo Parco del relax, una sequenza di conchiglioni, che sarà costruito in Spagna su progetto dell'architetto giapponese Toyo Ito, al quale viene consegnato il Leone d'oro alla carriera. E poi i negozi, con facoltosi sodalizi tra architetti e stilisti, tipo quello tra Fuksas e Armani per l'emporio di Hong Kong.
    Torri, cioè grattacieli, massimo «trip» contemporaneo, piani urbanistici. Progetti per l'Italia che verrà, come la nuova biblioteca di Torino di Mario Bellini o l'arcidiscussa e proprio brutta uscita per gli Uffizi di Arata Isozaki. E ancora architettura italiana nel padiglione Venezia, con un omaggio all'opera di Carlo Scarpa (1906-1978). Saranno presentati i disegni originali dei lavori eseguiti per la Biennale tra il 1948 e il 1968. L'intero archivio del maestro veneziano entrerà a far parte del Centro nazionale per le Arti contemporanee di Roma progettato da Zaha Hadid.
    Infine, una sezione è dedicata a Chiesa e Stato, dunque al «potere»: però è francamente buffo vedere accostati un remoto monastero boemo al broncio di stazioni di polizia, parlamenti e tribunali.

    La parola d'ordine che a Venezia è ripetuta dappertutto è «flessibilità». Tutto deve essere flessibile, mobile, vuoto. L'intera città di domani è come un loft. Ma questo concetto si applica più al contenuto che al contenitore. Riguarda noi, i nostri arredi, le nostre attività sempre più immateriali, le tecnologie per loro stessa natura rinnovabili: oggi ci siamo, domani chissà. Anche le opere d'arte nei musei devono rinunciare al posto fisso, nel turn over delle mode. Le architetture, invece, agili, permangono. Benché sottoposte alle oscillazioni del gusto e alle aggressioni del tempo (il moderno, si sa, si sporca facilmente, invecchia rapidamente), rappresentano la cornice stravagante della nostra transitorietà.
    Infatti, suona come un geniale inno alla precarietà, o a una vita spericolata, il progetto di Steven Holl per una casa acquattata su una spiaggia delle Hawaii, luogo battuto da continui uragani e terremoti. L'edificio appare come una casamatta in attesa di sbarchi nemici.
    Né si starebbe proprio tranquilli nella minicasetta che Kazuyo Sejima ha progettato in un miniprugneto al centro di Tokyo. L'obiettivo qui è far sentire la pressione della città sulle paretine sottilissime dell'edificio. Perfino una casa della campagna inglese nell'immaginazione di Ushida Findlay diventa una specie di tentacolare astronave aliena atterrata tra la nebbia e il pascolo. La parola domesticità non evoca più focolari al riparo da tutto, ma allarme, instabilità. O anche vertigine. Come nel caso dell'attico che Tadao Ando ha immaginato per la sommità di un grattacielo di New York. Uno spettacolare nido d'aquila sospeso in aria con giardino pensile e vasche e fontane per l'inquadramento della skyline di Manhattan.
    Quando si dice edilizia di massa vengono in mente alveari, termitai, formicai. Anche utopie sociali e una certa prepotenza ideologica, molto novecentesche. Oggi gli architetti, qualsiasi cosa progettino, inseguono sempre sogni individuali. Anche un grattacielo, il sogno dei sogni per un architetto, ambisce a un che di eccentrico, di unico.
    Dopo l'11 settembre se ne costruiranno ancora? Ovviamente sì. Per esempio a Venezia, il 7 settembre, al Teatro della Tesa dell'Arsenale si tiene un convegno organizzato in collaborazione con il New York Times (la cui nuova sede è firmata da Renzo Piano) sul futuro dell'area di Ground Zero alla presenza di alcuni tra i più celebri architetti del mondo. E poi basta guardare, oltre alla nota, un po' infantile propensione asiatica a battere i record di altezza, progetti come la Torre Agbar di Jean Nouvel, per Barcellona, o il mirabolante grattacielo della Swiss Re ideato da Norman Foster: gran totem fallico, o più banalmente, visti i tempi, gigantesco siluro caduto senza esplodere nel cuore di Londra.
    È dai luoghi dove ci si aspetta, ci si saluta e magari ci si dice addio tra migliaia di sconosciuti, è proprio da stazioni e aeroporti che accettiamo più volentieri una vera fantascienza. Qui colpisce soprattutto la bella Stazione di Stoccarda progettata, includendo forme avveniristiche in un parco naturale, da Christoph Ingenhoven.
    L'architetto pensa a tutto, anche a te che parti. Nel Medioevo il viaggio era per raggiungere le cattedrali sparse in Europa. Oggi il devoto pellegrinaggio di massa spesso punta ai musei. Costruirne uno è il massimo della gratificazione. E dovrà essere il più singolare e il più grande.
    Tra quelli di David Chipperfield, Daniel Libeskind, Jean Nouvel o Fernando Romero, col suo museo-ponte che taglia il confine tra Usa e Messico, esiste già quello che domani rivaleggerà in bizzarria, estro e fama col Guggenheim al titanio inventato a Bilbao da Frank Gehry?

    Marco Di Capua
    Su Panorama del 6 settembre 2002

  4. #4
    Nebbia
    Ospite

    Predefinito



    Le torri di luce ideate in commemorazione della caduta di "Ground Zero" e i progetti giunti al vaglio dell'amministraziuone di NY per la ricostruzione delle torri gemelle sono una prova lampante dell'eredità architettonica di Speer lasciata alle ns generazioni.
    Esse infatti ci ricordano molto da vicino la coreografia delle adunate del partito Nazional socialista tedesco a Norimberga designate da Albert Speer quando torri di luce altissime circondavano il Fhurer nel pieno della sua oratoria, nonchè i progetti a dir poco grandiosi da lui progettati per il volere di Hitler, a partire dall'imponente cancelleria.



  5. #5
    lobosinistro
    Ospite

    Predefinito Re: Albert Speer Profeta dell'architettura moderna

    Originally posted by MORPHEUS
    L'architettura moderna è e rimane caratterizzata da grandi costruzioni dalle linee secche ed allo stesso tempo artistiche atte a rappresentare la grande capacità dell'uomo nel menifestare la sua grandezza ed il potere raggiunto sia esso politico, economico e umano.
    Con le sue immense infrastrutture e con la sua abilità nel racchiudere in esse le sensazioni di potere e grandezza Albert Speer è da ricordare come un profeta dell'architettura moderna basti solo pensare alla sua maestosa visione della Berlino del futuro.

    Carissimo Morpheus, condivido pienamente. (Non mi compaiono però ancora le immagini, riproverò...).

    Ma ciò che di Speer mi ha colpito di più per quel poco che ho visto è la sua eleganza. Ma del resto, al di là di ogni visione politica, tutto lo stile nazionalsocialsta fu contrassegnato dall'eleganza, le parate, le stesse divise, dai soldati semplici alle alte gerarchie, l'essenza, la grandezza, la potenza dei monumenti e dei progetti.

    Se conoscete qualcosa di interessante a riguardo (un volume di riferimento, qualche scritto o qualche album) fatemi sapere!


    Grazie. Un saluto

  6. #6
    The Matrix has you....
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    Un libro che ti posso consigliare è "Memorie del Terzo Reich" scritto dallo stesso Albert Speer edito da Mondadori. Un'opera completa sulla vita professionale e politica del grande architetto.
    Curiosità: sapevate come Speer era diventato l'architetto di Hitler?
    Ebbene, H. a quel tempo teneva i suoi discorsi da una finestra del suo palazzo e non trovava giusto che chi si trovava a destra e a sinistra della piazza antistante non potesse vederlo, quindi ordinò che al posto della finestra fosse aperto un balcono. A condurre questo lavoro fu chiamato Albert Speer.

  7. #7
    lobosinistro
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    Originally posted by MORPHEUS
    Un libro che ti posso consigliare è "Memorie del Terzo Reich" scritto dallo stesso Albert Speer edito da Mondadori. Un'opera completa sulla vita professionale e politica del grande architetto.

    Grazie, cercherò di recuperarlo.


    Saluti

  8. #8
    agaragar
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    agaragar, non ci interessa qui affrontare certi temi. Questo è il forum dell'Arte e dell'Antiquariato.

    Sei off-topic.

    Grazie per i contributi attinenti che ci vorrai offrire in seguito.

    Österreicher

  9. #9
    lobosinistro
    Ospite

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    Originally posted by agaragar
    agaragar, non ci interessa qui affrontare certi temi. Questo è il forum dell'Arte e dell'Antiquariato.

    Sei off-topic.

    Grazie per i contributi attinenti che ci vorrai offrire in seguito.

    Österreicher


    In questo thread si sta parlando di architettura e, tuttalpiù, di bellezza estetica.


    Saluti

  10. #10
    moderatore di bachelite
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    mah... insomma...
    albert speer era certamente un valente architetto, ma i suoi progetti erano deliranti... riempire Berlino di Ziggurat... e poi qui non si può NON parlare di politica: qui l'architettura è strettamente connessa ad essa.
    mettere in rilievo questo thread mi sembra un po' eccessivo.

 

 
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