Ricordando l'11 settembre ....
Ricordare l'11 settembre - come facciamo noi oggi riaprendo non a caso la nota politica del sito repubblicano - non può e non deve essere un fatto puramente celebrativo e retorico.
Ricordare l'11 settembre significa ribadire gli impegni e compiere le scelte politiche che da quella data, e dai fatti di quel giorno, inevitabilmente discendono. L'11 settembre produsse un effetto, comune all'intero mondo occidentale e non solo a quello: la convinzione che il terrorismo va combattuto e sradicato, con tutte le armi possibili. Lo disse immediatamente il Presidente degli Stati Uniti, che definì la lotta al terrorismo "compito primario della sua generazione", lo ripetettero - con maggiore o minore entusiasmo - capi di stato, leaders politici, intellettuali.
Si può pensare oggi, a distanza di un anno, che il terrorismo sia stato sconfitto? Anche se Osama Bin Laden fosse morto - e le prove per ora mancano anche a chi ne è convinto - si può considerare chiusa la partita, girare la testa dall'altra parte e mettersi l'anima in pace? Magari dimenticando che il sinistro sceicco arabo aveva infiniti legami e preoccupanti coperture nell'intero mondo islamico, a cominciare dal suo paese di origine? Dimenticando che ci sono interi stati nei quali il terrorismo internazionale ha trovato e trova complicità e connivenze? Dimenticando che uno degli ostacoli ad una pace ragionevole e duratura in Medioriente è rappresentato dai finanziamenti che stati e associazioni "umanitarie" assicurano ai movimenti estremisti in Palestina, quelli che armano e sostengono gli sventurati ragazzi mandati a morire come bombe umane fra i civili israeliani?
Abbiamo l'impressione che tutto questo sia chiaro al Presidente degli Stati Uniti. Che sia chiarissimo, in Europa, a Tony Blair: il quale si conferma, ancora una volta, il solo statista del Vecchio Continente, capace di misurarsi anche con la sua stessa opinione pubblica su una strategia che ritiene indispensabile alla sicurezza e alla stabilità mondiali.
Non meravigliamoci, allora, se c'è chi negli Stati Uniti considera Germania, Francia ed Italia tra i "responsabili primari" del terrorismo. Non meravigliamoci se il fossato tra le due sponde dell'Atlantico tende ad allargarsi. E soprattutto non meravigliamoci, per essere più precisi, se il mondo anglosassone si conferma capace di guidare l'attuale fase storica, mentre il Vecchio Continente arranca tra i suoi piccoli problemi elettorali e le sue diatribe di cortile.
Roma, 11 settembre 2002
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tratto dal sito web del