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    Il Risorgimento e dintorni ... la Repubblica Romana ...




    Il progetto del nuovo Museo del Risorgimento proposto da Ciampi e Urbani
    Vittoriano, per la Patria e la Repubblica


    19 marzo 2002

    di Maurizio Viroli

    Benché sia appena alle prime formulazioni, il progetto di un Museo della Patria o dell’Unità d'Italia (anche il nome è provvisorio) ha già suscitato commenti preoccupati o addirittura ostili. L’idea, caldeggiata dal presidente Ciampi e raccolta dal Ministro Urbani, per il suo forte significato simbolico, è tale da suscitare resistenze e dissensi, soprattutto in tempi di conflitto aspro e di diffidenza fra le forze politiche.

    Eppure, proprio la diffidenza e l'asprezza del conflitto rendono più che mai necessario aprire una discussione seria sul progetto di un Museo che sia la traduzione visiva, seppur parziale, dell'idea di Patria . A mio parere il Museo dovrebbe avere quale tema principale il Risorgimento, ovvero rendere visibile il processo storico che ha portato alla realizzazione dell'unità della Patria e la sua emancipazione dal dominio straniero.

    Ricordiamoci, come scriveva Luigi Salvatorelli, che tutti coloro che hanno parlato di «Risorgimento» (Carducci, Santarosa, Gioberti, Mazzini, Garibaldi e altri ancora) «hanno inteso per Risorgimento d'Italia un fatto, o meglio un processo, di carattere spirituale, una trasformazione intima e complessiva della vita nazionale e individuale, un'affermazione di autonomia collettiva e individuale».

    Questo significa che per mettere in evidenza il significato storico dell'esperienza risorgimentale il Museo non dovrà limitarsi a narrare gli eventi, ma dovrà essere anche in grado (grazie alle nuove tecniche mediatiche) di far capire al visitatore le idee che animarono i protagonisti grandi e piccoli e mettere in risalto il contesto della vita sociale, culturale, e religiosa dell'Italia del tempo. Il nostro Risorgimento è stato, nei suoi aspetti più alti, lotta per fare risorgere l'Italia come nazione libera fra libere nazioni con i suoi liberi ordinamenti e le sue forze armate.

    Fu una lotta per realizzare una vera Patria, ovvero per la libertà politica, intesa dagli uni come come libertà liberale e dagli altri come libertà repubblicana. Si tranquillizzi chi reagisce con sdegno all'idea di un Museo che esalti la nazione italiana e metta da parte le minoranze etniche, linguistiche, e religiose. Un Museo siffatto sarebbe, prima ancora che un'operazione culturale sbagliata, un'evidente distorsione del valore fondamentale del Risorgimento, che fu un processo di unificazione nazionale senza nazionalismo in un'età in cui il linguaggio del nazionalismo era già ampiamente diffuso in Europa.

    Mentre non dovrebbe essere difficile realizzare all'interno del Vittoriano un Museo che metta in risalto, grazie a collegamenti virtuali con gli altri Musei del Risorgimento (non ci sarà bisogno di portare nulla a Roma, come temono alcuni direttori di Musei) lo specifico significato storico e ideale del nostro Risorgimento, più difficile, ma non impossibile, è mettere in evidenza i nessi storici e ideali fra il Risorgimento e la storia degli italiani nel suo insieme.

    Se presentassimo il Risorgimento come un processo che affonda le sue radici in una civiltà italiana che esisteva fin dall'antichità compiremmo un'opera di cattiva filosofia della storia. Ma se sapremo mettere (sempre grazie a tecniche di realtà virtuale) dinanzi agli occhi del visitatore quei momenti della storia d'Italia che agirono quali importanti punti di riferimento ideale per chi lottò per l'unità e la libertà dell'Italia (l'eredità di Roma e la memoria delle libere repubbliche italiane, per citare esempi ovvi), il Museo potrà essere un prezioso strumento di pedagogia storica e civile.

    E a tal fine è necessario che il Museo ponga sotto gli occhi di tutti anche i contrasti profondi che divisero i protagonisti del Risorgimento: si metta in bella evidenza che cosa disse, per esempio, Garibaldi di Cavour nel suo discorso al parlamento sabaudo il 18 aprile 1861, quando accusò il governo piemontese di aver voluto una guerra fratricida; o ancora che cosa pensava Mazzini di Pio IX e come Pio IX considerava i patrioti. Saranno poi i visitatori a giudicare: lo scopo di una pedagogia civile non è né creare consenso né offrire una storia sulla quale tutti siano d'accordo. È stimolare la consapevolezza, offrire materiali per un maturo giudizio critico suscitare passioni generose.

    Il conflitto delle idee e delle interpretazioni non ci deve preoccupare. Dobbiamo piuttosto preoccuparci della mancanza di consapevolezza critica, sia che questa si manifesti come superficialità sia che si esprima come ortodossia e luoghi comuni. Visto come sono andate le cose in passato chi si oppone al progetto perché detesta le mistificazioni edulcorate e edificanti della storia patria ha molte ragioni. Non possiamo ripetere errori che hanno reso il Risorgimento meschino e addirittura ridicolo.

    L'opera che mi pare più consona alla nostra storia, e utile a rafforzare una più matura coscienza civile degli italiani, è dunque un Museo della Patria che valorizzi l'attuale Museo Centrale del Risorgimento, si colleghi virtualmente agli altri Musei del Risorgimento (e ad altri musei), preservi i luoghi di sacralità
    (il Milite Ignoto e il Sacrario delle Bandiere), renda più vivo l'intero complesso monumentale del Vittoriano. Ma tutto questo, ancorché lodevolissimo, sarebbe ancora un progetto incompleto.

    Se il Risorgimento è stato, come ritengo, il primo e fondamentale passo per dare agli italiani una Patria, il passo successivo, altrettanto importante, è stata la nostra Repubblica. Accanto al Museo della Patria dovrà dunque nascere un Museo della Repubblica. Solo con la Repubblica e grazie alla Costituzione Repubblicana gli italiani hanno potuto godere della pienezza dei diritti civili e politici che è condizione essenziale perché ci sia vera Patria. Con tutti i suoi difetti la Repubbblica che nasce nel 1946 è la prima repubblica democratica estesa a tutto il territorio nazionale della nostra storia. Non basta questo per meritare un Museo?

    °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
    tratto da LA STAMPA del 19-03-2002



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  2. #2
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    Che qualcuno si ricordi , e ciricordi , la nostra storia fa ben sperare

  3. #3
    Garibaldi
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    Mi ricordi i "Cannoni di Navarrone" scritto, se non ricordo male, da Artur Mac Lean e da cui fu tratto anche un famoso film.

    Ciazzecca o non ciazzecca ?

    Saluti mazziniani

  4. #4
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    Predefinito Maestro di tutti

    MAESTRO DI TUTTI

    di Arcangelo Ghisleri

    Singolare fenomeno, questo del Mazzini. Egli non ci lasciò
    un'opera filosofica o di statistica o di economia pubblica o di
    letteratura, la quale, particolarmente considerata ne racco-
    mandi il nome ai posteri o segni una tappa avanzata nella
    storia dei progressi di una data scienza o dell'arte. Eppure di
    nessun altro scrittore contemporaneo può dirsi come lui, an-
    cor viva l'influenza e, fatto meno singolare, tra il popolo quasi
    più che tra gli uomini di lettere. I letterati e i giovani studiosi
    d' oggi hanno dimenticato ingiustamente, è vero, poiche meri-
    terebbero equa rivendicazione, e l' avranno, Giovan Battista
    Niccolini, Giovanni Berchet, Francesco Domenico Guerrazzi e
    altri popolarissimi scrittori dell'epoca preparatrice, che va dal-
    la morte del Foscolo alla proclamazione del regno d'Ita1ia. Ed
    anche passarono di moda il Mamiani, il Balbo, il Gioberti la
    cui popolarità rivalegiò, se non sorpassò, nei primi anni del
    pontificato di Pio IX, quella degli altri scrittori nominati e del-
    lo stesso Mazzini.
    Perche tramontarono quegli astri, e Mazzini non è tra-
    montato
    ? «Perche il suo programma è rimasto inadempito »
    rispondono i repubblicani
    . C'è del vero, in questa risposta,
    ma non è spiegazione completa. Era più che un programma.
    Mazzini era il psicologo delle plebi e della rivoluzione, e mi-
    rava a' suoi fini politici, formando le anime; questa pare a me
    la singolarità del Mazzini e la ragione della perenne attualità
    de' suoi insegnamenti, dell'occulta attrattiva, che serbano an-
    cora oggi per noi le sue pagine. chi vi attinse vi ritornò. E' il
    Kempis dei rivoluzionari: è il conforto, il vangelo, l'eccita-
    mento alla fede, il consolatore nelle delusioni il «pascolo del-
    l' anima» per chiunque crede in un gran ideale di migliora-
    mento umano. Ben possono contraddirlo, sconfessarlo quan-
    to vogliono i socialisti, in nome di altre dottrine storiche ed e-
    conomiche; ma ogni volta che dalla astratta sfera delle idee
    vorranno scendere nella realtà circostante, ovunque sempre,
    per muovere le masse, per organizzare le moltitudini e disci-
    plinarle a un fine, a cui non sorride probabilità di benefici im-
    mediati, cui minaccia invece la certezza d'immediate disdette,
    di persecuzioni, di sacrifici, essi dovranno riproporsi i medesi-
    mi problemi, che resero tante volte crucciata la pensosa fiso-
    nomia del grande agitatore. E nelle di lui pagine, non per le
    risoluzioni dell'età che fu sua, ma per codesta perenne ed inti-
    ma visione psicologica dell'anima popolare ritroveranno inse-
    gnamenti e ispirazioni
    , che l'arido teorema rnarxista non dà.
    Questa, a parer mio, è la ragione per cui Mazzini sopravvive
    a tanti degli scrittori suoi contemporanei e continua a fare
    proseliti. Era un vero «pescatore d'uomini» come li voleva il
    riformatore di Galilea, onde «un popol morto dietro a lui si
    mise» come cantò il poeta. Ognuno che tenda a scuotere o a
    risvegliare la coscienza d'un popolo, lo sappia o no, seguita
    l'esempio e la pedagogia del grande Genovese. Egli è un vero
    Maestro dacche insegna ed educa, combatte e inspira alla lot-
    ta, suscita la Fede che forma gli eroi: figura tipica e completa
    d'uomo di pensiero e d'azione, forse l'unico esempio d'una
    vita spesa interamente e unicamente per grande apostolato.

  5. #5
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    Predefinito tratto da IL RESTO DEL CARLINO 1 luglio 2002

    Nel quadro del bilancio dei valori

    CESENA

    Nel quadro del bilancio dei valori etico culturali che furono alla base del Risorgimento e della Repubblica, nata dall'antifascismo e dalla Resistenza, i valori che, con grande tenacia e coerenza, il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi viene da tempo richiamando e sottolineando, torna alla memoria e al cuore dei repubblicani il ricordo e l'immagine di Randolfo Pacciardi.
    E' la sintesi e il simbolo di un secolo di storia che lo vide coraggioso ed eroico protagonista come volontario nella Prima guerra mondiale che completava l'unione dell'Italia; come tenace e intransigente antifascista; alla testa di coraggiosi reparti repubblicani antifranchisti nella guerra spagnola, come guida del Partito repubblicano e membro del governo che portava l'Italia alla costituzione della Democrazia a fianco degli alleati.
    I repubblicani di Romagna ricordano con orgoglio di essere stati alla testa di coloro che vollero che Pacciardi ritornasse alla militanza e alla guida del Partito dopo un periodo di doloroso distacco.

    *ex segretario nazionale Pri

    di Oddo Biasini*

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    Predefinito

    Maria Luisa Cicalese, La luce della storia. Gioacchino Volpe a Milano tra religione e politica, Milano, Franco Angeli, 2001, pp. 158, euro 13,43

    Il periodo milanese di Volpe, la rilettura del Risorgimento, il confronto con Croce e Gentile, l’accettazione del fascismo.
    ---------------------------------
    tratto dal sito web del
    http://www.domusmazziniana.it/ami/
    PENSIERO MAZZINIANO

  7. #7
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    Predefinito da LA NAZIONE 19 agosto 2002

    FRANCESCO CRISPI

    Un protagonista
    del Risorgimento


    HO LETTO «La storia oggi» dove si ricorda l'anniversario della morte di Francesco Crispi, si dice: dopo i trascorsi mazziniani e di sinistra supera indenne lo scandalo della banca romana. Corrisponde al vero che Crispi in gioventù fu mazziniano di sinistra e repubblicano, ma successivamente e non fu il solo fra i protagonisti del Risorgimento, divenne monarchico e conservatore. Nel 1865 pronunziò in Parlamento la famosa frase: «La repubblica ci divide la monarchia ci unisce». Quando fu attaccato per le repressioni attuate nella sua Sicilia rispose: «Sono stato rivoluzionario per fare l'Italia, e ora sono conservatore per mantenerla».

    Feliciano Monzani

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    Predefinito Esoterismo nel Risorgimento

    tratto da SWIF - Sito Web Italiano prer la Filosofia -
    ---------------------------------------------------------------------------------
    GIANNI SANTAMARIA

    Italia, la patria del pendolino

    L'esoterismo nella cultura nazionale dal Risorgimento alla Repubblica; parla l'antropologa Gatto Trocchi

    "Mazzini credeva agli Ufo, i Savoia ospitarono occultisti da tutt'Europa in funzione anticlericale, Amendola senior era un teosofo... E forse non è un caso se il Manifesto di Marx uscì nello stesso anno della prima seduta spiritica"

    "La magia era l'altra faccia del razionalismo materialista"

    Una nazione fondata sui pendolini? No, non stiamo parlando del treno superveloce, ma dell'attrezzo principe di medium e sedute spiritiche. È poco noto che insigni padri della Patria, come Garibaldi e Mazzini, furono dediti a spiritismo e a occultismo. E non solo loro. Lo fu molta parte della politica e cultura risorgimentale e del Novecento: Capuana, Carducci e Leopardi, D'Annunzio, Giovanni Amendola... Un vero e proprio filo rosso che lega ultimi due secoli, come documenta il volume di Cecilia Gatto Trocchi Storia esoterica d'Italia (Piemme, pp. 264, £. 30 mila).

    Se le fondamenta della nostra identità nazionale ballano come tavolini, non sarà forse dovuto anche a queste origini? Possono essere considerate un carattere nazionale?

    "Non direi - risponde l'antropologa -. Più in generale magia ed esoterismo sono l'altra faccia del razionalismo materialista. Di quella vena utopica che assume alcuni caratteri dal Rinascimento fino al Settecento. Ed è il contrario del cristianesimo che è hic et nunc".

    Ma il fenomeno, visto oggi, non ha una diffusione piuttosto popolare, radicata anche in una certa religiosità?

    "Come diceva Mircea Eliade questi fenomeni nascono nelle élites e si trasmettono a cerchie più ampie con un lungo processo. Fino a intellettualini e giornalistini, che propagano oggi una cultura orientaleggiante. Per me è molto acuta la frase di Calvino, il quale già negli anni Sessanta diceva che il terreno che il pensiero laico ha sottratto ai teologi è stato occupato dai negromanti. La religiosità popolare andrebbe, invece, distinta. Cesare Lombroso confinava l'esperienza della realtà esterna nelle onde cerebrali. Mentre chi si rivolge, anche in modo tradizionale ai defunti o ai santi, pensiamo a padre Pio, ha il senso della trascendenza che nell'esoterismo manca. Esso è radicalmente immanente".

    Non a caso alcune figure che lei indaga sono di matrice marxista. Come Giovanni Amendola padre che si interessò di teosofia.

    "Lo spiritismo è sempre in connessione con un razionalismo materialista. Il fare dell'uomo un "tubo digerente" che è ciò che mangia, come diceva Feuerbach, il confinare tutto alla vita materiale, sono cose che non reggono. Va notata poi la coincidenza di data tra il Manifesto del partito comunista, 1848, con la prima seduta spiritica pubblica delle sorelle Fox. Il caso-Amendola, poi, è particolare. Aveva capito che la moralità laica è una presa in giro. Quindi cercò nella teosofia una fondazione morale religiosa. Ma si dissociò deluso e rimase un isolato".

    Quali sono i tratti che abbiamo ereditato dal Risorgimento letto in chiave esoterica?

    "L'idea dell'evoluzionismo, nonostante esso oggi sia in crisi. L'esistenza di altri mondi abitati da creature intelligenti: Mazzini credeva negli extraterrestri. C'è poi una corrente sotterranea di teosofia, un po' la nonna della New Age, che porta con sé sincretismo e gnosi. Si separa l'entità del Cristo cosmico dalla figura di Gesù storico, considerato solo un profeta. Infine, la rivalutazione del politeismo, visto come fattore di civiltà. Sono i semi che oggi sono fioriti. Prendiamo il caso della città di Torino, considerata ancora oggi città magica. Ciò è dovuto al fatto che i Savoia accolsero da tutta Europa maghi, occultisti e spiritisti in funzione anticlericale. Questi personaggi e gruppi si sono radicati nella capitale sabauda e sono diventati punto di riferimento".

    Nel libro lei tocca anche due autori che hanno formato generazioni di italiani: Manzoni e Collodi.

    "Sì. Per il primo ho cercato di far vedere come fosse interessato a fenomeni quali il mesmerismo (l'idea che esista un magnetismo animale che guarisce, propugnata tra Sette e Ottocento dal medico tedesco Franz Anton Mesmer ndr). Era il clima culturale del tempo. Il secondo, invece, i massoni hanno cercato di tirarlo dalla loro parte. Ma non è di nessuno. Per me Pinocchio è uno dei capolavori dell'umanità. Infatti tutta la nostra vita è un'iniziazione, come appare nel romanzo. Basti pensare alla metafora del legno..."

    Il capitolo su Collodi lei lo conclude con pagine sul tempio di Damanhur (edificato da un gruppo New Age piemontese) e i suoi dipinti, che non hanno questa forza di immaginazione.

    "Infatti, quello che la New Age non conosce è la metafora. Si ferma al dato concreto. Non ha studiato il Barocco. È come Disneyland, che vuole farti credere che quello rappresentato sia un mondo reale e non di fantasia".

    Infatti anche il verismo è caduto nell'inganno occultista.

    "Sì. Capuana cercò di scrivere una biografia di Foscolo fidandosi di una medium. E ci ha creduto fino alla fine. Questo dà la misura del disorientamento".

    È esistita dunque anche, tra le varie che ci ha lasciato in eredità il Risorgimento, anche una questione esoterica?

    "Sì. Basta pensare al tentativo di sradicare le nostre radici. Che sono greco-romane e ebraico-cristiane. Siamo figli dell'idea senechiana e cristiana di responsabilità. Ma questa identità la stiamo perdendo e sa perché?".

    Dica.

    "Perché chi è destrutturato è il miglior consumatore del mondo".

    I rapporti tra Mazzini e l'esoterismo furono espliciti: conobbe la teosofa madame Blavatsky e fu "Gran Jerofante" di Memphis e Misraim, rito massonico esoterico a cui apparteneva anche Garibaldi. Ma ci sono altri elementi che, secondo la ricostruzione della Gatto Trocchi, fanno di Mazzini un vero e proprio precursore della New Age. Innanzitutto la credenza nella reincarnazione. La vita come progresso ininterrotto e verso forme morali sempre più elevate. Senza escludere il resto dell'universo. Questo mix di panteismo e teismo, unito alla possibilità di riconoscere vita anche negli altri pianeti, fanno di lui, secondo la Gatto Trocchi, un precursore di quello che oggi viene chiamato "channeling", e consiste in una tecnica di contatto con spiriti ed entità cosmiche. Il fondatore della "Giovane Italia" non manca di citare gli angeli, in senso non cattolico, come "le anime dei giusti vissuti nell'amore e nel sacrificio e morti nell'amore e nella speranza".
    I rapporti tra Mazzini e l'esoterismo furono espliciti: conobbe la teosofa madame Blavatsky e fu "Gran Jerofante" di Memphis e Misraim, rito massonico esoterico a cui apparteneva anche Garibaldi. Ma ci sono altri elementi che, secondo la ricostruzione della Gatto Trocchi, fanno di Mazzini un vero e proprio precursore della New Age. Innanzitutto la credenza nella reincarnazione. La vita come progresso ininterrotto e verso forme morali sempre più elevate. Senza escludere il resto dell'universo. Questo mix di panteismo e teismo, unito alla possibilità di riconoscere vita anche negli altri pianeti, fanno di lui, secondo la Gatto Trocchi, un precursore di quello che oggi viene chiamato "channeling", e consiste in una tecnica di contatto con spiriti ed entità cosmiche. Il fondatore della "Giovane Italia" non manca di citare gli angeli, in senso non cattolico, come "le anime dei giusti vissuti nell'amore e nel sacrificio e morti nell'amore e nella speranza".

    Gli epigoni della "scelta teosofica" del socialista Giovanni Amendola senior (ucciso dai fascisti) furono Annie Besant - amica di un genero di Marx e guida della Società teosofica dopo la Blavatsky - e il bramino indiano Roy Chatterji. Amendola si rivoltò allo spirito positivista del tempo. E andò verso Oriente, ad esempio attraverso lo studio del sanscrito. Pian piano decise di allontanarsi dall'ortodossia teosofica. E nel 1905 la abbandonò.

  9. #9
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    L'EZECHIELE DEL RISORGIMENTO

    di Alessandro D'Ancona

    Quanta fiamma in quel cuore! Quanta fede in quell'anima !
    Pare di ravvisare in lui il vecchio Ezechiele che col solo vigere
    della ispirata parola ridesti da morte a vita le ossa di un vasto
    cimitero. Quanta efficacia in quella parola, quanta energia in
    quel gesto! Tutto sta contro di lui: la violenza dei potenti, l'i-
    nerzia del suo popolo, lo sconforto delle vane prove, la mise-
    ria dei conforti d'esilio: ed egli col suo nome sgomenta gabi-
    netti e polizie: lo cercano e non lo trovano, lo sentono dapper-
    tutto e lo immaginano senza riuscire a raggiungerlo: ed egli
    prosegue a scuotere gli animi, a far pensare, a far rammenta-
    re, a far sperare, e mantiene viva una fiamma che ad ogni mo-
    mento minaccia di spegnersi. Dall' anima sua escon grida di
    dolore, ma non del dolore suo soltanto, di quello di tutti; nel
    cuore suo palpita quello di tutti gli oppressi, dal suo labbro e-
    sce la voce di tutti i costretti al silenzio. E se la paura o l' amore
    al quieto vivere fa sì che la sua parola spesso si perda inascol-
    tata, non importa: egli continuerà a parlare. «O come sono
    freddi questi italiani! e come cercan pretesti alla loro inerzia!
    Noi pochi siamo ammalati, per essi, e lo siamo davvero, per-
    che abbiamo la febbre in dosso!» E altrove: «fu Italia oggi co-
    me prima, i cospiratori non hanno ad arrestarsi, ma alzar gli
    occhi al cielo e andare innanzi fissandosi nella stella dell’1talia
    avvenire come io fo...E se anche la generazione attuale ci ma-
    ledicesse, le generazioni venture forse c'intenderanno»...
    Poesia, dirà taluno, che nella soddisfazione del presente
    non sappia rifare i tempi in cui coteste parole furono profferite,
    e pel quale la storia restò muto, inesplorato ostacolo.
    E poesia è veramente; ma di quella poesia che non è mero
    suono agli orecchi, ma bensì impulso alle opere magnanime e
    a consacrar vita al sereno sacrificio per una nobile idea.

  10. #10
    hussita
    Ospite

    Sandro Chia è un grande artista...

    ma Pera sfratta Garibaldi e Mazzini...

    A far storcere il naso ai funzionari e ai dipendenti del Senato, da tempo in subbuglio, ci si è messa anche la decisione del presidente Marcello Pera di sfrattare Giuseppe Garibaldi. All’eroe dei due mondi era dedicato il Transatlantico di palazzo Madama, vista la presenza di un suo ritratto. La tela, adesso, è stata spostata in una sala secondaria. E al suo posto, tra breve il presidente del Senato farà arrivare le opere del suo conterraneo Sandro Chia. Dell’artista lucchese Pera ha voluto quattro grandi sculture in bronzo di due quintali. Una presenza ingombrante tanto che per far loro posto è stato necessario far fuori anche un busto di Giuseppe Mazzini, uno di Enrico De Nicola e una targa in bronzo del 1882, dedicata al creatore della “Giovine Italia”.

 

 
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