A me sì.Non che questo papa si fosse pronunciato diversamente negli ultimi 10 anni, ma mai credo con questa durezza di tono e di concetto.
Riporto l'articolo, benchè orrendamente apologetico, dal corriere della serva.
sabato , 17 agosto 2002
Il Papa sfida il capitalismo: «Mai più ingiustizie»
Il Santo Padre nella sua Cracovia: «Non si costruisce un futuro felice sulla sofferenza di un fratello» Giovanni Paolo è stato accolto dal presidente Kwasniewski che ha ricordato l' impegno per entrare in Europa Prima di ritirarsi, si è affacciato al balcone dell' arcivescovado e ha augurato la buona notte ai giovani che lo chiamavano.
DAL NOSTRO INVIATO CRACOVIA -
Bisognava vederlo qui a Cracovia, l' incredibile Papa Wojtyla di questa estate, per essere sicuri che è quello di sempre: curvo che più non potrebbe, ma deciso a scendere da solo la scala dell' aereo e pronto a lanciare - fin dal primo saluto - un monito antisistema. Sì, se l' è presa, ieri pomeriggio, appena arrivato, con il sistema capitalistico che «costruisce il futuro (della Polonia, ndr) sulla sofferenza» dei più deboli. Chi l' aveva sentito accusare quasi con le stesse parole il regime comunista, credeva di sognare. Eccolo, Giovanni Paolo, che si affaccia dalla porta dell' A321 dell' Alitalia e saluta la folla con un gesto ampio della mano. Non ha il bastone in mano, non c' è nessuno a sostenerlo. Ed ecc olo che scende la scala, tenendosi con la mano destra al corrimano e mandando avanti la gamba destra. Scende meglio che a Toronto un mese fa: allora c' era un monsignore che lo sosteneva sulla sinistra, ora invece fa da solo. Risponde pronto al prese ntat' arm dei militari con il motto, previsto dal protocollo polacco: «A fronte alta!». La voce è buona e si concede una battuta, per scusare la debolezza delle gambe: «Chiedo scusa se resto seduto, mentre il presidente e il cardinale stanno in piedi . Ma mi hanno messo qui questo leggio, e non posso alzarmi!». Ed ecco l' appello sociale che ha segnato la prima giornata del nono ritorno in patria, che durerà appena quattro giorni: «So che tante famiglie polacche, soprattutto le più numerose, tant i disoccupati e persone anziane portano il peso dei cambiamenti sociali ed economici. A tutti costoro voglio dire che condivido il loro fardello e la loro sorte». Non è solo una condivisione emotiva. Il Papa polacco intuisce una complicità tra la sua predicazione sociale e la precoce disillusione di tanti polacchi per il sistema economico occidentale, che hanno abbracciato con entusiasmo, ma del quale al momento sperimentano più le durezze che i vantaggi. «So che tanti miei connazionali - dice W ojtyla - osservano e valutano con sguardo critico il sistema, che pretende di governare il mondo contemporaneo secondo una visuale materialista dell' uomo». Punta il dito contro il capitalismo, ma lo fa con le stesse parole con cui una volta parlava del sistema comunista: denunciandone la «visuale materialista». Ai principi di quel sistema, Wojtyla contrappone la veduta cristiana della società: «La Chiesa ha sempre ricordato che non si può costruire un futuro felice della società sulla povertà, sull' ingiustizia, sulla sofferenza di un fratello». Ed è appunto ciò che sta facendo la nuova economia, che rottama le vecchie fabbriche e caccia dal mercato i contadini che non riescono a meccanizzare la coltivazione dei loro piccoli campi. E' il p rezzo da pagare per entrare in Europa, dicono gli esperti, ma il Papa non ci sta: «Gli uomini che si muovono nello spirito dell' etica sociale cattolica non possono restare indifferenti di fronte alle sorti di coloro che rimangono senza lavoro, vivon o in uno stato di crescente povertà, senza alcuna prospettiva di miglioramento della propria situazione e del futuro dei loro figli». Un discorso severo, come del resto Giovanni Paolo ne ha sempre fatti, in Polonia, sia che i governi fossero di sinis tra - come ora - sia che fossero di destra e persino quando presidente era il suo amico Walesa. Si direbbe che, per essere coerentemente severo, Giovanni Paolo abbia scelto stavolta di non parlare dell' ingresso della Polonia nell' Unione Europea (pr evisto per il 2004), della quale invece aveva parlato a lungo il presidente Aleksander Kwasniewski, nel discorso di benvenuto. Il presidente aveva ricordato una frase pronunciata da Giovanni Paolo nel 1999, in occasione della visita al Parlamento pol acco: «L' ingresso della Polonia nell' Unione Europea è stata appoggiato dalla Santa Sede fin dal primo momento». Kwasniewski ha definito «piena di fatica e di sacrificio» la strada che sta portando la Polonia in Europa ed ha come chiesto aiuto al Pa pa: «Noi ci stiamo impegnando in questa impresa con l' assistenza, l' auspicio e la partecipazione di vostra Santità». Che il Papa - dentro di sé - auspichi e appoggi, non c' è dubbio. Ma è anche evidente che preferisce non parlarne: forse per segnal are ancora una volta il suo disappunto per quest' Europa troppo laica, che non vuole nominare Dio nella sua carta fondamentale. Prima di ritirarsi, ieri sera il Santo Padre si è affacciato alla finestra del palazzo arcivescovile e ha scherzato con i giovani che lo chiamavano a gran voce: «Siete stati a Toronto - ha chiesto -? Io sì. Ma di Toronto vi racconto domani. Per ora vi auguro la buona notte».
Luigi Accattoli