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  1. #1
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    Discussione su Mazzini e il Repubblicanesimo - consensi - immagine - visibilita'



    Invito tutti i frequentatori di questo forum a partecipare alla discussione su Mazzini e il repubblicanesimo aperta sul forum Ulivo.

    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=21595

    .................................................. ......................

    Mazziniani in SARDEGNA
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=73060
    Associazione Mazziniana Italiana
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=2011
    Bicentenario nascita Giuseppe Mazzini (1805-1872)
    http://www.politicaonline.net/forum/...hreadid=133506
    Mazziniani in PIEMONTE
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=15575
    Mazziniani nel VENETO
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=4105
    Mazziniani in SICILIA
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=29799
    Il Risorgimento ..... e dintorni
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=2302
    Mazziniani in EMILIA e ROMAGNA
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=11850
    Discussione su Mazzini e il Repubblicanesimo - consensi - immagine - visibilita'
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=21596
    Socialismo Mazziniano....per rafforzare il P.R.I ... dal Pensiero all'Azione ...
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=5260
    Un 20 Settembre di 132 anni fa...."la breccia di Porta Pia"
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=25441
    Mazziniani nel LAZIO
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=15218
    Mazziniani in Lombardia
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=3144
    Mazziniani in Friuli e nella Venezia Giulia
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=11489
    Mazzini e Garibaldi
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=27459
    Aurelio SAFFI...triunviro della Repubblica Romana ... con MAZZINI e ARMELLINI
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=5485
    Influenza del Pensiero Mazziniano sull'Azionismo
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=62791
    Mazzini in Chiesa ... e nella vita di tutti i giorni
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=7109
    Chi onora Mazzini / Garibaldi / Oberdan etc etc ... in ricordo dei nostri Eroi
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=14893
    Pisa & Domus Mazziniana
    http://www.politicaonline.net/forum/...hreadid=111677
    Mazziniani in CALABRIA
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=18657
    Itinerari storico turistici : Le colline del Risorgimento
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=3072
    Il "fallimento" del Risorgimento....Montecitorio 14 novembre 2002
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=32035
    Garibaldi e Anita, benedette nozze
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=17719
    Mazzini batte Marx
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=5382
    Mazzini, osannato dai nemici della Chiesa
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=42789
    Mazziniani nelle MARCHE
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=15577
    Mazziniani in UMBRIA
    http://www.politicaonline.net/forum/...hreadid=145041
    Mazziniani in ABRUZZO
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    Mazziniani in TOSCANA
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=11487
    Divagazioni su Mazzini ...
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=43038
    Mazziniani in Campania
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=15010
    Un pericoloso terrorista internazionale ... (Giuseppe Mazzini)
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=39360
    Mazziniani in LIGURIA
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=13432
    Il PENSIERO MAZZINIANO
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    Mazziniani nel MOLISE
    http://www.politicaonline.net/forum/...hreadid=129605
    Mazziniani in PUGLIA
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    Mazziniani in Basilicata
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  2. #2
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    Carisimo Red River,
    apprezzo moltissimo la tua iniziativa....ti diro' subito con poche parole il mio pensiero.....
    Il mazzinianesimo si incardina con la sinistra democratica non solo italiana....anche europea.....ogni tessera del puzzle va sempre al proprio posto.
    Purtroppo e' la "sinistra italiana" che non si confa' con la ideologia mazziniana e con i concetti libertari espressi dalla scuola repubblicana.
    Fin quando la sinistra italiana, demagogica e girotondista, si attardera' a seguire solo e soltanto formule populistiche ed imbonimenti cattocomunisti.....sara' difficile riprendere la via della democratizzazione per la sinistra stessa........

    Un fraterno saluto mazziniano.
    ----------------------------------------
    sull'argomento visita anche......:
    http://www.politicaonline.net/forum/...siero+e+azione
    http://www.politicaonline.net/forum/...siero+e+azione
    http://www.politicaonline.net/forum/...siero+e+azione
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  3. #3
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    Predefinito .....................

    Caro red river
    apprezzo moltissimo la tua impressione positiva sull'azione di Mazzini in quel periodo storico che tu citi, anzi ti consiglierei di leggere la Costituzione della Repubblica Romana del '48 e gli atti di governo.
    Alcuni anni fa i cattocomunisti ora cattodiessini sostenevano che la repubblica romana era indietro rispetto al governo di pellegrino rossi del '43 e che pio nono era un fervente liberale, ne uscì un dibattito forsennato ancora ricordato da costoro.
    La Costituzione della Repubblica romana non è citata in tutti i libri di storia, ma potrebbe essere un buon argomento di studio anche per la lettura sinottica che se ne può fare con l'attuale Costituzione.
    Se fossi un re non accetterei la definizione di compagno in quanto essi come noi sono repubblicani, semmai ci sono ex repubblicani nei ds, forse loro che ora sono socialisti a tutti gli effetti si potrebbero considerare compagni.
    Compagno Bogi - presente - compagno Visentini - presente e così via.
    Non credo che i re siano felici di essere abbracciati dall'ulivo di estrazione diessina come sembra che tu sia, anzi dopo la scissione dal PRI la Sbarbati è stata considerata molto male e non tenuta in considerazione come alleata, questo mi dispiace molto, perchè non si trattano così gli alleati , che rischiano anche in proprio, alle europee avranno un occhio i diessini per la Sbarbati? Speriamo di si.
    Da come avrai visto sotto la discriminante cd e cs c'è stata una scissione anche se il problema personale è stato coperto da questa scusa, erano anni e congressi che la Sbarbati voleva il posto di La Malfa, lasciatelo dire da chi c'era.
    Questo non centra niente con le domande che tu fai, ma centra in quanto chiami compagni i re come se li considerassi acquisiti il chè non è molto piacevole vederlo scritto, comunque non credo che i re si facciano coinvolgere in un discorso falsamente ecumenico come il tuo.
    Potremo ulteriormente discutere la posizione del <pri come cardine della sinistra, come terza forza, non terza via, sono anni che la sinistra di estrazione comunista cerca le terze vie, e alcuni repubblicani ci cadono continuamente, speriamo che in futuro questo non accada più anche per la stessa sopravvivenza della sinistra.
    La sinistra cosiddetta diessina nell'ansia e nella paura di essere scavalcata a sinistra, dai girotondisti, da Cofferati, dai Bertinotti, cerca voti e soluzioni al centro dello schieramento italiano, laico e progressista, perdendo di vista quella che è la sua giusta collocazione, col tempo perderà anche la leadership, in quanto anche in periferia si cominciano ad avvisare paure ed ansie.
    Solo con una sinistra degna di questo nome il PRI potrà ritornare a dialogare potrebbe essere domani o domani l'altro, nel pieno rispetto delle differenze e idealità, come vedi non mettiamo paletti di tempo. La margherita ha già fatto il pieno, ora alle prossime elezioni perderà la leadership dell'Ulivo e si ritornerà a dialogare in un'area centrale più chiara e semplificata.
    Ciao Red e a risentirci.

  4. #4
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    Spesso sulle varie linee di discussioni mi ripeto parlando di questa nostra attuale sinistra italiana demagogica e girotondista con la quale diventa sempre piu’ difficile dialogare ed allearsi da parte della famiglia repubblicana italiana.

    Di converso mi sento spesso dire che cio’ non giustifica l’attuale allenza con le forze del centro e della destra democratica italiana.

    Ora credo che per dare un giudizio obiettivo dei due poli, anche se obbligatoriamente per sommi capi, lasciando da parte i problemi specifici per i quali ognuno grida sempre di avere la panacea risolutrice e la formula capace di far quadrare il cerchio della socialita’ e del progresso civile ed economico del paese, non si possa prescindere dal metodo utilizzato dai due poli nella conduzione della battaglia poltica.

    Vi sembra democratico ed in sintonia con la civilta’ del popolo italico l’aizzare continuamente le folle, in ogni occasione grande o piccola compreso anche le stupidate, al girotondismo piazzaiuolo, alle manifestazioni plateali che avrebbero la pretesa di sostituirsi alla volonta’ dei due rami del Parlamento democraticamente e liberamente eletti ?

    Manifestare il proprio pensiero e’ giusto e sacrosanto ed e’ un delitto tenersi le proprie idee racchiuse dentro di noi….cosi’ come esprimere le proprie concezioni e’ contemporaneamente esercizio di liberta’ e di democrazia e testimonianza costante di rifiuto del monopolio della politica da parte di pochi personaggi e dei loro entourage politici…….ma e’ delittuoso che pochi personaggi politici, per un gioco di scavalcamento tra di loro di posizioni, per una tattica di rafforzamento di “gruppi di potere” interni a segreterie di partiti, optano per il quotidiano esercizio di plagio delle coscenze popolari aizzandole alla rissa piazzaiuola utilizzando vocaboli incitanti a “guerre di religione” contro altri politici che vengono rappresentati come “nemici” del popolo invece che semplici avversari politici quali in realta’ sono, radicalizzando la lotta politica a tifo da stadio e da curva sud.

    E che tipo di civilta’ ha raggiunto questo tipo di popolo che si fa cosi’ facilmente irretire e plagiare nella coscienza da una decina di demagoghi supercazzolanti e poi, diserta sempre piu’ numeroso le urne al momento di dimostrare in modo concreto ed effettivo il proprio pensiero e la propria volonta’, oppure sempre meno partecipa alla vita politica dei partiti interessandosi direttamente dall’interno delle proprie vicende di cittadini ?

    Che tipo di civilta’ ha raggiunto questo nostro italico popolo che comincia a “mugugnare” per il prossimo slittamento del campionato di calcio ma non fa una grinza di fronte all’enorme amoralita’ connessa al vortiginoso turbinio di migliaia di miliardi di vecchie lire che investe tale mondo e che e’ trasversale a tutte le forze politiche componenti dei due poli ?

    La Famiglia Repubblicana, da sempre polo democratico della sinistra italiana, rappresenta con le sue difficolta’ quotidiane nelle alleanze politiche non tanto una contraddizione rispetto alla sua storia ed alle sue tradizioni democratiche bensi’ una cartina di tornasole di una realta’ sociale in disgregazione sul piano morale ed ideale…..assistendo impotente ad un degrado continuo ed incessante dei meccanismi della democrazia…….abbiamo provato con il centro-sinistra……stiamo provando con il centro-destra…..ma la ruota dentata del degrado politico ed il suo moto inerziale verso il fondo del barile e’ piu’ potente di quanto noi si possa pensare.

    Credo che solo una appropriata applicazione dell’etica del “dovere” mazziniano potrebbe ridarci la speranza di risalire la china………ma non mi sembra di scorgere all’orizzonte personaggi capaci di infonderci questa speranza.

  5. #5
    Virtus Fortunae Victrix
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    Predefinito Io penso

    Io penso, e probabilmente sbaglierò, che se adesso siamo alleati del centro destra è, oltre che a tanti motivi che adesso non voglio rielencare, perchè la sinistra, ad un certo punto, ha voluto insegnare a noi cosa fosse "mazziniano", chi fosse "Mazzini" e cosa significasse essere di sinistra.

    Mi sono reso conto di una cosa, nella mia pur breve esperienza politica: una volta si diceva che on esisteva una cultura di destra e che la cultura è solo a sinistra. Non credo che questa affermazione risponda al vero. O forse si.

    Però voglio dirvi una cosa. Sto avendo molto a che fare con gente dell'UDC, Forza Italia o Alleanza Nazionale ultimamente.
    Non sarà un vanto, dite come volete ma sono alleati e ci debbo fare i conti. Però NESSUNO DI LORO, RIPETO NESSUNO si è mai sognato di venirmi a insegnare cosa fosse Mazzini. Sono arroganti quanto volete (specialmente quelli di FI più che quelli di AN perchè i primi credono di essere i Figli di Dio), non ci regalano niente.
    Però nessuno si è mai permesso di venirmi a dire:

    "VOI REPUBBLICANI CHE CI STATE A FARE! Siete superati! Venite con noi. Oramai tutti i repubblicani sono con noi".

    Sapeste quante volte ce lo hanno detto a Lucca i nostri cari alleati DS!

    Grazie per l'attenzione

  6. #6
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    Doveri verso l'umanità

    I vostri primi doveri, primi non per tempo ma per importanza e perché senza intendere quelli non potete compiere se non imperfettamente gli altri, sono verso l'Umanità. Avete doveri di cittadini, di figli, di sposi e di padri, doveri santi, inviolabili, dei quali vi parlerò a lungo tra poco; ma ciò che fa santi e inviolabili quei doveri, è la missione, il Dovere che la vostra natura d'uomini vi comanda. Siete padre per educare uomini al culto e allo sviluppo della Legge di Dio. Siete cittadini, avete una Patria, per potere facilmente, in una sfera limitata, con concorso di gente già stretta a voi per lingua, per tendenze, per abitudini, operare, a beneficio degli uomini quanti sono e saranno, ciò che mal potreste operare perduti, voi soli e deboli, nell'immenso numero dei vostri simili. Quei che v'insegnano morale, limitando la nozione dei vostri doveri alla famiglia o alla patria, v'insegnano, più o meno ristretto, l'egoismo, e vi conducono al male per gli altri e per voi medesimi. Patria e Famiglia son come due circoli segnati dentro un circolo maggiore che li contiene; come due gradini d'una scala senza i quali non potreste salire più in alto, ma sui quali non è permesso arrestarvi.
    Siete uomini: cioè creature ragionevoli, socievoli e capaci, per mezzo unicamente dell'associazione, d'un progresso, a cui nessuno può assegnar limiti: e questo è quel tanto che oggi sappiamo dalla Legge di vita data all'Umanità. Questi caratteri costituiscono la umana natura, che vi distingue dagli altri esseri che vi circondano e che è fidata a ciascuno di voi come un seme da far fruttare. Tutta la vostra vita deve tendere all'esercizio e allo sviluppo ordinario di queste facoltà fondamentali della vostra natura. Qualunque volta voi sopprimete o lasciate sopprimere, in tutto o in parte, una di queste facoltà, voi scadete dal rango d'uomini fra gli animali inferiori o violate la legge della vostra vita, la Legge di Dio.
    Scadete fra i bruti e violate la Legge di Dio, qualunque volta voi sopprimete o lasciate sopprimere una delle facoltà che costituiscono l'umana natura in voi o in altri. Ciò che Dio vuole, è non già che la sua legge s'adempia in voi individui ﷓ se Dio non avesse voluto che questo, ei vi avrebbe creato soli ﷓ ma che s'adempia su tutta quanta la terra, fra tutti gli esseri ch'egli creava a immagine sua. Ciò ch'egli vuole è che il pensiero di perfezionamento e d'amore, da lui posto nel rnondo, si riveli e splenda più sempre adorato e rappresentato. La vostra esistenza terrestre, individuale, limitatissima com'è per tempo e per facoltà, non può rappresentarlo che imperfettissimo e a lampi. L'Umanità sola, continua per generazioni e per intelletto, che si nutre dell'intelletto di tutti i suoi membri, può svolgere via via quel divino pensiero e applicarlo e glorificarlo. La vita vi fu dunque data da Dio perché ne usiate a benefizio dell'Umanità, perché dirigiate le vostre facoltà individuali allo sviluppo delle facoltà dei vostri fratelli, perché aggiungiate con l'opera vostra un elemento qualunque all'opera collettiva di miglioramento e di scoperta del vero, che le generazioni, lentamente ma continuamente promuovono. Dovete educarvi ed educare, perfezionare. Dio è in voi, non v'è dubbio; ma Dio è pure in tutti gli uomini che popolano con voi questa terra: Dio è nella vita di tutte le generazioni che furono, sono e saranno, e hanno migliorato e miglioreranno progressivamente il concetto che l'Umanità si forma di Lui, della sua Legge, e dei nostri Doveri. Dovete adorarlo e glorificarlo per tutto ov'Egli è. L'Universo è il suo Tempio. Ed ogni profanazione non combattuta, non espiata, del Tempio di Dio, ricade su tutti quanti i credenti. Poco importa che voi possiate dirvi puri: quando anche poteste, isolandovi, rimanervi tali, se avete a due passi la corruzione e non cercate combatterla, tradite i vostri doveri. Poco importa che adoriate nell'anima nostra la Verità: se l'errore governa i vostri fratelli in un altro angolo di questa terra che ci è madre comune, e voi non desiderate e non tentate, per quanto le forze vostre vel concedono, rovesciarlo, tradite i vostri doveri. L'immagine di Dio è sformata nell'anime immortali dei vostri simili. Dio vuole essere adorato nella sua Legge, e la sua Legge è fraintesa, violata, negata d'intorno a voi. L'umana natura è falsata nei milioni d'uomini ai quali, siccome a voi, Dio ha fidato l'adempimento concorde del suo disegno. E voi rimanendovi inerti, osereste pure chiamarvi credenti?
    Un popolo, il Greco, il Polacco, il Circasso, sorge con una bandiera di patria e d'indipendenza, combatte, vince, o muore per quella. Cos'è che fa battere il vostro cuore al racconto delle sue battaglie, che lo solleva nella gioia alle sue vittorie, che lo contrista alla sua caduta? Un uomo, vostro o straniero, si leva, nel silenzio comune, in un angolo della terra, preferisce alcune idee, ch'ei crede vere, le mantiene nella persecuzione e fra i ceppi, e muore, senza rinnegarle, sul palco. Perché lo onorate col nome di Santo e di Martire? Perché rispettate e fate rispettare dai vostri figli la sua memoria?
    E perché leggete con avidità i miracoli di amor patrio registrati nelle storie Greche e li ripetete ai figli vostri con un senso d'orgoglio quasi fossero storie dei vostri padri? Quei fatti Greci son vecchi di due mila anni, e appartengono a un'epoca d'incivilimento che non è la vostra, né lo sarà mai. Quell'uomo che chiamate Martire, moriva forse per idee che non sono le vostre, e troncava a ogni modo colla morte ogni via al suo progresso individuale quaggiù. Quel popolo che ammirate nella vittoria o nella caduta, e popolo straniero a voi, forse pressoché ignoto; parla un linguaggio diverso, e il modo della sua esistenza non influisce visibilmente sul vostro: che importa a voi se chi lo domina è il Sultano o il Re di Baviera, il Russo o un governo escito dal consenso della nazione? Ma nel vostro cuore è una voce che grida: «Quegli uomini di due mila anni addietro, quelle popolazioni ch'oggi combattono lontane da voi, quel martire per le idee del quale voi non morreste, furono, sono fratelli vostri: fratelli non solo per comunioni di origine e di natura, ma per comunione di lavoro e di scopo. Quei Greci antichi passarono; ma l'opera loro non passò, e senza quella voi non avreste oggi quel grado di sviluppo intellettuale e morale che avete raggiunto. Quelle popolazioni consacrarono col loro sangue una idea di libertà nazionale per la quale voi combattete. Quel martire insegnava morendo che l'uomo deve sacrificare ogni cosa e, occorrendo, la vita a quel che egli crede essere la Verità. Poco importa ch'egli e quanti altri segnano col loro sangue la fede tronchino qui sulla terra il proprio sviluppo individuale: Dio provvede altrove per essi. Importa lo sviluppo dell'Umanità. Importa che la generazione ventura sorga, ammaestrata dalle vostre pugne e dai vostri sacrifici, più alta e più potente che voi non siete nella intelligenza della Legge, nell'adorazione della Verità. Importa che, fortificata dagli esempi, la natura umana migliori e verifichi più sempre il disegno di Dio sulla terra. E in qualunque luogo la natura migliori, in qualunque luogo si conquisti una verità, in qualunque parte si mova un passo sulla via dell'educazione, del progresso, della morale, è passo, è conquista che frutterà presto o tardi a tutta quanta l'Umanità. Siete tutti soldati d'un esercito che move per vie diverse, diviso in nuclei diversi, alla conquista d'un solo intento. Oggi, voi non guardate che ai vostri capi immediati; le diverse assise, le diverse parole d'ordine, le distanze che separano i corpi d'operazione, le montagne che celano gli uni al guardo degli altri, vi fanno spesso dimenticare questa verità e concentrano esclusivamente la vostra attenzione sul fine che v'è più prossimo. Ma v'è più alto di tutti voi, chi abbraccia l'insieme e dirige le mosse. Dio solo ha il segreto della battaglia e saprà raccogliervi tutti in un campo e sotto una sola bandiera.
    Quanta distanza tra questa credenza che fermenta nelle anime nostre e sarà base alla morale dell'Epoca che sta per sorgere, e quelle che davano per base alla loro morale le generazioni che oggi chiamano antiche! E com'è stretto il legame che passa fra l'idea che noi ci formiamo del Principio Divino e quella che ci formiamo dei nostri doveri! I primi uomini sentivano Dio, ma senza intenderlo, senza più cercare d'intenderlo nella sua Legge: lo sentivano nella sua potenza, non nell'amore: concepivano confusamente una relazione qualunque fra Lui e il proprio individuo, non altro. Poco atti a staccarsi dalla sfera degli oggetti sensibili, lo sostanziavano in uno di quelli, nell'albero che avevan veduto colpito dal fulmine, nella pietra presso alla quale avevano innalzata la loro tenda, nell'animale che s'era offerto prima al loro occhio. Era il culto che nella storia della religione si distingue col nome di feticismo. E allora gli uomini non conobbero che la famiglia, riproduzione in certo modo del loro individuo: oltre il cerchio della famiglia, non v'erano che stranieri, o più generalmente, nemici; giovare a sé e alla famiglia, era l'unica base della morale. Più appresso, l'idea di Dio s'ampliò. Dagli oggetti sensibili l'uomo risali timidamente all'astrazione: generalizzò. Dio non fu più il protettore della famiglia, ma dell'associazione di più famiglie, della città, della gente. Al feticismo successe il politeismo, culto di molti Dei. Allora la morale ampliò anch'essa il suo cerchio d'azione. Gli uomini riconobbero l'esistenza dei doveri più estesi della famiglia e lavorarono all'incremento della gente, della nazione. Pur nondimeno, l'Umanità s'ignorava. Ogni nazione chiamava barbari gli stranieri, li trattava siccome tali, e ne cercava colla forza e coll'arte la conquista o l'abbassamento. Ogni nazione aveva stranieri o barbari nel suo seno, uomini, milioni di uomini, non ammessi ai riti religiosi dei cittadini, creduti di natura diversa, e schiavi fra i liberi. L'unità del genere umano non poteva essere ammessa che come conseguenza dell'unità di Dio. E l'unità di Dio, indovinata da alcuni rari pensatori dell'antichità, manifestata altamente da Mosè, ma colla restrizione funesta che un solo popolo era l'eletto di Dio, non fu riconosciuta che verso lo scioglimento dell'impero Romano, per opera del Cristianesimo; Cristo pose in fronte alla sua credenza queste due verità inseparabili: non v'è che un solo Dio, tutti gli uomini sono figli di Dio; e la promulgazione di queste due verità cangiò aspetto al mondo e ampliò il cerchio morale sino ai confini delle terre abitate. Ai doveri verso la famiglia e verso la patria, s'aggiunsero i doveri verso l'Umanità. Allora l'uomo imparò che dovunque ei trovava un suo simile, ivi era un fratello per lui, un fratello dotato d'un'anima immortale come la sua, chiamata a ricongiungersi al Creatore, e ch'ei gli dovea amore, partecipazione della fede, e aiuto di consiglio e d'opera, dov'egli ne abbisognasse. Allora, presentimento d'altre verità contenute in germe nel Cristianesimo, s'udirono sulla bocca degli Apostoli parole sublimi, inintelligibili all'antichità, male intese o tradite anche dai successori; siccome in un corpo sono molte membra, e ciascun membro eseguisce una diversa funzione, così, benché molti, noi siamo un corpo solo, e membra gli uni degli altri( ). E vi sarà un solo ovile e un solo pastore( ). Ed oggi, dopo diciotto secoli di studi ed esperienze e fatiche, si tratta di dare sviluppo a quei germi: si tratta d'applicare quella verità, non solamente a ciascun individuo, ma a tutto quell'insieme di facoltà e forze umane e presenti e future che si chiama l'UMANITÀ: si tratta di promulgare non solamente che l'Umanità, è un corpo solo e deve essere governato da una sola legge, ma che il primo articolo di questa Legge è: Progresso, progresso qui sulla terra dove dobbiamo verificare quanto più possiamo del disegno di Dio ed educarci a migliori destini. Si tratta d'insegnare agli uomini che, se l'Umanità è un corpo solo, noi tutti, siccome membra di quel corpo, dobbiamo lavorare al suo sviluppo e a farne più armonica, più attiva e più potente la vita. Si tratta di convincersi che non possiamo salire a Dio, se non per l'anime dei nostri fratelli, e che dobbiamo migliorarle e purificarle anche dov'esse nol chiedano. Si tratta, dacché l'Umanità intera può sola compiere quella parte del disegno di Dio ch'ei volle si compiesse quaggiù, di sostituire all'esercizio della carità verso gl'individui, un lavoro d'associazione tendente a migliorar l'insieme, di ordinare a siffatto scopo la famiglia e la patria. Altri doveri più vasti si riveleranno a noi, nel futuro, secondo che acquisteremo una idea meno imperfetta e più chiara della nostra Legge di vita. Così Dio Padre, per mezzo d'una lenta, ma continua educazione religiosa, guida al meglio l'Umanità, e in quel meglio il nostro individuo migliora anch'esso.
    Migliora in quel meglio, né senza un miglioramento comune voi potete sperare che migliorino le condizioni morali o materiali del vostro individuo. Voi, generalmente parlando, non potete, quando anche il voleste, separare la vostra vita da quella dell'Umanità, vivente in essa, d'essa, per essa. L'anima vostra, salve le eccezioni dei pochissimi straordinariamente potenti, non può svincolarsi dalla influenza degli elementi fra i quali si esercita; come il corpo, comunque costituito robustamente, non può sottrarsi all'azione d'un'aria corrotta che lo circondi. Quanti fra voi vorranno, colla sicurezza di cacciarli incontro alle persecuzioni, educare i figli ad una sincerità senza limiti, dove la tirannide e lo spionaggio impongono di tacere o mentire i due terzi delle proprie opinioni? Quanti vorranno educarli al disprezzo delle ricchezze in una società dove l'oro è l'unica potenza che ottenga onori, influenza, rispetto, anzi che protegga dall'arbitrio e dall'insulto dei padroni e dei loro agenti? Chi è di voi che per amore e colle migliori intenzioni del mondo non abbia mormorato ai suoi cari in Italia: diffidate degli uomini; l'uomo onesto deve concentrarsi in sé stesso e fuggire la vita Pubblica; la carità comincia da casa; e sì fatte massime evidentemente immorali, ma suggeritevi dall'aspetto generale della società? Qual'è la madre che, sebbene appartenente a una fede che adora la Croce di Cristo, martire volontario dell'umanità, non abbia cacciato le braccia intorno al collo del figlio, e tentato svolgerlo da tentativi pericolosi pel bene de' suoi fratelli? E dov'anche trovaste in voi la forza d'insegnare il contrario, la società intera non distruggerebbe essa colle mille sue voci, coi mille suoi tristissimi esempi, l'effetto della vostra parola? Potete voi stessi purificare, innalzare l'anima vostra, in un'atmosfera di contaminazione e d'avvilimento? E scendendo alle vostre condizioni materiali, pensate possano migliorare stabilmente per altra via che quella del miglioramento comune? Milioni di lire sterline sono spese annualmente qui in Inghilterra, ov'io scrivo, dalla carità dei privati a sollievo degli individui caduti in miseria; e la miseria cresce annualmente, e la carità verso gli individui è provata impotente a sanar le piaghe, e la necessità di rimedi organici collettivi è più sempre universalmente sentita. Dove il paese è minacciato continuamente in virtù delle leggi ingiuste che lo governano, d'una lotta violenta fra gli oppressori e gli oppressi, credete possono rifluire i capitali e abbondare le imprese vaste, lunghe, costose? Dove i dazi e le proibizioni stanno nel capriccio d'un governo assoluto che non ha chi lo moderi, e le cui spese di eserciti di spie. d'impiegati o di pensionati crescono coi bisogni della sua sicurezza, credete l'attività dell'industria e della manifattura possa ricevere uno sviluppo progressivo, continuo? Risponderete che basta ordiniate meglio il governo e le condizioni sociali nella patria vostra? Non basta. Nessun popolo vive in oggi esclusivamente dei propri prodotti. Voi vivete di cambi, di importazioni e d'esportazioni.
    Una nazione straniera che impoverisca, nella quale diminuisca la cifra dei consumatori, è un mercato di meno per voi. Un commercio straniero che, in conseguenza dei cattivi ordinamenti, soggiaccia a crisi o a rovina, produce crisi o rovina nel vostro. I fallimenti d'Inghilterra o d'America trascinano fallimenti Italiani. Il credito è in oggi istituzione non nazionale, ma Europea. E inoltre, ogni tentativo di miglioramento nazionale che voi farete avrà nemici, in virtù delle Leghe contratte dai principi, primi ad accorgersi che la quistione è in oggi generale, di tutti i governi. Né v'è speranza per voi se non nel miglioramento universale, nella fratellanza fra tutti i popoli dell'Europa e, per l'Europa, dell'umanità.
    Voi dunque, o fratelli, per dovere e per utile vostro, non dimenticherete mai che i primi vostri doveri, doveri, senza compiere i quali voi non potete sperare di compiere quei che la patria e la famiglia comandano, sono verso l'Umanità. La parola e l'opera vostra siano per tutti, sì come per tutti è Dio, nel suo amore e nella sua Legge. In qualunque terra voi siate, dovunque un uomo combatte pel diritto, pel giusto, pel vero, ivi è un vostro fratello: dovunque un uomo soffre, tormentato dall'errore, dall'ingiustizia, dalla tirannide, ivi è un vostro fratello, Liberi e schiavi SIETE TUTTI FRATELLI. Una è la vostra origine, una la legge, uno il fine per tutti voi. Una sia la credenza, una l'azione, una la bandiera sotto cui militate. Non dite: il linguaggio che noi parliamo è diverso: le lagrime, l'azione, il martirio formano linguaggio comune per gli uomini quanti sono, e che voi tutti intendete. Non dite: l'Umanità è troppo vasta, e noi troppo deboli. Dio non misura le forze, ma le intenzioni. Amate l'Umanità. Ad ogni opera vostra nel cerchio della Patria o della famiglia, chiedete a voi stessi: se questo ch'io fo fosse fatto da tutti e per tutti, gioverebbe o nuocerebbe all'Umanità? e se la coscienza vi risponde: nuocerebbe, desistete, desistete quand'anche vi sembri che dall'azione vostra escirebbe un vantaggio immediato per la Patria e per la Famiglia. Siate apostoli di questa fede, apostoli della fratellanza delle Nazioni e della unità, oggi ammessa in principio, ma nel fatto negata, del genere umano. Siatelo dove potete e come potete. Né Dio né gli uomini possono esigere più da voi. Ma io vi dico che facendovi tali ﷓ facendovi tali, dov'altro non possiate, in voi stessi – voi gioverete all'umanità. Dio misura i gradi di educazione ch'ei fa salire al genere umano sul numero e sulla purità dei credenti. Quando sarete puri e numerosi, Dio che vi conta, v'aprirà il varco all'azione.
    -----------------------------------------------------------------------------------
    Tratto da I Doveri dell’Uomo di Giuseppe MAZZINI

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    Doveri verso la Patria

    I primi vostri Doveri, primi almeno per importanza, sono, com'io vi dissi, verso l'Umanità. Siete uomini prima d'essere cittadini o padri. Se non abbracciaste del vostro amore tutta quanta l'umana famiglia ﷓ se non confessaste la fede nella sua umanità, conseguenza dell'unità di Dio, e nell'affratellamento dei Popoli che devono ridurla a fatto ﷓ se ovunque geme un vostro simile, ovunque la dignità della natura umana è violata dalla menzogna o dalla tirannide, voi non foste pronti, potendo, a soccorrere quel meschino o non vi sentiste chiamati, potendo, a combattere per risollevare gli ingannati o gli oppressi ﷓ voi tradireste la vostra legge di vita e non intendereste la religione che benedirà l'avvenire.
    Ma che cosa può ciascuno di voi, colle sue forze isolate, fare pel miglioramento morale, pel progresso dell'Umanità? Vi potete esprimere, di tempo in tempo, sterilmente la vostra credenza; potete compiere, qualche rara volta, verso un fratello non appartenente alle vostre terre, un'opera di carità; ma non altro. Ora la carità non è la parola della fede avvenire. La parola della fede avvenire è l'associazione, la cooperazione fraterna verso un intento comune, tanto superiore alla carità, quanto l'opera di molti fra voi che s'uniscono a inalzare concordi un edifizio per abitarvi insieme è superiore a quella che compireste innalzando ciascuno una casupola separata e limitandovi a ricambiarvi gli uni cogli altri aiuto di pietre, di mattoni, di calce. Ma quest'opera comune voi, divisi di lingua, di tendenze, d'abitudini, di facoltà, non potete tentarla. L'individuo è troppo debole e l'Umanità troppo vasta. Mio Dio, ﷓ prega, salpando il marinaio della Bretagna ﷓ proteggetemi: il mio battello è sì piccolo e il nostro Occano così grande! E quella preghiera riassume la condizione di ciascun di voi, se non si trova un mezzo di moltiplicare indefinitivamente le vostre forze, la vostra potenza d'azione: Questo mezzo Dio lo trovava per voi, quando vi dava una Patria, quando, come un saggio direttore di lavori distribuisce le parti diverse a seconda delle capacità, ripartiva in gruppi, in nuclei distinti l'Umanità sulla faccia del nostro globo e cacciava il germe delle nazioni. I tristi governi hanno guastato il disegno di Dio che voi potete vedere segnato chiaramente, per quello almeno che riguarda la nostra Europa, dai corsi dei grandi fiumi, dalle curve degli alti monti e dalle altre condizioni geografiche: l'hanno guastato colla conquista, coll'avidità, colla gelosia dell'altrui giusta potenza; guastato di tanto che oggi, dall'Inghilterra e dalla Francia in fuori, non v'è forse Nazione i cui confini corrispondano a quel disegno. Essi non conoscevano e non conoscono Patria, fuorché la loro famiglia, la dinastia, l'egoismo di casta. Ma il disegno divino si compirà senza fallo. Le divisioni naturali, le innate spontanee tendenze dei popoli, si sostituiranno alle divisioni arbitrarie sancite dai tristi governi. La Carta d'Europa sarà rifatta. La Patria del Popolo risorgerà delimita dal voto dei liberi, sulle rovine della Patria dei re, delle caste privilegiate. Tra quelle patrie sarà armonia, affratellamento. E allora, il lavoro dell'umanità verso il miglioramento comune, verso la scoperta e l'applicazione della propria legge di vita, ripartito a seconda delle capacità locali e associato, potrà compirsi per via di sviluppo progressivo, pacifico: allora, ciascuno di voi, forte degli effetti e dei mezzi di molti milioni d'uomini parlanti la stessa lingua, dotati di tendenze uniformi, educati dalla stessa tradizione storica, potrà sperare di giovare coll'opera propria a tutta quanta l'Umanità.
    A voi, uomini nati in Italia, Dio assegnava, quasi prediligendovi, la Patria meglio definita dell'Europa. In altre terre, segnate con limiti più incerti o interrotti, possono insorgere questioni che il voto pacifico di tutti scioglierà un giorno, ma che hanno costato e costeranno forse ancora lagrime e sangue: sulla vostra, no. Dio v'ha steso intorno linee di confini sublimi, innegabili: da un lato, i più alti monti d'Europa: l'Alpi; dall'altro: il Mare, l'immenso Mare. Aprite un compasso: collocate una punta al nord dell'Italia, su Parma; appuntate l'altra agli sbocchi del Varo e segnate con essa, nella direzione delle Alpi, un semicerchio: quella punta che andrà, compito il semicerchio, a cadere sugli sbocchi dell'Isonzo, avrà segnato la frontiera che Dio vi dava. Sino a quella frontiera si parla, s'intende la vostra lingua: oltre quella, non avete diritti. Vostre sono innegabilmente la Sicilia, la Sardegna, la Corsica, e le isole minori collocate fra quelle e la terra ferma d'Italia. La forza brutale può ancora per poco contendervi quei confini, ma il consenso segreto dei popoli li riconosce d'antico, e il giorno in cui, levati unanimi all'ultima prova, pianterete la vostra bandiera tricolore su quella frontiera, l'Europa intera acclamerà, sorta e accettata nel consorzio delle Nazioni, l'Italia. A quest'ultima prova dovete tendere con tutti gli sforzi.
    Senza Patria, voi non avete nome, né segno, né voto, né diritti, né battesimo di fratelli tra i popoli. Siete i bastardi dell'umanità. Soldati senza bandiera, israeliti delle Nazioni, voi non otterrete fede né protezione: non avrete mallevadori. Non v'illudete a compiere, se prima non vi conquistate una Patria, la vostra emancipazione da una ingiusta condizione sociale: dove non è Patria, non è Patto comune al quale possiate richiamarvi: regna solo l'egoismo degli interessi, e chi ha predominio lo serba, dacché non v'è tutela comune a propria tutela. Non vi seduca l'idea di migliorare, senza sciogliere prima la questione Nazionale, le vostre condizioni materiali: non potrete riuscirvi. Le vostre associazioni industriali, le consorterie di mutuo soccorso son buone com'opera educatrice, come fatto economico: rimarranno sterili finché non abbiate un'Italia. Il problema economico esige principalmente aumento di capitale e di produzione; e finché il vostro paese è smembrato in frazioni ﷓ finché, separati da linee doganali e difficoltà artificiali d'ogni sorta, non avete se non mercati ristretti dinanzi a voi ﷓ non potete sperar quell'aumento. Oggi ﷓ non v'illudete ﷓ voi non siete la classe operaia d'Italia: siete frazione di quella classe: impotenti, ineguali al grande intento che vi proponete. La vostra emancipazione non potrà iniziarsi praticamente, se non quando un Governo Nazionale, intendendo i segni dei tempi, avrà inserito, da Roma, nella dichiarazione di Principii, che sarà norma allo sviluppo della vita Italiana, le parole: Il lavoro è sacro ed è la sorgente della ricchezza d'Italia.

    Non vi sviate dunque dietro a speranze di progresso materiale che, nelle vostre condizioni dell'oggi sono illusioni. La Patria sola, la vasta e ricca patria Italiana, che si stende dalle Alpi all'ultima terra di Sicilia, può compiere quelle speranze. Voi non potete ottenere ciò che è vostro diritto se non obbedendo a ciò che vi comanda il Dovere. Meritate ed avrete. Oh miei fratelli! amate la Patria. La Patria è la nostra casa: la casa che Dio ci ha data, ponendovi dentro una numerosa famiglia, che ci ama e che noi amiamo, colla quale possiamo intenderci meglio e più rapidamente che non con altri, e che per la concentrazione sopra un dato terreno e per la natura omogenea degli elementi che essa possiede, è chiamata a un genere speciale d'azione. La Patria è la nostra lavoreria; i prodotti della nostra attività devono stendersi da quella a beneficio di tutta la terra; ma gli istrumenti del lavoro che noi possiamo meglio e più efficacemente trattare, stanno in quella e noi non possiamo rinunziarvi senza tradire l'intenzione di Dio e senza diminuire le nostre forze. Lavorando, secondo i veri principii per la Patria, noi lavoriamo per l'Umanità: la patria è il punto d'appoggio della leva che noi dobbiamo dirigere a vantaggio comune. Perdendo quel punto d'appoggio, noi corriamo rischio di riuscire inutili alla Patria e all'Umanità. Prima d'associarsi colle Nazioni che compongono l'Umanità, bisogna esistere come Nazione. Non v'è associazione che tra gli eguali; e voi non avete esistenza collettiva riconosciuta.
    L'Umanità è un grande esercito, che move alla conquista di terre incognite, contro nemici potenti e avveduti. I popoli sono diversi corpi, le divisioni di quell'esercito. Ciascuno ha un posto che gli si è confidato: ciascuno ha un'operazione particolare da eseguire; e la vittoria comune dipende dall'esattezza colla quale le diverse operazioni saranno compite. Non turbate l'ordine della battaglia. Non abbandonate la bandiera che Dio vi diede. Dovunque vi trovate, in seno a qualunque popolo le circostanze vi caccino, combattete per la libertà di quel popolo, se il momento lo esige; ma combattete come Italiani, così che il sangue che verserete frutti onore ed amore, non a voi solamente, ma alla vostra Patria. E Italiano sia il pensiero continuo dell'anime vostre: Italiani siano gli atti della vostra vita: Italiani i segni sotto i quali v'ordinate a lavorare per l'Umanità. Non dite: io, dite: noi. La Patria s'incarni in ciascuno di voi. Ciascuno di voi, si senta, si faccia mallevadore dei suoi fratelli: ciascuno di voi impari a far si che in lui sia rispettata ed amata la Patria.
    La Patria, è una, indivisibile. Come i membri d'una famiglia non hanno gioia della mensa comune se un d'essi è lontano, rapito all'affetto fraterno, così voi non abbiate gioia e riposo finché una frazione del territorio sul quale si parla la vostra lingua è divelta dalla Nazione.
    La Patria è il segno della missione che Dio v'ha dato da compiere nell'umanità. Le facoltà, le forze di tutti i suoi figli devono associarsi pel compimento di quella missione. Una certa somma di doveri e di diritti comuni spetta ad ogni uomo che risponde al chi sei? degli altri popoli: sono Italiano. Quei doveri e quei diritti non possono essere rappresentati che da un solo Potere uscito dal vostro voto. La patria deve aver dunque un solo Governo. I politici che si chiamano federalisti, e che vorrebbero far dell'Italia una fratellanza di Stati diversi, smembrano la Patria e non ne intendono l'Unità. Gli stati nei quali si divide in oggi l'Italia non sono creazione del nostro popolo: uscirono da calcoli d'ambizione di principi o di conquistatori stranieri, e non giovano che ad accarezzare la vanità delle aristocrazie locali, alle quali è necessaria una sfera più ristretta della grande Patria. Ciò che voi, popolo, creaste, abbelliste, consacraste coi vostri affetti, colle vostre gioie, coi vostri dolori, col vostro sangue, è la Città, il Comune, non la Provincia o lo Stato. Nella Città, nel comune dove dormono i vostri padri e vivranno i nati da voi, s'esercitano le vostre facoltà, i vostri diritti personali, si svolge la vostra vita d'individuo. È della vostra Città che ciascuno di voi può dire ciò che cantano i Veneziani della loro: Venezia la xe nostra: ﷓ l'avemo fatta nu. In essa avete bisogno di libertà, di Comune e Unità di patria, sia dunque la vostra fede. Non dite Roma e Toscana, Roma e Lombardia, Roma e Sicilia, dite Roma e Firenze, Roma e Siena, Roma e Livorno, e così per tutti i comuni d'Italia: Roma per tutto ciò che rappresenta la vita italiana, la vita della Nazione; il vostro comune per quanto rappresenta la vita individuale. Tutte le altre divisioni sono artificiali, e non s'appoggiano sulla vostra tradizione Nazionale.
    La Patria è una comunione di liberi e d'uguali affratellati in concordia di lavori verso un unico fine. Voi dovete farla e mantenerla tale. La Patria non è un aggregato, è una associazione. Non v'è dunque veramente Patria senza un Diritto uniforme. Non v'è Patria dove l'uniformità di quel Diritto è violata dall'esistenza di caste, di privilegi, d'ineguaglianze ﷓ dove l'attività d'una porzione delle forze e facoltà individuale è cancellata o assopita ﷓ dove non è principio comune accettato, riconosciuto, sviluppato da tutti; vi è non Nazione, non popolo, ma moltitudine, agglomerazione fortuita d'uomini che le circostanze riunirono, che circostanze diverse separeranno. In nome del vostro amore alla Patria, voi combatterete senza tregua l'esistenza d'ogni privilegio, d'ogni ineguaglianza sul suolo che v'ha dato vita. Un solo privilegio è legittimo: il privilegio del genio, quando il Genio si mostri affratellato colla Virtù; ma è privilegio concesso da Dio e non dagli uomini ﷓ e quando voi lo riconoscerete seguendone le ispirazioni, lo riconoscerete liberamente esercitando la vostra ragione, la vostra scelta. Qualunque privilegio pretende sommessione da voi in virtù della forza, dell'eredità, d'un diritto che non sia diritto comune, è usurpazione, è tirannide; e voi dovete combatterla e spegnerla. La Patria deve essere il vostro Tempio. Dio al vertice, un Popolo d'eguali alla base; non abbiate altra formola, altra legge morale, se non volete disonorare la Patria e voi. Le leggi secondarie che devono via via regolare la vostra vita siano l'applicazione progressiva di quella Legge suprema.
    E perché lo siano, è necessario che tutti contribuiscano a farle. Le leggi fatte da una sola frazione di cittadini non possono, per natura di cose e d'uomini, riflettere che il pensiero, le aspirazioni, i desideri, di quella frazione: rappresentano, non la Patria, ma un terzo, un quarto, una classe, una zona della patria. La legge deve esprimere l'aspirazione generale, promuovere l'utile di tutti, rispondere a un battito del core della Nazione. La Nazione intera dev'essere, dunque, direttamente o indirettamente, legislatrice. Cedendo a pochi uomini quella missione, voi sostituite l'egoismo d'una classe alla Patria, che è l'unione di tutte classi.
    La Patria non è un territorio; il territorio non ne è la base. La Patria è l'idea che sorge su quello; è il pensiero d'amore, il senso di comunione che stringe in uno tutti i figli di quel territorio. Finché un solo tra i vostri fratelli non è rappresentato dal proprio voto nello sviluppo della vita nazionale ﷓ finché un solo vegeta ineducato fra gli educati ﷓ finché uno solo, capace e voglioso di lavoro, langue per mancanza di lavoro nella miseria ﷓ voi non avrete la Patria come dovreste averla, la Patria di tutti, la patria per tutti. Il voto, l'educazione, il lavoro, sono le tre colonne fondamentali della Nazione; non abbiate posa finché non siano per opera vostra solidamente innalzate.
    E quando lo saranno ﷓ quando avrete assicurato a voi tutti il pane del corpo e quello dell'anima ﷓ quando liberi, uniti, intrecciate le destre come fratelli intorno a una madre amata, moverete in bella e santa armonia allo sviluppo delle vostre facoltà e della missione Italiana ﷓ ricordatevi che quella missione è l'unità morale d'Europa: ricordatevi gl'immensi doveri ch'essa v'impone. L'Italia è la sola terra che abbia due volte gettato la grande parola unificatrice alle nazioni disgiunte. La vita d'Italia fu vita di tutti. Due volte Roma fu la Metropoli, il Tempio del mondo Europeo: la prima, quando le nostre aquile percorsero conquistatrici da un punto all'altro le terre cognite e le prepararono all'Unità colle istituzioni civili; la seconda, quando, domati dalla potenza della natura, dalle grandi memorie e dall'ispirazione religiosa, i conquistatori settentrionali, il genio d'Italia s'incarnò nel Papato e adempì da Roma la solenne missione, cessata da quattro secoli, di diffondere la parola Unità nell'anima ai popoli del mondo Cristiano. Albeggia oggi per la nostra Italia una terza missione: di tanto più vasta quanto più grande e potente dei Cesari e dei Papi sarà il POPOLO ITALIANO, la Patria Una e Libera che voi dovete fondare. Il presentimento di questa missione agita l'Europa e tiene incatenati all'Italia l'occhio ed il pensiero delle Nazioni.
    I vostri doveri verso la Patria stanno in ragione dell'altezza di questa missione. Voi dovete mantenerla pura d'egoismo, incontaminata di menzogna e delle arti di quel gesuitismo politico, che chiamano diplomazia.
    La politica della patria sarà fondata per opera vostra sull'adorazione a' principii non sull'idolatria dell'Interesse o dell'opportunità. L'Europa ha paesi pei quali la Libertà è sacra al di dentro, violata sistematicamente al di fuori: popoli che dicono: altro è il Vero, altro l'Utile, altra cosa è la teorica, altra è la pratica. Quei paesi espieranno lungamente, inevitabilmente la loro colpa nell'isolamento, nell'oppressione e nell'anarchia. Ma voi sapete la missione della nostra Patria e seguirete altra via. Per voi l'Italia avrà, sì come un solo Dio nei cieli, una sola verità, una sola fede, una sola norma di vita politica sulla terra. Sull'edifizio che il popolo d'Italia innalzerà più sublime del Campidoglio e del Vaticano, voi pianterete la bandiera della Libertà e dell'Associazione, sì che rifulga sugli occhi a tutte le Nazioni, né la velerete mai per terrore di despoti o libidine d'interessi d'un giorno. Avrete audacia sì come fede. Confesserete altamente il pensiero che fermenta in core alla Italia davanti al mondo e a quei che si dicono padroni del mondo. Non rinnegherete mai le Nazioni sorelle. La vita della Patria si svolgerà per voi bella e forte, libera di paure servili e di scettiche esitazioni, serbando per base il popolo, per norma le conseguenze dei suoi principii logicamente dedotte e energicamente applicate, per forza la forza di tutti, per risultato il miglioramento di tutti, per fine il compimento della missione che Dio le dava. E perché voi sarete pronti a morire per l'Umanità, la vita della Patria sarà immortale.

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    Tratto da I Doveri dell’Uomo di Giuseppe MAZZINI

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    Doveri verso la famiglia

    La Famiglia è la Patria del core. V'è un Angiolo nella Famiglia che rende, con una misteriosa influenza di grazie, di dolcezza e d'amore, il compimento dei doveri meno arido, i dolori meno amari. Le sole gioie pure e non miste di tristezza che sia dato all'uomo di goder sulla terra, sono, merce quell'Angiolo, le gioie della Famiglia. Chi non ha potuto, per fatalità di circostanze, vivere, sotto l'ali dell'Angiolo, la vita serena della famiglia, ha un'ombra di mestizia stesa sull'anima, un vuoto che nulla riempie nel core! ed io che scrivo per voi queste pagine, lo so. Benedite Iddio che creava quell'Angiolo, o voi che avete le gioie e le consolazioni della Famiglia. Non la tenete in poco conto, perché vi sembri di poter trovare altrove gioie più ferventi o consolazioni più rapide ai vostri dolori. La famiglia ha in sé un elemento di bene raro a trovarsi altrove, la durata. Gli affetti, in essa, vi si stendono intorno lenti, inavvertiti, ma tenaci e durevoli siccome l'ellera intorno alla pianta: vi seguono d'ora in ora: s'immedesimano taciti colla vostra vita. Voi spesso non li discernete, poiché fanno parte di voi; ma quando li perdete, sentite come un non so che d'intimo, di necessario a vivere vi mancasse. Voi errate irriquieti e a disagio! potete ancora procacciarvi brevi gioie o conforti; non il conforto supremo, la calma, la calma dell'onda del lago, la calma del sonno della fiducia, del sonno che il bambino dorme sul seno materno.
    L'Angiolo della Famiglia è la Donna. Madre, sposa, sorella, la donna è la carezza della vita, la soavità dell'affetto diffusa sulle sue fatiche, un riflesso sullo individuo della Provvidenza amorevole che veglia sull'umanità: sono in essa tesori di dolcezza consolatrice che bastano ad ammorzare qualunque dolore. Ed essa è inoltre per ciascun di noi l'iniziatrice dell'avvenire. Il primo bacio materno insegna al bambino l'amore. Il primo santo bacio d'amica insegna all'uomo la speranza, la fede nella vita; e l'amore e la fede creano il desiderio del meglio, la potenza di raggiungerlo a grado a grado, l'avvenire insomma, il cui simbolo vivente è il bambino, legame tra noi e le generazioni future. Per essa, la Famiglia, col suo mistero divino di riproduzione, accenna all'eternità.
    Abbiate dunque, o miei fratelli, sì come santa la Famiglia. Abbiatela come condizione inseparabile della vita, e respingete ogni assalto che potesse venirle mosso da uomini imbevuti di false e brutali filosofie o da incauti che irritati in vederla sovente nido d'egoismo e di spirito di casta, credono, come il barbaro, che il rimedio al male sia nel sopprimerla.
    La Famiglia è concetto di Dio, non vostro. Potenza umana non può sopprimerla. Come la Patria, più assai che la Patria, la Famiglia è un elemento della vita.
    Ho detto più assai che la Patria. La Patria sacra in oggi, sparirà forse un giorno quando ogni uomo rifletterà nella propria coscienza la legge morale dell'umanità; la Famiglia durerà quanto l'uomo. Essa è la culla dell'umanità. Come ogni elemento della vita umana, essa deve essere aperta al Progresso, migliorare d'epoca in epoca le sue tendenze, le sue aspirazioni; ma nessuno potrà cancellarla.
    Far la famiglia più sempre santa e inanellata più sempre alla Patria, è questa la vostra missione. Ciò che la Patria è per l'umanità, la Famiglia deve esserlo per la Patria. Come io v'ho detto che la parte della Patria è quella d'educare gli uomini, così la parte della Famiglia è quella di educare i cittadini: Famiglia e Patria sono i due punti estremi d'una sola linea. E dove non è così, la Famiglia diventa Egoismo, tanto più schifoso e brutale quanto più prostituisce, sviandola dal vero scopo, la cosa più santa: gli affetti.
    Oggi, l'egoismo regna spesso pur troppo e forzatamente nella Famiglia. Le tristi istituzioni sociali lo generano. In una società fondata su spie, birri, prigioni e patiboli, la povera madre, tremante ad ogni nobile aspirazione del figlio, è sospinta ad insegnargli la diffidenza, a dirgli: bada! l'uomo che ti parla di Patria di Libertà d'Avvenire, e che tu vorresti stringerti al petto non è forse che un traditore! In una società nella quale il merito è pericoloso, e la ricchezza è la sola base della potenza, della sicurezza, della difesa contro la persecuzione e il sopruso, il padre è trascinato dall'affetto a dire al giovane anelante la Verità: bada! la ricchezza è la tua tutela: la Verità sola non può esserti scudo contro l'altrui forza, contro l'altrui corruttela. Ma io vi parlo d'un tempo in cui, col vostro sudore e col vostro sangue, avrete fondato ai figli una Patria di liberi, costituita sul merito, sul bene che ciascuno di voi avrà fatto ai suoi fratelli. Fino a quel tempo, voi pur troppo non avete innanzi che una sola via di miglioramento, un solo supremo dovere da compiere: ordinarvi, prepararvi, scegliere l'ora opportuna e combattere a conquistarvi coll'insurrezione la vostra Italia. Allora soltanto potrete soddisfare senza gravi e continui ostacoli agli altri vostri doveri. E allora, mentr'io sarò probabilmente sotterra, rileggete queste mie pagine: i pochi consigli fraterni ch'esse contengono vengono da un core che v'ama e sono scritti colla coscienza del vero.
    Amate, rispettate la donna. Non cercate in essa solamente un conforto, ma una forza, una ispirazione, un raddoppiamento delle vostre facoltà intellettuali e morali. Cancellate dalla vostra mente ogni idea di superiorità: non ne avete alcuna. Un lungo pregiudizio ha creato, con una educazione disuguale e una perenne oppressione di leggi, quell'apparente inferiorità intellettuale, dalla quale oggi argomentano per mantenere l'oppressione. Ma la storia delle oppressioni non v'insegna che chi opprime si appoggia sempre sopra un fatto creato da lui? Le caste feudali contesero a voi, figli del popolo, fin quasi ai nostri giorni, l'educazione; poi, dalla mancanza d'educazione, argomentarono e argomentano anche oggi per escludervi dal santuario della città, dal recinto dove si fanno le leggi, dal diritto di voto che inizia la vostra missione sociale. I padroni dei Neri in America dichiarano radicalmente inferiore e incapace d'educazione la razza e perseguitano intanto qualunque s'adoperi a educarla. Da mezzo secolo i fautori delle famiglie affermano noi italiani mal atti alla libertà, e intanto con le leggi e con la forza brutale d'eserciti assoldati mantengono chiusa ogni via, perché possa da noi vincersi, se pure esistesse l'ostacolo, come se la tirannide potesse mai essere educazione alla libertà. Or noi tutti fummo e siamo tuttavia rei d'una colpa simile verso la donna. Allontanate da voi fin l'ombra di quella colpa; però che non è colpa più grave davanti a Dio, di quella che divide in due classi l'umana famiglia e impone o accetta che l'una soggiaccia all'altra. Davanti a Dio Uno e Padre non v'è uomo né donna ma l'essere umano, l'essere nel quale, sotto l'aspetto d'uomo o di donna, s'incontrano tutti i caratteri che distinguono l'Umanità dall'ordine degli animali: tendenza sociale, capacità d'educazione, facoltà di progresso. Dovunque si rivelano questi caratteri, ivi esiste l'umana natura, uguaglianza quindi di diritti e doveri. Come due rami che muovono distinti da uno stesso tronco, l'uomo e la donna muovono varii da una base comune, che è l'umanità. Non esiste disuguaglianza fra l'uno e l'altra; ma come spesso accade fra due uomini, diversità di tendenze, di vocazioni speciali. Son due note d'un accordo musicale, disuguali o di natura diversa! La donna e l'uomo sono due note senza le quali l'accordo umano non è possibile; hanno doveri e diritti generali diversi due popoli chiamati dalle loro tendenze speciali o dalle condizioni in cui vivono, l'uno a diffondere il pensiero dell'associazione umana per via di colonie, l'altro a predicarlo colla produzione di capolavori d'arte o di letteratura universalmente ammirati! Ambi quei Popoli sono apostoli, consapevoli o no, dello stesso concetto divino, eguali e fratelli in esso. L'uomo e la donna hanno, come quei due Popoli, funzioni distinte nell'Umanità; ma quelle funzioni sono sacre egualmente, necessarie allo sviluppo comune; ambe rappresentanze del Pensiero che Dio poneva, come anima, nell'universo. Abbiate dunque la Donna siccome compagna e partecipe, non solamente delle vostre gioie e dei vostri dolori, ma delle vostre aspirazioni, dei vostri pensieri, dei vostri studi e dei vostri tentativi di miglioramento sociale. Abbiatela eguale nella vostra vita civile e politica. Siate le due ali dell'anima umana verso l'ideale che dobbiamo raggiungere. La Bibbia Mosaica ha detto: Dio creò l'uomo e dall'uomo la donna, ma la vostra Bibbia, la Bibbia dell'avvenire dirà: Dio creò l'Umanità, manifestata nella donna e nell'uomo.
    Amate i figli che la Provvidenza vi manda; ma amateli di vero, profondo, severo amore; non dell'amore snervato, irragionevole, cieco, ch'è egoismo per voi, rovina per essi. In nome di ciò che v'è di più sacro, non dimenticate mai che voi avete in cura le generazioni future, che avete verso quell'anime che vi sono affidate, verso l'umanità, verso Dio, la più tremenda responsabilità che l'essere umano possa conoscere: voi dovete iniziarle, non alle gioie o alle cupidigie della vita, ma alla vita stessa, ai suoi doveri, alla Legge morale che la governa. Poche madri, pochi padri, in questo secolo irreligioso, intendono, segnatamente nelle classi agiate, la gravità, la santità della missione educatrice: poche madri, pochi padri pensano che le molte vittime, le lotte incessanti e il lungo martirio dei nostri tempi son frutto in gran parte dell'egoismo innestato trenta anni addietro nell'animo da madri deboli o da padri incauti, i quali lasciarono che i loro figli s'avvezzassero a considerare la vita non come dovere e missione, ma come ricerca di piacere e studio del proprio benessere. Per voi, uomini del lavoro, i pericoli sono minori; i più fra i nati da voi imparano pur troppo la vita dalle privazioni. E minori sono d'altra parte in voi, costretti dalla povera condizione sociale a continue fatiche, le possibilità d'educare come importerebbe. Pur nondimeno potete anche voi compiere in parte l'ardua missione. Lo potete coll'esempio e colla parola.
    Lo potete com'esempio.
    «I vostri figli sono simili a voi, corrotti o virtuosi, secondo che sarete voi stessi virtuosi o corrotti.
    Come mai sarebbero essi onesti, pietosi, umani, se voi mancate di probità, se siete senza viscere pei vostri fratelli? come reprimerebbero i loro grossolani appetiti, se vi vedono abbandonati all'intemperanza? come serberebbero intatta l'innocenza nativa, se voi non temete d'oltraggiare davanti ad essi il pudore con atti indecenti o con oscene parole?
    Voi siete il vivente modello sul quale si formerà la pieghevole loro natura. Dipende da voi che i vostri figli riescano uomini o bruti( ).»
    E potete educare colla parola. Parlate loro di Patria, di ciò ch'essa fu, di ciò che deve essere. Quando, la sera, dimenticate, fra il sorriso della madre e l'ingenuo favellio dei fanciulli seduti sulle vostre ginocchia, le fatiche della giornata, ridite ad essi i grandi fatti dei popolani delle antiche nostre repubbliche; insegnate loro i nomi dei buoni che amarono l'Italia e il suo popolo e per una via di sciagura, di calunnie e di persecuzioni, tentarono migliorarne i destini. Instillate nei loro giovani cuori, non l'odio contro gli oppressori, ma l'energia di proposito contro l'oppressione. Imparino dal vostro labbro e dal tranquillo assenso materno, come sia bello il seguire le vie della Virtù, come sia grande il piantarsi Apostoli della verità, come sia santo il sacrificarsi, occorrendo, pei propri fratelli. Infondete nelle tenere menti, insieme ai germi della ribellione contro ogni autorità usurpata e sostenuta dalla forza, la riverenza alla vera, all'unica Autorità, l'autorità della Virtù coronata dal Genio. Fate che crescano, avversi egualmente alla tirannide ed all'anarchia, nella religione della coscienza inspirata, non incatenata dalla tradizione. La Nazione deve aiutarvi in quest'opera. E voi avete, in nome dei vostri figli, diritto di esigerlo. Senza educazione Nazionale non esiste veramente Nazione.
    Amate i parenti. La Famiglia che procede da voi non vi faccia mai dimenticare la famiglia dalla quale procedete. Pur troppo sovente i nuovi vincoli allentano gli antichi, mentre non dovrebbero essere se non un nuovo anello nella catena d'amore che deve annodare in uno tre generazioni della Famiglia. Circondate d'affetti teneri e rispettosi sino all'ultimo giorno le teste canute della madre, del padre. Infiorate ad essi la via della tomba. Diffondete colla continuità dell'amore sulle loro anime stanche un profumo di fede e d'immortalità. E l'affetto che serbate inviolato ai parenti vi sia pegno di quello che vi serberanno i nati da voi.
    Parenti, sorelle e fratelli, sposa, figli, siano per voi come rami collocati in ordine diverso sulla stessa pianta. Santificate la Famiglia nell'unità dell'amore. Fatene come un Tempio dal quale possiate congiunti sacrificare alla Patria. Io non so se sarete felici; ma che così facendo, anche di mezzo alle possibili avversità, sorgerà per voi un senso di pace serena, un riposo di tranquilla coscienza, che vi darà forza contro ogni prova, e vi terrà schiuso un raggio azzurro di cielo in ogni tempesta.
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    Tratto da I Doveri dell’Uomo di Giuseppe MAZZINI

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    Doveri verso se stessi

    PRELIMINARI
    Io v'ho detto: voi avete vita; dunque avete una legge di vita... Svilupparsi, agire, vivere secondo la legge di vita, è il primo, anzi l'unico vostro Dovere. Vi ho detto che per conoscere quale sia la legge della vostra vita, Dio v'ha dato due mezzi: la vostra coscienza e la coscienza dell'Umanità, il consenso dei vostri fratelli. V'ho detto che ogni qualvolta, interrogando la vostra coscienza, troverete la sua voce in armonia colla grande voce del genere umano trasmessavi dalla storia, voi siete certi d'avere la verità eterna, immutabile in pugno.
    Voi potete oggi difficilmente interrogare a dovere la grande voce che l'umanità vi tramanda attraverso la Storia: vi mancano finora libri buoni davvero e popolarmente scritti, e vi manca il tempo; ma gli uomini che per ingegno e coscienza meglio rappresentano, da oltre un mezzo secolo, gli studi storici e la scienza dell'Umanità, hanno raccolto da quella voce alcuni caratteri della nostra Legge di Vita; hanno raccolto che la natura umana è essenzialmente adunabile, essenzialmente sociale: hanno raccolto che, come non vi è né può esservi che un solo Dio, non v'è né può esservi che una sola Legge per l'uomo individuo e per l'umanità collettiva, hanno raccolto che il carattere fondamentale, universale di questa Legge, è PROGRESSO. Da queste verità oggimai innegabili, perché confermate da tutti i rami dell'umano sapere, scendono tutti i vostri doveri verso voi stessi, e scendono pure tutti i vostri diritti, i quali sommano in uno: il diritto di non essere menomamente inceppati e d'essere, dentro certi limiti, aiutati nel compimento dei vostri doveri. Voi siete e vi sentite liberi. Tutti i sofismi d'una misera filosofia, che vorrebbe sostituire una dottrina di non so quale fatalismo al grido della coscienza umana, non valgono a cancellare due testimonianze invincibili a favore della libertà: il rimorso e il martirio. Da Socrate a Gesù, da Gesù fino agli uomini che muoiono ogni tanto per la Patria, i Martiri di una Fede protestano contro quella servile dottrina, gridandovi: «noi amavamo la vita; amavamo esseri che ce la facevano cara e che ci supplicavano di cedere: tutti gl'impulsi del nostro cuore dicevano vivi! a ciascuno di noi, ma per la salute delle generazioni avvenire, scegliemmo morire». Da Caino alla spia volgare dei nostri giorni, i traditori dei loro fratelli, gli uomini che si son messi sulla via del male, sentono nel fondo dell'anima una condanna, una irrequietezza, un rimprovero che dice a ciascun d'essi: perché t'allontanasti dalle vie del bene? Voi siete liberi e quindi responsabili. Da questa libertà morale scende il vostro diritto alla libertà politica, il vostro dovere di conquistarvela e mantenerla inviolata, il dovere altrui di non menomarla.
    Voi siete educabili. Esiste in ciascun di voi una somma di facoltà, di capacità intellettuali, di tendenze morali, alle quali l'educazione sola può dar moto e vita, e che, senza quella, giacerebbero sterili, inerti, non rivelandosi che a lampi, senza regolare sviluppo.
    L'educazione è il pane dell'anima. Come la vita fisica, organica, non può crescere e svolgersi senza alimenti, così la vita morale, intellettuale, ha bisogno per ampliarsi e manifestarsi, delle influenze esterne e d'assimilarsi parte almeno delle idee, degli effetti, delle altrui tendenze. La vita dell'industria s'innalza, come la pianta, varietà dotata d'esistenza propria e di caratteri speciali, sul terreno comune, si nutre degli elementi della vita comune. L'individuo è un rampollo dell'UMANITÀ e alimenta e rinnova le proprie forze nelle sue. Quest'opera alimentatrice, rinnovatrice, si compie coll'Educazione che trasmette direttamente o indirettamente all'individuo i risultati dei progressi di tutto quanto il genere umano. È dunque non solamente come necessità della vostra vita, ma come una santa comunione con tutti i vostri fratelli, con tutte le generazioni che vissero: cioè pensarono ed operarono prima della vostra, che voi dovete conquistarvi, nei limiti del possibile, educazione: educazione morale ed intellettuale, che abbracci e fecondi tutte le facoltà che Dio vi dava siccome deposito da far fruttare, e che istituisca e mantenga un legame tra la vostra vita individuale e quella dell'Umanità collettiva.
    E perché quest'opera educatrice si compisse più rapidamente, perché la vostra vita individuale s'inanellasse più certamente e più intimamente colla vita collettiva di tutti, colla vita dell'Umanità, Dio v'ha fatto esseri essenzialmente sociali. Ogni essere al disotto di voi può vivere da per sé, senz'altra comunione che colla natura, cogli elementi del mondo fisico: voi nol potete. Avete a ogni passo necessità dei vostri fratelli e non potete soddisfare ai più semplici bisogni della vita senza giovarvi dell'opera loro. Superiori ad ogni altro essere mercé l'associazione coi vostri simili, siete, se isolati, inferiori di forza a molti animali, e deboli e incapaci di sviluppo e di piena vita. Tutte le più nobili aspirazioni del vostro core come l'amor della Patria, e anche le meno virtuose come il desiderio di gloria e dell'altrui lode, accennano alla tendenza ingenita in voi ad accomunare la vostra vita colla vita dei milioni che vivono intorno a voi. Voi siete dunque chiamati all'associazione. Essa centuplica le vostre forze: fa vostre le idee altrui, vostro l'altrui progresso; e innalza, migliora e santifica la vostra natura cogli affetti e col sentimento crescente dell'unità dell'umana famiglia. Quanto più sarà vasta la vostra associazione coi vostri fratelli, quanto più intima e complessiva, tanto più innanzi sarete sulla via del vostro miglioramento. La Legge della vita non può compirsi tutta se non dal lavoro riunito di tutti. E ad ogni grande progresso, ad ogni scoperta di un frammento di quella Legge, corrisponde nella Storia un allargamento dell'associazione umana, un contatto più vasto fra popolo e popoli. Quando i primi Cristiani vennero a proclamare l'unità della natura umana di fronte alla filosofia pagana che ammetteva due nature, di padroni e di schiavi, il popolo Romano aveva portato le sue aquile a passeggiare fra tutti i popoli noti d'Europa. Prima che il Papato ﷓ dannoso in oggi, utile nei primi secoli dell'istituzione ﷓ venisse a dire: il potere spirituale è superiore al temporale, gli invasori chiamati Barbari avevano messo in contatto violento il mondo Germanico col mondo Latino. Prima che l'idea di Libertà applicata ai popoli promovesse il concetto di nazionalità che agita in oggi l'Europa e trionferà, le guerre della Rivoluzione e dell'Impero avevano suscitato e chiamato in azione un elemento fino allora appartato, l'elemento Slavo.
    Voi siete, finalmente, esseri progressivi.
    Questa parola PROGRESSO, ignota all'antichità, sarà d'ora innanzi una parola sacra per l'Umanità. Essa racchiude tutta una trasformazione sociale, politica, religiosa.
    L'antichità, gli uomini delle vecchie religioni Orientali e del Paganesimo, credevano nel Fato, nel Caso, in una Potenza arcana, inintelliggibile, padrona arbitraria delle cose umane, creatrice e distruggitrice alternativamente senza che l'uomo potesse intenderne, promoverne, o accelerarne i bisogni. Credevano l'uomo impotente a fondare cosa alcuna durevole, permanente, sulla nostra terra. Credevano che i popoli, condannati ad aggirarsi nel cerchio descritto dagl'individui quaggiù, sorgessero, salissero a potenza, poi volgessero a vecchiaia, e fatalmente, irrevocabilmente, perissero. Con un orizzonte d'idee e di fatti assai ristretto davanti e senza conoscenza di Storia fuorché della loro nazione e spesso della loro città, guardavano al genere umano unicamente come un aggregato di uomini, senza vita e legge propria, e non derivavano i loro pensieri fuorché dalla contemplazione dell'individuo. La conseguenza di siffatte dottrine era una tendenza ad accettare i fatti predominanti senza curare o sperar di mutarli. Dove le circostanze avevano impiantato una forma repubblicana, gli uomini di quei tempi erano repubblicani; dove signoreggiava il dispotismo, erano schiavi noncuranti di progresso e sommessi. Ma poi che dappertutto, sotto la forma repubblicana come sotto la tirannide, trovavano divisa la famiglia umana o in quattro caste, come in Oriente, o in due, di cittadini liberi e di schiavi, come nella Grecia, accettavano la divisione delle caste o la credenza in due nature diverse d'uomini; e l'accettarono i più potenti intelletti del mondo Greco, Platone e Aristotele. L'emancipazione della vostra classe era, tra siffatti uomini, una impossibilità.
    Gli uomini che fondarono, sulla parola di Gesù, una Religione superiore a tutte le credenze del vecchio Oriente e del Paganesimo, intravidero, non conquistarono, la santa idea contenuta in questa parola: Progresso. Intesero l'unità della razza umana, intesero l'unità della Legge, intesero il dovere di perfezionamento nell'uomo: non intesero la potenza data da Dio all'uomo per compirlo, né la via per la quale si compie. Si limitarono essi pure a desumere le norme della vita dalla contemplazione dell'individuo: l'Umanità come corpo collettivo, rimase loro ignota. Conobbero la Provvidenza e la sostituirono alla cieca Fatalità degli antichi; ma la conobbero come protettrice dell'individuo, non come Legge dell'Umanità. Collocati fra l'immensità dello scopo di perfezionamento che intravedevano e la breve povera vita dell'individuo, sentirono il bisogno d'un termine intermediario tra l'uno e l'altro, fra l'Uomo e Dio, e non possedendo l'idea dell'Umanità collettiva, ricorsero a una incarnazione divina: dichiararono che la Fede in essa era sorgente unica di salute, di forza, di grazia, all'uomo.
    Non sospettando la rivelazione continua che scende da Dio sull'uomo attraverso l'Umanità, credettero in una rivelazione immediata, unica, scesa ad un tempo stesso determinato, e per favore speciale di Dio. Videro il legame che annoda gli uomini in Dio, non videro quello che li annoda qui sulla terra nell'umanità. Poco importava la serie delle generazioni a chi non sentiva come l'una agisse sull'altra; s'avvezzarono dunque a non contemplarle; s'adoprarono a staccar l'uomo dalla terra, dalle cose concernenti l'Umanità intera, e finirono per mettere in opposizione la terra, che abbandonarono ad ogni Potere di fatto e che chiamarono soggiorno d'espiazione, e il cielo a cui l'uomo poteva, per virtù di grazia e di fede, salire e dal quale esiliarono per sempre chi ne mancasse. La rivelazione essendo per essa immediata ed unica in un dato periodo, ne dedussero che nulla poteva aggiungervisi e che i depositari di quella rivelazione erano infallibili. Dimenticavano che il fondatore della loro religione era venuto, non ad annientare la Legge ma a continuarla, aggiungendovi. Dimenticavano che in un solenne momento e con sublime istinto dell'avvenire, Gesù aveva detto: Io vi dico le cose che voi potete in oggi intendere e praticare; ma verrà dopo me lo spirito di verità, e vi parlerà per autorità propria ma raccogliendo l'ispirazione da tutti, l'ispirazione collettiva( ). È in quelle parole la profezia dell'idea del Progresso e della rivelazione continua del Vero per mezzo dell'Umanità: v'è la giustificazione della formola che Roma ridesta propose all'Italia colle parole Dio e il popolo, scritte in fronte a' suoi decreti repubblicani. Ma gli uomini delle credenze del medioevo non potevano intenderla. Non erano maturi i tempi.
    Tutto l'edifizio delle credenze che successero al Paganesimo posa, a ogni modo, sulle basi or ora accennate. È chiaro che neppur su queste poteva fondarsi la vostra emancipazione qui sulla terra.
    Mille trecento anni a un dipresso dopo le parole di Gesù or citate, un uomo Italiano, il più grande fra gl'Italiani che io mi conosca, scriveva le verità seguenti: «Dio è uno; l'Universo è un pensiero di Dio; l'Universo è dunque uno esso pure. Tutte le cose partecipano, più o meno, della natura divina, a seconda del fine pel quale sono create. L'uomo è nobilissimo fra tutte le cose: Dio ha versato in lui più della sua natura che non sull'altre. Ogni cosa che viene da Dio tende al perfezionamento del quale è capace. La capacità di perfezionamento nell'uomo è indefinita. L'Umanità è Una. Dio non ha fatto cosa inutile; e poiché esiste una Umanità, deve esistere uno scopo unico per tutti gli uomini, un lavoro da compiersi per opera d'essi tutti. Il genere umano dovrebbe dunque lavorare unito, sì che tutte le forze intellettuali diffuse in esso, ottengano il più alto sviluppo possibile nella sfera del pensiero e dell'azione. Esiste dunque una Religione universale della natura umana».
    Quell'uomo aggiungeva che questa religione universale, questa Unità del mondo doveva avere chi la rappresentasse: e accennava a Roma, la Città Santa, le di cui pietre, ei diceva, erano meritevoli di riverenza.
    L'uomo che scriveva quelle idee aveva nome DANTE. Ogni città d'Italia quando l'Italia sarà libera ed una, dovrebbe innalzargli una statua, però che quelle idee contengono in germe la Religione dell'Avvenire. Egli le scriveva in libri latini e italiani che s'intitolavano: Della Monarchia e Convito, difficili a intendersi ed oggi negletti anche dagli uomini che si dicono letterati. Ma le idee, cacciate una volta che siano nel mondo dell'intelletto, non muoiono più. Altri le raccoglie, anche dimenticandone la sorgente. Gli uomini ammirano la quercia: chi pensa al germe dal quale esciva?
    Il germe che Dante cacciava fruttò. Raccolto e fecondato di tempo in tempo da qualche potente intelletto, si svolse in pianta sul finire del secolo passato. L'idea del Progresso siccome Legge della Vita accettata, sviluppata, verificata sulla storia, confermata dalla scienza, diventò bandiera dell'avvenire. Oggi non v'è ingegno severo che non lo ponga a cardine dei suoi lavori.
    Oggi sappiamo che la legge della Vita è PROGRESSO. Progresso per l'individuo, progresso per l'Umanità. L'Umanità compie quella Legge sulla terra; l'individuo sulla terra ed altrove. Un solo Dio; una sola Legge. Quella legge s'adempie lentamente, inevitabilmente, nell'Umanità fin dal primo suo nascere. La verità non s'è mai manifestata tutta o ad un tratto. Una rivelazione continua, manifestata d'epoca in epoca, un frammento della Verità, una parola della Legge. Ognuna di quelle parole modifica profondamente, sulla via del Meglio, la vita umana e costituisce una credenza, una Fede. Lo sviluppo dell'idea religiosa è dunque indefinitamente progressivo; e quasi colonne d'un Tempio, le credenze successive, svolgendo e purificando più sempre quell'idea, costituiranno un giorno il Panteon della nostra Terra. Gli uomini benedetti da Dio di Genio e di singolare Virtù ne sono gli Apostoli: il Popolo, il senso collettivo dell'umanità, ne è l'interprete; accetta quella rivelazione di Verità, la trasmette da una generazione all'altra, e la rende pratica, applicandola ai diversi rami, alle diverse manifestazioni della vita umana. L'Umanità è simile ad un uomo che vive indefinitamente e che impara sempre. Non v'è dunque, né può esservi casta privilegiata di depositari ed interpreti della Legge: non v'è, né può esservi necessità d'intermediario tra Dio e l'uomo, dall'Umanità infuori. Dio, prefiggendo un disegno provvidenziale d'Educazione progressiva all'Umanità, ponendo l'istinto del progresso nel core d'ogni uomo, ha messo pure nell'umana natura le facoltà e le forze necessarie a compierlo. L'uomo individuo, creatura libera e responsabile, può usarne e abusarne a seconda ch'ei si mantiene sulla via del Dovere, o cede alle cieche seduzioni dell'Egoismo; ei può indugiare o accelerare il proprio progresso; ma il disegno provvidenziale non può cancellarsi da forza umana. L'educazione dell'umanità deve compiersi; noi vediamo quindi escire dalle invasioni barbariche che sembravano spegnere la civiltà, un nuovo incivilimento superiore all'antico e diffuso su più ampia zona di terra: vediamo dalla tirannide, esercitata dagli individui, escire subito dopo un più rapido sviluppo di libertà.
    La legge, il Progresso, devono compirsi, come altrove, qui sulla terra. Non v'è opposizione fra terra e cielo; ed è bestemmia il supporre che l'opera di Dio, la casa ch'egli ci ha dato, possa, senza peccato, sprezzarsi, abbandonarsi ai Poteri, quali essi siano, alle influenze del Male, dell'Egoismo e della Tirannide. La Terra non è soggiorno di espiazione; è soggiorno di lavoro a prò dell'ideale, del Vero e del Giusto che ciascun di noi ha in germe nell'anima; gradino verso un Miglioramento che noi non possiamo raggiungere se non glorificando, coll'opere, Iddio nell'Umanità, e consacrandoci a tradurre in fatto quanta più parte possiamo del suo disegno. Il giudizio che s'adempirà su ciascun di noi, e che ci farà inoltrare sulla scala del Perfezionamento o ci condannerà a trascinarci nuovamente nello stadio tristamente e sterilmente percorso, si fonderà sul bene che avremo fatto ai nostri fratelli, sul grado di progresso che avremo aiutato altri a salire. L'associazione più sempre intima, più e più sempre vasta, coi nostri simili è il mezzo per cui si moltiplicano le nostre forze, il campo sul quale si compiono i nostri Doveri, la via per ridurre in atto il Progresso. Noi dobbiamo tendere a far dell'intera Umanità una Famiglia, ogni membro della quale rappresenti in sé, a beneficio degli altri, la Legge morale. E come il perfezionamento dell'umanità si compie d'epoca in epoca, di generazione in generazione, il perfezionamento dell'individuo si compie d'esistenza in esistenza, più o meno rapidamente a seconda dell'opere nostre.
    Son queste alcune delle verità contenute in quella parola Progresso, dalla quale escirà la Religione dell'Avvenire. In essa solo può compiersi la vostra emancipazione.
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    Tratto da I Doveri dell’Uomo di Giuseppe MAZZINI

  10. #10
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    Predefinito hello Red

    Ora Red in base a quanto detto sopra vuoi entrare a dialogare con noi? Le porte ti sono aperte da buon democratico, come sembra che tu sia, puoi beissimo entrare nel PRi o perlomeno sentirti un pò più vicino al repubblicanesimo.
    Ciao.

 

 
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