"La questione da tempo è approdata a un punto sicuro e fermo, il ritiro immediato delle truppe" dall'Iraq. Lo afferma, in un'intervista a 'Il giornale' il leader di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti che aggiunge: "Capisco che una scelta del genere abbia incorporato molte sofferenze e che settori di Margherita e Ds si siano considerati vinti. Ogni qualvolta gli Usa sembrano in procinto di ritirarsi prima del fallimento clamoroso in Iraq, i moderati dell'Unione ci provano. Provano ad avvolgere la questione in un quadro diplomatico, a ridurre l'impatto politico della nostra parola d'ordine. Ma il ritiro è indiscutibile".
Secondo Bertinotti "si gioca con le parole laddove invece bisognerebbe fare attenzione. Cercano di diluire l'impatto, ma tutti sanno che il ritiro è irrinunciabile. Non c'è possibilità di modificare la scelta già fatta, perché è un punto costitutivo e costruttivo dell'Unione. Prodi l'ha annunciato nel programma delle primarie...".
Quanto al presidente Talabani che ha chiesto di non abbandonare l'Iraq, il segretario di Rc, spiega: "Certo. Però non dimentichiamo che è la parola di un leader che ha una rappresentanza dimezzata, una sovranità limitata. L'anatra zoppa di un paese in guerra civile: il fatto che non abbia neppure premesso di fermare la guerra ne depotenzia l'attendibilità". Insomma, secondo Brtinotti, quelle usate da Fassino, Prodi e D'Alema verso Talabani cono state "formule di cortesia" che però non vanno confuse con "la sostanza". E la sostanza, dice, è "che il ritiro è irrinunciabile e che, come ha fatto anche Zapatero, necessita di tempi tecnici".