RIVISTA DI GEOPOLITICA)
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Vol. 3/99
TURCHIA-ISRAELE, LA NUOVA ALLEANZA
EDITORIALE
Salomone e Ataturk
http://www.limesonline.com/servlet/i...ategory&id=387
Il grande Medio Oriente
di Giandomenico PICCO
L'asse turco-israeliano, l'evento più rivoluzionario degli ultimi anni, sta cambiando la carta geopolitica della regione. Netanyahu e la perdita di credibilità degli Usa. Il dialogo sotterraneo fra Israele e Iran e l'incognita dell'Iraq. Il possibile ruolo dell'Italia.
Geostrategia dell'asse turco-israeliano
di Wolfango PICCOLI
L'intesa fra le due maggiori potenze militari del Medio Oriente ha sconvolto gli assetti strategici e geopolitici nella regione. Il tentativo turco di consolidare il rapporto speciale con gli Usa attraverso la lobby ebraica, molto influente a Washington.
Così Israele diventa una grande potenza
di Frédéric ENCEL
L'asse turco-israeliano sta riscrivendo i termini della geostrategia mediorientale. I vantaggi per Gerusalemme e i timori dei maggiori paesi arabi. Riaffiora il complesso di inferiorità arabo nei confronti dell'Occidente.
Gerusalemme scopre l'Asia centrale
di Arnold PLANSKI
Nella sua perenne strategia di aggiramento dei vicini musulmani ostili, Gerusalemme cerca di penetrare nelle ex repubbliche sovietiche centrasiatiche, a completamento dell'asse con la Turchia. La priorità è la questione nucleare.
Ma Ankara diffida del dialogo siro-israeliano
di Sabetay VAROL
Il rapporto speciale con Israele gode di un vasto consenso in Turchia, salvo gli islamici più radicali. Le recenti aperture di Barak alla Siria hanno inquietato la leadership turca, rassicurata dagli israeliani. Il sogno di un mercato comune mediorientale.
Perché gli Usa benedicono il nuovo asse
di Nabil M. KAYLANI
L'appoggio entusiastico di Washington all'alleanza turco-israeliana riflette la rinuncia alla stabilizzazione del Medio Oriente e il prevalere delle motivazioni strategiche. Con il rischio però che si cementi un fronte antioccidentale.
Potenza dell'acqua, potenza del fuoco: il progetto Gap
di René G. MAURY
La Turchia, grande serbatoio d'acqua nel deserto, usa la sua ricchezza idrica nei rapporti con i paesi vicini. Ad esempio, per catturare Apo. Il progetto Gap in zona curda e araba potrebbe prefigurare un piano di sviluppo per una nuova Mesopotamia.
Kurdistan, lo Stato introvabile
di Marco FRANZA
Le poste in gioco economiche e geopolitiche della questione curda, dalle origini al caso Ocalan. Gli equilibri internazionali e le divisioni fra i curdi, insediati soprattutto in Turchia, Siria, Iran ed Iraq, rendono impensabile la creazione di uno Stato pancurdo.
Che cosa vogliono i curdi?
di GALATA
Non esiste una definizione oggettiva dell'identità curda, né è possibile riferirsi a un Kurdistan unito che non si è mai dato nella storia. E tuttavia i curdi non sono rassegnati all'attuale frammentazione. La svolta del caso Ocalan.
Per i turchi gli arabi sono negri
di Husni MAHLI
La diffidenza turca nei confronti dei popoli arabi si nutre di stereotipi razzisti e della memoria del loro 'tradimento'. Un disprezzo alimentato persino dalle élite intellettuali. Le visioni di Erbakan e l'asse con Israele. Le aperture a Giordania ed Egitto.
L'Iran prepara la contro-alleanza con la Grecia
di Bijan ZARMANDILI
Alla clamorosa intesa turco-israeliana, che i persiani considerano rivolta contro il loro paese, Teheran cerca di opporre un asse ancora più incredibile con greci e armeni. I recenti bombardamenti turchi di villaggi iraniani accentuano la tensione.
Il 'mondo turco' come volontà e rappresentazione
di Jean-François PÉROUSE
Origini, attori e contraddizioni del panturchismo. Le agenzie pubbliche e private che promuovono la difficile penetrazione turca in Asia centrale. Ma il quadro geopolitico è troppo complesso per le ambizioni di Ankara.
La Turchia nel Grande Gioco del petrolio
di Piero SINATTI
Ascesa e declino dell'influenza di Ankara nella regione centrasiatica in relazione alla partita degli oleodotti. Il rapporto con gli americani e il destino della pipeline Baku-Ceyhan. L'importanza della crisi in Dagestan.
Dal Turan all'Eurasia
di Fabrizio VIELMINI
Le contraddizioni della nuova geopolitica eurasiatica di Ankara. I primi entusiasmi si sono scontrati con gli interessi degli Stati postsovietici. La dubbia coincidenza con la strategia americana nella regione. Il ruolo dei fondamentalisti e i timori dei militari.
Balla coi Lupi grigi
di Vincenzo PERGOLIZZI
Sotto la nuova guida di Devlet Bahçeli, il partito che eredita la tradizione del nazionalismo estremista sta cercando di offrire di sé un'immagine moderata, 'centrista'. Il dibattito interno sull'Europa e sul 'mondo turco'. Le connessioni mafiose.
La commedia degli equivoci
di Gianluca SARDELLONE
Dopo anni di frustrazioni, Ankara sembra aver rinunciato alla piena integrazione nell'Unione Europea. Le ragioni dell'ostilità europea, incentivata da Grecia e Germania. In alternativa, i turchi riscoprono l'Asia centrale.
Italia e Turchia insieme nei Balcani
di MILES
Ankara può svolgere una funzione importante nella pacificazione dell'area balcanica, che pure non è una sua zona di primario interesse. Roma deve però esplicitamente optare per la cooperazione con gli alleati turchi, dopo le follie del caso Ocalan.
Un turco italofilo nei giorni di Apo
di Mesut ONEN
Il caso Ocalan rivisitato. L'ingenuità degli italiani, i loro giochi di palazzo, l'attendismo dei gruppi dirigenti mettono a rischio i rapporti di amicizia fra due paesi mediterranei ed europei.
Se Machiavelli diventa Makyavel
di Tunç OZBEN
Attraverso cinque traduzioni del Principe, dal 1932 al 1993, si può indagare su come i turchi leggono la loro storia contemporanea. L'influenza francese e la ricerca dell'integrazione nel contesto internazionale.
La Turchia vista dalla Grecia
di Vassilis PAPADIMITRIOU
Il doppio standard della Nato, che chiude gli occhi sulla persecuzione dei curdi mentre aiuta i kosovari, spiega l'avversione greca alla guerra in Kosovo. Se Ankara fosse meno rigida su Cipro avrebbe tutto da guadagnare. Ma i militari hanno paura dell'Europa.
La Grecia è un'isola?
di Olivier DESLONDES
L'uso a scopi interni della politica estera e il sentimento della minaccia turca hanno allontanato Atene dagli alleati occidentali. Il Kosovo come cartina di tornasole della capacità greca di emanciparsi da antiche fobie e di pesare nei Balcani e in Europa.
Atene insegna la verità
di Umberto CINI
Lo Stato ellenico detiene il monopolio assoluto dei libri di testo per le scuole, così assicurandosi che gli studenti vengano a contatto con un'unica, coerente e inespugnabile visione della storia nazionale. La nazione come Dio.
Le scuole dell'odio: la storia balcanica spiegata ai ragazzini
di Dimitri DELIOLANES
Un'indagine dell'Università di Salonicco sui libri di testo per le scuole elementari e medie inferiori di Turchia, Grecia, Albania, Bulgaria e Macedonia rivela la persistenza di antichi stereotipi negativi. Per albanesi, greci e macedoni il Turco resta l'arcinemico.
Cinque regole per chi vuole aiutare i Balcani
di Roberto TOSCANO
Dimenticare la storia; giudicare i mezzi, non i fini; o i diritti o la terra; aprire le porte dell'Europa, in fretta; respingere 'l'ultimo europeo': così possiamo evitare altre guerre. Si possono immaginare speciali forme di inclusione nell'Ue.
Una tv per capirsi
di Gil ROSSELLINI
L'idea di una televisione per la riconciliazione che produca una serie di fiction con personaggi di tutte le etnie e religioni balcaniche. Alla base, la certezza del potere del piccolo schermo come strumento per cementare il senso di appartenenza a una comunità.
Giochi con le regioni: la Slovacchia teme i suoi ungheresi
di Isabella SALZA
La riforma regionale slovacca promossa nel 1997 dal governo Meciar rivela le difficoltà del rapporto tra Bratislava e la sua minoranza magiara. La guerra del Kosovo rende più attuale la questione di una nazionalità ramificata in vari paesi.
Bouteflika sulla lunga via della pace
di Mario GIRO
Nell'Algeria ancora insanguinata da una guerra civile che ha fatto centomila morti, il nuovo presidente tenta faticosamente di riaprire la via del dialogo e della riconciliazione nazionale. La 'riscoperta' della Piattaforma di Roma e la posta in gioco nel referendum
http://www.limesonline.com/servlet/...category&id=387
La rivista di geopolitica "Limes", pubblicata dal Gruppo Editoriale L'Espresso, ha interamente dedicato il terzo numero del 1999 ai rapporti Turchia-Israele. Il titolo di questo numero è, infatti, "Turchia - Israele, la nuova alleanza". Vi sono inoltre i seguenti sottotitoli:
L'asse che cambia tutto,
Petrolio, acqua, gas: il grande gioco d'Eurasia,
I turchi, Ocalan e noi.
Infine, per rendere più evidente e suggestivo l'argomento, sopra il titolo campeggia una bandiera statunitense, sormontata da una mezzaluna e da una stella di David.
Sono noti i buoni rapporti fra Turchia ed Israele, che ultimamente sono ancor più migliorati poiché l'uno ha bisogno dell'altro. E' stato firmato un accordo militare in base al quale i piloti israeliani potranno esercitarsi nel cielo turco; inoltre Israele fornirà armi alla Turchia. Quest'ultima, per parte sua, tiene sotto pressione la storica nemica di Israele, la Siria, che a sua volta ha delle rivendicazioni territoriali nei confronti della Turchia. Sullo sfondo c'è il petrolio dell'Azerbaigian, paese fraternamente legato alla Turchia che, con l'aiuto di Israele e la benedizione degli Stati Uniti, cerca di estendere la propria influenza sull'Asia Centrale.
A tutti questi argomenti è dedicato il sopra citato numero di "Limes" al quale hanno collaborato numerosi studiosi ed esperti di varie nazionalità: italiani, francesi, turchi, greci ecc.
Nel complesso, nonostante la diversa origine ed i differenti punti di vista degli autori dei vari articoli che lo compongono, questo numero della rivista ha un chiaro orientamento filo-turco. Si loda questo paese; si tace, o si accenna molto superficialmente, ai lati criticabili che esso presenta, mentre, per esempio, la Grecia, storica nemica della Turchia, viene presentata molto negativamente, come un paese supernazionalista e fanatico. Invece del nazionalismo turco, che è molto più virulento e pericoloso di quello greco, non si fa cenno.
Nelle più di duecento pagine di cui si compone questo numero della rivista non poteva mancare qualche accenno all'Armenia. Infatti, nell'articolo di J.F.Pérouse, professore all'Università di Tolosa, e recante il titolo "Il mondo turco come volontà e rappresentazione", si legge testualmente (pagina 136) : "In ogni caso, a dispetto delle agitazioni di alcuni nazionalisti turchi, la moderazione di Ankara nei riguardi di Erevan, o la sua disposizione a sviluppare relazioni economiche più approfondite con l'Armenia sono sentite dagli ambienti turchisti azeri come un tradimento della Turchia".
Per rinfrescare la memoria enumeriamo alcuni esempi della cosiddetta moderazione di Ankara nei confronti dell'Armenia, citando fatti avvenuti soltanto dopo la dissoluzione dell'URSS e la conseguente dichiarazione d'indipendenza armena. La Turchia fino ad ora non ha voluto stabilire relazioni diplomatiche con l'Armenia sebbene quest'ultima si sia ripetutamente offerta di instaurare normali rapporti e senza nessuna precondizione. Cioè l'Armenia, che nei rapporti armeno-turchi è la parte lesa a causa del genocidio, non solo si è detta disposta a scambiare degli ambasciatori con Ankara, ma non ha neanche posto la precondizione del riconoscimento del genocidio. Più di così che cosa poteva fare? Dichiarare che sono stati gli armeni a massacrare i turchi? (Ma allora come mai in Turchia non ci sono quasi più armeni, mentre i turchi sono alcune diecine di milioni?). La Turchia, invece, non solo ha respinto le proposte armene, che avrebbero condotto ad una, almeno parziale, rappacificazione fra i due popoli, ma, al colmo della sfacciataggine, ha affermato che non poteva instaurare rapporti con l'Armenia, oltre che per solidarietà nei confronti dell'Azerbaigian - a proposito della questione del Karabagh- anche perché reputava prematuro uno scambio di ambasciatori per non ferire i sentimenti dei turchi! Cioè chi reca l'offesa si atteggia anche ad offeso!
Ma questo ancora non è nulla. Sempre per non ferire i sentimenti del popolo turco, il governo di Ankara ha bloccato i confini terrestri con l'Armenia, impedendo il traffico da e per questo paese.
Vi è di più, Turgut Ozal, predecessore dell'attuale Presidente della Repubblica Turca Suleiman Demirel, a dimostrazione della moderazione(?!) turca affermò che si poteva "per sbaglio" lanciare qualche bomba oltre il confine armeno. Poi, lo stesso Ozal, evidentemente irritato per il fatto che l'Armenia aveva osato non essere la schiava della Turchia, minacciò gli armeni dicendo "Non si ricordano ciò che è avvenuto all'inizio di questo secolo? Vogliono che si ripetano quei fatti?". E questo non era un cittadino qualsiasi, ma il Presidente della Turchia; uno stimato economista, un professore universitario che aveva compiuto i propri studi negli Stati Uniti.
Non parliamo del continuo stillicidio di vessazioni ed ostacoli burocratici ai quali è sottoposta la comunità armena di Turchia.
E dopo tutto ciò, l'autorevole estensore dell'articolo di Limes, afferma che la Turchia ha adottato una politica moderata nei confronti dell'Armenia. Dinanzi ad affermazioni del genere la domanda meno maliziosa che uno possa porsi è se egli sia veramente competente. Ma a pensarci bene forse ha ragione poiché la Turchia non avendo compiuto, alla fine del XX° secolo, un ulteriore genocidio di armeni ha dato prova di moderazione. Infatti nei confronti di Ankara c'è un atteggiamento che uno studioso ha definito come "tolleranza dell'intolleranza". Cioè si tollera il fatto che la Turchia sia intollerante, come se ciò sia un suo diritto. E quindi il fatto che abbia rinunciato a questo suo diritto di sterminare gli armeni è un segno di grande moderazione del quale bisogna darle atto.