venerdì, 07 ottobre 2005
Matrimonio e convivenza negli studi scientifici
(Studi scientifici dimostrano l'importanza basilare per la società del matrimonio, i rischi da cui è minacciato e le conseguenze sociali per il futuro. La convivenza prematrimoniale aumenta il rischio di divorzio.)
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Previsioni inglesi per il 2030: la metà dei 40enni non avrà mai assunto impegni matrimoniali
Molti analisti segnalano l'erosione continua del matrimonio e della famiglia, però cifre recenti pubblicate in Inghilterra hanno portato a dichiarare a Jill Kirby, portavoce del Centre for Policy Studies, che la peggior minaccia per il matrimonio è la convivenza.
"Il grave declino del matrimonio è un cambiamento preoccupante. la convivenza è una vita a due in sè fragile. Non è il divorzio quello che avrà conseguenze più serie per i bambini del futuro, ma i genitori che intraprenderanno e termineranno diverse relazioni senza prendere in considerazione il matrimonio. Molte donne di 40 e 50 anni vivranno sole, magari avendo avuto diverse relazioni, ma senza essere mai sposate, con quello che significa affettivamente ed economicamente. Vogliamo che si compiano queste previsioni o che si recuperino alcune virtù del passato?"
Le cifre che preoccupano Jill Kirby le ha pubblicate il governo inglese il 29 settembre in un rapporto sulle tendenze demografiche (Population Trends, settembre 2005). Le cifre mostrano masse di quarantenni e cinquantenni conviventi o soli, senza essersi sposati: per il 2031 il 40% degli uomini e il 35% delle donne dai 45 ai 54 anni non saranno sposati. Nel 2003, nella società inglese destrutturata, ancora sono sposati il 71% degli uomini e il 72% delle donne di questa età. Per il 2031 saranno sposati il 48% degli uomini e il 50% delle donne di questa età e per molti sarà il secondo o terzo matrimonio.
Le associazioni familiarinel regno Unito ricordano che queste unioni sono molto instabili e generano povertà, inoltre criticano i laburisti per aver abolito alcuni benefici fiscali alle famiglie per invece darli ai genitori soli. Intrevistato dal Daily Telegraph, lo psicologo Philip Hodson, ha spiegato la differenza relazionale che si instaura nel matrimonio dalla convivenza: "il matrimonio è quando due persone diventano una, e la convivenza è quando due persone continuano a rimanere due".
Convivere aumenta il rischio di divorzio
Molte coppie giovani decidono di convivere per prova, con l'idea di sposarsi dopo, "per vedere se sono compatibili". pensano che è una forma di prevenire un possibile divorzio. Senza dubbio,le statistiche dimostrano che si divorziano di più quelli che hanno convissuto prima del matrimonio. Le cifre possono cambiare, secondo il paese e lo studio, ma non c'è nessuno che dica il contrario, cioè nessuno che dica che divorziano di più quelli che non hanno convissuto.
Negli USA, due ricercatori dell'Università del Wisconsin, Larry Bumpass e James A. Sweet, hanno analizzato i dati del Rapporto Nazionale Sulla Famiglia (1987-1988) in cui erano raccolti dati di 13.000 persone. Scoprirono che, dieci anni dopo il matrimonio il 38% di chi aveva convissuto si era divorziato, contro il 27% di chi si era sposato senza convivere prima. Gli autori della ricerca, non avevano alcun intento di colpevolizzare nessuno, suggeriscono delle possibili spiegazioni: "Con il pari livello di insoddisfazione, chi ha convissuto è più incline ad accettare il divorzio come soluzione".
In Canada, uno studio del professor Zheng Wu, dell'Università di Victoria, arriva alla conclusione che chi convive prima del matrimonio si sposa più tardi e divorzia di più. Lo studio è stato pubblicato nel 1999 in "Canadian Review of Sociology and Anthropology", e rivela che il 55% delle coppie canadesi che convivono finiscono per sposarsi. Da queste esperienze vengono dei matrimoni più stabili? Tutto al contrario.
Queste coppie anche se si sposano a 33-34 anni (dopo 5-6 anni dal canadese medio), e si suppone che siano più adulti e che si conoscano bene dopo tre anni di convivenza, non risulta che siano coppie più stabili. Secondo lo studio, le donne che hanno convissuto prima di sposarsi hanno una probabilità maggiore dell'80% di divorziarsi rispetto a chi non l'ha fatto. Nel caso degli uomini la probabilità. In rischio è ancora maggiore e arriva al 150%. Il rischio di divorzio aumenta se qualcuno della coppia ha convissuto prima con altre persone.
Un altro studio canadese, a partire dai dati della Inchiesta Sociale Generale Canadese (analizzata da Le Bourdais et al., Canadian Social Trends, 569), è molto chiaro al riguardo: la convivenza aumenta del doppio il rischio di rottura di una relazione rispetto a chi si sposa senza convivere prima.
Un terzo studio canadese (A. Milan, Canadian Social Trends, 56, año 2000) comprova che più del 50% delle unioni basate sulla convivenza si terminano entro i 5 anni, mentre i matrimoni che terminano prima dei 5 anni sono il 30%.
In Europa le stesse conclusioni
Gli studi realizzati in Europa arrivano alle stesse conclusioni. In Germania un Rapporto sulle Famiglie del Deutscher Institute ha esaminato, con dati raccolti intervistando 10.000 persone, quali sono i fattori che aumentano il rischio di divorzio. Uno dei fattori che aumentano il rischio è "aver fatto la prova". Gli sposati che hanno convissuto prima del matrimonio hanno tra il 40 e il 60% in più di probabilità di divorziare.
La Svezia è uno dei pochi Paesi dove la convivenza ha l'egemonia come prima opzione da parte dei giovani, ma dopo la nascita del primo figlio (più della metà dei bambini nasce fuori del matrimonio) c'è la tendenza a regolarizzare l'unione e a sposarsi. Uno studio svedese (di Jan M. Hoen dell'Università di Stoccolma pubblicato in Välfärdsbulletinen). Ha comparato i profili delle coppie che hanno figli e che si separano. Le coppie con più rischi di separazione sono quelle dei giovani che convivono senza essere sposati. In questi casi, la nascita di un figlio diminuisce il rischio di separazione, anche se solo durante i primi 18 mesi. Generalmente, chi è sposato ha minori rischi di divorzio, specialmente se non ha avuto figli fuori del matrimonio e se si sposa senza aver avuto una convivenza prematrimoniale.
Anche in Spagna si è riconosciuto che la convivenza prematrimoniale da peggiori risultati che sposarsi direttamente. Secondo la "Inchiesta su fecondità e Famiglia", realizzata nel 1995 su 4.000 donne e 2.000 uomini di età compresa tra i 18 e i 49 anni, risultata che tra le donne nate dalla fine degli anni Sessanta solo il 3,7% di quelle che si sono sposate senza aver convissuto si sono separate dopo 5 anni. La cifra arriva al 26% per quelle che avevano convissuto pima.
Nello scrivere l'articolo non abbiamo incontrato nessuno studio che dica: a) che le coppie che convivono si separano di meno di quelle che contraggono matrimonio; b) che le coppie che si sposano dopo aver convissuto si separano di meno di quelle che si sposano direttamente.
Fedeltà e felicità
Da uno studio ponderoso e molto rappresentativo sulle condotte sessuali (realizzato da Blumstein e Schwartz, 1990) risulta che l'impegno e la fedeltà nella convivenza è molto minore nella convivenza che nel matrimonio. Si è chiesto agli intervistati se avevano avuto almeno una relazione sessuale fuori del matrimonio o della convivenza nell'ultimo anno. Le percentuali di quelli che hanno risposto si sono: le spose 9%; gli sposi 11%; le conviventi 22%; i conviventi 25%.
Un altro studio del 1994 (Lauman et al.) dice lo stesso: solo il 75% dei conviventi sono monogami mentre convivono, mentre lo è il 90% degli sposati.
Nello studio comparativo del 1998 di Stack e Eshleman, studiando 17 paesi Occidentali e il Giappone, si conclude che gli sposati dicono di essere felici 3,4 volte di più di chi convive.
Cause o selezione?
Nessuno nega che va meglio per gli sposati che ai conviventi. Una teoria è che le persone più serie, con più formazione, che hanno maggiore impegno e sono più stabili affettivamente, ecc., vogliono sposarsi, mentre la convivenza sarebbe la formula preferita dalle persone più immature, meno stabili, ecc.
Ma un'altra posizione è quella che afferma che il matrimonio ha il potere di cambiare le persone facendole diventare più responsabili. Lo studio di S. L. Nock del 1998, centrato su come il matrimonio influenza le persone, afferma che sposarsi aiuta gli adulti a stabilizzare la loro personalità, aumenta l'autostima e la confidenza in se stessi, sviluppa capacità e un senso di responsabilità di cui non sentivano bisogno o che non avevano da "single". Altri studi (Gove et al., 1990; Hu e Goldman, 1990; Lillard e Waite, 1995) segnalano che il matrimonio aumenta la felicità, il benessere psicologico, la salute fisica e la longevità.
Tutto ciò porta la sociologa canadese Anne-Marie Ambert, professoressa all'Università di York, a sviluppare una lista di vantaggi sociali del matrimonio che i governi dovrebbero sostenere:
"Una coppia sposata è una piccola agenzia di salute e benessere i cui rischi sono a carico dei volontari. Il matrimonio riduce il costo della sanità, gli investimenti per la previdenza, le spese giudiziarie e di polizia. riduce i costi relativi all'abuso di alcool, droghe, di malattie sessualmente trasmissibili. In più, quando le persone sposate hanno figli si coinvolgono di più nella scuola e nel vicinato, contribuendo alla migliore stabilità della loro zona e del sistema educativo ".
Traduzione adattata di: Kattoliko Pensiero. Autore: ForumLibertas.com