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    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    il Sinodo che concluderà l'Anno Eucaristico:seguiamolo



    DOMENICA 2 OTTOBRE, NELLA PATRIARCALE BASILICA VATICANA

    Benedetto XVI apre l'XI Assemblea
    Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi


    Benedetto XVI, domenica 2 ottobre, apre con la solenne Concelebrazione Eucaristica nella Basilica Vaticana l'XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che ha per tema: "L'Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa". 265 Padri Sinodali provenienti da 118 Paesi si ritroveranno dal 2 al 23 ottobre nella rinnovata Aula del Sinodo per approfondire un tema che ha impegnato nel corso dell'"Anno dell'Eucaristia" (17 ottobre 2004-23 ottobre 2005) la Chiesa universale. È stato Giovanni Paolo II a volere questo Sinodo e a indicare il tema offrendo alla Chiesa due importanti documenti: "Ecclesia de Eucharistia" (17 aprile 2003) e "Mane nobiscum Domine" (7 ottobre 2004). Papa Benedetto XVI nelle scorse domeniche, all'Angelus, ha guidato il popolo di Dio alla comprensione del grande mistero del Pane consacrato.
    L'Arcivescovo Nikola Eterovic, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, ha illustrato ai giornalisti accreditati, sabato mattina 1° ottobre, nell'Aula "Giovanni Paolo II" della Sala Stampa della Santa Sede, la portata e lo svolgimento dei lavori dell'XI Assemblea Generale Ordinaria. "Si tratta - ha rilevato l'Arcivescovo Eterovic nel sottolineare alcuni dati concernenti l'assise sinodale - del numero più alto dei partecipanti. Nel Sinodo del 2001 hanno preso parte 247 padri sinodali. Dei 256 padri sinodali, 177 sono eletti, 39 partecipano ex officio, 40 sono nominati dal Santo Padre. Fra essi vi sono, tra l'altro, 55 Cardinali, 8 Patriarchi, 82 Arcivescovi, 123 Vescovi, 36 Presidenti delle Conferenze Episcopali, 11 Religiosi. I padri sinodali provengono da tutti i continenti e, in particolare, 50 dall'Africa, 59 dall'America, 44 dall'Asia, 95 dall'Europa e 8 dall'Oceania.

    (©L'Osservatore Romano - 2 Ottobre 2005)
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  2. #2
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    Il cardinale Angelo Scola: il Sinodo? Come essere in famiglia

    di Mattia Bianchi/ 01/10/2005

    Il Patriarca di Venezia, relatore generale dell'Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi che si apre domani, spiega ai settimanali diocesani del Nordest il senso del grande evento ecclesiale.


    L’intervista al cardinale Angelo Scola è stata realizzata da don Sandro Vigani per il settimanale diocesano di Venezia ''Gente Veneta''.

    L'undicesima assemblea generale del Sinodo dei Vescovi è ormai alle porte e il suo relatore generale ha voluto spiegarne il senso in un’intervista concessa ai settimanali diocesani del Nordest. Partendo dal tema ''L'Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa'', il patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola, ha fissato alcuni spunti di riflessione sulle aspettative e sulle ricadute concrete che avrà questo importante appuntamento della Chiesa.

    Eminenza, lei è in partenza per il Sinodo del quale sarà il Relatore generale. Come guarda a questa nuova responsabilità?

    ”Effettivamente un po' di timore c’è, perchè è una responsabilità che mi è stata data da due papi, prima da papa Giovanni Paolo II e poi da Benedetto XVI ed è un servizio che devo svolgere per tutti i padri sinodali che rappresentano la grande ricchezza della Chiesa cattolica nella sua uniformità, nei suoi variegati aspetti e nella sua unità. Questo timore è alleviato dalla coscienza che al Sinodo siamo veramente in famiglia e in questo sono molto sostenuto dalla straordinaria esperienza delle congregazioni generali del Conclave dove si è vista la differenza di qualità nei rapporti di comunione dentro la Chiesa”.

    Sinodo è una parola greca che richiama l'andare insieme, l'andare condiviso. Cosa significa ''l'andare insieme'' nella Chiesa di oggi?

    “L'insieme è tutto. Cos'è la Chiesa? È la modalità decisa e voluta da Dio, a partire soprattutto dall'Ultima cena, per andare incontro alla libertà dell'uomo di ogni tempo e di ogni latitudine e longitudine. Non c'è altro modo per incontrare Cristo oggi che non sia passare, in maniera diretta o indiretta, dalla Chiesa; la Chiesa è un insieme di persone che, toccate da Cristo che è Grazia tendono liberamente a mettere in comune i loro beni spirituali e anche materiali. Dunque la Chiesa è, come ha detto il Vaticano II, il sacramento della presenza di Cristo e la modalità con cui si incontra Cristo, così come il marito è la modalità con cui la moglie incontra il volto amoroso di Dio. La nostra vita è sempre così. Questo ''fare insieme la strada'' è la condizione esaltante per l'avventura della libertà di ogni cristiano”.

    Il tema del Sinodo sarà l'eucaristia che ha una storia lunga duemila anni. Potrà dire qualcosa di nuovo oppure solo confermare ciò che già la Chiesa vive?

    “Cos'è il nuovo? Il nuovo non è l'inedito ma la continua ripresa dell'antico e della fecondità dell'antico. È interessante riflettere sul fatto che i due verbi che sono al cuore dell'istituzione eucaristica sono i verbi con cui sempre la storia della Chiesa ha in qualche modo comunicato l'evento di Cristo. Sono ricevere e trasmettere: ''prendete e mangiate questo è il mio corpo''. E San Paolo dice ''quello che ho ricevuto vi do''. L'Eucaristia è proprio questo atto del ricevere e del trasmettere, così come un papà e una mamma hanno ricevuto la fede e la trasmettono ai figli, così come la comunità parrocchiale riceve la fede da una generazione e la trasmette all'altra generazione. Quindi in questo atto del ricevere e del trasmettere che si chiama con una parola molto bella tradizione, sta il principio della vera novità, l'antico che si fa nuovo. Il nuovo è il rigenerarsi dell'antico, non è inedito. In questo senso secondo me il Sinodo potrà aprire delle luci che sono già previste dalle tante risposte che sono pervenute dalle varie conferenze episcopali e potrà poi gettare riflessi di luce nuova su questo grande mistero, che è nuovo e che è anche antico. Un po' come fa il sole quando gioca con i nostri mosaici in San Marco, dove si vede sempre qualcosa di diverso”.

    Che risposte potrà dare alle domande del mondo contemporaneo, alle ansie e alle speranze dell'uomo moderno?

    “Potrà darle ritornando a ciò che l'Eucaristia e, in connessione con l'Eucaristia, tutti i sacramenti esprimono e che la Parola di Dio profondamente ascoltata ci aiuta a capire. Cos'è il sacramento? È il mistero pieno di amore della Trinità, attraverso cui Cristo afferra le espressioni e i riti della vita dell'uomo e li rende strumento e insieme occasione per mostrarsi nel rapporto positivo con Dio. Si tratta solo di ridare all'uomo di oggi la concretezza materiale della famiglia cristiana: la famiglia cristiana è al cuore del mestiere di vivere che ha a che fare con la vita di tutti i giorni, fatta di affetti, lavoro... Il problema è che noi cristiani non testimoniamo tutto questo e quindi gli uomini di oggi non lo sanno e pensano che l'Eucaristia sia un rito magico”.

    L'Eucaristia è anche rito e il rito è linguaggio, che si lega inevitabilmente alla cultura dei diversi popoli. Al Sinodo si parlerà anche di questo aspetto? Si parlerà di come coniugare la ricerca dell'unità con il rispetto per l'originalità delle differenti culture alle quali appartengono i cristiani?

    “Certamente. Io stesso nella relazione iniziale dedicherò un paragrafo a questo tema. Ma lo si capisce proprio se si va alla radice del rito: noi purtroppo abbiamo un'immagine sbagliata del rito, che invece è il gesto più potente che l'uomo possa compiere. È l'investimento più elevato della mia libertà nelle condizioni di spazio e di tempo. Perchè il rito è l'irrompere della potenza della Trinità nel ritmo spazio-temporale della mia esistenza, è come un qualcosa di improvviso, come un evento, che spezza questo ritmo e mi costringe a prendere un attimo di sospensione, a ripensarmi e a piegarmi a un altro e quindi a uscire da me. L'altra dimensione formidabile del rito, accanto all'aspetto individuale, e appunto che è un evento di popolo e che è quindi un incontro di sintesi tra la mia fede, tra il dono di una libertà personale della fede e ciò che la mia appartenenza religiosa comporta. Il rito è l'incontro tra la religione e la fede: non esiste fede senza religione e non esiste religione che non debba essere purificata dalla fede. La religione di un popolo non può dunque non tener conto della cultura, della sensibilità, della lingua e delle tradizioni di quel popolo. In questo senso il rito dell'Eucaristia è celebrato secondo la maniera che quell’assemblea comunitaria impone; il caso più clamoroso è stato al Concilio Vaticano II con la decisione di passare alle lingue ''vernacole''. Anche la natura del tempio, anche i fattori decisivi del tempio (l'altare, l'ambone, la musica, i canti, l'arte) esprimono l'oggettività del rito nella sua duplice dimensione unitaria e particolare. Il punto è che da una parte c'è il ''fate questo in memoria di me'', che vive in tutto il corpo, ma questo ''fate questo'' è arricchito dal fatto che il sacramento ha ancora l'umano incarnato che lo trasforma. In questo senso ci sono già degli esempi molto significativi nella Chiesa, alcuni già approvati da Roma: nell'ordo missae dell'India o dello Zaire che vogliono recuperare questa singolarità e particolarità del rito legato alla loro tradizione”.

    Qualche osservatore guarda alla celebrazione dell'Eucaristia come a un momento di aggregazione per i cristiani, con una forte valenza sociologica. Che fine ha fatto in questo l'educazione al mistero dell'incontro tra Dio e gli uomini?

    “Questo è un problema molto delicato e importante. Quando penso alla celebrazione eucaristica nelle parrocchie del nostro Patriarcato, dove ho avuto modo di celebrare, credo che il popolo che partecipa domanda esattamente, attraverso quel gesto che gli costa sacrificio, questo rapporto profondo con il mistero che regge la vita. Ed è consapevole che questo rapporto non può essere individuale: ciò deriva dalla grande educazione che la Chiesa porta avanti da anni e che i nostri sacerdoti instancabilmente perseguono. Il punto per equilibrare la necessaria dimensione orizzontale dell'Eucaristia con quella verticale, cioè la comunione tra le persone con tutto ciò che ne deriva - la responsabilità e la condivisione, l'impegno culturale, sociale, politico, ecologico - e la comunione profonda con la Trinità sta proprio nel rispetto dell'arte della celebrazione e nel far intendere la partecipazione attiva dell'oggettività della celebrazione. Secondo me, una certa giusta esigenza che l'Eucaristia sia partecipata viene spesso tradotta con un concetto equivoco che viene da una pedagogia superficiale di partecipazione attiva, che per partecipare si debba far per forza qualcosa. Invece c'è anche una dimensione di ascolto, di silenzio. È importante la semplicità del gesto, educare l'assemblea eucaristica al sapere all'unisono quando tutti devono star seduti, quando si devono alzare, quando si devono inginocchiare, quando si deve stare in assoluto silenzio”.



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  3. #3
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    Eucaristia:da tutto il mondo vescovi al Sinodo

    Al via l'undicesima assemblea ordinaria,la prima di papa Ratzinger Tra le novità un'ora al giorno di dibattito sugli interventi

    Di Giorgio Bernardelli

    Tre settimane di confronto tra vescovi di tutto il mondo alla presenza del Papa. Con al centro il tema scelto da Giovanni Paolo II e confermato da Benedetto XVI per questo appuntamento: « L'Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa ».
    Sono le coordinate dell'undicesima assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi, che si apre domenica a Roma e proseguirà fino al 23 ottobre.

    Sono 250 i Padri sinodali che da domenica parteciperanno in Vaticano alla riunione dell'organismo collegiale istituito da Paolo VI dopo il Concilio Vaticano II. Un evento che sarà scandito da alcune importanti novità decise da Benedetto XVI per questo primo Sinodo del suo Pontificato. Che sarà più breve (tre settimane invece di quattro, per non tenere troppo a lungo i vescovi lontani dalla propria diocesi), ma soprattutto organizzato in modo da favorire maggiormente la discussione. Ogni sera, tra le 18 e le 19, a conclusione di ogni giornata di lavori, sarà prevista un'ora di «interventi liberi». Cioè, a differenza del passato, sarà previsto uno spazio per permettere ai Padri sinodali di chiedere chiarimenti o di esprimere proprie osservazioni sugli interventi della giornata. «La decisione di adottare questa novità - ha spiegato ieri in un'intervista al Corriere della Sera il segretario generale del Sinodo, l'arcivescovo Nikola Eterovic - è stata favorita dall'esperienza delle congregazioni generali dei cardinali durante la sede vacante, che si svolgevano con questo metodo, che a tutti parve buono». Per permettere comunque a tutti di parlare, il tempo a disposizione per i singoli interventi è stato ridotto da otto a sei minuti. Inoltre, per la prima volta, i Padri sinodali esprimeranno il proprio placet o non placet attraverso il voto elettronico (l'apposita strumentazione è stata introdotta per l'occasione nell'Aula del Sinodo).

    Sarà un'assemblea con un cardinale italiano, il patriarca di Venezia Angelo Scola, chiamato a svolgere un ruolo molto importante. Sarà lui, lunedì, ad avviare la riflessione con la relazione generale. «Un po' di timore c'è - ha commentato il porporato in un'intervista rilasciata ai settimanali diocesani del Nord-Est alla vigilia dell'appuntamento -. Ma il timore è alleviato dalla coscienza che al Sinodo siamo veramente in famiglia e in questo sono molto sostenuto dalla straordinaria esperienza delle congregazioni generali del Conclave, dove si è vista la differenza di qualità nei rapporti di comunione dentro la Chiesa».

    Alla domanda su che cosa di nuovo un Sinodo possa dire su un tema come l'Eucaristia, Scola ha risposto che «il nuovo non è l'inedito, ma la continua ripresa dell'antico e della fecondità dell'antico. È interessante riflettere sul fatto che i due verbi che sono al cuore dell'istituzione eucaristica sono ricevere e trasmettere. Il nuovo è il rigenerarsi dell'antico. In questo senso secondo me il Sinodo potrà aprire delle luci che sono già previste dalle tante risposte che sono pervenute dalle varie conferenze episcopali e potrà poi gettare riflessi di luce nuova su questo grande mistero, che è nuovo e che è anche antico».

    Un altro punto forte, secondo il relatore generale, sarà la riflessione sulla dimensione del rito. «Noi purtroppo abbiamo un'immagine sbagliata del rito, che invece è il gesto più potente che l'uomo possa compiere - ha spiegato ancora il patriarca di Venezia -. È l'investimento più elevato della mia libertà nelle condizioni di spazio e di tempo. Perché il rito è l'irrompere della potenza della Trinità nel ritmo spazio-temporale della mia esistenza; è come un qualcosa di improvviso, come un evento, che spezza questo ritmo e mi costringe a prendere un attimo di sospensione, a ripensarmi e a piegarmi a un altro e quindi a uscire da me».

    Oltre al relatore generale Scola e al cardinale presidente della Cei Camillo Ruini ai lavori parteciperanno anche altri quattro presuli italiani: l'arcivescovo di Bari-Bitonto F rancesco Cacucci, il vescovo di Novara Renato Corti, l'arcivescovo di Chieti-Vasto Bruno Forte e il vescovo ausiliare di Roma e rettore della Pontificia università Lateranense Rino Fisichella. Tra le novità introdotte da Benedetto XVI, in continuità con la forte impronta ecumenica di questo inizio di Pontificato, è previsto anche il raddoppio dei «delegati fraterni» delle altre Chiese e comunità ecclesiali che assisteranno ai lavori (passeranno da sei a dodici).

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    PAROLE DI PANE


    Dal pensiero di Tommaso a oggi: ai padri sinodali due libri del teologo Biffi



    Tra i materiali che i Padri sinodali riceveranno in occasione di questo appuntamento ci sono anche due libri del teologo Inos Biffi. Il primo, edito da Cantagalli, si intitola «L'Eucaristia in san Tommaso "Dottore eucaristico". Teologia, mistica e poesia» (168 pagine, 13 euro). Vuole essere un aiuto a una lettura della teologia eucaristica dell'Aquinate, per andare oltre i pregiudizi che la vorrebbero datata e riscoprirne la fecondità. Il secondo volume, che il teologo stesso nella prefazione definisce un «semplice profilo», è invece una sintesi efficace della dottrina cattolica su questo grande mistero. «L'Eucaristia. Comunione della Chiesa alla passione del Signore» (Edizioni Glossa, 76 pagine, 8 euro) si struttura in due parti: la prima aiuta a cogliere come questo sacramento stia davvero al cuore del mistero cristiano; la seconda, invece, presenta una serie di brevi note sulla celebrazione e sul suo stile.
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    L'EREDITÀ DEL CONCILIO


    Una rotta sicura per la nuova Europa

    Roma fino a domenica ospita la riunione dei presidenti degli episcopati continentali sull’attualità del Vaticano II
    Grab: «È necessaria un’opera di riorientamento alla fede»

    Da Roma Fabrizio Mastrofini

    La Chiesa raccoglie la domanda di senso dei cittadini europei, e facendo perno sul Concilio Vaticano II e con in in mano il Compendio e il Catechismo, può portare avanti un impegno qualificato per l'evangelizzazione del continente. Il tema «Il Concilio Vaticano II e l'Europa. Quali indicazioni per il futuro?», domina la riunione dei 34 presidenti delle Conferenze episcopali europee, a Roma da ieri fino a domenica, su invito del cardinale Camillo Ruini, vicario del Papa per la diocesi di Roma e presidente della Conferenza episcopale italiana.

    Ad introdurre i lavori il presidente del Consiglio delle conferenze episcopali europee (Ccee) Amedee Grab, vescovo di Coira in Svizzera. Monsignor Grab ha sottolineato che l'Europa vive una situazione di forte confusione spirituale, ed è necessario che i vescovi svolgano un importante opera di orientamento alla fede. «Molti elementi del cristianesimo sono stati usurpati da persone e gruppi e vengono impiegati in modi alquanto bizzarri. Semplici cattolici e le persone in genere hanno bisogno di sapere cosa è bene e cosa è male in ambito spirituale». Per questo - ha insistito Grab - «c'è urgente bisogno di un lavoro di riorientamento. Devo dire che sono stato molto contento per la pubblicazione del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, quale eccellente mezzo di aiuto per trovare il proprio posto come cattolici in una cultura che non parla molto spesso del Dio del quale hanno sete».

    Ed è di particolare importanza ripartire dall'eredità del Concilio per focalizzarsi sulla nuova evangelizzazione del continente.

    In un'intervista, in apertura dell'assemblea, il segretario generale del Consiglio delle Conferenze episcopali, monsignor Aldo Giordano, ha rilevato l'importanza di dare risposta al «problema del senso della vita». «Sappiamo dalle statistiche che in Europa ogni anno muoiono 50mila persone per suicidio: nel Continente c'è una domanda forte su questi aspetti esistenziali di fondo, che diventano poi questioni politich e. Noi non possiamo rinunciare a far sì che l'Europa sia anche uno spazio di senso, uno spazio di vita, uno spazio di solidarietà e uno spazio dove l'Europa si domanda quale sia la sua responsabilità per il mondo». Molti e diversi i temi in discussione a partire da oggi. Dal Concilio e la sua eredità ai risultati dell'appuntamento estivo di Colonia, fino alle comunicazioni delle diverse conferenze episcopali e sull'evoluzione della legislazione in diversi paesi sulla famiglia, fino ai risultati del referendum italiano sulla fecondazione. Il filo conduttore è cercare di capire cosa stia accadendo nelle diverse nazioni, per verificare il ruolo della Chiesa.

    «Siamo in un'epoca in cui noi possiamo, in qualche maniera, intervenire sulla creazione dell'uomo e quindi a questo riguardo dobbiamo essere di una serietà estrema e dobbiamo avere una luce estrema. Per questo vogliamo trattare, insieme, questi temi», è stato ribadito nell'introduzione ai lavori. Insieme alla convinzione che «nel cristianesimo ci sia un luce veramente importante a cui noi non possiamo rinunciare e ci dispiacerebbe se l'Europa vi rinunciasse». La riunione dei presidenti delle Conferenze episcopali è pienamente proiettata all'interno dell'Anno dell'Eucaristia. Infatti la plenaria si concluderà domenica, con la partecipazione alla Messa solenne di apertura del Sinodo dei vescovi, nella basilica di San Pietro. Inoltre, durante le varie fasi dei lavori, diverse realtà ecclesiali animeranno spazi di adorazione eucaristica continua lungo le giornate: in particolare si tratta della pastorale giovanile di Roma, la Comunità Chemin Neuf, Das Werk, l'Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida e la comunità dei Salesiani della Pisana, che è il luogo della riunione.

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