Pagina 1 di 15 1211 ... UltimaUltima
Risultati da 1 a 10 di 148
  1. #1
    email non funzionante
    Data Registrazione
    13 May 2009
    Messaggi
    30,192
     Likes dati
    0
     Like avuti
    11
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Post La Questione delle questioni

    --------------------------------------------------------------------------------
    La Civiltà Cattolica, Roma, 2 aprile 1938, a. 89, vol. II, quad. 2107, pp. 76-82.

    INTORNO ALLA QUESTIONE DEL SIONISMO
    La singolarità unica del Giudaismo sta in ciò, che esso è, insieme e indissolubilmente, una nazione ed una religione, anche negli stessi giudei increduli, per il messianismo talmudico in essi persistente. Ancora più strano e singolare: il Giudaismo è una nazione equivoca e insieme, una religione equivoca. Nazione equivoca, perché, al medesimo tempo, è se stesso ed è un altro, quante sono le nazioni del mondo, dove si è stabilito: Giudaismo italiano, francese, tedesco, inglese, americano, romeno, polacco, e via dicendo, onde il giudeo gode di due nazionalità. Sembra che rechi vantaggi alla nazione dove risiede - e ne reca di fatto con la sua potenza finanziaria e con il suo ingegno - ma questi vantaggi sono direttamente o indirettamente, consapevolmente o inconsapevolmente ordinati al sopravvento e dominio della nazione giudaica, detentrice dell'alta finanza e per mezzo di essa del dominio, più o meno larvato, del mondo (1). Religione equivoca, perché, se ha il vanto di essere stata l'unica vera religione - cioè il Giudaismo dell'antico Testamento, figura e preambolo del Nuovo, preparazione quindi del Cristianesimo - è ormai, in realtà, una religione profondamente corrotta: il Giudaismo del Talmud, antitesi del Cristianesimo. In fatti, tutto il valore del Giudaismo era nella sua sola ragione di essere la preparazione all'avvento del Messia: cioè il popolo eletto a conservare il culto del vero Dio e le promesse di redenzione e di regno universale del Messia Re e Salvatore del mondo. Venuto il Messia, in persona di Gesù Cristo, cessò, necessariamente ed automaticamente, il valore del Giudaismo tutt'insieme, e quale "popolo eletto" e quale religione: vos non populus meus, et ego non ero vester , secondo l'energica espressione del profeta Osea ( 1, 9) . Il vero messianismo, spirituale e soprannaturale, onde il Giudaismo era la vera religione e insieme il vero popolo eletto a prepararlo, si è cambiato nel messianismo talmudico, materiale e temporalistico. Sicché ora il Giudaismo in tanto è nazione in quanto si crede eletto al dominio messianico universale, materiale e tempora]e; ed in tanto è religione in quanto professa tale messianismo. Ecco perché il Giudaismo è una religione profondamente corrotta in quanto è una nazione che si presume eletta, ed è una nazione in quanto è la religione del messianismo corrotto. I messianismo, latente ed operante anche nei Giudei increduli e perfino atei, è essenziale al Giudaismo, come sopra si è detto. Togliete il messianismo e cesserà automaticamente il Giudaismo e la nazione giudaica. Se non che, è impossibile toglierlo dall'anima giudaica, fuori di un miracolo morale della Grazia, e cioè senza la conversione al Cristianesimo. Perciò, dicevamo, che non si può dare soluzione definitiva alla questione giudaica, se non con la conversione di tutto Israele al Cristianesimo. Il che, secondo la profezia di S. Paolo, avverrà negli ultimi tempi. Ma intanto la questione giudaica rimarrà insoluta, perché, come tutti consentono, anche i più benevoli ai Giudei, il messianismo corrotto, e cioè la fatale smania di dominio finanziario e temporalistico nel mondo, è la vera e profonda causa che rende il Giudaismo un fomite di disordini ed un pericolo permanente per il mondo. Non si può dare perciò se non una soluzione relativa e provvisoria, e questa non altra da quella tradizionale, adoperata dai Papi: la carità, senza persecuzioni, e insieme la prudenza con opportuni provvedimenti, quale una forma di segregazione o distinzione conveniente ai nostri tempi: insomma, una ospitalità e convivenza civile, in maniera simile a quella che si usa con gli stranieri. Né può dirsi che ciò sia un trattamento ingiusto verso cittadini di religione diversa, perché è purtroppo un fatto incontrastabile che il Giudaismo non è solo una religione, ma è indissolubilmente anche una nazione, fondate sul messianismo materiale e temporalistico, consapevolmente o inconsapevolmente, ma in ogni modo, inevitabilmente professato e vagheggiato.

    * * *
    Or bene, affinché i giudei possano essere considerati, con perfetta giuridicità, stranieri, viene proposta da alcuni la attuazione integrale del Sionismo, non solo con la costituzione di uno Stato giudaico in Palestina, ma con la possibilità di farvi rientrare, se non la totalità, almeno la massima parte dei giudei, ora sparsi nel mondo. Di questa opinione, propugnata in tutti i modi dal Prof. de Vries de Heekelingen (2), trattammo altra volta, venendo alla conclusione, che l'attuazione integrale del sionismo appare materialmente e moralmente impossibile, sia per la ristrettezza del territorio palestinese, sia per la invincibile opposizione degli Arabi, e sia perché la massima parte dei giudei non si indurranno mai ad andare in Palestina, abbandonando le residenze dove stanno bene (3). La costituzione di uno Stato giudaico, senza la effettiva comprensione dei giudei nel detto Stato, aggraverebbe, anziché scioglierla, la questio giudaica, in quanto all'equivoco della doppia nazionalità si aggiungerebbe un nuovo equivoco: quello di uno Stato la cui massima parte di cittadini ne vivono fuori. Ma vi è di più: uno Stato giudaico in Palestina sarà sempre un fomite di disordine e di perpetua guerra tra i giudei e gli arabi, come si vede al presente. La stessa Inghilterra ora non sa come cavarsi dal vespaio che ha suscitato, prima con la dichiarazione del Balfour sul focolare nazionale giudaico, e con aver favorito l'immigrazione ed invasione dei giudei; ora con la proposta "tripartita" che non contenta nessuno, né i Giudei, né gli Arabi, né i Cristiani. E' noto che il Governo britannico, ammettendo le conclusioni della Commissione d'inchiesta, proponeva la partizione della Palestina in tre parti: uno Stato ebraico, comprendente la maggior parte della Galilea e la fascia costiera della Samaria e della Giudea; uno Stato arabo comprendente l'entroterra della Samaria e della Giudea, più la Transgiordania; un Mandato permanente inglese per Gerusalemme, Betlemme e Nazaret, con un corridoio d'accesso al mare. Inoltre l'Inghilterra si riserbava temporaneamente l'amministrazione di Caifa, Acri e Tiberiade ( Civ. Catt. 1937 III, p. 376). Il XX Congresso Sionista, tenuto a Zurigo nei primi giorni di agosto 1937, sotto la presidenza del Dr. Weizman, presidente dell'organizzazione sionista, accettò in massima la creazione dello Stato ebraico, ma, naturalmente, senza partizioni territoriali, né restrizioni all'immigrazione ebraica (Civ. Catt. ivi, pp. 471-473). Poco dopo, la Commissione dei mandati presso la Società delle Nazioni a Ginevra, ascoltata la relazione del Sig. Ormsby Gore, ministro britannico delle Colonie, si dimostrò favorevole alla proposta dell'Inghilterra, pure stimando per ora inattuabile la creazione dei due Stati, l'arabo ed il giudaico, ed essere necessario un periodo di prova. (Civ. Catt., ivi, pp. 473-474; 567). Di recente, in una lettera del Sig. Ormsby Gore all'Alto Commissario britannico per la Palestina, pubblicata il 4 gennaio di quest'anno, si trattava dei procedimenti per l'attuazione della "tripartizione" ; i quali, secondo l'interpretazione ed i lamenti sionisti, sarebbero ordinati a rimandare il più lontano possibile l'attuazione della proposta tripartizione. Secondo la lettera dell'Ormsby, i procedimenti sarebbero distinti in sette periodi: l) Sarà istituita una "Commissione tecnica" per stabilire i confini della tripartizione ed organizzare le questioni finanziarie ed economiche dipendenti da essa. Nel determinare i confini, si dovrà attendere a due condizioni: a) che in ciascuno dei due Stati, giudaico ed arabo, si abbia sufficiente sostentamento e adeguata sicurezza; b) che ciascuno di essi comprenda il minor numero possibile di persone dell'altro Stato. 2) Il Governo britannico esaminerà le proposte della Commissione e, se le troverà convenienti, le proporrà al Congresso della Lega delle Nazioni. 3) La Lega esaminerà le proposte del Governo inglese e le approverà. 4) Dopo tale approvazione, si istituiranno "nuovi sistemi di governo" nei territori determinati. 5) Se le due parti, giudei ed arabi, si accorderanno, il Governo intavolerà negoziati per i trattati diretti alla costituzione di Stati indipendenti. 6) Prima di stabilire gli Stati indipendenti, si potranno amministrare temporaneamente i due territori, giudeo ed arabo; sotto mandati separati, o sotto un sistema di "cantonizzazione". 7) Finalmente saranno costituiti gli Stati indipendenti.

    * * *
    Quanto tempo ci vorrà a percorrere questi periodi? E ancora non siamo neanche al primo! Così lamenta il sionista Ben Gurion, nel lungo commento che egli fa della lettera dell'Orsmby in un giornale esclusivamente giudaico, The Palestine Post del 9 gennaio 1938. Può esser vero- ed in questo caso prudente - che l'Inghilterra con questi procedimenti voglia prender tempo, perché, ripetiamo, nel presente stato di cose, la stessa Inghilterra non sa da che parte rifarsi, per portar rimedio a tanti guai, trovandosi tra due fuochi: gli Ebrei, come hanno ripetuto a voce e per iscritto migliaia di volte, vogliono prendersi tutto; e gli Arabi vogliono ritenersi tutto. La Commissione, recatasi lo scorso anno a studiare la proposta della ripartizione, vi andò con un disegno prestabilito. Infatti (come confessò il Weizman stesso, per sottrarsi alle accuse dei suoi nel Congresso internazionale di Costanza), appena giunta la Commissione in Palestina, egli ne fu chiamato. Sentitasi proporre la ripartizione in due e un corridoio, si recò subito per aereo a Londra, per parlarne con il "Bureau" centrale sionista; e il giorno dopo ritornava con risposta affermativa. Sarebbe stato questo il primo passo, che doveva poi essere seguito da un secondo più definitivo: una clausola che permettesse agli Ebrei di liberamente entrare in Transgiordania (dove hanno già fatti molti acquisti alla chetichella) e farvi di terre privatamente, come tutti gli altri. Tanto erano certi di arrivare a impossessarsi di tutto. Ma gli arabi non erano tanto semplici da non comprendere ciò che la divisione avrebbe significato in ultima analisi: l'assorbimento graduale. E allora incominciò la reazione, massime quando la Commissione disse di voler sentire dagli Arabi (allorché tutto era già stato determinato col Weizman) che cosa essi ne pensassero, quale rimedio suggerissero, per poi sottoporre tutto a S. M. Britannica, non toccando alla Commissione se non la parte d'informatrice. La ripartizione poi, quale fu proposta, è praticamente impossibile. Come opporre barriere che impediscano l'accesso reciproco in territorio avversario, mentre L'accesso è voluto dalla stessa viabilità attraverso la Palestina ? E poiché ora, immensamente più di prima, Ebrei ed Arabi odiano cordialmente, chi potrà trattenere, massime il basso popolo, di venire alle mani ad ogni incontro ? E di più, vi sono elementi comuni come l'acqua, portata per canalizzazione, la luce, il telegrafo, il telefono, i quali tutti passano e ripassano per i diversi territori. Gli Arabi non fanno allora, come usano già da un anno, rappresaglie ai loro cari vicini? E quando poi vedranno che gli Ebrei, boicottando essi pure a loto volta (come fanno gli arabi con loro) tutto ciò che è arabo, non si serviranno che di importazione ebraica e di mano d'opera ebraica, saranno gli Arabi inclinati a mitigare la loro reazione ? Infatti, come avviene al Parlamento inglese, già esistono due correnti, una pro e l'altra contro la ripartizione. Né l'una né l'altra fa l'interesse sionista. Non quella della ripartizione, perché crea l'opposizione permanente del mondo arabo. Ma neppure l'altra, perché impedisce agli Ebrei di arrivare ad avere un'autonomia che sia un principio del riconoscimento da parte dello Stato, il quale dia loro voce ufficiale tra le nazioni, e come un addentellato, a cui possano a poco a poco appoggiare tutte le altre loro rivendicazioni. Perciò essi preferiscono starsene anche con poco, pur di cominciare in modo autonomo e con personalità politica. Quando tuttavia gli ebrei saranno soli e materialmente separati dagli Arabi, si divoreranno tra di loro: mancheranno di un larghissimo cespite da impiegare i loro prodotti e la loro opera professionale ed artigiana; laddove oggi gli ebrei sono da tutti cercati per avere lavori ben fatti, e nei loro negozi si compra a molto miglior mercato; sicché i Comitati arabi di resistenza dovettero mettere proprie sentinelle per impedire l'accesso dei loro connazionali ai negozi ebrei; tanto sono consapevoli che tutti ci vanno. Come scenderà allora il commercio ebraico! Quindi le crisi, ancora più forti che al presente, renderanno impossibile il vivere agli stessi Ebrei. La condizione presente è quanto mai rovinosa: non vi sono più pellegrini né forestieri. Quindi, mancando questo principale cespite di commercio, le automobili sono stazionarie, i negozi falliscono, gli alberghi si chiudono. Anche tra gli Ebrei è sospesa la costruzione di ogni genere di edifici; perché ognuno si domanda che ne sarà domani; la miseria è estrema, specialmente nella classe borghese di secondo ordine, quella dei dragomanni, negozianti ecc.; di tutti coloro insomma che non osano stendere la mano, come fanno i poveri del basso popolo. Certo è che il governo inglese, il quale ha profuso ogni genere di favori agli Ebrei, non ha fatto nulla per gli Arabi: non istituito una banca agricola, che pure avrebbe rialzato le sorti del dopoguerra; non favorito le industrie; ma ha invece aggravato le tasse, fino ad arrivare, in pochissimi anni, ad accumulare una riserva di sette milioni di sterline. Di più ha rovinato indirettamente il popolo con la eccessiva moltiplicazione delle scuole, le quali strappano la gioventù ai lavori della terra per darle in mano un pezzo di carta che non è di alcun valore, né qui in Palestina dove non si possono moltiplicare gli impieghi, né fuori di Palestina, dove non ha nessun senso. Fu anche questo un mezzo per disamorare l'Arabo della terra e così facilitarne il passaggio, pacifico e silenzioso, all'ebreo. Tutti sono indebitati a più non dire, e se si continua ancora di questo passo, un anno o due, non è impossibile che scoppi una vera rivoluzione; perché la fame non ascolta ragioni.

    * * *
    Quale rimedio si potrà dunque apportare che rimetta l'ordine e la pace in Palestina ? Nessun altro che la partenza degli Ebrei, o almeno la cessazione dei loro progressi e della loro immigrazione, in una parola, il totale abbandono dell'idea di uno Stato ebraico in Palestina. Tra gli stessi Ebrei, ben pensanti e più pratici che idealisti, si riconosce la insostenibilità della condizione presente Perciò occorrerebbe studiare un modo per indurre gli altri Ebrei a cambiar rotta, rinunciando a un possesso integrale e generale della Palestina, quale si propongono come ultimo fine, anche se fanno mostra di accontentarsi di qualche tratto autonomo. Gli Ebrei diranno che hanno fatto spese enormi. Sia pure, e quanto acquistarono in Palestina, resti pur loro; ché gli Arabi si acquieterebbero, quando sapessero con certezza che il pensiero di invadenza totale è abbandonato. L'Inghilterra per la prima ne avvantaggerebbe, perché cessato il sionismo, si troverà in condizione molto più solida e pacifica, mentre già gli ebrei sono in un numero così rilevante da bilanciare l'influenza e attutirne l'orgoglio. Così la pace rientrerebbe in questi paesi. L'India poi e le altre regioni mussulmane sarebbero meglio disposte a mantenere buone relazioni con l'Impero britannico. Tale, in sostanza, è l'opinione di persone, che hanno studiato e se da presso il movimento sionista; e alle loro giudiziose proposte crediamo bene che si dovrebbe porgere dalle opposte correnti una ben considerata attenzione, se si vuole pacificamente risolvere la questione del Sionismo palestinese.

    Note
    (l) Valga un esempio. Il Regime Fascista , in un articolo di fondo (Cremona, 22 gennaio 1938), dopo aver dato la lunga lista dei posti occupati dagli ebrei a Trieste, conclude: Facendo le dovute proporzioni fra i 250 mila cattolici e i 4000 ebrei, si deve concludere che questi hanno i nove decimi (900 per mille!) dei posti in cui si esprime la direzione intellettuale, economica, finanziaria e sindacale di Trieste

    (2) H. de Vries de Heekelingen, Israele, il passato, l'avvenire , Milano-Roma, Tumminelli e C. Editori, 1937-XVI (3) La questione giudaica , Civ. Catt., 1937, II, p. 418; 497; III, p. 27
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  2. #2
    email non funzionante
    Data Registrazione
    13 May 2009
    Messaggi
    30,192
     Likes dati
    0
     Like avuti
    11
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    --------------------------------------------------------------------------------
    LA CIVILTÀ CATTOLICA, ANNO 89 - VOL. IV 1° OTTOBRE 1938 QUADERNO 2119


    Beatus populus cuius Dominus

    Deus eius. (Psalm. 143. v. 15).

    La questione giudaica e "La Civiltà Cattolica"


    Di Ebrei, di questione ebraica, di pericolo e di " problema " giudaico è un gran parlare da tempo.

    In Italia, udiamo ripeterci da molte parti, ed è confermato anche dalla più autorevole voce della politica italiana, non si vuole imitare la Germania in genere, né l'acerbità nazistica in particolare contro gli oppositori, venuti dal giudaismo.

    Ma, anche fra noi, gravi provvedimenti furono decretati contro gli Ebrei, o sono già in corso, e la stampa quotidiana li commenta, com'è suo costume, e a suo modo li giustifica, ma con una vivacità di linguaggio e una così ardimentosa facilità di logica e di storia, di citazioni e di polemica che noi, senza forti riserve, non potremmo accettare. Eppure vi abbiamo trovato più volte, contro il solito, fatto con onore il nome del nostro periodico, allegatone frasi, proposizioni, o anche interi articoli, antichi di quasi mezzo secolo fa, sebbene alludessero a condizioni sociali, o polemiche dottrinali, assai diverse dalle presenti. Ma - cosa per noi non meno grave - si vollero mettere quegli scritti del nostro periodico, di quasi mezzo secolo fa, in recisa ed aperta opposizione al sentimento odierno degli altri cattolici, ed a quello perfino dell'autorità ecclesiastica, che è dire della Chiesa gerarchica e docente, di fronte alla quale deve cedere ogni autorità di maestro o scrittore privato.

    Su ciò abbiamo già aperto il nostro animo e chiarito il pensiero dei nostri predecessori ed il nostro nel precedente quaderno (1), sebbene i nostri intelligenti e fedeli lettori non ne avessero di bisogno. Essi avevano, infatti, col semplice riscontro dei passi allegati potuto verificare da sé ed accertare quanto dalle moderne citazioni dei giornali uscisse monco o travisato quel pensiero; anzi, in alcuni tratti, affatto incongruo e lesivo della giustizia e della carità. Ora l'una e l'altra assolutamente, noi, come i nostri predecessori, vogliamo usata e rivendicata anche verso gli Ebrei, sia pure con la certezza che non l'useranno essi con noi. Né certo l'hanno usata mai nelle passate persecuzioni, da essi o scatenate o promosse contro la Chiesa, in accordo sia con la massoneria, troppo da essi sostenuta, sia con altri partiti sovversivi ed anticristiani, dalla " grande " rivoluzione francese specialmente, fino ai nostri giorni.

    Ma ciò non c'indusse punto, né c'indurrà mai a voler ricambiare della stessa moneta, bensì ad impedirli semplicemente dal loro mal fare ed a premunire gli altri dalla loro strapotenza, e ciò per il bene comune, morale e religioso sopra tutto, e per la salvezza degli stessi Giudei.

    Gli uomini invece della politica, sopra accennati, per i loro fini o motivi d'interessi politici che non tocca a noi ora discutere cominciarono proprio sul loro primo trionfare, prima in Russia e poi in Germania, a rivoltarsi contro gli Ebrei, quando si accorsero di averli avversari, fautori malfidi o aperti oppositori dei nuovi metodi o "ideologie" di governo, prima che dei pretesi diritti o interessi di stirpe o di razza. Come è evidente, quella mossa antigiudaica, sia del comunismo internazionalista o bolscevismo russo, sia del socialismo nazionalista o nazismo germanico, non fu maturata da nessuna considerazione religiosa, se non anzi agevolata dall'odio o avversione generale di tali partiti contro ogni religione positiva, anche l'ebraica: odio dissimulato nel nazismo, ostentato nel bolscevismo. Non può quindi dar luogo a qualsiasi pur lontano richiamo contro la Chiesa o il Clero, nonché a quelle recriminazioni a cui usano abbandonarsi i vecchi persecutori, a loro volta divenuti perseguitati, e con essi i vecchi liberali, della massoneria specialmente, loro naturali alleati, com'è noto.



    * * *


    L'Italia non entra nella lizza se non dopo tre lustri e più di fascismo dominante e con più miti consigli, come sentiamo, non ostante i prodromi sopra accennati. Ci dichiara anzi il Regime fascista, uno dei giornali più accreditati o rappresentativi del partito, in un suo articolo del 30 agosto passato, col titolo Un tremendo atto di accusa: "Confessiamo che il Fascismo è molto inferiore, sia nei propositi, sia nell'esecuzione, al rigore della Civiltà Cattolica". E sopra aveva detto di accorgersi, dopo aver letto lo "studio vigoroso" del nostro periodico (dell'autunno 1890) che "gli Stati e le società moderne, e persino le più sane e coraggiose nazioni d'Europa, l'Italia e la Germania, hanno molto da imparare dai Padri della Compagnia di Gesù"; ed appunto, come conchiude, da questa, ch'egli chiama "leale e coraggiosa battaglia dei sapienti e irreprensibili Gesuiti".

    Grazie dell'elogio insolito, che troviamo ripetuto pure, in termini più o meno calorosi, da altri periodici e giornali quasi a gara, come vediamo anche dai molti ritagli che ce ne comunica alla giornata "L'eco della stampa". Ed a questo coro di lodi - tanto poco vi siamo avvezzi! - avremo noi il mal garbo o la scortesia ingrata di rispondere con la freddezza del riserbo, della correzione o della critica? Non intendiamo ciò; ma più di ogni lode o popolarità, in un argomento specialmente che tocca le ragioni della carità e della giustizia, ci preme di chiarire il pensiero nostro e quello dei nostri defunti colleghi e maestri; perché noi siamo certi che anch'essi troverebbero queste lodi più sgradite delle critiche, se dovessero palliare sotto la loro egida una qualsiasi offesa di carità e di giustizia contro il prossimo, fosse pure il prossimo in sé meno simpatico, quello degli Ebrei, specialmente se stretti in intima alleanza con la massoneria, come apparivano alla data degli articoli accennati, del 1890.

    E non vi è chi ci fa dire, generalmente e senza niuna distinzione, ciò che invece nella nostra rivista fu negato esplicitamente? Ma particolarmente si suppone che siano della rivista stessa i suggerimenti e rimedi da altri autori proposti e da essa discussi e rigettati, come quello fra i più gravi, non solo di considerare gli Ebrei come stranieri, ma di "confiscarne i beni perché roba di malo acquisto": suggerimento che, dato così generalmente e senza nessuna distinzione sa troppo di ingiustizia o di vendetta, e perciò riesce troppo difforme dallo spirito cristiano e religioso.



    * * *


    Fortunatamente, gli articoli del nostro periodico, dell'ultimo trimestre del 1890 (2), che furono i più largamente sfruttati nella presente polemica, si possono riscontrare da chiunque voglia, in fonte. E diciamo in fonte, perché furono, è vero, ristampati a parte, ma non sempre correttamente, anche nella più recente edizione, da cui hanno attinto, crediamo noi, i giornalisti (3). In questa, per l'appunto, un gravissimo errore di stampa - certamente involontario, per l'omissione di una riga e lo spostamento di altre - rende inintelligibile il passo della confiscazione, di cui si parla. Si trova esso nel terzo articolo, che discute i "rimedi", dopo che nel primo si sono indagate le "cause" e nel secondo gli "effetti", della moderna invasione giudaica nell'Europa.

    Fra i "rimedi" o proposte di soluzione della vessata questione, sono riferite anzitutto dal nostro periodico, ma escluse, "alcune proposte di pubblicisti, non già mossi da maltalento di socialismo contro le ricchezze degli ebrei ma caldi di uno zelo per la religione e la patria, che per altro si desidererebbe meglio temperato da giustizia". La prima di tali proposte è appunto il rimedio che "sarebbe più radicale di tutti, ma non conforme allo spirito cristiano"; la confisca dei beni e il bando delle persone. Quindi l'autore dell'articolo riportava bensì le ragioni più forti allegate dai proponenti, e il voto espressone anche da un congresso di antisemiti - che "si applichino ai giudei le leggi che i giudei stessi hanno fatto approvare e sancire dai framassoni governanti dei paesi cattolici contro la Chiesa", cioè che "si dichiarino nazionali tutti, senza eccezione, i beni dei giudei" - ma senza punto approvarle, conchiudeva:

    "Non è mente nostra diffonderci in un esame critico di sì fatta proposta. Notiamo soltanto, che della sua esecuzione abbondano gli esempi nelle storie. Ma, per essere legittima, bisognerebbe, prima di tutto, che la confisca fosse decretata da chi esercita regolarmente nelle nazioni la pubblica autorità: ed in secondo luogo, che si effettuasse con certe norme di giustizia e di carità cristiana".

    "Non tutti gli ebrei - soggiungeva - sono ladri, arruffoni, bari, usurai, framassoni, farabutti e corruttori dei costumi. In ogni luogo se ne conta un numero, che non è complice delle furfanterie degli altri. Perché involgere questi innocenti nella pena dovuta a' rei?". Così egli col buon senso e la equità del cristiano e del religioso, che gli era propria. Né tace le ragioni che a queste oppongono "i sostenitori dell'eroico rimedio", come il dire che "nelle guerre più giuste e più sante perisce gran numero d'innocenti, che questa non è vendetta, ma legge di necessaria difesa ecc.". Ma egli non le approva senza riserva, e quanto al provvedimento generale di cui si parla, conchiude anzi che "la giustizia e la carità avrebbero in ogni caso buone ragioni da far valere contro la crudezza delle sue troppo draconiane disposizioni".



    * * *


    Similmente rigetta l'altro rimedio, che dovrebbe essere di necessario compimento al primo, del bando generale dell'ebreo come straniero dal nostro suolo, ammesso pure il fatto che "se esso vi sta o vi sta per toglierlo a noi cristiani o vi sta per congiurare ai danni della nostra fede"; giacché infine "si tratta di un nemico che mira a spropriarci della terra ed a privarci del cielo". Ma un siffatto rimedio, specialmente se si avesse da praticare in tutti i paesi civili, "non sarebbe generalmente possibile, anzi contrarierebbe i disegni di Dio", che vuole la conservazione di Israele, sebbene così disperso, come "un palpabile argomento della verità del Cristianesimo". E "ammesso pure che fosse ora praticabile, sarebbe difforme dal modo di vedere e di operare della Chiesa romana". Ed a quest'ultimo proposito l'autore aveva allegato già l'esempio dei papi e dei principi cattolici, e citato anche la testimonianza dei due ebrei convertiti, i fratelli Lémann: i quali notano come "i Papi hanno sempre permesso con benevolenza il soggiorno nella città loro; e questo popolo errabondo, pur avendo libertà di non andarvi, sempre vi andava e chiamava anzi per gratitudine Roma il paradiso degli ebrei". Se ciò avveniva, era perché quei giudei più assennati dei moderni riconoscevano che le leggi di separazione o " interdizione" loro poste, erano non meno a difesa loro propria che a tutela dei cristiani, impedendo ogni mutua offesa o violazione di diritto da una parte e dall'altra.

    Ora su questo ultimo punto insiste precisamente la nostra rivista nel 1890, e l'oppone alla condotta del liberalismo e massonismo allora dominanti, per trovare "il solo modo di accordare il soggiorno degli ebrei col diritto dei cristiani". E questo sarebbe, secondo essa, di "regolarlo con leggi tali che al tempo stesso impediscano agli ebrei di offendere il bene dei cristiani, ed ai cristiani di offendere quello degli ebrei": leggi quindi non odiose, ma giuste; di eccezione, non di persecuzione, anzi di mutuo vantaggio, come si disse.

    E' vero che ciò sembrerà violare quella piena "eguaglianza civile" che il liberalismo si fece vanto di concedere loro senza limitazione alcuna. E il nostro polemista lo riconosce, ma contro le ragioni dei vecchi liberali richiama il pensiero del de Pascal, uno degli scrittori antiliberali del secolo passato, che "volere un diritto comune fra condizioni sociali disparate, è come volere una misura eguale fra stature diverse. L'equo, il necessario è invece il rispetto eguale a tutti i diritti differenti", quali corrono, ad esempio, fra nazionali e stranieri. E fra questi ultimi vanno annoverati, a loro stessa confessione, gli ebrei, generalmente parlando; se è vero che "il cosmopolitismo della loro stirpe è dai giudei medesimi confessato".

    Il nostro antecessore del secolo passato crede adunque che la totale eguaglianza civile, data dal liberalismo agli ebrei, che li collegò quindi con la massoneria, non solo e loro indebita, non avendone essi diritto, ma "anzi è perniciosa non meno ad essi che ai cristiani". Egli era perciò di opinione che "presto o tardi, per amore o per forza, si avrà da rifare" ciò che si era disfatto, da cento anni in qua, negli antichi ordinamenti civili, per amore di novità, di pretesa libertà o falso progresso. "E forse - egli soggiungeva - gli ebrei medesimi saranno costretti di supplicare che si rifaccia". Ora la ragione di questa previsione sta appunto sotto i nostri occhi: perché proprio oggi "la strapotenza alla quale il diritto rivoluzionario li ha oggi sollevati, viene scavando loro sotto i piedi un abisso, pari nella profondità alla altezza in cui sono assorti".

    Ma sopra ogni altra cosa, vi è il troppo giusto motivo di ben considerare se non sia troppo vero e confermato dall'esperienza di mezzo secolo quanto egli denunciava fin dal 1890: che "la uguaglianza, largita agli ebrei dalla setta anticristiana, ovunque si è usurpato il governo dei popoli, ha partorito l'effetto di collegare l'ebraismo col massonismo nella persecuzione alla Chiesa Cattolica e di innalzare la razza giudaica sopra i cristiani, nella potenza occulta e nella opulenza manifesta".

    Eppure né per il presente, né per tutto il cinquantennio passato, non è venuto proprio né da parte della Chiesa, né da reggitori o governi cattolici, ossia da quelli che più erano danneggiati dall'ebraismo, nessuna mossa violenta, di rappresaglia o di lotta contro gli ebrei, non ostante la loro strapotenza. E' venuta per ultimo proprio dalla Germania, protestantica e nazista, come prima dalla Russia zarista e poi dalla comunistica e internazionalistica, che pure agli ebrei era per gran parte debitrice della sua rivoluzione, come è noto e fu anche dimostrato su queste pagine (4).



    * * *


    Da questi rapidi cenni ognuno vede quanto lo scrittore del nostro periodico, sebbene tanto vivacemente commosso dalla persecuzione religiosa - che allora infieriva in Italia ed era attribuita in massima parte, sia pure con qualche esagerazione, alla strettissima alleanza della massoneria col giudaismo anticristiano - fosse tuttavia sollecito di non proporre, contro i mali da lui deplorati, nessun "rimedio" od opposizione che non riuscisse pienamente consona alle supreme ragioni della giustizia e della carità. Si fa quindi troppo evidente che il suo pensiero non fu bene inteso, anzi fu interamente svisato da chi lo ebbe a rappresentare come un programma di vendetta o di rappresaglia, se non anzi di guerra senza quartiere, quale sarebbe certamente suggerita dalle considerazioni meramente umane e interessate della politica. Esso era invece un caldo e ben motivato richiamo alla vigilanza e alla difesa. efficace ma pacifica, contro un pericolo e disordine civile, non meno che religioso e morale, della società moderna, minacciata dal giudaismo.

    Non negheremo però che la forma o lo stile, più che la sostanza del pensiero, possa, dopo quasi cinquant'anni, apparire di qualche acerbità, ora che la lotta, sia della massoneria come del giudaismo sembrerà a molti mitigata; nella forma almeno, se non nella sostanza. Ma checché sia di ciò, il difetto dello stile e della forma non attenua la forza del ragionamento, né il valore quindi delle conclusioni nella loro sostanza.



    * * *


    Quella severità di linguaggio oscurò tuttavia agli occhi di qualche studioso il concetto dominante di quegli antichi articoli, per quello che concerne il vecchio liberalismo e lo spirito della rivoluzione. Così il ch. Roberto Mazzetti ne riconosce bensì "la nobiltà dell'intenzione e la serietà indiscutibile e la larghezza d'orizzonte nell'indagine e la impressionante molteplicità di dati storici e la pregnanza delle idee antigiudaiche"; ma trova poi "da notare che non è affatto accettabile il concetto dominante circa il valore della rivoluzione, così detta francese, circa il significato della civiltà democratica e liberale del secolo XIX e, quindi, circa il Risorgimento italiano". E posto ciò, egli avrebbe ragione di non ammettere, come "storicamente valido il coprire di quella che era una momentanea degenerazione dello spirito del Risorgimento tutto il Risorgimento stesso"; ed oltre a questo, di trovare illogico che la questione ebraica fosse posta nella seconda metà del secolo XIX "col medesimo spirito con cui si sarebbe posta nel secolo XVIII e prima ancora" (5), supponendo "l'origine giudaica della rivoluzione del 1789 e della civiltà democratica e liberale del secolo XIX".

    Ora appunto a cotesta "degenerazione" dello spirito del risorgimento mirano i colpi del nostro vivace polemista del 1890, sebbene l'impeto della polemica non gli abbia sempre richiamato alla penna tutte le fredde ed opportune distinzioni. Del resto, è ben certo che egli non dava né poteva dare tutta la colpa dei disordini sociali da lui deplorati al giudaismo ed alla massoneria con esso collegato, né perciò voleva ferire, proprio senza distinzione, tutto il Risorgimento, tutta la civiltà democratica ecc.

    Nella interpretazione del Mazzetti noi troviamo quindi un grosso abbaglio; al quale, non neghiamo, può aver data ansa il linguaggio generico dell'articolo, che nel calore della polemica non poteva scendere a tutte le precisioni desiderabili: non è cioè tutto il complesso moto del Risorgimento che egli ha dinnanzi ed impugna; è l'indirizzo anticattolico che vi si era immischiato; è il connubio del liberalismo con la massoneria; è insomma quella "degenerazione" appunto che il Mazzetti stesso riconosce e deplora. Ma questi la suppone "momentanea"; laddove tale non fu, certamente, né così ristretta come a lui sembra. Quanto generale anzi e radicata fosse tale "degenerazione" tra i liberali del Risorgimento - anche se non collegati con la massoneria così esplicitamente, come credeva il nostro confratello di cinquant'anni fa - risulta dallo stesso "studio introduttivo", che il Mazzetti premette alla sua raccolta di testimonianze sulla questione ebraica, e più ancora dai passi citati appresso, di un R. Lambruschini, di Massimo D'Azeglio, di G. B. Giorgini, di C. Cattaneo, di V. Gioberti, tutti buoni rappresentanti del liberalismo e perciò difensori del giudaismo, sebbene in diverse gradazioni e per motivi diversi.

    In un siffatto consenso a difesa dei giudei, che si accompagnava non di rado ad uno strano accordo di persecuzione, di vessazione e disprezzo della Chiesa, del Clero, degli Ordini religiosi, allora spogliati e dispersi senza pietà, non si poteva vedere, su quell'ultimo scorcio del secolo XIX, quanto ora vi scorge il Mazzetti: che "il Risorgimento italiano, specie nel suo fiore fu filosemita non perché fosse una diabolica instaurazione di nuovo paganesimo, non perché fosse una settaria negazione del cristianesimo, ma perché intimamente religioso e fervido di ricchezza di vita morale, sognò e volle un mondo di spiriti religiosamente liberi, in cui più non fosse distinzione antiumana fra Barbaro e Greco, Ebreo e Romano" ecc.

    Un siffatto ideale di unità e concordia che sarebbe fondamentalmente cristiano, se bene inteso e schiettamente applicato - non era di tutti, e quantunque riaffermato con sincerità e con forza nel liberalismo mitigato del d'Azeglio, del Giorgini, del Manzoni segnatamente, non era poi applicato nei riguardi del clero e del laicato cattolico dall'altra scuola o "corrente" del liberalismo anticlericale, sempre così gretto ed accanito nella sua opposizione alla Chiesa che accreditava purtroppo l'opinione corrente di un connubio con la massoneria incredula ed il giudaismo anticristiano. Diamo pure che vi sia stato su ciò della esagerazione e dell'abbaglio anche dall'altra parte, per la facile propensione a generalizzare; ma era ben il caso di dire, a scusa di chi esagerava nell'attribuire troppa importanza all'ingerenza massonica ed ebraica, che un tale abbaglio non mancava di fondamento; avverandosi l'effato filosofico, che interdum falsa sunt probabiliora veris.



    * * *


    Il simile possiamo dire sul punto dell'origine giudaica della rivoluzione del 1789; la quale non è affermata negli articoli menzionati, in modo esclusivo, ma semplicemente concomitante; per quanto cioè nel complesso moto rivoluzionario, che doveva trasformare la società civile, ebbe una sua parte, e tra le più nefaste e scristianeggiatrici, l'ingerenza dei Giudei e dei loro amici. Ma. con questa concorse pure in gran maniera quella giansenistica, regalistica e incredula dei parlamentari, dei "filosofi" e di altri partiti avversi alla Chiesa ed al Papa; e per tutte queste molteplici e violente spinte rivoluzionarie gli stessi ben pensanti e il clero medesimo andò travolto e lasciò prendere alla fiumana irrompente della rivoluzione quel corso rovinoso che minacciò di finire, con gli orrori del "Terrore", nell'abisso delle barbarie.

    Posta la tanta molteplicità e varietà di cause che concorsero a quello straordinario cataclisma sociale uno degli avvenimenti più complessi della storia umana, come anche recenti studi hanno dimostrato - riconosciamo che sarebbe davvero "semplicistico" assegnargli per unica e precipua causa l'ingerenza giudaica, sia pure rafforzata dalla massoneria, com'era opinione del vecchio Barruel. In ciò conveniamo col Mazzetti come anche gli concediamo che sarebbe del pari semplicistico il "voler sostenere la origine e la funzione esclusivamente capitalistica, secondo lo spirito del materialismo storico, del gran moto rinnovatore del liberalismo moderno". Ma da lui dissentiamo nell'attribuire cotale "semplicismo" antistorico al nostro collega; giacché questi non intendeva allora di involgere tutto l'intero "moto rinnovatore"; bensì mirava, come dicemmo, alle sue degenerazioni da quella primitiva ispirazione, di origine fondamentalmente cristiana, verso una giusta e ben compresa libertà e fratellanza di individui e di popoli. Questa fu bensì, o apparve ai più, "l'anima di verità" dell'errore e il nobile impulso iniziale che attrasse molti alla professione e proclamazione dei famosi principi del 1789; ma purtroppo degenerò così presto in un moto anticristiano, violento e sovvertitore dell'ordine sociale, che anche le origini prime e la iniziale ispirazione apparvero a molti prettamente anticristiane.

    Nella deviazione del moto, pertanto, più che nella sua iniziale ispirazione e direzione, si troverà avverato ciò che osserva il Mazzetti, e non si oppone al nostro pensiero: che "in questo moto (del liberalismo), gli ebrei hanno portato un valido contributo in Italia come in Europa in genere; ma essi furono un ruscello, un piccolo affluente, non il maestoso e gonfio fiume della storia moderna" (pag. 118). Il ruscello cioè e l'affluente - diremo noi nel senso ben inteso degli articoli del 1890 - intorbidò il maestoso fiume non solo, ma lo disarginò talora e lo sospinse alle devastazioni, religiose e morali, sotto il manto della libertà e del progresso. Si ebbero così magni passus extra viam; e di essi poterono bensì profittare gli Israeliti che il liberalismo davvero "liberò politicamente e umanamente", ma non del pari le classi medie, né molto meno le altre "classi e categorie popolari", se parliamo col Mazzetti di verace e "integrale umanamento", di un moto cioè o avviamento della "futura storia d'Italia verso il regno di un romano e cristiano umanesimo integrale in cui è l'anima più vera della vita italiana", come parrebbe al benevolo nostro critico. Per il malo fermento della massoneria e del giudaismo, infiltratosi fino dalle origini, il liberalismo parve favorire troppo spesso l'apostasia delle nazioni dalla vita dello spirito, da Dio e dalla sua Chiesa. E la sua vantata "liberazione" a che cosa riuscì nella pratica? A sguinzagliare le classi medie e le inferiori, la borghesia ed il proletariato, verso una mentita libertà, che era licenza sfrenata e riusciva infine ad una sorte di schiavitù, anche economica e morale. A ciò alludeva la risentita frase del nostro, che "tutto il dolce del liberalismo finiva con attirarle ( le nazioni) fra le strette della vorace piovra del giudaismo".



    La frase saprà di "semplicismo", e sia pure. Ma il certo è che il liberalismo così traviato, come il giudaismo ed il massonismo da esso protetto, venne a punirsi da sé, nei medesimi effetti tristissimi della sua "degenerazione" o deviazione, partecipe della pena, come fu complice della colpa, del suo protetto, il giudaismo. E di quello possiamo dire ciò che di quest'ultimo scriveva il nostro collega nel 1890, ben presago di quanto si è poi venuto maturando e che possiamo riscontrare più al vivo in questi ultimi tempi: "sente già rumoreggiare da lontano la tempesta di quella rivoluzione sociale che esso ha in gran parte generato e pare debba essere l'esterminatrice sua e dei rinnegati che seco hanno stretto alleanza".

    Le parole sono forti, ma più duro ancora è l'esito che fin d'allora esse preanunciavano e che al presente tutti possono già vedere verificato in diversi paesi, mentre in altri si va purtroppo avverando.

    Conchiudiamo tuttavia, per debito di verità e di lealtà, che ciò non è avvenuto e non avviene per colpa unica, e neppure forse la più grave, degli ebrei; avviene altresì per colpa della complicità o dell'inerzia di tanti cristiani e cattolici sviati; e le colpe di costoro non è giustizia addossare sugli ebrei per infierire ai loro danni.



    * * *


    L'ordine delle considerazioni in cui ci siamo tenuti finora, ci esime dall'entrare nell'esame e nella discussione dei tanti altri particolari aspetti della questione giudaica; tanto più che di non pochi si è già trattato, più o meno ampiamente, nel nostro periodico (6).

    Di altri punti che riguardano particolarmente il lato politico, economico, finanziario e simili, come il "capitalismo ebraico" in particolare, il "mito giudaico" e le prime reazioni oppostevi dalla coscienza italiana, con le accuse e le difese degli ebrei, secondo la tradizione liberale e laica, si troverà pure una larga esposizione nello "studio introduttivo" del Mazzetti all'opera sopra citata (7). Egli appunto passa in un'erudita rassegna, anche se non del tutto adeguata per "un secolo di cultura italiana" fino allo scoppio della guerra mondiale, le varie opinioni, discussioni e proposte che si dibatterono in Italia; o piuttosto gli "atteggiamenti con cui i nostri pensatori esaminarono quella questione": atteggiamenti che egli ordina giustamente "secondo tre fondamentali correnti: una cattolica tradizionale; una cattolica liberale; una laica su basi economiche e giuridiche".

    Notiamo solo, tra le varie riserve che l'indirizzo liberale dell'autore ci suggerisce, come tutte e tre queste correnti vadano talora miste e confuse, per le diversità dei rigagnoli, diciamo così, che vi confluiscono. Diversa e non poco manchevole è la precisione di dottrina e spesso anche diverse le deficienze di ortodossia, dal giansenismo al cattolicesimo liberale, rappresentato, ad esempio, dall'abate Raffaele Lambruschini, la cui concezione umanistica non pare a noi così "intimamente religiosa, e in concreto, cattolica", ma piuttosto laica, e di un laicismo che fraintende e svisa il cattolicesimo genuino. Esso e ben lontano perciò dal concetto del Manzoni, del Tommaseo, del Rosmini, e vicino invece a quello del Gioberti, tanto tenero verso gli ebrei, come verso "i buoni e generosi Valdesi", quanto acerbo ed intollerante verso i cattolici da lui dissenzienti, designati col nomignolo di gesuiti, per lui il più odioso e calunniato.

    La fallacia, nel resto, dell'argomentazione liberale per la abolizione delle antiche leggi che regolavano la vita della nazione giudaica in mezzo ai popoli cristiani, è riconosciuta dallo stesso Mazzetti, che ben vi ravvisa pure qualche ingenuità. E tale è, ad es., l'insistere che fanno nell'attribuire i vizi degli ebrei all'effetto naturale delle leggi stesse, e vederne il rimedio invece nel sempre più "legarli alla vita moderna" mercé la piena eguaglianza dei diritti, senza nessuna tutela dei diritti dello stesso popolo cristiano. Ciò era un lasciar loro del tutto libero il campo, e questo a loro stesso danno, come ragionava il nostro periodico. Del quale infine il Mazzetti medesimo loda "l'opera coordinatrice ed ispiratrice", onde "la cultura italiana impostava, in tutta la ricchezza delle sue direzioni, e svolgeva, con indiscutibile serietà di preparazione scientifica, la questione ebraica". Ma appunto perché tale quell'opera del nostro periodico, non poteva dipartirsi, anche nella vivacità spiegabile della polemica, e dallo studio sincero della verità e dall'equilibrio doveroso della giustizia e della carità cristiana, che noi abbiamo dimostrato.

    E. Rosa S. I.





    --------------------------------------------------------------------------------




    NOTE

    ( l) Cfr. Civ. Catt. 1938, III, pp. 560-561.

    (2) Cfr. Civ. Catt., Serie XIV, vol. 8°, pp. 5 , 385 , 641. . (Della questione giudaica in Europa).

    (3) Cfr. La questione ebraica in, un secolo di cultura italiana. Con uno studio introduttivo di Roberto MAZZETTI (Modena, Soc. Tip. Modenese 1938), pp. 326-387.

    (4) Cfr. Civ. Catt. 1922, vol. IV, p. 11 (La rivoluzione mondiale e gli ebrei).

    (5) La questione ebraica, pp. 118-119

    (6) Cfr. Civ. Catt. 1934, vol. IV, pp. 126 segg.; 276 segg. (La questione giudaica e l'antisemitismo nazionalsocialista), 1937, vol. II, pag. 418 segg,., 497 segg.; vol. III, pag. 27 segg. e 1938, vol. II, p. 77. (La questione giudaica e il Sionismo; le conversioni e l'apostolato cattolico).

    (7) La questione giudaica (Modena 1938), pp. 7-119.
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  3. #3
    email non funzionante
    Data Registrazione
    13 May 2009
    Messaggi
    30,192
     Likes dati
    0
     Like avuti
    11
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Libri consigliati

    Per Padre il Diavolo. Un’introduzione al problema ebraico secondo la Tradizione cattolica - Curzio Nitoglia - € 31,00
    Il rapporto con l’Ebraismo resta centrale per l’identità cristiana. Nella visione cattolica, gli Ebrei, popolo teologico, sono stati "scelti" per portare il mistero di Dio nella storia. La speciale "chiamata", ricevuta da Abramo e sancita nell’Alleanza mosaica, trova compimento con la venuta del Messia, l’incarnazione di Dio in Gesù Cristo, che fonda nell’Eucarestia e attraverso la Croce la "nuova ed eterna Alleanza" con l’umanità. Con Cristo nasce il problema ebraico-cristiano, perché il "popolo eletto" non riconosce in Gesù il Messia prefigurato nelle Sacre Scritture. ma la questione, ancor oggi all’origine del rapporto conflittuale tra gli Ebrei e gli altri popoli della terra, anche non cristiani, sta nella natura della "grandezza" di Israele: la sua "elezione" si fonda soltanto sulla discendenza "carnale" da Abramo o sulla fede di costui nella Promessa di Dio? Nel primo caso, quel popolo sarà stato benedetto per il fatto di essere figlio di Abramo. Se invece le benedizioni sono riservate alla fede nella Promessa, la sua discendenza terrena non è sufficiente. Il saggio di Nitoglia non manca di rilevare le possibili contraddizioni della teologia cattolica post-conciliare in merito al rapporto con i "fratelli maggiori", ma lascia il lettore con un auspicio che, per un cattolico, suona come speranza, anche nei confronti del popolo già accusato di deicidio: «Se accetta Cristo sarà l’elemento migliore della Chiesa. Sarà, come spiega San Paolo, 'radice dell’ulivo fruttifero': la Chiesa». Non deve diminuire o mutare, perciò, la carità stabilita dalla tradizione cristiana come strumento di comunicazione con gli Ebrei. Una carità finalizzata alla conversione di Israele a Cristo, premessa alla fine dei tempi.

    Edizioni SEB
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  4. #4
    email non funzionante
    Data Registrazione
    13 May 2009
    Messaggi
    30,192
     Likes dati
    0
     Like avuti
    11
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Gian Pio Mattogno, L’antigiudaismo nell’Antichità classica, pp. 230. Collezione “Paganitas”, VIII, 2002, Euro 21,00.
    L’opera curata da Gian Pio Mattogno costituisce la prima raccolta organica sinora apparsa in Italia di testi antigiudaici relativi all’antichità classica nonché l’unica, in assoluto, dopo le opere di Th. Reinach e di M. Stern. In essa, inoltre -ed è questa una caratteristica che la differenzia da tutte le altre ricerche affini-, i testi sono preceduti da uno studio che li inserisce sistematicamente nel contesto delle origini della questione ebraica nel mondo ellenico-romano. Mentre i numerosi saggi sull’antigiudaismo nel mondo antico si dimostrano, in generale, lavori apologetici che, rifiutando di analizzare le cause reali, preferiscono affidare a espedienti propagandistici la spiegazione dell’ostilità (“calunnia”, “menzogna”, “pregiudizio” etc.), la ricerca di Gian Pio Mattogno si propone di verificare oggettivamente la veridicità delle accuse degli Autori classici sulla scorta delle fonti giudaiche contemporanee (Bibbia, Talmud di Gerusalemme, Talmaud babilonese, Midrash, Apocrifi) (dal risvolto di copertina).
    S o m m a r i o:
    Parte prima. Le origini della questione ebraica nel mondo greco-romano.
    1. Introduzione. 2. L’antigiudaismo classico nella storiografia nazional-socialista. 3. La storiografia apologetica moderna. 4. La genesi greco-egizia dell’antigiudaismo classico. 5. L’antigiudaismo nella letteratura latina. 6. L’autodifesa del giudaismo nell’apologetica antica. 7. Le cause reali dell’antigiudaismo classico. 8. Esclusivismo etnico-religioso, misantropia e misoxenia nella letteratura giudaica antica. 9. Messianesimo e dominio mondiale giudaico nelle fonti letterarie ebraiche e nelle guerre escatologiche contro Roma.
    Parte seconda. L’antigiudaismo nelle fonti greco-romane.
    1. Ecateo. 2. Manetone. 3. Agatarchide. 4. Posidonio. 5. Apolonio Molone. 6. Stradone. 7. Lisimaco. 8. Cheremone. 9. Apione. 10. Damocrito. 11. Tolomeo. 12. Filostrato. 13. Cicerone. 14. Pompeo Trogo. 15. Seneca. 16. Plinio il Vecchio. 17. Tacito. 18. Svetonio. 19. Persio. 20. Petronio. 21. Giovenale. 22. Quintiliano. 23. Celso. 24. Cassio Dione. 25. Giuliano. 26. Rutilio Namaziano.

    mailto:libreriaar@tin.it
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  5. #5
    email non funzionante
    Data Registrazione
    13 May 2009
    Messaggi
    30,192
     Likes dati
    0
     Like avuti
    11
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    G. Batault, Aspetti della questione giudaica. Euro 7,25.
    Le cause remote e permanenti della critica antigiudaica.

    mailto:libreriaar@tin.it
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  6. #6
    email non funzionante
    Data Registrazione
    13 May 2009
    Messaggi
    30,192
     Likes dati
    0
     Like avuti
    11
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    La questione ebraica. Euro 10,40
    Rassegna di studi sulla morfologia dell’ebraismo. N. 1
    "Storia ebraica e giudaismo secondo Israel Shahak; I fondamenti teologici della Tôrâh; I fondamenti teologici dello Zohar; L’atteggiamento del Talmud di fronte al non ebreo; La questione ebraica e il diritto ecclesiastico."

    mailto:libreriaar@tin.it
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  7. #7
    email non funzionante
    Data Registrazione
    13 May 2009
    Messaggi
    30,192
     Likes dati
    0
     Like avuti
    11
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    E. Ratier Misteri e segreti del B'naï B'rith 360 L. 40.000
    E. Ratier I Guerrieri d'Israele 400 L. 40.000
    G. Crisostomo Omelie contro gli ebrei 192 L. 19.000
    I. Shahak Storia ebraica e giudaismo 264 L. 30.000 15 €
    C. Nitoglia Dalla Sinagoga alla Chiesa 32 L. 7.000
    B. Lazare L'antisemitismo 320 L. 30.000
    Curzio Nitoglia Sionismo e fondamentalismo 270 L. 25.000
    Curzio Nitoglia Dalla Sinagoga alla Chiesa 32 L. 7.000
    Meinvielle Influsso dello gnosticismo ebraico 380 L. 30.000
    http://sodalitium.it/eshop/index.aspx
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  8. #8
    email non funzionante
    Data Registrazione
    13 May 2009
    Messaggi
    30,192
     Likes dati
    0
     Like avuti
    11
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  9. #9
    Moderatore
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Cermenate (CO)
    Messaggi
    23,270
     Likes dati
    134
     Like avuti
    264
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    RINGRAZIO MOLTISSIMO WEHRWOLF PER IL RICCHISSIMO E, SOTTO MOLTI ASPETTI, MIRABILE MATERIALE POSTATO.
    DA UN PO' DI TEMPO VOLEVO CREARE UN THREAD PERMANENTE SULLA QUESTIONE GIUDAICA NEL SUO COMPLESSO (COMPRESO QUINDI ANCHEIL PROBLEMA SIONISTICO) E QUESTI POST DI WEHRWOLF ME NE FORNISCONO L'OCCASIONE.
    MI SONO PERMESSO DI MUTARE CONSEGUENTEMENTE IL NOME AL THREAD E NE CHIEDO VENIA ALL'AMICO WEHRWOLF.
    CHIEDEREI AGLI AMICI, ALMENO PER QUALCHE TEMPO, DI POSTARE QUI TUTTI I CONTRIBUTI E GLI INTERVENTI SULLA "CATHOLISCHE JUDENFRAGE": INTERVENTI CHE SPERO SARANNO IN SINTONIA CON L'ANTIGIUDAISMO TEOLOGICO (NON PROPRIAMENTE ANTISEMITA) DI QUESTO FORUM.

    UN CARO SALUTO AGLI AMICI


    GUELFO NERO

  10. #10
    Registered User
    Data Registrazione
    06 Mar 2002
    Località
    Bovezzo (BS)
    Messaggi
    305
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Giudei....

    Ciao Guelfo Nero.
    Ottimo l'amico der Wehrwolf.
    Sai come la penso sui giudei x cui megio non intervenire.


    cuoreverde

 

 
Pagina 1 di 15 1211 ... UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. La Questione delle questioni
    Di Guelfo Nero nel forum Tradizione Cattolica
    Risposte: 115
    Ultimo Messaggio: 16-06-20, 10:52
  2. Questioni di metodo e questioni strategiche
    Di Muntzer nel forum Comunismo e Comunità
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 02-02-10, 19:52
  3. Il sud non deve occuparsi delle questioni del nord
    Di alessandro74 (POL) nel forum Fondoscala
    Risposte: 73
    Ultimo Messaggio: 21-06-06, 00:17
  4. Attualità delle "Questioni del leninismo"
    Di Catilina nel forum Sinistra Italiana
    Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 20-12-02, 15:07
  5. Lenin e la questione delle nazionalita'
    Di pietro nel forum Comunismo e Comunità
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 26-04-02, 10:29

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito