"Io sono un Vescovo della Chiesa Cattolica Romana. Se denunciassi il Santo Padre, non solo non sarei Vescovo, ma neanche cattolico. Potete tagliarmi la testa, ma non chiedetemi mai di rinunciare alle mie responsabilità"
il Cardinale Joseph Kung
Ci sono anniversari che sono molto commemorati. Altri, invece, che ricevono un trattamento come fossero di classe “B” o “C”, o che sarebbe meglio – secondo certa mentalità – che fossero dimenticati proprio.
Ma parliamo chiaro. E’ doveroso ricordare i crimini di qualsiasi totalitarismo. Quello che resta dei campi di concentramento nazisti devono rimanere “ad perpetuam rei memoriam”, affinché non siano cancellati dalla memoria dell’umanità i crimini di Hitler. Lo stesso è anche vero per i crimini del comunismo, con l’aggravante che sono state vittime moltissime più persone, in moltissimi altri paesi (basta sfogliare il “Libro Nero” del comunismo). E ci sono paesi comunisti, come Cuba, Cina, Corea del Nord… dove i più elementari diritti della persona umana sono ancora calpestati. Sembrerebbe che c’è più paura per il drago morto che per quello che è ancora in vita.
Vediamo un esempio concreto dalla Cina.
L'8 settembre è ricorso il 50° anniversario dell'"ingiusto e brutale assalto alla Chiesa cattolica romana a Shanghai, quando il Governo cinese arrestò simultaneamente il Vescovo Ignatius Kung Pin-Mei, 21 sacerdoti, 2 suore e circa 300 cattolici romani perché praticavano la loro religione", ha ricordato il Presidente di "The Cardinal Kung Foundation" (www.cardinalkungfoundation.org ), Joseph Kung, in una lettera del 1° settembre scorso al Presidente cinese Hu Jintao e all'ambasciatore della Cina negli Stati Uniti, Yang Jiechi.
"Oggi, cinquant'anni dopo, commemoriamo e piangiamo in silenzio questa grande ingiustizia e tragedia che il suo Governo ha inflitto a questi innocenti religiosi e fedeli cattolici", tutti condannati a pene da 10 a 30 anni, "anche alla prigione perpetua", ha ricordato al Presidente Hu.
"Dal 1949, quando il suo Governo ha iniziato a guidare la Cina - prosegue la lettera di Joseph Kung -, decine di migliaia di Vescovi, sacerdoti, suore e fedeli sono stati arrestati per 5, 10, 20, 30 o perfino 40 anni.
Molti di loro, come il Vescovo Fan Xueyan de Baoding (34 anni in isolamento), sono morti in carcere. Alcuni di loro sono ancora in prigione o sono scomparsi dopo l'arresto. Molti sono stati liberati dopo un lungo periodo di detenzione. Alcuni di coloro che sono stati liberati vivono ancora in Cina, altri si trovano in altre zone del mondo. Alcuni, come il Cardinale Kung Pin-Mei e l'Arcivescovo Dominic Tang Yee-Ming di Canton (24 anni in prigione senza processo), sono già morti", ha aggiunto.
Vivi o morti, questi prigionieri "sono ancora considerati criminali perché le accuse contro di loro non sono state annullate da alcun Governo"; "ce ne sono migliaia come il Cardinale Kung, il Vescovo Fan e l'Arcivescovo Tang"; "tutti sono leali cittadini cinesi e amano la Cina", afferma la lettera. La Fondazione rinnova la richiesta che siano tutti "in maniera ufficiale e postuma scagionati dai cosiddetti crimini dei quali il Governo cinese li ha ingiustamente e falsamente accusati, alcuni cinquant'anni fa". Ugualmente, si chiede la liberazione di coloro che sono detenuti per motivi religiosi in prigione o in campi di lavoro. (cfr. “Corrispondenza Romana”, n.912 del 10 settembre 2005)
Segno vivente dell’universalità della Chiesa cattolica
Il Cardinale cinese Ignatius Kung , uno dei più straordinari pastori dei nostri tempi(*)
Fede incrollabile, gran devoto della Madonna, eroicamente fedele al Papa e alla Santa Chiesa, nemico intransigente del comunismo
Ignazio Kung (latinizzazione di Gong) Pin-mei nacque a Shanghai il 2 agosto 1901 in una famiglia cattolica da cinque generazioni. Entrò in seminario a 19 anni e fu ordinato prete il 28 maggio 1930. Benché prete diocesano, dedicò lunghi anni all'insegnamento nelle scuole cattoliche. Contemporaneamente alla presa del potere da parte dei comunisti a Shanghai, Kung fu nominato vescovo di Soochow il 9 giugno 1949. Il 15 luglio '50 fu trasferito a Shanghai e nominato amministratore apostolico di Soochow e Nanchino.
“Numerosi sono i motivi di timore di fronte al mio fardello di Vescovo”, ebbe a dire ai fedeli subito dopo l’elezione. “Voi sarete il mio cervello, voi sarete le mie braccia. Il nemico del genere umano e i suoi satelliti cercheranno senza dubbio di separarci o quanto meno di indebolire la nostre unione. Ma i suoi sforzi saranno vani: le porte dell’inferno non vinceranno”.
Si è dedicato al lavoro pastorale ed ha contribuito allo sviluppo della Legio Mariae (un gruppo di laici che diffonde la devozione alla Santissima Vergine Maria), dichiarata illegale dal governo come "associazione di spionaggio". Avvertendo che si restringevano sempre più gli spazi di libertà, cercò di preparare catechisti e numerosi giovani al sacerdozio.
Il suo esempio di fedeltà alla Chiesa e al Successore di Pietro, culminando nel rifiuto di fuggire dal paese quando più dura era la persecuzione subita dalla Chiesa e di riconoscere l'Associazione Patriottica Cattolica approvata dal governo di Pechino, costituì un modello di saldezza nella fede per molti cattolici cinesi.
Nel 1952 promulgò un Anno Mariano a Shangai, durante il quale promosse la recita del rosario e la devozione alla Madre di Dio.
“Potete tagliarmi la testa, ma non chiedetemi mai di rinunciare alle mie responsabilità"
Dopo qualche mese, fu condotto a uno stadio locale, dinanzi a migliaia di persone - molte di loro cattoliche -, "per confessare i suoi crimini". In quell'occasione, dando una eroica testimonianza della sua fede, gridò dinanzi al microfono che gli porgevano: "Evviva Cristo Re, evviva il Papa!". In diverse occasioni, gli fu offerta la liberazione immediata se avesse aderito alla chiesa di stato cinese.
"Io sono un Vescovo della Chiesa Cattolica Romana. Se denunciassi il Santo Padre, non solo non sarei Vescovo, ma neanche cattolico. Potete tagliarmi la testa, ma non chiedetemi mai di rinunciare alle mie responsabilità", fu la sua perentoria risposta.
Rimase in carcere per trent’anni senza mai piegarsi alle pressioni delle autorità affinché aderisse alla Chiesa patriottica e venisse meno alla fedeltà al Papa. Divenne così in tutta la Cina, per la sua umiltà e la sua fermezza di fede, il simbolo della fedeltà a Dio e alla sua Chiesa.
Rilasciato nel luglio 1985, fu tenuto agli arresti domiciliari fino al 1987, quando venne inviato negli Stati Uniti, ufficialmente “per cure”.
30 anni di carcere non avevano affievolito la fede e la fedeltà al Papa
La vita del cardinale Kung può essere sintetizzata da una canzone, un inno cantato dai fedeli in tutto il mondo. Nel 1985, quando fu rilasciato dopo 30 anni di carcere ed era ancora agli arresti domiciliari, il cardinale Kung incontrò il cardinale filippino Jaime Sin accorso in Cina appositamente per vederlo. Ma le autorità permisero solo che i due presuli si incontrassero nel corso di un pranzo con alcuni membri dell'Associazione cattolica patriottica e del partito comunista. A tavola fra Kung e Sin c'erano almeno venti persone. Alla fine del pranzo il cardinale di Manila propose che ciascuno dei commensali cantasse qualcosa, secondo la migliore tradizione del karaoke. Quando fu il turno di Kung, l'anziano vescovo intonò "Tu es Petrus e super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam" ("Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa").
Nell'imbarazzo, alcuni presenti cercarono di interromperlo ma lui continuò, fissando il cardinale Sin. L'arcivescovo di Manila poté così portare al mondo il messaggio che 30 anni di carcere non avevano del vescovo di Shanghai affievolito la fede e la sua fedeltà al Papa.
“Negli anni di prigionia – disse – ho pregato, ho fatto il Vescovo di questa città, condividendo le sofferenze del mio popolo. Con Dio il tempo non è stato sprecato”.
Nel suo primo Concistoro, il 30 giugno 1979, Giovanni Paolo II lo aveva eletto Cardinale, riservandosi la nomina “in pectore”, che fu resa pubblica solo nel 1991, non appena le autorità comuniste lo liberarono dalla prigionia. Nel riceverlo in udienza il 1 luglio 1991, il Papa affermò: “Eminenza, questo evento (la sua elevazione alla porpora) è un tributo alla sua umile perseveranza nella necessaria comunione con Pietro”.
Il 19 giugno 1999 Giovanni Paolo II inviava al Porporato un telegramma augurale in occasione del 50° anniversario dell’ordinazione episcopale e del 20° anniversario dell’elevazione alla dignità cardinalizia. Nel contempo il Santo Padre ricordava “la grazia donata alla Chiesa intera” attraverso la testimonianza “fedele al Vangelo” resa dal Porporato.
Il 6 luglio successivo il cardinale Ignatius Kung Pin-mei inviava al Papa un messaggio di ringraziamento. “Questo anno – scriveva – segna anche il 50° anniversario della persecuzione della Chiesa cattolica in Cina. Il clero e i fedeli sono grati che Nostro Signore Gesù Cristo abbia scelto gli ultimi dei suoi figli come testimoni della Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica. Attraverso la protezione amorosa di Nostra Signora di Sheshan, il numero dei cattolici in Cina è triplicato durante questo mezzo secolo di persecuzioni”.
“Il peggiore evento del secolo è la persecuzione religiosa in Cina che dura ormai da 50 anni”, ma “la Chiesa cattolica sotterranea è divenuta più forte”
In un’intervista all’agenzia Fides nel gennaio ’98 (probabilmente l’ultima da lui rilasciata), dichiarava:
“Sono nato ai tempi della dinastia Ching. Quando avevo dieci anni, vidi la nascita della Repubblica di Cina. Negli stessi mesi in cui venivo ordinato vescovo (ottobre 1949), la Cina diventò comunista e nacque la Repubblica Popolare cinese. Il peggiore evento del secolo è la persecuzione religiosa in Cina che dura ormai da 50 anni. La Chiesa cattolica romana ha 2000 anni di storia ed è riconosciuta in tutto il mondo. Tuttavia la Cina la considera un’organizzazione sovversiva. Negli ultimi anni, la Cina ha cambiato la politica economica e commerciale, ma non ha cambiato nulla nella sua politica di repressione religiosa. (…)
“La storia dovrà ricordare la ben salda fede della Chiesa cattolica romana cinese. Protetti da Nostra Signora di Cina, numerosissimi preti e fedeli, di cui alcuni molto giovani, non sono venuti meno ai loro doveri, sfidando prigione, spargimento di sangue e martirio. Non hanno tradito il santo Padre. Non hanno tradito Dio. Nei nostri lunghi anni di prigionia, abbiamo sperimentato l’amorevole compagnia di Dio. Noi, vescovi cattolici romani cinesi e tutta la Chiesa cattolica cinese, siamo grati a nostro Signore che ha voluto essere glorificato nella Chiesa cattolica cinese.
“Durante questo mezzo secolo di persecuzione, la Chiesa cattolica sotterranea cinese è divenuta più forte. Il numero dei fedeli è aumentato da 3 a 8 milioni. Questa è la prova che lo Spirito Santo guida e protegge la Chiesa sofferente.
“In Cina non abbiamo certo una situazione ideale o biblioteche ben fornite per i seminari non ufficiali, ma non è il benessere l’unico modo per nutrire la fede. La Chiesa sotterranea non ha certo facilitazioni. La fede dei seminaristi e dei fedeli cresce per il buon esempio dei loro vecchi sacerdoti e vescovi. La loro fede cresce nella preghiera e nel sacrificio quotidiano. Di conseguenza abbiamo sempre più vocazioni religiose in Cina.
“Quarant’anni fa, il governo comunista cinese fondò l’Associazione cattolica patriottica cinese, sperando di rimpiazzare la Chiesa cattolica romana. In più, il governo utilizzò la persecuzione nel tentativo di sradicare la Chiesa cattolica romana. Solo un piccolo numero di sacerdoti dell’Associazione patriottica ha accettato la nomina da parte del governo cinese, violando il Diritto Canonico per divenire una Chiesa scismatica da Roma, da parte del governo cinese. La Chiesa cattolica romana rimarrà in Cina per sempre. Il sangue dei martiri è germe della Chiesa. "Io sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Matteo 28, 20).
“I preti e i vescovi della Chiesa cinese sofferente vogliono rimanere saldi e fedeli nel loro dovere di obbedire al Santo Padre. Credo fermamente che la Santa Vergine avrà compassione per la Chiesa perseguitata. Salverà la Cina e la benedirà con ‘un gregge ed un Pastore’. Prima che tutto ciò avvenga, vi prego tuttavia, miei fratelli e sorelle in Cristo, di essere pazienti e stare al nostro fianco. Vi supplico di pregare per noi. (…) Voglio continuare ad appellarmi al governo cinese perché liberi tutti i vescovi cattolici, i preti e gli altri fedeli che sono ancora in carcere, riconosca la Chiesa cattolica romana e le permetta di annunciare liberamente la Buona Novella del Signore.”
“Un uomo per tutte le stagioni”
La morte dell’eroico Porporato ha suscitato vasta e commossa eco anche nella stampa internazionale. Il giornale “The Advocate”, per esempio, ha dedicato all’avvenimento un editoriale dal titolo: “Tutti possono imparare dalla lezione del Cardinale”. Questo editoriale sottolinea che anche negli Stati Uniti – “in esilio in libertà” – il Porporato “continuava indefessamente a lottare per porre fine alle persecuzioni dei cristiani cinesi”.
Un altro significativo editoriale gli è stato dedicato dal “Wall Street Journal”, intitolato “Un uomo per tutte le stagioni”.
(*) N.B.: questo articolo è in gran parte un’ampia rielaborazione dei servizi che sono apparsi su “L’Osservatore Romano” e l’agenzia internazionale vaticana “Fides”.
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