Dal "Corriere della Sera" - 30 Luglio 2002
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MILANO - «Sta passando l’idea che avendo la maggioranza ...
MILANO - «Sta passando l’idea che avendo la maggioranza parlamentare si può fare qualsiasi cambiamento. C’è una disinvoltura eccessiva e la gente deve prendere coscienza dei rischi a cui la nostra Costituzione, nella sua prima parte la migliore del mondo, è esposta». Dalla Forza Italia del ’94 - «quando Berlusconi parlava di partito liberale di massa, e io ero d’accordo» - alla battaglia per difendere la Costituzione. Otto anni dopo l’avvocato Vittorio Dotti, già deputato «azzurro» e prima legale Fininvest, parla da neo vice segretario del movimento Repubblicani europei guidato da Luciana Sbarbati. Quei repubblicani nati poco più di un anno fa dopo il congresso di svolta di Bari, che hanno detto no al passaggio del Pri di Giorgio La Malfa nel centrodestra.
Avvocato, davvero la prima parte della nostra Carta, quella che delinea i principi fondamentali su cui si fonda la Repubblica e regola i rapporti civili, etico-sociali, economici e politici, rischia di essere cambiata?
«Sono certo che non abbia gli anticorpi sufficienti a respingere le manipolazioni che possono trasformarla. Da quando c’è questa maggioranza si sente parlare spesso di revisione costituzionale mediante l’articolo 138. E a volte si fa cenno anche alla prima parte. Per evitare ogni rischio la nostra proposta è creare un’area di indisponibilità, che valga per questa e ogni futura maggioranza».
Come pensate di creare quest’«area di indisponibilità»?
«Con l’iniziativa legislativa popolare prevista dall’articolo 71. Con 50.000 firme possiamo anche noi proporre una legge di modifica costituzionale secondo il 138. L’obiettivo è modificare il 139 che dice che la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale. Vorremmo rendere "indisponibile" anche la prima parte della Costituzione. Oltre, naturalmente, all’articolo 139 così modificato».
A chi vi rivolgete con questa proposta?
«Chiediamo di condividere iniziativa e raccolta firme, che partirà a settembre, innanzitutto ai partiti dell’Ulivo e alla Cgil. Ma ci rivolgiamo pure al centrodestra: anche loro dicono di voler difendere la Costituzione».
Come giudicate il rientro dei Savoia?
«C’è un dibattito in corso. Alcuni pensano ad iniziative anche di tipo referendario contro, altri - e io tra questi - ritengono che sia l’occasione per riaffermare la salvaguardia degli ideali repubblicani. Tornino pure ma da privati cittadini. Il movimento è unito nel contestare l’aria limacciosa di revisionismo storico che ha accompagnato l’abolizione della norma che impediva il rientro».
Che ne pensa della scelta di Giorgio La Malfa?
«Credo che abbia dato sfogo al disagio a cui era sottoposto il Pri da parte dei grandi partiti dell’Ulivo. Però a tutto c’è un limite: andare nel centrodestra no. Non si possono barattare le grandi tradizioni politiche dei repubblicani con la visibilità, si smentisce la propria essenza. Penso alle battaglie del padre contro Sindona e all’assenso del figlio, da presidente della commissione Finanze, alla legge lassistica che depenalizza il falso in bilancio...».
Enrico Caiano