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Discussione: Tibet

  1. #1
    Hanno assassinato Calipari
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    Predefinito Tibet

    http://science.slashdot.org/comments...36193#13536354

    there are two facts you may miss: China has been existing as a unified country since when Qin the first Emperor setup the Qin Dynasty. Ever since China has adopted a centralized political system, and has taken a world-leading role interms of cultrue and economy in most of the human history, only stepped down about 200 years ago when they refused to adopted the capitalist economy. Today's govenment is a also centralized. That's not wrong. It's not a perfect system, but it helped China survive thousands of years, more that any other country in the world. Tibet has been part of China more than at least 300 years ago in Qing Dynasty. Today's tibet are not oppressed by any one, but are threatened by swamps of tourists all over the world. In fact Tibet is one among over 30 provinces that accepts most fund from the central government. China in its long history proved to be a peaceful country. Almost never invaded any neighbours, instead, attracts its neighbors with more advance culture and economy.

    ---

    Tanto per far memoria

  2. #2
    Hanno assassinato Calipari
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    Predefinito

    Altro interessante intervento:

    Re:Peaceful China or expansionist totalitarian bul (Score:1)
    by tomgee (902397) on Monday September 12, @109PM (#13543664)

    It's funny and too hasty for you to call it a propaganda and urge me to grow a conscience.

    I am not a communist, I don't work for Chinese government, I don't even for a Chinese company.

    You should first seperate communism from China while throwing stones.
    Communism is a philisopy stemming from Europe and be introduced to China early last century. The Party that believes in it leads the current government over China.

    China, as nation, has history thousands of years, with a different culture and tradition other than Westtern ones.

    I won't talk to you about communism here, but Chinese only.

    Being big is not an original sin. it does not necessarily means invasion and robbery.

    The Great wall, which was built around 2500 years ago and lasts till today, was completely a defense project from the northern momadics.

    Early than 400 B.C, Chinese ancient thinker has advocated the idea of "attracting, not attacking".
    this idea has been one of the respected in the majority of the history. As a matter of of fact, if you really care to know, most wars in the history are out of defense. In a simplified pattern, That The nomadics eventually become part of China is primarily out the "attracting" cultrue. This also explains why ,as a multi-cultrue nation of 56 minorities, there's no minoritie conflicts at all.

    At least about 300 years ago, Tibet was an administrative region of Ch'in Dynasty, The titles Dalai Lama and BanChan(the two highest leaders in Tibet Region) was designaed by the Emporer Kangxi. It had kept the pattern until early in the 20th century, when the whole China was fallen to half-colony itself that there was local forces across China(including Tibet). When the communists defeated, in a civil war, the US-supported Nationalist government and drove them to Taiwan Island under the direct protection of US No.7 Fleet, The new government started to recover the national orders by sweeping local forces,in cluding Tibet. But contrary to what you said, there was no war in Tibet, It was a peaceful reclaimation in about 1950. Later In 1959, Dalai, out of his politic ambition, could not persuade the other leader, BanChan, into rebellion and went out of China by way of India. It was 9 years after you so-called invasion.

    What's most ironic is that MILLIONS of tibetan are enjoying lives peacefully in their land, you choose to believe few hundred of the followers of a rebellion political leader.And the apparant facts proved by just one flight-ticket! you can go to Tibet as freely as you can go any where in China.

    You may not have do that if you are just setting up a website to make a living in the name of Tibet. It surely earns you some fund by the propaganda of the Tibet.

    By the way, you exaggerate the difference between Chinese and Japanese and Korean. Although they are not in a good relationship now. Japanese learn from Chinese to create their own language in Tang Dynasty, So did Korea. They are in fact 3 subsideries of one culture. Many modern Korean or Japanese habits are older-day's Chinese ones.

  3. #3
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    Ridicolo e grottesco.
    Il liberalismo è la suprema generosità.

  4. #4
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    UN altro modo di vedere la cosa.

  5. #5
    Hanno assassinato Calipari
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    Originally posted by Ortega
    Ridicolo e grottesco.
    in quali parti?

  6. #6
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    Cito:


    "Per un certo periodo di tempo La Rivoluzione Culturale, o per meglio dire la “rivoluzione totale per l'instaurazione della cultura della classe lavoratrice” rappresentò un mito, il tentativo di costruire un comunismo “diverso” e non burocratico. Venne invece presto dimenticata per i suoi retroscena e le sue componenti che non potevano conciliarsi con quelle di una sinistra “rivoluzionaria”.

    Nel 1958 il regime maoista decise di dare un radicale cambiamento al paese che avrebbe consentito il “Grande Balzo in avanti” e il superamento della Gran Bretagna nel campo siderurgico. Tale cambiamento doveva essere realizzato attraverso un più rigido inquadramento della società, una organizzazione militarizzata del lavoro, e uno spostamento di enormi proporzioni di manodopera dal settore agricolo a quello industriale.

    Il risultato di tale operazione fu la grande carestia degli anni 1959-61, l’impoverimento della società, e la produzione di massa di beni strumentali inservibili. Massimo responsabile dell’iniziativa fu il presidente Mao, il Timoniere, che venne contestato da quella parte più moderata del partito che sosteneva la necessità di un maggiore equilibrio fra scelte economiche e politiche. Negli anni successivi prevalse una maggiore moderazione nel campo economico, concedendo ai contadini piccoli margini di libertà. Tale politica provocò malcontento fra i fedelissimi di Mao, che aveva dovuto abbandonare la carica di presidente della repubblica, e a metà degli anni Sessanta si scatenava un grande scontro politico che attraverso il ricorso ai giovani e successivamente ai militari riportò Mao nell’indiscussa posizione di leader.

    Egualitarismo e sottomissione dell'individuo alla collettività e allo stato, oltre che il disprezzo della cultura, furono le principali caratteristiche della rivoluzione culturale. Uno degli obbiettivi del nuovo movimento era la lotta ai burocrati, ma si deve ricordare che Peng Te Huai e Liu Shao Chi, principali vittime degli estremisti, non appartenevano a tale categoria ma furono esponenti di spicco, insieme a Deng Tsiao Ping, della rivoluzione negli anni precedenti alla istituzione della repubblica popolare. Secondo Lin Piao, giustamente considerato il massimo esponente del movimento politico di quegli anni, “La grande rivoluzione culturale proletaria mira ad eliminare l'ideologia borghese, a radicare l'ideologia proletaria, a rimodellare l'anima del popolo, ad estirpare le radici del revisionismo, a consolidare e sviluppare il socialismo”[1]. Ma il maggiore impegno del regime era orientato verso la creazione di una società disciplinata. Secondo l'ex cancelliere tedesco Helmut Schmidt la vita sociale e politica cinese risultava essenzialmente anonima, e al termine della sua visita in quel paese concluse che “[oltre alle rappresentazioni teatrali] molte altre cose non mi sono piaciute: i rapporti interumani fra le diecimila persone che vivevano nella comune popolare Stella Rossa, gli altoparlanti che per tutto il giorno frastornavano con i loro slogan politici i passanti nelle vie principali di Urumqi, l'uniformità dell'abbigliamento; e mi ha letteralmente scandalizzato la sfrontatezza con cui l'individualità veniva soffocata”[2].

    Vittime principali della grande mobilitazione furono nuovamente come negli anni Cinquanta gli intellettuali; scuole, università, centri culturali e librerie vennero chiuse e gran parte del personale docente e degli studenti vennero inviati al lavoro agricolo nelle province più remote. Secondo la testimonianza del diplomatico francese Alain Peyrefitte i corsi di indottrinamento e le discussioni sui luoghi di lavoro che dovevano sostituire l'insegnamento “neutro” costituirono la ripetizione meccanica e acritica di slogan politici e la condanna dei comportamenti ritenuti “asociali” o in contrasto con le direttive superiori. Per i capi della nuova rivoluzione le discipline scientifiche e le capacità professionali dell'individuo non avevano alcuna importanza né dal punto di vista speculativo né da quello pratico o economico; così secondo Radio Pechino l'agricoltura necessitava più di uomini indottrinati che di esperti, “I raccolti abbondanti” sosteneva l’emittente “non vengono né dal cielo né dalla terra, ma dal pensiero di Mao Tse Tung”[3]. Tale concezione ebbe effetti fortemente negativi sull'economia del paese, e favorì una serie di altri fenomeni come la distruzione del patrimonio storico-artistico e la chiusura totale verso qualsiasi influsso culturale straniero.

    Una descrizione dettagliata della rivoluzione culturale, dell'attività del movimento delle Guardie Rosse, del loro puritanesimo e della loro xenofobia, è stata lasciata dal giornalista inglese Paul Johnson: “Le bande di scalmanati che infestavano le strade afferravano le ragazze con i capelli lunghi, avvolti in trecce, e li tagliavano; ai ragazzi venivano strappati i pantaloni di foggia straniera. Ai parrucchieri venne intimato di non tagliare i capelli a coda d'anatra, ai ristoranti di semplificare i menù, ai negozi di non vendere più cosmetici, vestiti con gonne a spacco, occhiali da sole, pellicce ed altri articoli di lusso. Le insegne al neon vennero spaccate. Nelle strade bruciavano grandi falò di merce proibite... Le Guardie Rosse fecero chiudere sale da tè, caffè, teatri indipendenti e tutti i ristoranti privati; interruppero l'attività di suonatori ambulanti, acrobati e attori girovaghi; vietarono matrimoni e funerali, le passeggiate mano nella mano, e il gioco degli aquiloni”. Tale situazione è confermata in un comunicato del Quartiere Generale delle Guardie Rosse, in base al quale venivano proibiti esplicitamente gli articoli da regalo, il commercio di fiori e pesci rossi, le merci straniere, l'affitto di libri, l'uso delle bare, e gli studi medici privati; venne combattuta in altri termini “la decadenza e l'oscenità che avvelenano e corrompono le menti” come affermò Chiang Ching, la moglie di Mao, che per un certo periodo di tempo volle dirigere la vita culturale del paese. Un altro elemento emergeva dal grande movimento di massa, la tendenza ad etichettare gli esseri umani in base alla loro provenienza, i figli di uomini sospetti e di elementi controrivoluzionari non potevano essere mai messi alla pari con i figli del popolo. Le testimonianze di efferatezze compiute in quel periodo sono numerose; molti accusati erano costretti a percorrere le strade del paese con cartelli sui quali era scritto frasi tipo “elemento controrivoluzionario”, “rifiuto umano”, “figlio di cane”, venivano percossi e in alcuni casi ammazzati, oppure inviati al lavoro forzato. Secondo l'agenzia France Press, 400.000 furono le persone uccise deliberatamente o in seguito ai maltrattamenti subiti, ma secondo altri autori le vittime furono circa un milione.

    Abbastanza interessante è notare come sostiene Jean-Louis Margolin che “L’immensa energia di quelle decine di milioni di givani fu puramente distruttrice: quando per brevi periodi è vero, riuscirono a impadronirsi del potere non se ne fecero assolutamente niente, e non modificarono in alcun punto di rilievo i principi base del totalitarismo imperante”.

    Molte delle vicende politiche del paese e della dirigenza politica risentivano delle ambizioni personali di Mao come messo in luce recentemente dalla grande biografia scritta dal medico personale del Grande Timoniere, e una conferma la si può trovare nella involuzione degli scritti di Mao che se nel periodo di Yenan insisteva sulla umiltà del militante comunista e sul suo legame con il resto della popolazione, negli scritti successivi prevale il senso di subordinazione dell'individuo alla collettività e allo stato. Come molte altre dittature del nostro secolo le restrizioni politiche non colpivano solo la società ma anche lo stesso partito al potere che cessò nel corso degli anni di essere luogo di dibattito politico.

    Verso l'autunno del '67 il movimento delle Guardie Rosse si divise in diverse formazioni, portando il paese sull'orlo del caos e della guerra civile; la dirigenza politica ritenne allora di utilizzare le forze armate per riportare l'ordine nel paese, e lo stesso Mao giustificò l'azione militare ricordando che “I soldati non sono altro che operai e contadini che indossano l'uniforme”. Lin Piao, ritenuto il numero due del regime, venne accusato di complotto e trovato morto in un misterioso incidente aereo, mentre molti dei giovani militanti che non intendevano ubbidire alle nuove direttive vennero inviati, come in precedenza le loro vittime, al lavoro agricolo nelle province interne del paese. "


    Questo è il regime (e il leader) che hanno accomunato il Tibet al triste destino del resto della Cina. Qualunque studio si faccia sui mali del Tibet premaoista, con tutti i difetti che può comportare una società arcaica e superstiziosa, non eguaglieranno mai ciò che è successo dopo.

    Milioni di tibetani vivono felici...Il tibet è stato (viene tuttora) non solo invaso, ma continuamente colonizzato da militari e civili cinesi, che hanno facile gioco a prevalere in una regione storicamente poco popolosa. Attualmente i tibetani etnici sono già una minoranza, il resto sono cinesi (che oltretutto sono ai vertici di esercito e amministrazione, e che hanno in mano le leve del potere economico) e meticci sinotibetani, spesso frutto di stupri, privi ormai di identità nazionale. Questo si chiama genocidio.

    Il fatto che tanti turisti vadano giojosamente a fare il pieno di spiritualità new age fa il gioco del regime cinese, felice di rimpinguare i propri capitalisti. I monasteri -solo recentissimamente riaperti, quelli rimasti in piedi- servono appunto a questo, sono la loro disneyland.

    Il fatto poi che anticamente il tibet posa essere stato nella sfera politica cinese (probabilissimo e forse necessario, per una civiltà come quella tibetana, priva di tradizione guerriera) può cancellare l'individualità etnica, culturale, religiosa della nazione tibetana, che la rende NAZIONE distinta e col diritto ad autodeterminarsi? Prima dell'invasione in Tibet di cinese non c'era manco l'alfabeto...
    Solo l'ideologia dei cinesi contemporanei -che poco ha a che spartire con Confucio- può sostenerlo, perchè al di là delle patine comunisteggianti è semplicemente un nazionalismo espasperato e aggressivo.
    Il liberalismo è la suprema generosità.

  7. #7
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    Originally posted by Ortega

    Il fatto poi che anticamente il tibet posa essere stato nella sfera politica cinese (probabilissimo e forse necessario, per una civiltà come quella tibetana, priva di tradizione guerriera) può cancellare l'individualità etnica, culturale, religiosa della nazione tibetana, che la rende NAZIONE distinta e col diritto ad autodeterminarsi?
    Tu parti dall'assunto che la maggioranza dei tibetani vogliano autodeterminarsi. È così?

    Non è il motivo per cui alcuni di sinistra hanno appoggiato l'intervento contro i talebani in Afghanistan, l'assoluta mancanza di qualsiasi forma di diritto? Per i tibetani dovrebbe essere diverso?

    Vedo una contraddizione.

    Per la precisione, io non prendo nessuna delle due parti. Il mio è un ragionamento sui punti di vista diversi.

  8. #8
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    L'invasione cinese ha solo TOLTO loro diritti: alle libertà di religione, associazione, pensiero, di conservare la propria identità, solo per citarne alcune, ma in primis al banale diritto a non essere uccisi e a non vivere nel terrore della repressione.Tutte cose assenti nel sonnolento ma pacifico governo lamaista, che basava la sua autorità (con ambiti di intervento più che altro ridotti alle questioni religiose, alla politica estera e alla risoluzione delle controversie) sulla spontanea venerazione dei fedeli buddisti e non su armi, deportazioni e libretti rossi.

    mi sembra francamente insultante avere il dubbio che i tibetani rifiutino di autodeterminarsi, come tanti bamboccetti pronti a sottomettersi al primo che capita, in cambio di morte e distruzione e colonizzazione per giunta. I tibetani si sono opposti, ma loro resistenza è stata travolta facilmente, data l'insostenibile sproporzione con la cina per numeri ed equipaggiamento; dopo è stato instaurato un' amministrazione fantoccio della nova "provincia", "consigliato" dalla presenza dell'armata occupante che oltretutto teneva ostaggio il lama (bambino). I tibetani che potevano sono fuggiti in India, gli altri hanno dovuto subire, una piccola minoranza ha anche tentato la resistenza armata.
    Il liberalismo è la suprema generosità.

  9. #9
    Hanno assassinato Calipari
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    Originally posted by Ortega
    L'invasione cinese ha solo TOLTO loro diritti: alle libertà di religione, associazione, pensiero
    Prima c'erano?

  10. #10
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    La religione buddhista è notoriamente la più tollerante e non violenta di quelle esistenti (è sentito come peccato persino uccidere insetti). Se non vi erano formaliter, ossia dichiarati in una carta costituzionale (dato che queste sono il frutto di una secolare evoluzione avvenuta nei paesi occidentali) i diritti materialiter esistevano, protetti da tabù religiosi contro l'uso della violenza. Se poi si fa (come storicamente si DOVREBBE fare, onestamente parlando) un paragone con ciò che gli ha portato in dote la Cina...ma meglio che non se ne parli.
    Il liberalismo è la suprema generosità.

 

 
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