Continua la criminalizzazione di un certo tipo di alimentazione e, sebbene da un punto di vista puramente nutrizionale e salutista è necessario cambiare delle abitudini alimentari che si sono radicate nei paesi più sviluppati, è altrettanto inaccettabile il modo che si è scelto per perseguire questo obiettivo. La decisione presa in Texas di proibire ai ragazzi di portare a scuola merendine e patatine, con tanto di perquisizione annessa per verificare il rispetto del divieto, è solo la punta di un iceberg sempre più dirompente. In un simile contesto non ci possiamo stupire, quindi, se una serie di avvocati hanno fiutato una buona occasione di far soldi spingendo i “ciccioni” e gli amanti del cibo dei fast food a citare in giudizio proprio le più grosse catene di fast food quali responsabili della loro obesità.
Sembra pura follia, ma è esattamente quanto sta accadendo negli Stati Uniti dove i legali chiederanno risarcimenti per milioni di dollari. E non è sufficiente rammentare che nessuno ha mai obbligato i clienti dei vari Mc Donald’s o Burger King a mangiare patatine o hamburger, perché come ha dichiarato un avvocato, queste catene realizzano trappole, facendo cose appetitose per far cascare la gente più debole. Che in America sono quantificate in circa 300.000 persone all’anno, tanti quanto sono i nuovi obesi.
Per l’accusa i fast-food offrono tutti i giorni ai loro milioni di clienti «cibo-spazzatura» (il cosiddetto "junk food"): hamburger di tutti i tipi, patatine fritte stra-unte, dolcetti grassi e bevande formato famiglia. Gli avvocati studiano la situazione - spiega sul «Los Angeles Times» il professor Jonathan Turley, che insegna Legge alla «George Washington University» - , «per colpire le catene di fast-food: dopo le cause miliardarie contro le multinazionali del tabacco, ora si concentrano contro di esse». Una buona occasione per farsi pubblicità e magari spillare qualche miliarduccio alle catene chiamate in causa: McDonald, Burger King, Wendy's e Kentucky Fried. La clamorosa azione legale è stata portata avnti da un uomo di 57 anni, che sottolinea: "McDonald's, Wendy e Kfc hanno compromesso la mia salute. E' solo colpa loro se peso 113 chili, se non riesco a dimagrire, se il grasso in eccesso mi ha causato problemi di salute".
Bisogna segnalare che le grandi catene di fast food sono da tempo impegnate in una campagna di educazione alimentare, tanto che in Francia nei mesi scorsi Mc Donald’s è arrivata a produrre una pubblicità che dagli operatori di marketing è stata vista come un vero autogol laddove si invitavano i genitori a non esagerare con i prodotti offerti nei propri ristoranti e portando i figli non più di una volta la settimana; ma evidentemente l'iniziativa non è ritenuta sufficiente da chi ha visto la possibilità di fare un vero e proprio affare traendo dalla propria obesità almeno un vantaggio economico.