L'ESSENZA DELLA MASSONERIA ITALIANA: IL NATURALISMO
1) LA RELIGIOSITÀ MASSONICA
Nei discorsi e nelle pubblicazioni massoniche si parla, a volte, di "religiosità massonica", con un senso, a prima vista, abbastanza piano e in modo apparentemente plausibile. Ma chi voglia approfondire l'argomento troverà che le parole "religione" e "religiosità" sono usate dai Massoni con un senso particolare e con significati talvolta diversi.
È noto come nelle adunanze massoniche sia fatto divieto di discutere di religione e di politica. Evidentemente, in questo caso, la parola "religione" è usata nel senso di credo o specifica fede positiva.
È frequente e dichiarato, d'altra parte, il proposito di emancipare gli spiriti da ogni forma di coercizione religiosa. E tuttavia, ecco la Massoneria proporsi tutta piena di spirito religioso e dichiarare che la religiosità è la sua essenza: "l'essenza della Massoneria è tutta nell'anelito dell'anima a sollevarsi verso la perfezione, ad ascendere verso la Luce, a mettersi in contatto con Dio. Ogni atto del Massone - in quanto Massone e vero Massone - è impregnato di cotesta essenza" (ERNUM, gen. 1947, 6). Anzi alla sua scuola, come scriveva Giordano Gamberini, "di un reale sacerdozio è investito il Libero Muratore, di un carattere indelebile che lo costituisce in eterno sacerdote secondo l'ordine della verità e della virtù. Un sacerdozio di spirito ben distinto e superiore a quello che riposa sulla legge". (ACMA, 1948, 40).
Può parlarsi, dunque, di "religiosità massonica"?
Nel consultare le fonti massoniche, la prima impressione che se ne riporta non è certamente quella della chiarezza d'idee.
Non sono pochi gli scrittori recisamente decisi a considerare la Massoneria come una religione vera e propria:
"... vien fatto di chiedersi se la Massoneria non sia una religione: rispondo nettamente che la Massoneria è la Religione" (GORMA, 27). "La Massoneria vera... è una Scuola, una Religione, un modo di vita... cui bisogna conformarsi in pensieri ed opere" (RAMA, mar. mag. 1949, 27-28). E ancora: la Massoneria è "una religione laica" (LASP, 99), una "religione di pensiero" (Adriano Lemmi, in LV, 1955, 224), "è una istituzione profondamente religiosa" (Ugo Lenzi, in BGO; 1951, 50), "la più grande, la più bella, la più nobile, la più civile di tutte le religioni!" (Ugo Lenzi in BGO, 151, 51), anche perché chi "ha chiesto di entrare in questo Tempio, ha compreso che è uscito da un altro Tempio, dove si adoravano gli dei falsi e bugiardi" (Ugo Lenzi, in BGO, 1951, 50) e dove non trovava, quindi, la propria soddisfazione del bisogno religioso.
Fermiamo ora, brevemente, la nostra attenzione in materia su un'affermazione fatta dal Prof. Lino Salvini attuale Gran Maestro dal 21 marzo 1970, a Roma, il 5 ottobre 1970, in una conferenza stampa "organizzata in tutta fretta".
Alla domanda d'un giornalista, per quale ragione le donne non siano ammesse alla Massoneria Giustinianea, pur rendendosi conto dell'importante ruolo che la donna ha oggi nella società moderna, riteneva che l'esclusione è dovuta al fatto che la massoneria è un "rito religioso di tipo solare" e quindi (?) nessuna donna può partecipare (LA NAZIONE, 16 ott. 1970, 8).
Questa che, a prima vista, potrebbe sembrare una... battuta, ha, massonicamente, un significato tutto particolare.
"Il neofita (in qualunque Loggia sia ricevuto Apprendista) è nominato membro attivo della Rispettabile Loggia di S. Giovanni" (FLR, 94).
Quindi "i Massoni in molte circostanze e particolarmente in questa hanno usato la parola Giovanni per rappresentare allegoricamente il sole" (FLR, 95).
Il Farina, prescindendo del tutto dal significato ebraico del nome Giovanni - Ieocanan, "Il Signore è propizio, il Signore ha fatto grazia" - si sforza di ritrovare l'etimologia del nome Giovanni e pensa di averla trovata in "Giano", nome sotto il quale i Romani adoravano il sole (FLR, 36).
Quindi si permette di "concludere che in un'epoca in cui il cattolicesimo era ad un tempo fede dominante e dominatrice, gli adoratori del sole abbiano nascosto il nome del loro Dio sotto quello di un santo, per celebrarne più liberamente le sue feste. Infatti le feste di Janus e del sole corrispondono esattamente alle due feste di S. Giovanni" (FLR, 36), cioè nel Solstizio d'Estate, 24 giugno, e in quello d'Inverno, 27 dicembre, particolarmente solennizzate dai Massoni.
"L'esaltazione e la rinascita dell'astro del giorno non potevano necessariamente non essere le principali feste dei Figli della Vera Luce" (FLR, 37).
La posizione stessa dei Dignitari di Loggia si richiama al sole. Il 2° Sorvegliante siede al sud "per meglio osservare il sole al suo meridiano" (FLR, 52); il 1° Sorvegliante siede all'occidente "per osservare il sole quando perviene al suo tramonto" (FLR, 52); il Venerabile invece siede all'oriente perché "come il sole appare in Oriente per dar principio al giorno ed illuminare la Terra, così il Venerabile siede all'Oriente per dirigere i lavori ed illustrare la Loggia istruendo i Fratelli con il lume della sua scienza" (FLR, 52).
Lo stesso Gran Maestro Salvini, del resto, comincia così una sua recente Balaustra (= Lettera): "Il Solstizio d'Estate ci trova soddisfatti del lavoro compiuto" (RIMA, lu. 1971, 413).
Come vedremo meglio in seguito, secondo il Machey, citato da Arthur Preuss (A Study in American Freemasonry, pg. 120 ss.), "al sole, come rigeneratore e vivificatore di tutte le cose, si deve attribuire il culto fallico che formava una parte principale dei misteri".
Forse è questa la ragione per cui il Grande Oriente d'Italia (Palazzo Giustiniani) "inizia solamente uomini" (Costituzione 1968, art. 13).
Ci rimane solo una curiosità: vorremmo sapere di che "tipo" sia il "rito religioso" praticato dal Capitolo Mediterraneo n. 1 dell'Ordine della Stella d'Oriente di Napoli (RIMA, 1967, 143 e 1970, 44), dal Tirrenia Chapter n. 2 di Livorno (RIMA, 1971, 48) dal Capitolo Minerva di Roma (RIMA, 1971, 223), dal Capitolo Sirio di Pesaro (RIMA, 1972, 320) e dal Capitolo Beatrice di Firenze (RIMA, 1973, 43), associazioni paramassoniche composte di sole donne e dipendenti da Palazzo Giustiniani.
Ma continuiamo l'argomento del quale stavamo trattando e vediamo che non meno recise sono le affermazioni di autorevoli Massoni, perfettamente contrarie a quelle sopra riportate.
"... La Massoneria in quanto è istituzione umanitaria non risale fino a Dio - non è una religione; è una istituzione puramente umana" (Ulisse Bacci, in RIMA, sett. 1876, 4); "La Massoneria non è una religione... Essa ammette nel suo seno uomini professanti tutti i culti e tutte le religioni educandoli alla tolleranza e allontanandoli dal fanatismo e dalla superstizione" (FLR, 14); "Agli uomini per i quali la religione è la consolazione suprema, la Massoneria dice: Coltivate la vostra religione senza ostacolo, seguite le aspirazioni della vostra coscienza. La Massoneria non è una religione, non è un culto;... la sua religione riposa tutta intera in questa bella massima: Ama il tuo prossimo" (FLR, 34).
Interviene, con piglio chiarificatore, il prof Lucio Lupi: "Se per religione deve intendersi soltanto confessione positiva, dogmatica e fideistica in senso stretto ... noi non siamo certamente in questo caso una religione e non siamo dotati di spirito religioso. Ma dovrebbe essere noto ... come ... esiste altresì un libero teismo o teismo naturale che si incentra e risolve in un non meno fervoroso spirito di religiosità ... Non si può misconoscere come la religione naturale, il libero teismo, il teismo stesso, se si voglia, si elevino alla più alta spiritualità, alla più alta soggettivazione dell'esperienza del divino" (LURG, 51-53).
Come si vede, il Lupi non chiarisce nulla: espressioni come "religione naturale", "teismo naturale" e "libero teismo" sono solo espressioni fumose.
Più che cercare lumi in dichiarazioni di comodo, è opportuno esaminare di quali contenuti venga riempita questa pretesa religiosità.
L'esame, anche superficiale, delle fonti massoniche, chiarisce il perché di tanta incertezza e genericità in tema di religione e di religiosità. Innanzi tutto, la religiosità massonica non è ancorata a canoni e principi fondamentali che consentano salde convinzioni; poi, motivo ancor più valido, è che tale genericità è voluta per permettere una comodità di manovra ed un'elasticità di convinzioni che torna a vantaggio solamente di chi la propugna.
Per religione, diceva Ugo Lenzi, deve intendersi "non solamente l'atto di fede in un corpo di dottrine e di credenza ben definite e rivelate, ma anche l'anelito che rilega insieme le anime desiderose di penetrare, con libera indagine, quest'immenso mistero dell'universo, e conoscere la ragione delle cose ... ; quest'interno affanno (che) chiede al raziocinio della mente e alle scoperte delle scienze naturali gli elementi atti a squarciare il velo che copre i grandi misteri dell'universo" (Citazione da CAP, 3, 38: Commemorazione di G. Carducci. Bologna 1952, 12-13). Dunque il fulcro della religiosità massonica starebbe nel "raziocinio della mente" che "con libera indagine" penetra il mistero dell'universo e che con le "scoperte delle scienze naturali" squarcia il velo che copre "i grandi misteri dell'universo".
Col Lenzi è d'accordo, sostanzialmente, l'oratore della Loggia Ausonia di Torino che, il 25 nov. 1963, teneva una conferenza sul "Carattere religioso della Massoneria".
L'oratore passava "più che a definire a considerare che cosa debba intendersi per religione; egli si è dichiarato propenso ad accedere alle seguenti concezioni: la coscienza del mistero dell'universo; questo mistero che avvolge l'esistenza di tutta l'umanità, che né la scienza né la filosofia né la ragione hanno spiegato, rappresenta nello stesso tempo l'aspirazione ad una elevata contemplazione dell'infinito e dell'assoluto" (BGO, feb. 1964, 10).
Così la religione "é manifestazione squisitamente soggettiva", per cui l'uomo solo mediante la ragione "e non già attraverso la fede e la immaginazione" apprende la verità e la volontà di Dio (Citaz. da CAP, 3, 38; P. Astuni Messineo, La Massoneria svelata al popolo, Roma, 1944, 61; VF, 27 dic. 1946, 37).
S'intendono ora meglio certe dichiarazioni massoniche per le quali la religione ha da essere "Religione umana" (LV, 1955, 404), "religione radicata nella natura e quindi razionale e universale" (LV, feb. 1954, 14) o, come si esprimono le Costituzioni di Anderson del 1717, quella "sulla quale tutti gli Uomini sono d'accordo" (GORCF, 16). La Massoneria, infatti, "quantunque non prescriva dogmi, suppone tuttavolta certe verità fondamentali che sono nell'umana natura, riconosciute dalla ragione, senza che sia perciò obbligata a sottomettersi ad una autorità fuori di lei" (MRAI, 15).
I passi riportati fanno già chiaramente intendere come, dai Massoni, la ragione ed il razionale siano considerati l'unico criterio di verità, persuasi, come dicono di essere, che "la Massoneria ha in sé tutti gli elementi più puri ed elevati, per la soddisfazione delle brame spirituali" (LV, 1957, 17).
Tale persuasione scaturisce agevolmente dalle dichiarazioni degli scopi che la Massoneria si propone: "Fine ultimo della Massoneria è che le frontiere si abbassino davanti alla ragione umana" (FLR, 15); "Il Libero Muratore ritiene perciò fondatamente che il dovere dell'uomo e della donna di pensiero sia di porsi al di fuori e al di sopra della posizione asofa e preconcetta e di raccogliersi con tutte le sue forze, spirituali e mentali, sul terreno della ricerca, che è per lui la sola, vera prassi di religione" (LURG, 41).
È naturale che, con un simile orientamento e, soprattutto, con un'accezione del concetto di "religione" così poco ortodosso, l'atteggiamento della Massoneria verso le religioni positive in genere e verso il Cattolicesimo, in particolare, non sia precisamente quello d'una benevola comprensione.
Tale atteggiamento, che, in pratica, è di stizzoso ed ottuso disprezzo, viene, in teoria, giustificato, con amene argomentazioni: "Qual è il carattere universale di ogni religione?", si chiede il Farina, che risponde: "È di rispondere allo stato intellettuale dell'epoca. Ogni religione rimpiazza un culto più grossolano ed essa è rimpiazzata a sua volta ... ... Tutte sono state concepite per rispondere allo stato sociale di un'epoca: tutte sono state passeggere: una sola forza è costante: il lavoro dell'intelligenza. È per questo lavoro che i governi e le religioni ed ogni altra istituzione sono stati adoperati e poi scacciati" (FLR, 242).
Così, apocalitticamente, afferma un non meglio identificato "Joannes" nell'editoriale della Rivista del Gruppo Gnostico di Firenze: "Stiamo vivendo la drammatica fine dell'Era Cristiana ed è urgente per tutti noi affrontare la responsabilità della nostra evoluzione..." (CONOSCENZA, mag. giu. 1970, 3 - corsivo nostro).
Anche il Prof. Tommaso Palamidessi, fondatore e direttore di "Archeosofica" - Scuola esoterica di alta iniziazione - scrive da Roma, il 12 novembre 1970: "L'Archeosofo e l'Archeosofa sono autentici apostoli del terzo millennio, l'Era del Cristianesimo esoterico, del Cristianesimo totale, e questo è il momento giusto per iniziare il nostro incarico che viene a noi dal Graal" (corsivo nostro),
Ci tornano in mente, e ci sia permesso ripeterle, le parole del monatto a Renzo: "Và, và, povero untorello ... non sarai tu quello che spianti Milano" (Pr. Sp., c. 34). Ma è molto più importante il fatto che i suddetti signori hanno dimenticato quanto disse, ai suoi Apostoli, Uno più grande di tutti noi, Gesù Cristo: "Oramai io sono con voi sino alla fine del mondo" (Mt. 28, 20).
Per tornare al Farina, ed alle sue concezioni già citate, si notano quegli appellativi e quelle definizioni di cui, spesso, vengono gratificati il Cattolicesimo e le altre religioni: "pregiudizi", "fanatismi" "superstizioni" e "idolatrie intorno all'idea di un Dio unico". La Massoneria "non può restare indifferente agli innumerevoli mali provocati dal fanatismo religioso". Perciò, "in materia religiosa, considera come migliore la religione che realizza di più i suoi principi, unendo gli uomini a Dio con dei sentimenti di amore e di venerazione e le creature tra loro con dei sentimenti di fratellanza, di stima e di amicizia" (FLR, 216).
Tuttavia il neofita, sottoposto all'iniziazione, viene subito avvertito: "Nel campo religioso ognuno che professi una confessione dogmaticamente definita non può fare a meno di non sentire la inibizione di entrare in comunione spirituale con chi esercita la propria libertà di pensiero e di coscienza nella libera ricerca del Vero senza apriorismi, senza fabulazioni mitologiche, ma con la sola guida del buon senso, della ragione, delle scoperte delle scienze naturali" (Ugo Lenzi, in ACMA, 1949, 271).
La religione, qualsiasi religione, è, per la Massoneria, l'oppio delle coscienze. Viene pur detto che la Massoneria "prescrive ai suoi adepti di rispettate la religione nella quale sono nati" (FLR, 216), ma senza che ciò debba implicare l'asservimento e la persecuzione del libero pensiero: "Porre al di sopra del libero arbitrio le imposizioni della Chiesa non è dichiararsi pronto ai peggiori tradimenti, quando Roma comandasse lo spergiuro?" (FLR, 402).
Questa è la risposta quando, dalle parole ad uso dei profani, si passa alle parole del Rituale massonico.
Sul trattamento che la Massoneria riserva alle religioni non crediamo si possano nutrire altri dubbi; del resto, essa afferma che le religioni sono tutte eguali e che le differenze "riguardano soltanto alcuni particolari" (Citazioni varie in CAP, 3, 42, nota 23).
Tanta grossolanità non nasconde certo soverchio rispetto.
Non va, infine, taciuto che il veleno massonico destinato alla Chiesa ed alla religione, è giustificato o, meglio, mascherato con il carattere rigidamente antidogmatico del pensiero e della pratica massonica.
La milizia massonica postula, infatti, "libertà di tutti i culti e di tutte le fedi (che) si risolve in quella di pensare e di credere secondo la propria ragione e la propria coscienza" (MASFI, 130), già "libera da dogmi scientifici e religiosi" (Citazioni varie in CAP, 2, 369, nota 60). Il Massone, infatti, attende le proprie conquiste dalla indagine spregiudicata e sciolta da ogni vincolo di postulato e di dogma e non condivide affatto l'atteggiamento della Chiesa che sottoporrebbe i suoi fedeli a costrizioni che impediscono ogni reale progresso sulla via della verità e si rivelerebbe, quindi, "negatrice assoluta e più d'ogni altra intollerante della libertà di coscienza e, per ciò stesso, negatrice della verità, di cui vieta ogni ricerca al di là dei suoi dogmi, nei quali soltanto le coscienze cattoliche debbono riconoscere l'ultima parola della Verità" (ACMA, 1949, 211).
La preoccupazione che il pensiero massonico possa essere, in qualche modo, "dogmatico", sembra turbare molto i Massoni; si ricorda, nei primi gradi dell'iniziazione, che il dogma è una limitazione posta alla libertà di pensare e, nelle pubblicazioni massoniche, si ribatte sul medesimo tasto: "È assiomatico che un dogmatista non può essere vero Massone" (MRAI, 19); "La Massoneria deve essere irriducibilmente antidommatica" (ACMA, 1949, 8).
Potremmo continuare l'elenco delle citazioni che attestano il deciso ed inequivocabile antidogmatismo ostentato dalla Massoneria. Tuttavia sono dichiarazioni che non convincono. Non convince soprattutto né si comprende come possa conciliarsi, con il dichiarato antidogmatismo, il culto, anzi la venerazione tributata dalla Massoneria alla ragione umana, che costituisce "la sua fede immutabile, universale"; perciò il Massone non deve rinunziare mai "al suo principio superiore ad ogni altro, che è quello di restare fedele alla sala fede nel progresso dell'umana ragione" (FLR, 303). A noi, francamente, paiono affermazioni apodittiche, indimostrate e, in ultima analisi, dogmatiche, come quella che afferma che le "nozioni basate sulla natura ... sono divine" (FLR, 132).
E neanche si comprende come possa conciliarsi, con l'antidogmatismo, il valore che la Massoneria attribuisce ai vari gradi dell'iniziazione che, "attraverso la simbologia e la filosofia massonica", formerebbe uomini completi nei quali si opererebbe quella "trasformazione interiore dell'uomo", designata, significativamente, come "palingenesi ... morte mistica (LV, luglio 1954, 18; 1956, 150) ... rigenerazione ... rinascita" e assomigliata perfino "allo stato di grazia divina" (Citazioni varie in CAP, 2, 362, nota 25).
Sono affermazioni, queste, che non solo vengono fatte senza alcuna dimostrazione, ma sono dette con un tono ispirato che, per autentici antidogmatici, come vogliono essere i Massoni, dovrebbe riuscire quasi insopportabile.
Ma le incongruenze e le contraddizioni non si fermano qui. Lasciamo pure da parte l'affermazione, trinciata con troppa sicumera, che non esiste alcuna certezza superiore all'intelligenza umana. I Massoni, che rifiutano qualsiasi Rivelazione divina, si piegano, tuttavia, a riconoscere il valore di verità all'iniziazione, cioè alla "rivelazione dei Grandi Iniziati" ed a quelle verità che essi suppongono comuni ad ogni uomo, tanto da poter parlare di "religione universale". Vien fatto subito di pensare, nell'un caso come nell'altro, come i Massoni prestano fede ciecamente a "dogmi" non rivelati ma creati dall'intelligenza umana. Se la Rivelazione divina è un "insulto" alla ragione, come definiremo la rivelazione umana, sia pure di Grandi Iniziati, ma sempre uomini come noi?
Ce n'è abbastanza per diffidare dell'antidogmatismo massonico, che potrebbe definirsi antidogmatismo di comodo, o, meglio, come "la dogmatica degli antidogmatici".
Una piccola appendice a proposito sempre della religiosità massonica: la "Rivista Massonica" del gennaio 1971, nella rubrica "Recensioni" se la prende col supplemento letterario del Times (9.10.1970) perché "recensisce con molta sufficienza" (p. 42) due volumi di occultismo britannico: "Rituale magico in Inghilterra dal 1887 ai giorni nostri" e "Il più profondo insegnamento dell'Alba d'Oro".
"Fornisce informazioni, non sappiamo quanto esatte, su certi filoni dell'occultismo britannico" (p. 42).
La recensione termina così: "Nonostante gli scismi, scandali, assurdità, suicidi e stoltezze, i rituali magici fioriscono oggi in una società in cui la religione, la fede, sono considerate anacronistiche" (p. 44).
Si parla, naturalmente, dell'Inghilterra ma, guarda caso!, l'editrice massonica "Atanòr" di Roma, ha ammannito per il pubblico italiano due "novità" in materia: "Filippo Teofrasto Paracelso - I Sette Libri dei Supremi Insegnamenti Magici" e "Enrico Cornelio Agrippa - Le cerimonie magiche" e, proprio nel 1972, la ristampa anastatica dell'opera di Joseph Peladan: "Introduzione alle scienze occulte".
Queste "novità" però erano state precedute dalla pubblicazione di "I primi elementi di occultismo" di J. Bricaud, di "Il Grande Arcano" e "La storia della Magia" di Eliphas Levi, di "Piante e profumi magici" di Leo Kaiti.
Che non si tenti di sostituire la ... magia alla religione e alla fede anche in Italia?
Ecco, infatti, come viene reclamizzata (Bollettino Editoriale Ed. Atanòr, n. 16; giu. 1972) l'opera di M. Scaligero: Magia Sacra: "Una via per la reintegrazione dell'uomo, sintesi delle tecniche d'Oriente e d'Occidente, secondo l'esigenza di un potenziamento magico dell'"uomo interiore", automatico e agnostico mitizzato" (sottolineatura nostra).
Per comodità, poi, degli acquirenti, è stata costituita a Roma una nuova "Libreria di Hiram", in Viale Medaglie d'Oro, 48/b - "specializzata in soggetti massonici, psicologici ed occultistici". (RIMA, nov. 1971, 544 - sottolineatura nostra).