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Risultati da 1 a 10 di 281

Discussione: Libri di Storia

  1. #1
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    Predefinito Libri di Storia

    Stavo facendo ordine nella libreria del mio Circolo, mi permetto di consigliarvi qualche lettura...

  2. #2
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    GLI ULTIMI VENTOTTO – Francesco Bigazzi e Evgenij Zhirnov - Mondadori

    Nell’autunno del 1945, dopo quasi tre anni di tremenda reclusione, l’Unione Sovietica restituì i nostri soldati, oltre ventunmila militari. Rimasero sul territorio russo ventotto reclusi, che solo nel 1949 furono processati come criminali di guerra. In queste pagine Francesco Bigazzi e Evgenij Zhirnov, grazie a una lunga ricerca negli archivi dei ministeri russi, ricostruiscono la storia di questi “ultimi 28”, il cui calvario sovietico durò fino al gennaio-febbraio 1954. Attraverso numerosi documenti inediti, lettere dei familiari e strazianti diari, gli autori mostrano le condizioni disumane in cui furono tenuti all’interno dei lager. Quei soldati subirono processi farsa, nei quali furono chiamati a rispondere dei crimini commessi dalle truppe italo-tedesche durante la guerra e l’occupazione. Gli ultimi 28 è un libro coraggioso e sconvolgente, che getta finalmente luce su un episodio dimenticato del Novecento, a cavallo tra la Seconda Guerra Mondiale e l’inizio della guerra fredda.

  3. #3
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    FOIBE – Gianni Oliva – Mondadori

    Tra il maggio e il giugno 1945 migliaia di italiani della Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia vennero uccisi dall’esercito del maresciallo Tito, gettati nelle “foibe” o deportati nei campi sloveni e croati, dove morirono di stenti e malattie. In una strategia mirata a colpire chiunque si opponesse all’annessione delle terre contese alla “nuova” Jugoslavia, caddero collaborazionisti e repubblichini, membri del CLN, partigiani, comunisti, e soprattutto tanti cittadini comuni travolti dal clima di torbida violenza di quelle settimane. Se nella Venezia Giulia le ferite sono rimaste aperte alimentando la memoria di quei tragici fatti, nel resto del Paese sugli eccidi di Tito è gravato per oltre mezzo secolo un colpevole silenzio. In questo libro Gianni Oliva, attingendo a una puntuale documentazione d’archivio e bibliografica, ricostruisce le vicende di quei giorni in tutte le loro articolazioni politiche, militari e diplomatiche, restituendo alle “stragi negate” la loro verità e proponendole come patrimonio collettivo della storia nazionale.

  4. #4
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    PRIGIONIERO DI TITO 1945/1946 – Lionello Rossi Kobau – Mursia

    Un prigioniero di guerra italiano ricostruisce il lungo itinerario percorso fra i campi di concentramento jugoslavi in Istria, Croazia, Slavonia, Vojvodina, Bosnia e Serbia, dopo la fine della seconda guerra mondiale.

    Volontario nell’esercito della Repubblica Sociale Italiana combatte in difesa dei confini dell’Italia nord-orientale e il 30 aprile 1945 presso Caporetto si arrende con tutto il suo reparto alle forze partigiane comuniste di Tito. Da quel momento, e fino al Natale 1946 giorno della sua liberazione e del rientro in Italia, l’autore descrive con tragica efficacia sofferenze, privazioni e umiliazioni a cui è sottoposto per venti mesi. Fra tutti i campi in cui viene rinchiuso, quello di Borovnica, oggi in Slovenia, è teatro di torture e delitti di tale ferocia che il vescovo di Trieste monsignor Santin lo definisce “l’inferno dei morti viventi”.

  5. #5
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    CAPODISTRIA ADDIO – Lina Derin – Mursia

    “Mia cara Emma, ti scriverò ogni giorno due righe, una specie di diario sugli avvenimenti di qui. Ogni lettera che ti mando può essere l’ultima, e certo ti interessa sapere qualche cosa dell’Istria”.

    Undici anni di storia scorrono nelle lettere di Lina Derin alle sorelle. La corrispondenza inizia nel marzo 1945, con l’arrivo degli sfollati di Pola a Capodistria e si conclude nel gennaio 1956 a Trieste ed è testimonianza della pulizia etnica operata da Tito narrata da una donna che si batte con coraggio senza mai considerarsi un’eroina.

    La storia scorre in una realtà resa ancora più cruda dall’assoluta normalità dei gesti: spolverare, battere i materassi, uccidere il gallo per il pranzo i onore della zia che compie 78 anni. E di giorno e di notte, senza interruzione, gli aerei che tagliano il cielo. Rastrellamenti. Il pane bianco scarseggia, manca del tutto. Trieste occupata dalle forze jugoslave, ma non si sa altro diTrieste, né del resto d’Italia né del resto del mondo. Il Fascio si è sciolto. Mussolini non è più. Il pane nero scarseggia, manca del tutto. Uomini, ragazzi portati via con la forza. Molti non torneranno più.

  6. #6
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    PROFUGHI – Gianni Oliva - Mondadori

    Tra il 1944 e la fine degli anni Cinquanta, gran parte della comunità italiana dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia abbandona la propria terra. A ondate successive, quasi 300.000 persone, appartenenti ad ogni classe sociale, vengono costrette a fuggire dal nuovo regime nazionalcomunista di Tito che confisca le loro proprietà, le emargina dalla vita pubblica, le reprime con la violenza poliziesca, giungendo talora a un vero e proprio tentativo di “pulizia etnica”.

    I profughi vengono dispersi in oltre cento campi di raccolta disseminati in tutto il nostro paese dove per molto tempo – in alcuni casi perfino dieci anni – vivono in una situazione di totale emergenza, nella più assoluta provvisorietà e promiscuità, attorniati da un clima di avversione o indifferenza. Per i partiti della sinistra sono fascisti che non hanno accettato il socialismo reale jugoslavo, per le forze di governo sono un fardello ingombrante perché dimostrano che l’Italia è uscita sconfitta dalla guerra e come tale è stata trattata alla Conferenza di pace di Parigi.

    Mentre i profughi iniziano il faticoso cammino per conservare la propria identità storica e culturale, sul loro dramma scende un impenetrabile silenzio di Stato.

    Quali sono le cause di questa tragedia, su cui per anni è calata una cortina fumogena? Quali le ragioni di un popolo cacciato dalle proprie case, osteggiato e ignorato dai suoi stessi connazionali? Attraverso un’analisi attenta in cui si intrecciano lo scenario locale e quello internazionale, Gianni Oliva ripercorre le tappe di questa incredibile vicenda troppo a lungo dimenticata: la complessità etnica nella zona di confine nord-orientale dell’Italia, le contrapposizioni del Ventennio fascista, i misfatti della “slavizzazione” forzata degli italiani, le stragi delle foibe, la vita nei campi profughi raccontata dagli sfortunati protagonisti di quei giorni.

    Profughi per la prima volta inquadra da varie angolature lo sradicamento e l’esodo di una popolazione che paga per tutti il prezzo della guerra perduta e la cui memoria è stata per mezzo secolo prigioniera delle opposte strumentalizzazioni politiche, oggetto volta per volta di rimozioni, fraintendimenti, manipolazioni.

  7. #7
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    L’ESODO – Arrigo Petacco - Mondadori

    Le foibe? “Varietà di doline frequenti in Istria”, spiega una delle nostre più diffuse enciclopedie. E non aggiungo altro. Del fatto che esse siano diventate le tombe di migliaia di italiani vittime della “pulizia etnica” slava non si parla neppure sui libri di scuola. Eppure è storia di ieri, una storia contemporanea ad altre tragedie e ad altri massacri di cui giustamente si ricorda ogni dettaglio, si onorano le vittime e si condannano i carnefici. Su quanto è accaduto tra il 1943 e il 1947 in quelle regioni un tempo italiane, grava invece da mezzo secolo un assordante silenzio. Questo capitolo della nostra storia, che si vorrebbe cancellare dalla memoria collettiva, riemerge finalmente, con le sue luci e le sue ombre, nel libro che Arrigo Petacco ha scritto al termine di una lunga ricerca archivistica. Una ricostruzione lontana da ogni interpretazione ideologica, ma minuziosa e puntuale nel documentare l’atroce verità di un genocidio.

  8. #8
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    LA RESA DEI CONTI – Gianni Oliva – Mondadori

    I “cadaveri illustri” di Piazzale Loreto, la giustizia sommaria del momento insurrezionale, le foibe giuliane e le deportazioni nei campi di concentramento jugoslavi: a quale prezzo gli italiani uscirono dalla guerra? Quali ragioni, quali rancori, quali progetti determinarono l’incedere tumultuoso degli avvenimenti? Per mezzo secolo i fatti dell’aprile-maggio 1945 sono stati prigionieri della polemica politica: l’antifascismo li ha rimossi, nel timore che la violenza dell’epilogo potesse macchiare le motivazioni ideali della lotta di liberazione; la destra, all’opposto, li ha trasformati nella bandiera dei vinti e usati in funzione antiresistenziale. Con un’opera coraggiosa e spregiudicata, basata anche su una ricca documentazione inedita degli archivi di stato britannici, Gianni Oliva affronta questo delicato argomento, aiutandoci a comprendere un periodo esasperato e sofferto della nostra storia. Lontano dai compiacimenti agiografici e dalle demonizzazioni strumentali, La resa dei conti riaccende così il dibattito storiografico su un momento che non deve più costituire terreno di memorie contese, per rappresentare invece pienamente, nel bene e nel male, un passaggio fondamentale nell’evoluzione della democrazia italiana.

  9. #9
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    FRATELLI D’ISTRIA – Guido Rumici – Mursia

    Cosa accadde alla gente del confine orientale dopo l’occupazione di Tito? L’autore ricostruisce i profondi mutamenti storico-sociali che il grande esodo e le poco note vicende politiche portarono nei territori occupati.

    Il destino di quanti rimasero a vivere in Istria e a Fiume sotto il regime del maresciallo Tito dopo l’occupazione delle truppe jugoslave al termine del secondo conflitto mondiale è una pagina importante di storia cui gli studiosi e gli organi di informazione hanno riservato scarsa attenzione. Pochi sanno, per esempio, che la maggior parte degli abitanti di quelle terre scelse l’esodo e abbandonò le proprie case e i propri averi per trasferirsi oltre confine, pur di sottrarsi alla nuova realtà che veniva percepita come ostile e pericolosa. Chi rimase assistette invece, in breve tempo, allo sconvolgimento totale del tessuto sociale, della vita politica, delle relazioni umane ed economiche. Queste pagine sono dedicate alle vicende che investirono i territori ormai ex italiani del confine orientale e portano alla luce una tematica ingiustamente ignorata al di fuori dell’ambito strettamente locale.

  10. #10
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    IL SANGUE DEI VINTI – Giampaolo Pansa – Sperling & Kupfer

    Che cosa accade quando finisce una guerra civile? Giampaolo Pansa s’inoltra su un terreno ben poco battuto: la resa dei conti imposta ai fascisti sconfitti. Un tema proibito, per gran parte della storiografia dei vincitori. Con Il sangue dei vinti l’autore decide di affrontarlo come nessuno, sinora, aveva fatto. Aiutato da una vastissima documentazione, ricostruisce nei dettagli decine di eccidi e centinaia di omicidi, compiuti per punizione, per vendetta, per fanatismo politico e per odio di classe. Il teatro di questo bagno di sangue è l’Italia del nord, dal 25 aprile 1945 alla fine del 1946 e, in qualche caso, anche più in là nel tempo. Il risultato è un drammatico diario di viaggio dentro l’alba della nostra libertà, quella libertà che il fascismo aveva soffocato nel 1922, preparando la propria rovina di ventitrè anni dopo. Pansa svela le vicende prima d’ora ignorate e descrive la fine di migliaia di italiani che, pur avendo scelto di combattere l’ultima battaglia di Mussolini, non erano tutti criminali di guerra da punire con la morte. Da Milano ad altre aree della Lombardia, da Torino a Vercelli, Novara e Cuneo, da Genova e dalla Liguria al Veneto, dalla Romagna all’Emilia, passando per le terre del “triangolo della morte” – Bologna, Modena e Reggio -, l’inchiesta si snoda all’interno di una seconda guerra civile iniziata dopo la liberazione del paese. È un racconto terribile e spietato, dove a prevalere è la brutalità del castigo inflitto chi era schierato con la Repubblica sociale italiana. Per molti la morte arriva dopo una via crucis di umiliazioni, violenze, torture e stupri. E si incrocia con l’eliminazione preventiva di quanti avrebbero potuto opporsi alla vittoria del comunismo in Italia: i borghesi ricchi, gli agrari, i preti, i democristiani. Il sangue dei vinti è un libro sconvolgente. Il lettore vi troverà le storie di tantissimi italiani incappati nella sorte che sempre tocca agli sconfitti: dai gerarchi del fascismo, come Pavolini, Starace, Farinacci, Mezzasoma, Buffarini Guidi, Solaro, Vezzalini, Morsero, sino a una folla di donne e di uomini qualunque, vite anonime anch’esse straziate. Le loro figure riemergono da queste pagine come fantasmi ancora in attesa di una dignitosa sepoltura. Pansa squarcia la cortina di silenzio sull’altra faccia della guerra che divise in due l’Italia. E ci offre una nuova testimonianza della sua onestà di narratore, capace di osservare con sguardo limpido anche le vicende e le figure di un campo che non è mai stato il suo.

 

 
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