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Multata per il velo. Illy: "Pago io per il ricorso"
di Gabriela Preda
PORDENONE - Fatima Hilal, 26 anni, vive con il marito a Pramaggiore, un piccolo paese in provincia di Venezia. Fino al mese scorso, ogni settimana si recava ad Azzano Decimo per il mercato settimanale. L’ultima volta, mentre stava girando tra le bancarelle del mercato indossando il niqab, il velo che lascia scoperti solo gli occhi, è stata fermata da due vigili urbani. Le hanno contestato la violazione dell’articolo 85 del testo unico di pubblica sicurezza, che impedisce a chiunque di girare con il volto coperto per non farsi riconoscere.
Multa: venti euro per il velo, 400 perché la ragazza era sprovvista di documenti. Da quel momento sono scoppiate la polemiche, visto che oggi alle donne musulmane si applicano norme nate in contesti diversi: un vecchio decreto del 1931 e una disposizione in materia di ordine pubblico figlia dell'emergenza terrorismo, che vietano entrambe maschere o copricapi che rendano irriconoscibili le persone. C’è chi difende l’operato dei vigile e chi, come il portavoce della comunità islamica, chiede maggiore elasticità, pur nel rispetto delle leggi dello stato. E ancora chi, come il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Riccardo Illy, decide di sostenere a titolo personale le spese giudiziarie della donna multata per un ricorso. Illy, assieme ad altri consiglieri regionali, pensa di creare un caso nell'incertezza normativa, “dove si sono inserite da tempo le iniziative di singoli sindaci che possono suscitare polemiche e discussioni”.
Il Comune
Il sindaco di Azzano Decimo, Enzo Bortolotti (Lega nord), ha difeso gli agenti di polizia municipale che “hanno applicato esclusivamente quanto prevede la legge”. L’episodio riporta però alla luce l’ordinanza “anti burqa”, che impediva di girare a volto travisato, emessa dallo stesso sindaco nella primavera del 2004: una decisione che ha provocato una serie di proteste ed è stata annullata dal prefetto Vittorio Capocelli. Secondo il sindaco, la decisione dei vigili di multare la donna marocchina non ha niente a che vedere con l’ordinanza dell’anno scorso sottoposta al momento all'esame del Consiglio di stato, ma è semplicemente un’applicazione di leggi già vigenti.
Gli altri immigrati
Secondo l’associazione immigrati di Pordenone, l’articolo del testo unico di pubblica sicurezza al quale hanno fatto riferimento i vigili urbani di Azzano Decimo puntualizza che è punibile chi passeggia con il volto coperto, “ma salvo giustificati motivi”. Nel frattempo, le reazioni della comunità islamica sono state tiepide. Il loro portavoce di Pordenone, Sante Ciccarello, non ha messo in discussione l’operato dei vigili, ha ribadito che la comunità invita al rispetto delle leggi, ma ha denunciato il rischio di strumentalizzazioni politiche, invocando solo un po’ meno di inflessibilità: “Si poteva forse trovare una via di mezzo. Forse maggior dialogo non farebbe male a nessuno”.
La Regione
La notizia della multa ha fatto presto il giro del Friuli Venezia Giulia. L’assessore regionale alla cultura e all’immigrazione, Roberto Antonaz, si è dichiarato “sbalordito” da una simile decisione: “L’unica cosa che posso aggiungere sono le scuse a quella donna e alla sua famiglia a nome dei cittadini del Friuli Venezia Giulia”. Nel consiglio regionale è stata presentata anche la richiesta di sostenere le spese per un ricorso a nome della Regione, ma la maggior parte dei consiglieri hanno ritenuto di votare contro. Secondo il presidente del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Illy, proprio per questo tante persone hanno sentito “la necessità di sostenere la donna multata a titolo personale”. Incluso il presidente stesso.