tratto da IL MATTINO ONLINE del 16-03-2002
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CONGRESSO A FIUGGI
Mastella: le alleanze non sono eterne
Il leader dell’Udeur ufficializza il no alla Margherita. E a Rutelli: fedeli all’Ulivo ma...
DALL'INVIATO A FIUGGI
PIETRO PERONE
Non è affatto tenero Mastella con l'Ulivo, ancor più con Francesco Rutelli, arrivato al primo congresso del Campanile per ascoltare un'appendice fuori programma della relazione: «Non puoi essere leader della coalizione e della Margherita. Devi scegliere, come quando io scelsi per te», avverte Clemente. E poi giù duro contro il fiorellino, «colpevole» di avere fatto campagna acquisti: «Vi state comportando come se fossimo avversari. Ditelo e facciamo qualcosa di diverso». Intanto quel che resta del Campanile, ottocento delegati e una sala strapiena, si appresta a decidere in quel di Fiuggi di restare partito autonomo, nel solco delle tradizione Dc che non si fonde con altri, come ha fatto il Ppi.
Mastella prova dunque a disegnare l'itinerario di un partito che definisce «una zolla di centro», ma indispensabile - ritiene - per il centro sinistra, a cui giura ancora fiducia, pur se limitata: «Continuiamo a pensare che si possa partecipare all'Ulivo, impegnarsi nella federazione, ma alle condizioni di non subire pregiudizi, mantenendo la nostra identità».
Nella colonna sonora del congresso è intanto scomparsa la Canzone popolare di Ivano Fossati. Meglio limitarsi all'inno di Mameli, mentre si vedono le immagini di Sturzo e quelle di un giovanissimo Clemente. Neanche un riferimento, invece, all'ultima campagna elettorale sotto le bandiere della coalizione di Rutelli. Dove si appresta ad andare l'Udeur? Mastella sogna di potere essere un po' come il La Malfa di un tempo, quello che nelle coalizioni a guida democristiana era portatore di una cultura diversa e per questo indispensabile. Sorvola però sul fatto che il Pri sia adesso alleato della Cdl e preferisce ricordare Moro e criticare Rutelli: «E' altrettanto evidente - spiega - che alla guida della coalizione non c'è una persona che abbia dimostrato di essere attenta a tutti. Insomma, non c'è un leader come fu Moro». Applausi in sala, gelo nelle prime file, dove Rutelli non c'è ancora, ma Piero Fassino preferisce continuare a prendere appunti senza alzare lo sguardo. Di altro tono, invece, un messaggio lanciato dall'altra parte, limitatamente al campo centrista: «Rispetto alla deriva neo liberista del centro destra sono sempre più evidenti i segnali di disagio che provengono dai nostri vecchi amici di Ccd e Cdu».
Il Biancofiore che sta per sbocciare nella Cdl comincia a rappresentare un luogo di attrazione? Sarà forse il tempo a deciderlo, perché nel frattempo incombono le elezioni amministrative, dove l'Udeur si prepara a correre con liste autonome, appoggiando i candidati a sindaco dell'Ulivo, «purché vi sia un accordo fra tutti», dice Clemente. Il resto è un classico appello agli ex dc che non vogliono andare nella Margherita, l'avvertimento a evitare suicidi, botte a Moretti e applausi al più «moderato Benigni». E ancora il richiamo a valori che potrebbero andare perduti, la questione meridionale e soprattutto la Giustizia: «Dovremmo pur scriverla - dice - questa benedetta storia del tramonto di un'intera classe dirigente buttata nell'acqua sporca della politica». Duro e crudo su Tangentopoli, il leader dell'Udeur lancia un messaggio allo Sdi e sembra dimenticare il feeling con Di Pietro, atteso domani. Clemente sembra intanto pensare soprattutto alla sua piccola «zolla di centro», quella che da Fiuggi tenterà di riprendere il cammino, minacciando di essere «opposizione autonoma», qualora l'Ulivo resti un albero avaro di frutti.
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