Obiezioni del dopo-referendum
Solidarietà con tutti. E il concepito?
Paolo Nepi
www.avvenire.it
Se nessuno ha voglia di trionfalismi, qualcuno tuttavia straparla. Il dopo-referendum insomma fa riflettere.
Colpisce anzitutto il paradigma con cui tutti i sostenitori del sì commentano il risultato. Le cause starebbero in una inedita invadenza della Chiesa, protesa verso un nuovo oscurantismo etico e culturale.
Si paventa una perdita di libertà e di diritti faticosamente acquisiti. L'astensione delle donne dal voto del 13 giugno, secondo Dacia Maraini, scrittrice dallo sguardo delicato e sensibile, sarebbe da ricondurre ad una strana forma di masochismo femminile, dettato dalla ricerca disperata di padri potenti e protettivi.
Non si coglie, in queste letture, la percezione della crisi di quegli «ideali» moderni di emancipazione che spesso hanno perseguito un modello solo immaginario di umanità, lasciando l'individuo in compagnia della propria solitudine.
Un secondo punto tocca il tema della laicità. I promotori dei referendum, prima, ma specialmente dopo il referendum, hanno accusato tutti gli altri di rappresentare una minaccia alla laicità dello Stato.
Laicità che si pone tra i termini caratterizzanti il mondo moderno rispetto alla medievale Respublica Christiana. In quest'ultima era assente la parola, non però la nozione di laicità. La quale era rappresentata dalla dimensione della realtà terrestre rispetto a quella celeste.
Nei tempi moderni la nozione si estende ed acquista un significato più ampio, designando inizialmente, con il venir meno dell'unità religiosa dell'Europa, il riconoscimento del pluralismo delle culture e delle fedi religiose. Viene successivamente codificata nel concetto di Stato laico, nel senso di aconfessionale, quale si sviluppa con l'affermarsi del pensiero e della prassi democratica.
La laicità diviene allora anche specchio della coscienza popolare: delle sue certezze e dei suoi dubbi, dei suoi vizi e delle sue virtù, delle sue speranze e delle sue paure, senza esclusione di alcuno.
Per capirci:
non ci sono, all'interno di un corretto uso della laicità, verità da promuovere (quelle della scienza) ed altre da delimitare (quelle dell'etica e della religione).
Ma se questa è la laicità, non si può non rilevare l'uso ideologico che se ne è fatto in occasione del referendum. Eppure, l'esperienza di questi ultimi anni, in merito alla legislazione su temi eticamente molto sensibili, conferma la necessità di non equivocare.
Non è che la legge 194 sarebbe laica mentre la legge 40 sarebbe confessionale. Neanche la legge 40 rappresenta, sul piano legislativo, la perfetta traduzione del pensiero della Chiesa in materia. In entrambi i casi, si tratta di leggi varate da uno stato laico, al termine di un confronto laico condotto tra le diverse posizioni, con il raggiungimento di un punto di equilibrio ottenuto attraverso il democraticraticissimo criterio della maggioranza.
Un cenno infine su sinistra ed etica.
In questa circostanza è riemersa infatti una sinistra radicale che fa dei diritti, intesi soprattutto come diritti individuali, il punto di non ritorno della propria visione etica. I diritti della ricerca scientifica, del ricercatore, del medico, i diritti della donna, i diritti alla paternità e alla maternità…
Ma è possibile che una cultura che si autodefinisce solidaristica, e si colloca a questo titolo a difesa dei più deboli, non percepisca che non ha tenuto quasi mai conto, nei propri ragionamenti, del concepito, di colui cioè che è più debole e si raccomanda fin dal suo inizio all'attenzione solidale di tutti, e non solo all'affetto di coloro che legittimamente, ma in certi casi anche ossessivamente, lo desiderano?
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Rispondendo a chi aveva parlato di una troppo ingerenza della Chiesa a danno della laicità dello Stato, risponde il card. Ruini: "Dipende da cosa si intende per laicità dello Stato”, ha sottolineato il porporato “se con la parola laicità si intende estromissione delle religioni dalla sfera pubblica e civile, allora non possiamo essere d'accordo con il concetto di laicità”.
“Se invece con laicità si intende libertà per tutti, e quindi anche per la Chiesa come per chiunque altro abbia qualcosa da proporre alla gente, allora siamo pienamente per la laicità, e la laicità non corre alcun pericolo", ha aggiunto.
Per quanto riguarda le paure paventate dai referendari su una volontà di cavalcare l’onda degli esiti referendari per poi poter mettere mano alla legge sull'aborto, Ruini ha chiarito: "Non so chi si è inventato questa piccola favola sul nostro attuale o programmato intervento contro la legge 194”.
“Noi certamente siamo contro l'aborto, ma non vogliamo modificare la legge (Ruini ha spiegato in secondo intervento che non è compito della Chiesa modificare le Leggi di uno Stato, ma che compito della Chiesa è dare un indirizzo moralmente ed eticamente valido per tutti gli uomini e le donne, nota mia). Auspicheremmo, soltanto, che nell'applicazione della legge si tenga conto il più possibile dell'importanza di favorire la vita", ha quindi concluso.
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