Polemiche e pesanti sarcasmi ma nessuna soluzione dopo l’articolo di Michele Ainis apparso sulla «Stampa» di ieri, nel quale il costituzionalista, preside della Facoltà di Giurisprudenza di Teramo e commentatore del quotidiano torinese, aveva bollato la chiamata all’astensione lanciata dai vertici del clero come da quelli della maggioranza in vista del referendum sulla legge 40 come reato penale.
«L'articolo 98 del testo unico delle leggi elettorali per la Camera - aveva scritto Ainis - afferma che chiunque sia investito di un potere, di un servizio o di una funzione pubblica, nonchè il ministro di qualsiasi culto, è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni se induce gli elettori all'astensione».
Così come l'articolo 51 della legge che disciplina il referendum «estende la sanzione prevista dal precedente articolo alla propaganda astensionistica nelle consultazioni referendarie».
«Giudizio ineccepibile» ha commentato il radicale Capezzone. Contro il ministro Giovanardi, che ha replicato ad un’«ipotesi di reato per migliaia di ministri del culto» parlando di «caldo e stress» all’indirizzo del segretario dei Radicali.
Attacca anche il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano, che ha proposto la costruzione di un braccio di Rebibbia appositamente dedicato al clero.
Ma le contrarietà espresse anche da Di Pietro (Idv) e Carra (Margherita) verso la tesi di Ainis non sono bastate a demolire la tesi del costituzionalista, che ha incassato un pesante e imbarazzante silenzio dal mondo del diritto.