CHI ERA
Nato a Fortaleza, in Brasile, nel 1909 e ordinato sacerdote nel 1931, divenne Ausiliare del Cardinale di Rio de Janeiro e si acquistò il titolo di "Vescovo delle favelas", i quartieri poveri che cingono la megalopoli brasiliana in un cerchio di miseria e di fame. Nel 1955 divenne il primo Vice-Presidente del Consiglio Episcopale Latino Americano (CELAM) e per dieci anni si interessò della problematica religiosa e sociale del continente fino al 1964 quando fu eletto Arcivescovo di Recife, la capitale del Nord-Est brasiliano, la regione più povera di tutto il paese dove lui stesso era nato. La sua passione per i poveri trovò nelle condizioni miserabili di centinaia di migliaia di agricoltori e operai lo stimolo immediato per un’azione illuminata e profonda. In un suo messaggio scriveva: "Continuando le attività che la nostra archidiocesi compie, avremo cura dei poveri, rivolgendoci specialmente alla povertà vergognosa, per evitare che la povertà degeneri in miseria. E’ evidente che in modo speciale, stanno presenti al mio pensiero i mocambos (i quartieri poveri di Recife) e i bambini abbandonati. Però non vengo per ingannare nessuno, quasi che bastino un poco di generosità e di assistenza sociale. Non c’è dubbio, ci sono miserie spettacolari davanti alle quali non abbiamo diritto di rimanere indifferenti. Molte volte l’unica cosa da fare è prestare un aiuto immediato. Però non pensiamo che il problema si limiti ad alcune piccole riforme".

IL SUO PENSIERO
SCONFIGGERE MISERIA ED INGIUSTIZIA
Vi ricordo che il nostro Francesco d’Assisi chiamava "sorella" la povertà. Ma Francesco non chiamerebbe mai "sorella" la miseria, poiché la miseria è un affronto al Creatore Padre e un peccato contro la creatura umana. Non basta aiutare in qualche maniera, bisogna aver rispetto per la creatura umana. Il Signore desidera innanzitutto essere Padre, ma non soltanto Padre di un piccolo gruppo: desidera essere padre di tutte le creature umane, di tutte le razze, di tutte le lingue, di tutti i colori, di tutte le religioni e anche di chi non ha fede.
Due mesi fa noi Vescovi del Nord-Est del Brasile abbiamo avuto un incontro coi lavoratori del Brasile; è stata per noi un’esperienza innovativa, perché abbiamo visto che anche coloro che non sanno né leggere né scrivere sono capaci di pensare e di conoscere molto bene i loro problemi e le loro necessità. Quando per esempio nel nostro paese si fanno progetti di sviluppo astronomici e paradossali, il popolo capisce che essi vanno bene per le grandi compagnie multinazionali, ma che non servono a noi. Dobbiamo aiutare gli oppressi a crescere; anche loro hanno bisogno di una crescita umana, di una crescita che sia ampia, nell’interpretazione che tutti noi che abbiamo lo stesso Padre siamo fratelli e sorelle. E allora questo nostro incontro è stato proprio un grande incoraggiamento per noi. Abbiamo scoperto che due o tre secoli fa la Chiesa e più concretamente i Vescovi erano così preoccupati di sostenere le autorità, perché senza autorità c’è il caos sociale. Avevamo uno stretto legame coi governi e coi ricchi, ma nessuno ci accusava di fare politica. Sembrava naturale che la Chiesa di Cristo fosse creata per aiutare a mantenere l’ordine sociale e l’autorità.
Oggi la realtà ci interpella, ci aiuta ad aprire gli occhi e a svegliare la coscienza e quando oggi noi siamo per difendere la persona umana e i diritti umani, senza predicare l’odio né la violenza, soltanto perché la nostra voce rimane al servizio di quelli che non hanno la possibilità di parlare, subito siamo accusati di fare politica, di essere sovversivi ed anche comunisti. Il Signore ci ha ispirato, ci ha detto che ancor più importante di lavorare per il popolo è lavorare con il popolo. Senza diritto, ci vuole la fiducia in Dio, ma anche fiducia nella gente, nella creatura umana. I poveri capiscono la centralità della creatura umana. Perché, veramente, la misura è l’Uomo.
Per noi quando Dio ha creato il mondo ha voluto che una delle creature, sia un po’ creatore. Quando in questa carta meravigliosa di Paolo VI, la "Populorum Progressio", si diceva che il vero sviluppo non può essere solo crescita economica di un piccolo gruppo, ma deve essere crescita di tutto l’uomo e di tutti gli uomini. Perché l’economia senza umanesimo è un’economia che perde la misura dell’uomo, diventa economicismo. Oggi noi dobbiamo aiutare i governi e tutti i responsabili a centrare veramente l’attenzione sulla creatura umana. I diritti umani furono proclamati dalle Nazioni Unite. Ma queste non sono il Creatore dei Diritti umani. I diritti umani sono creazione del Creatore Padre, e sono scritti qui nella nostra carne. Nessun potere umano potrà mai strappare i diritti dell’uomo. Quando Giovanni Paolo II è venuto in Brasile ha detto: nella Bibbia si legge che Dio ha creato la terra per tutti.
Quando un uomo vive e lavora la terra, staccare quest’uomo dalla sua terra e costringerlo ad emigrare in città è un crimine contro Dio e contro l’essere umano.
Oggi quando i Vescovi ed i laici cercano di estendere i diritti umani a quelli che lavorano la terra subito vengono accusati di fare politica, di essere sovversivi e comunisti. Oggi la fame è la vergogna del secolo, il crimine del secolo. L’uomo oggi con il progresso della tecnica, è capace di sopprimere la fame nel mondo. E invece di sopprimere la fame preparano sempre più le possibilità di sopprimere la vita nel nostro pianeta. Ma noi oggi abbiamo grandi segni di speranza. Soprattutto la gioventù. La gioventù ha il grande compito di risvegliare le coscienze di tutti gli uomini di buona volontà. E’ giusto andare nel Terzo Mondo per aiutare in qualche maniera tecnica a vincere la fame, ma il più grande contributo che i paesi industrializzati possono dare nella lotta contro la fame è quello di aiutare a ripensare lo sviluppo.
(Dalla prolusione alla manifestazione "La fame interpella l’uomo", novembre 1982)

LA LOGICA DI MORTE
Dio ha creato la vita e l’ha regalata come il suo primo dono. L’uomo, nei giorni nostri, si sente capace di sopprimere la vita, non solo la vita umana, ma qualsiasi soffio di vita dal nostro pianeta, la Terra. Nella folle corsa agli armamenti, le bombe nucleari, chimiche e biologiche hanno sempre più il potere di distruzione, e sempre più alto è il prezzo, il costo delle armi moderne. Più volte e da molte parti è stato denunciato l’insulto, la sfida blasfema, grossolana, assurda di ringraziare il Creatore della vita con la distruzione della stessa vita. All’Ovest come all’Est; al Nord come al Sud, milioni e milioni di fratelli hanno sfilato cercando di evitare la guerra nucleare. Giovani! Permettetemi un primo suggerimento concreto: ponete in ridicolo l’orgoglio blasfemo che vuole distruggere la vita sulla Terra.
(Dal discorso al convegno di Mani Tese intitolato "I giovani, lo sviluppo e la partecipazione dei Popoli" , novembre 1985)


"NON MI RASSEGNO!"
Le ragioni della mia amicizia e predilezione per Mani Tese risalgono a quando compresi, fin dal primo invito ricevuto nel 1972, che sarei stato libero; libero di esporre integralmente il mio pensiero, libero di dire tutto quello che pensavo, anche sulla stessa associazione Mani Tese. Questo mi permise di superare anche le mie perplessità; percepii di non trovarmi di fronte ad un movimento paternalista, incapace di affrontare i gravi problemi di ingiustizia che investono i singoli paesi al loro interno, e neppure un movimento di persone benestanti, legate al sistema capitalista ed alla società dei consumi, incapace, per esempio, di accettare le doverose critiche rivolte alle grandi compagnie multinazionali. Constatai che i dubbi che attanagliano Mani Tese erano i miei stessi dubbi.
Ed in questi anni ho potuto vedere con quale sincerità Mani Tese sia alla ricerca di valide alternative per aiutare a creare un mondo più giusto e più umano. La fame, la guerra, la droga, i problemi, i pericoli rappresentano una sfida formidabile, eccezionale. Un mondo senza problemi, senza pericoli sarebbe terribilmente privo di "sapore", di interesse. Proprio perché oggi la situazione è giunta ad un punto limite, è diventato quasi istintivo reagire. Il numero di persone di buona volontà, all’interno di tutti i paesi del mondo, è molto più grande di quanto non si pensi.
Esiste un altro motivo di conforto e di speranza ed è la certezza che Dio esiste! Se fossimo soli, noi uomini, la realtà del mondo sarebbe davvero spaventosa, ma, non siamo soli. Per questo non accetto la rassegnazione né la disperazione. La fame sarà vinta, alla fine e la pace sarà per tutti! L’ultima parola in questo universo non potrà mai essere la morte ma la vita! Non potrà mai essere l’odio ma l’amore! Non potrà mai essere la disperazione ma la speranza! Mai le mani irrigidite, chiuse dall’odio! Mani Tese, mani unite nella solidarietà e nell’amore, per tutti.
(Dal suo messaggio di augurio per i trent’anni di Mani Tese, 1994)