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    Predefinito 14 marzo - S. Matilde di Germania, Regina



    Santa Matilde di Germania, Regina

    14 marzo

    Engern, Sassonia, ca. 895 - Quedlimburgo, Sassonia, 14 marzo 968

    Viene allevata dalla nonna, la badessa di Herford e diviene la moglie di Enrico l’Uccellatore, re di Germania. Come sovrana si distinse per l’intensa vita di preghiera e la generosità verso i poveri che visitava in incognito. Usò il proprio patrimonio per alleviare sofferenze e per fondare monasteri con annesse scuole. Matilde rappresenta, ancor oggi, l’ideale delle donne cristiane che, vicine alle leve del potere, sanno mettere la loro influenza al servizio del Vangelo.

    Da lei e da suo marito Enrico I (duca di Sassonia e più tardi re di Germania) discende la casata che conterà quattro imperatori: la famosa dinastia sassone. Educata nel monastero di Herford, in Westfalia, dove sua nonna era badessa, Matilde sa leggere e scrivere, un fatto non frequentissimo nelle grandi casate del tempo, e non si mantiene estranea alle vicende della politica. Quando nel 936 muore suo marito Enrico, lei non è molto favorevole al primogenito Ottone come successore e tenta di far proclamare re il più giovane Enrico. Si arriva a un conflitto tra i due fratelli. Dopo l'incoronazione imperiale di Ottone a Roma (962) la famiglia è riconciliata. Matilde si ritira nel monastero di Nordhausen, dove, dopo essersi spesa per i poveri e i malati, si ammala, e più tardi si trasferisce in un altro monastero: a Quedlimburgo, in Sassonia dove morirà. (Avvenire)

    Etimologia: Matilde = forte in guerra, dal tedesco

    Emblema: Corona, Globo, Scettro, Borsa di denaro, Modellino di chiesa

    Martirologio Romano: A Quedlinburg in Sassonia, in Germania, santa Matilde, che, moglie fedelissima del re Enrico, fu insigne per umiltà e pazienza e si prodigò generosamente nell’assistenza ai poveri e nella fondazione di ospedali e monasteri.

    Martirologio tradizionale (14 marzo): Ad Alberstadt, nella Germania, il transito della beata Matilde Regina, madre di Ottone primo, Imperatore dei Romani, celebre per umiltà e pazienza.

    Da lei e da suo marito Enrico I (duca di Sassonia e più tardi re di Germania) discende la casata che conterà quattro imperatori: la famosa dinastia sassone, che ridà vita all’Impero collegandosi alla tradizione carolingia. Matilde (o Mechthild) ed Enrico hanno cinque figli: Ottone I, Gerberga, futura regina di Francia (moglie di Luigi IV), Hedewig, Enrico e Bruno, che sarà arcivescovo di Colonia.
    Educata nel monastero di Herford, in Westfalia, dove sua nonna era badessa, Matilde sa leggere e scrivere, un fatto non frequentissimo nelle grandi casate del tempo, e non si mantiene estranea alle vicende della politica. Quando nel 936 muore suo marito Enrico (che le lascia un notevole patrimonio personale), lei non è molto favorevole al primogenito Ottone come successore e tenta di far proclamare re il più giovane Enrico. Si arriva a un conflitto tra i due fratelli: il sostegno della madre non basta a far prevalere Enrico. Ottone liquida rapidamente le rivolte familiari, anche se rinuncia alle vendette. E poi, nel 955, mette fine per sempre a un tragico flagello del X secolo: le spedizioni di saccheggio degli Ungari, che quasi ogni anno in primavera (quando nei prati c’era abbastanza erba per i loro cavalli) seminavano morte e incendi in Germania (e anche in Italia). Ottone, nel 955, infligge loro una sconfitta durissima, riportando la tranquillità. Dopo la sua coronazione imperiale a Roma (962) la famiglia è riconciliata. Matilde si ritira nel monastero di Nordhausen, dove però si ammala, e più tardi si trasferisce in un altro monastero: a Quedlimburgo, in Sassonia.
    Ma prima ancora era già stata indotta a vivere per qualche tempo ritirata in una comunità religiosa per un accordo tra i due figli rivali Ottone ed Enrico, molto preoccupati perché lei spendeva troppo nei soccorsi alla malattia e alla miseria. Matilde non è infatti una regina contenta di “regnare” nei palazzi tra dame, bambinaie e servitù. I poveri e i malati li va a cercare. E fonda nuovi monasteri (a Poehlde, a Enger, a Nordhausen e altri due a Quedlimburgo) nei quali si occupa particolarmente dell’istruzione. Organizza poi l’assistenza, mentre la colpiscono i dolori familiari: dopo il marito, perde infatti i figli Enrico e Bruno. I biografi parlano della sua intensa vita di preghiera in quegli anni, e le attribuiscono pure il dono della profezia. Matilde muore a Quedlimburgo, e viene seppellita nella cappella del castello, accanto al marito. Le diocesi germaniche di Paderborn, Fulda e Monaco conserveranno particolarmente vivo il suo culto. Nelle raffigurazioni agiografiche verrà spesso presentata con in mano una borsa di denaro oppure con medicine, mentre passa con la corona in capo di casa in casa a portare soccorso.

    Autore: Domenico Agasso

    *****
    Sempre dallo stesso SITO altro profilo biografico:

    Santa Matilde, discendente del duca Viduchindo, che aveva guidato i sassoni nella loro lunga battaglia contro Carlo Magno, nacque verso l’895 presso Engern in Sassonia da Teodorico, un conte della Westfalia, e da Rainilde, originaria della real casa danese. Ben presto Matilde fu affidata alle cure della nonna paterna, badessa di Herford, sotto la cui guida crebbe sana e forte, divenendo una donna bella, istruita e devota. Felice si rivelò il matrimonio con il figlio del duca Ottone di Sassonia, Enrico, detto “l’uccellatore” per la sua passione nella caccia del falco. Subito dopo la nascita del loro primogenito Ottone, Enrico succedette al padre e verso il 919, quando re Corrado di Germania morì senza prole, eredito anche il trono tedesco.
    A causa delle frequenti guerre Enrico si allontanava spesso da casa e sia lui che i suoi sudditi attribuivano le vittorie conseguite alle preghiere ed al coraggio della regina Matilde, che nel suo palazzo conduceva a tutti gli effetti una vita monacale, generosa e caritatevole verso tutti. Suo marito nutriva nei suoi confronti una cieca fiducia e difficilmente si prendeva la briga di controllare le sue elemosine o si risentiva per le sue pratiche religiose. Nel 936, rimasta vedova, Matilde si spogliò immediatamente di tutti i suoi gioielli rinunciando ai privilegi tipici del suo rango.
    Dall’unione tra Enrico e Matilde erano nati cinque figli: Enrico il Litigioso, il futuro imperatore Ottone I, San Bruno arcivescovo di Colonia, Gerburga moglie del re Luigi IV di Francia ed Edvige madre di Ugo Capeto. Enrico avrebbe preferito lasciare il trono al fratello Ottone, ma Matilde tentò di convincere i nobili ad eleggere comunque lui, suo prediletto, ma infine la spuntò Ottone. Enrico inizialmente si ribellò al fratello, ma infine riconobbe la sua supremazia e questi allora, per intercessione di Matilde, lo perdonò e lo nominò duca di Baviera. Suo figlio divenne poi imperatore col nome di Enrico II alla morte di Ottone I.
    La regina Matilde conduceva una vita assai austera ed a causa delle sue ingenti elemosine si attirò le ire dei figli: Ottone la accusò infatti di sperperare il tesoro delal corona, le richiese un rendiconto delle sue spese e la fece spiare per tenere sotto controllo ogni suo movimento, ma con suo grande dolore anche il figlio favorito Enrico si schierò con il fratello appoggiando la proposta di far entrare la madre in convento onde evitare ulteriori danni al patrimonio familiare. Matilde sopportò con estrema pazienza tuttò ciò, constatando amaramente come i suoi figli si fossero riappacificati solo per perseguire i loro interessi a suo discapito. Lasciò allora tutta la sua eredità ai figli e si ritirò nella residenza di campagna ove era nata.
    Era però destino che la Germania non potesse fare ameno di questa santa donna: appena partita, infatti, Enrico cadde ammalato e sorsero nuovi problemi politici. Sotto pressione del clero e dei nobili, la moglie di Ottone convinse questi a chiedere perdono alla madre, a restituirle il maltolto e richiamarla a partecipare agli affari di stato. Matilde tornò così a corte e riprese anche le sue opere di carità. Enrico continuò comunque ad essere per lei fonte di tormenti: si ribellò nuovamente al fratello Ottone e soppresse in modo sanguinoso una ribellione dei suoi sudditi bavaresi. Nel 955, quando Matilde lo vide per l’ultima volta, ne predisse la morte ed invano lo invitò a tornare sui suoi passi prima che fosse troppo tardi. Ottone invece mostrò rinnovata fiducia nella regina madre, lasciando a lei tutto il potere quando nel 962 dovette recarsi a Roma per ricevere la corona imperiale.
    L’ultima riunione di famiglia ebbe luogo tre anni dopo a Colonia, in occasione della Pasqua, poi Matilde si ritirò definitivamente nei monasteri da lei fondati, in particolare a Nordhausen. Verso la fine del 967 una febbre che la disturbava ormai da tempo si aggravò ulteriormente e Matilde, presagendo la sua prossima fine, mandò a cercare Richburga, sua ex dama di compagnia ed ora badessa di Nordhausen, per spiegarle che doveva partire per Quedlinburg, luogo scelto con suo marito per la loro sepoltura. Nel gennaio 968 dunque si trasferì e suo nipote, Guglielmo di Magonza, le fece visita per darle l’assoluzione e l’estrema unzione. Desiderando ricompensarlo, non le restò però che donargli il suo sudario prevedento che ne avrebbe avuto bisogno prima lui: Guglielmo morì infatti dodici giorni prima di lei.
    La santa regina spirò il 14 marzo 968 e le sue spoglie mortali erano state appena deposte in chiesa quando giunse una coperta intessuta d’oro mandata dalla figlia Gerburga per adornare il feretro. Il corpo di Matilde venne sepolto accanto a quello del marito e subito iniziò la venerazione popolare nei suoi confronti. Nelle diocesi tedesche di Paderborn, Fulda e Monaco è ancora oggi particolarmente vivo il suo culto. L’iconografia è solita raffigurare Santa Matilde con in mano il modelino di una chiesa o una borsa di denaro, simboli della sua generosità e delle sue fondazioni monastiche, quali Poehlde, Enger, Nordhausen e ben due presso Quedlinburgo.

    Autore: Fabio Arduino

    Fonte: SANTI E BEATI

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    St. Matilda

    Queen of Germany, wife of King Henry I (The Fowler), born at the Villa of Engern in Westphalia, about 895; died at Quedlinburg, 14 March, 968. She was brought up at the monastery of Erfurt. Henry, whose marriage to a young widow, named Hathburg, had been declared invalid, asked for Matilda's hand, and married her in 909 at Walhausen, which he presented to her as a dowry. Matilda became the mother of: Otto I, Emperor of Germany; Henry, Duke of Bavaria; St. Bruno, Archbishop of Cologne; Gerberga, who married Louis IV of France; Hedwig, the mother of Hugh Capet. In 912 Matilda's husband succeeded his father as Duke of Saxony, and in 918 he was chosen to succeed King Conrad of Germany. As queen, Matilda was humble, pious, and generous, and was always ready to help the oppressed and unfortunate. She wielded a wholesome influence over the king. After a reign of seventeen years, he died in 936. He bequeathed to her all his possessions in Quedlinburg, Poehlden, Nordhausen, Grona, and Duderstadt.

    It was the king's wish that his eldest son, Otto, should succeed him. Matilda wanted her favourite son Henry on the royal throne. On the plea that he was the first-born son after his father became king, she induced a few nobles to cast their vote for him, but Otto was elected and crowned king on 8 August, 936. Three years later Henry revolted against his brother Otto, but, being unable to wrest the royal crown from him, submitted, and upon the intercession of Matilda was made Duke of Bavaria. Soon, however, the two brothers joined in persecuting their mother, whom they accused of having impoverished the crown by her lavish almsgiving. To satisfy them, she renounced the possessions the deceased king had bequeathed to her, and retired to her villa at Engern in Westphalia. But afterwards, when misfortune overtook her sons, Matilda was called back to the palace, and both Otto and Henry implored her pardon.

    Matilda built many churches, and founded or supported numerous monasteries. Her chief foundations were the monasteries at Quedlinburg, Nordhausen, Engern, and Poehlden. She spent many days at these monasteries and was especially fond of Nordhausen. She died at the convents of Sts. Servatius and Dionysius at Quedlinburg, and was buried there by the side of her husband. She was venerated as a saint immediately after her death. Her feast is celebrated on 14 March.

    Bibliography

    Two old Lives of Matilda are extant; one, Vita antiquior, written in the monastery of Nordhausen and dedicated to the Emperor Otto II; edited by KOEPKE in Mon. Germ. Script., X, 575-582, and reprinted in MIGNE, P.L., CLI, 1313-26. The other, Vita Mahtildis reginae, written by order of the Emperor Henry II, is printed in mon. Germ. Script., IV, 283-302, and in MIGNE, P.L., CXXXV, 889-9220. CLARUS, Die heilige Mathilde, ihr Gemahl Heinrich I, und ihre Sohne Otto I, Heinrich und Bruno (Munster, 1867); SCHWARZ, Die heilige Mathilde, Gemahlin Heinrichs I. Konigs von Deutschland (Ratisbon, 1846); Acta SS., March, II, 351-65.

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. X, 1911, New York

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    Lightbulb Re: 14 marzo - S. Matilde di Germania, Regina

    14 Marzo 2017: MARTEDÌ DELLA SECONDA SETTIMANA DI QUARESIMA, SANTA MATILDE di Ringelheim, REGINA …





    Santa Matilde - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/santa-matilde/
    “14 marzo, Santa Matilde, Imperatrice ( Engern, Sassonia, 895 ca – Quedlinburgo, Sassonia, 14 marzo 968).

    “Ad Alberstadt, nella Germania, il transito della beata Matilde Regina, madre di Ottone primo, Imperatore dei Romani, celebre per umiltà e pazienza”.”



    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf
    Preghiera al Santo del giorno.

    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.

    Eterno Padre, intendo onorare i quarantasette santi Martiri, che furono battezzati dal beato Apostolo Piétro, mentre era chiuso nel carcere Mamertino col suo coapostolo Pàolo, dove furono tenuti per nove mesi; i quali tutti, perseverando nella più devota confessione della fede, da Neróne furono fatti uccidere con la spada. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi avete loro elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questi santi Martiri, ed a loro affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, i quarantasette santi Martiri possano essere miei avvocati e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.
    #sdgcdpr”



    Ligue Saint Amédée
    “Intransigeants sur la doctrine; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
    “14 Mars : Sainte Mathilde, Impératrice d'Allemagne († 968)”




    http://lagioiadellapreghiera.it/arti...122954305.html
    "Preghiera a Santa Matilde.
    Dio, che con l’umiltà e costanza della tua serva Matilde ci hai insegnato come si giunga al possesso delle vere grandezze, fa’, ti preghiamo, che anche noi ne imitiamo l’esempio e che le cose non ci siano che stimolo per il tuo santo servizio."





    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf

    “Il 14 marzo 1800 Papa Pio VII Chiaramonti a Venezia viene esaltato al Sommo Pontificato.”

    “14 marzo 2017 MARTEDÌ DELLA SECONDA SETTIMANA DI QUARESIMA.

    La Stazione è nella chiesa di S. Balbina.
    Lezione (3Re 17, 8-16). - In quei giorni: La parola del Signore fu indirizzata ad Elia Tesbite con queste parole: Levati e va' a Sarepta dei Sidoni, ove dimorerai, ed ove ho ordinato ad una vedova di nutrirti. Elia si levò ed andò a Sarepta. Giunto alla porta della città, vistasi dinanzi una donna vedova che accoglieva legna, la chiamò e le disse: Dammi in un vaso un po' d'acqua per bere. Mentre quella andava a prenderla, le gridò dietro e disse: Portami, ti prego, nelle tue mani anche un tozzo di pane. Essa rispose: Viva il Signore Dio tuo! Io non ho pane, ma soltanto un po' di farina in un'anfora, quanta ne può entrare in una mano, e un po' d'olio in un vaso; ed ecco stavo raccattando un po' di legna per andare a cuocere quella roba a me e al mio figlio, mangiare e poi morire. Elia le disse: Non temere: va' a fare quello che hai detto; ma prima, con quel po' di farina, fa per me un piccolo pane cotto sotto la cenere, e portamelo; e poi lo farai per tè e per il tuo figlio; perché il Signore Dio d'Israele dice così: L'anfora della farina non diminuirà, il vaso dell'olio non calerà fino al giorno in cui il Signore manderà pioggia sulla terra. Essa andò a fare come le aveva detto Elia, e mangiò lui, lei e la sua casa. E da quel giorno l'anfora della farina non diminuì, il vaso dell'olio non calò, secondo la parola che il Signore aveva detta per mezzo d'Elia.
    Il profeta Elia.
    Mentre prosegue l'istruzione dei Catecumeni, alla luce dei fatti evangelici che si vanno esponendo di giorno in giorno, la Chiesa continua ad attingere al Vecchio Testamento i segni profetici che si realizzeranno nella maledizione dei Giudei e nella vocazione dei Gentili. Oggi è la volta di Elia, questo misterioso personaggio che ci tiene fedele compagnia durante la Quaresima, il quale viene a denunciare i giudizi coi quali Dio colpirà un giorno il popolo ingrato. Una siccità di tre anni aveva ridotto agli estremi il regno d'Israele, e, ciò nonostante, non voleva convertirsi al Signore. Elia va cercando ancora qualcuno che lo nutra. Che gran privilegio nutrire un Profeta di Dio! Dio sta con lui! Ma forse quest'uomo-miracolo si dirigerà ad una casa del regno d'Israele? o si rifugerà nella terra di Giuda? No; egli va verso le regioni della gentilità e si reca in un paese di Sidone, a Sarepta, presso una povera vedova: a quest'umile donna porta la benedizione d'Israele. Lo stesso Gesù notò questa circostanza, in quel passo dove sì visibilmente appare la giustizia di Dio contro i Giudei e la sua misericordia verso di noi: "In verità vi dico che molte eran le vedove in Israele al tempo d'Elia, quando il cielo stette chiuso per tre anni e sei mesi, e vi fu gran carestia per tutta la terra; eppure a nessuna di esse fu mandato Elia, ma ad una vedova in Sarepta, di Sidone" (Lc 4,25-26).
    L'estrema miseria del mondo pagano.
    Questa donna è dunque il tipo della gentilità chiamata alla fede. Vediamo anche quali somiglianti caratteristiche ci presenta una tale storia simbolica. È una vedova senza sostegno e senza protezione alcuna: simbolo della gentilità derelitta, che non ha nessuno che la difenda dal nemico del genere umano. Per nutrire la madre e il figlio non resta che un pugno di farina ed una goccia d'olio, poi dovranno morire: è l'immagine della spaventosa penuria di verità che affliggeva il mondo pagano, la cui vita agonizzava quando gli venne annunciato il Vangelo. Versando in tale strettezza, la vedova di Sarepta accolse il Profeta con un senso di umanità e di fiducia; non dubitò della sua parola, e fu salva, lei e il figlio. Alla stessa maniera furono ricevuti gli Apostoli dal mondo pagano, quando, scuotendo la polvere dai loro piedi, furono costretti a voltar le spalle all'infedele Gerusalemme.
    Il Pane vivo.
    Vediamo la vedova che regge nelle mani due pezzi di legno: questo doppio legno è la figura della Croce, come pensano sant'Agostino, san Cesario d'Arles e sant'Isidoro di Siviglia, i quali fanno eco alla primissima tradizione cristiana. Con quei legni la donna cuoce il pane che la nutrirà, perché dalla Croce procede ai Gentili l'alimento e la vita: Gesù, ch'è il Pane vivo. Mentre Israele rimane nella carestia e nell'aridità, la Chiesa dei Gentili non si vede mai mancare la farina del celeste frumento, ne l'olio, simbolo di forza e di dolcezza. Sia gloria dunque a Colui che ci chiamò dalle tenebre all'ammirabile luce della fede! (1Pt 2,9). Ma tremiamo alla vista delle sventure che attirò sopra un intero popolo l'abuso delle grazie. Se la giustizia di Dio non ha esitato a riprovare tutta una nazione, s'arresterà forse davanti alla nostra volontaria ostinazione?
    Vangelo (Mt 23,1-12). - In quel tempo: Gesù, volgendosi alle turbe e ai- suoi discepoli, diceva loro nel suo insegnamento: Sulla cattedra di Mosè si assisero gli Scribi ed i Farisei. Osservate e fate adunque tutto ciò che vi diranno; ma non vogliate imitarli, che dicono e non fanno. Difatti, legan pesi grandi e insopportabili e li caricano sulle spalle della gente; ma essi non li vogliono neppure muovere con un dito. Fanno poi tutte le loro azioni per essere veduti dagli uomini; perciò portano più larghe le filatterie e metton lunghe frange sui mantelli. Inoltre ambiscono i primi posti nei conviti e i primi seggi nelle sinagoghe, essere salutati nelle piazze ed essere dalla gente chiamati Maestri. Ma voi non vogliate essere chiamati Maestri : perché uno solo è il vostro Maestro, voi siete tutti fratelli. E non chiamate alcuno padre sulla terra, perché uno solo è il vostro Padre, quello che è nei cieli. Ne vi fate chiamare dottori, perché uno è il vostro Dottore, il Cristo. Chi è maggiore tra di voi, sarà vostro servo. Colui che si esalta, sarà umiliato; e colui che si umilia, sarà esaltato.
    La Chiesa Maestra di verità.
    Sulla cattedra di Mosè siedono i dottori della Legge, e Gesù vuole che si ascolti il loro insegnamento. Ma questa cattedra, ch'è pure una cattedra di verità, malgrado siano indegni coloro che vi stanno, non rimarrà più a lungo in Israele. Perdurando quest'anno il suo pontificato, Caifa profetizzerà ancora su quella cattedra; ma, siccome l'ha profanata con indegne passioni, fra poco sarà rimossa e sarà trasferita nel cuore della Gentilità. Gerusalemme, rinnegherà il divino liberatore, sta per perdere i suoi onori, e presto Roma, centro della potenza pagana, innalzerà fra le sue mura quella stessa cattedra ch'era la gloria d'Israele, e dall'alto della quale erano proclamate le profezie così visibilmente avverate in Gesù. D'ora in poi quella cattedra, nonostante tutte le furie delle porte dell'inferno, non crollerà più, e sarà la vera speranza delle nazioni, che riceveranno da lei l'indefettibile testimonianza della verità. .Così, la fiaccola della fede che brillava in Giacobbe, passò in altre mani, ma non si è spenta. Rallegriamoci della sua luce, e con la nostra umiltà, meritiamo d'essere sempre illuminati dai suoi raggi.
    Cristo-Verità.
    Quale fu la causa della perdizione d'Israele, se non il suo orgoglio? Esso si compiacque dei doni che Dio accumulò sopra di sé, ma non volle saperne d'un Messia spogliato d'ogni gloria umana; nel sentire da Gesù che i Gentili avrebbero avuto parte alla salvezza, si ribellò, e volle soffocare nel più esecrando misfatto, la voce che gli rimproverava la durezza del suo cuore. I Giudici, alla vigilia della divina vendetta, quando ormai si profilava imminente, non avevano perduto nulla della loro arroganza: sempre la stessa ostentazione, lo stesso spietato disprezzo dei peccatori. All'opposto, il Figlio di Dio s'è fatto figlio dell'uomo; è il nostro Maestro, e ci serve. Impariamo da tale esempio il valore dell'umiltà. Se siamo chiamati Maestri o Padri, ricordiamo che nessuno è maestro e padre, se non in Dio nostro Signore. È degno di chiamarsi maestro colui, per bocca del quale insegna Gesù Cristo; e quegli è veramente padre, che riconosce che la sua paterna autorità non viene che da Dio. Infatti l'Apostolo dice: "Piego le mie ginocchia dinanzi al Padre del Signor nostro Gesù Cristo, da cui ogni famiglia e nei cieli e sulla terra prende nome" (Ef. 3,14-15).
    PREGHIAMO
    Accogli propizio, o Signore, le nostre suppliche, e guarisci le malattie delle anime nostre; affinché ottenuto il perdono, ci rallegriamo sempre della tua benedizione.

    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, traduzione p. Graziani, Alba, 1959, p.541-43.”



    Guéranger, L'anno liturgico - Martedì della Seconda Settimana di Quaresima
    http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-mar2.htm





    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

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    Lightbulb Re: 14 marzo - S. Matilde di Germania, Regina

    14 MARZO 2018: MERCOLEDÌ DELLA QUARTA SETTIMANA DI QUARESIMA; memoria liturgica di SANTA MATILDE di Ringelheim (Enger, 895 circa – Quedlinburg, 14 marzo 968), duchessa di Sassonia, regina ed imperatrice di Germania ed infine, diventata vedova, monaca nell'abbazia di Quedlinburg…



    Santa Matilde - Sodalitium
    «14 marzo, Santa Matilde, Imperatrice ( Engern, Sassonia, 895 ca – Quedlinburgo, Sassonia, 14 marzo 968.)
    “Ad Alberstadt, nella Germania, il transito della beata Matilde Regina, madre di Ottone primo, Imperatore dei Romani, celebre per umiltà e pazienza”.»





    http://www.sodalitium.biz/wp-content...de-195x300.jpg





    In Onore, nel giorno del suo onomastico, della grande Contessa italo-longobarda Matilde di Canossa o di Toscana, combattente per la Chiesa Cattolica ed il Papato:



    http://www.sodalitium.biz/sodalitium_pdf/32.pdf
    “CI RIVEDREMO A CANOSSA… SAN GREGORIO VII E LA SUA EPOCA di don Ugolino Giugni pag. 3.
    (…) San Gregorio VII e Matilde di Canossa.

    Chi era Matilde di Canossa, questa donna che troviamo a fianco di san Gregorio VII, e che tanto peso ebbe nella sua opera di riforma?
    Matilde era figlia di Bonifacio e di Beatrice di Toscana. Sua madre Beatrice aveva sposato in seconde nozze Goffredo di Lorena, aggiungendo così ai suoi stati quelli del secondo marito, e raggiungendo quindi un notevole potere in Italia centrale. Poiché dal secondo matrimonio non nacquero figli, fu la figlia di primo letto Matilde a diventare, all’età di circa trent’anni, la sovrana dei territori che si estendono dalla Toscana fino alla Lombardia. Matilde fu sposa di Goffredo, detto il Gobbo, il quale preferì restarsene in Germania ad occuparsi dei suoi Stati invece di venire in Italia a fianco della moglie, e morì poi nel 1076. Matilde
    «si dimostrò devotissima del Papato per sei pontificati successivi. “Donna di non ordinaria cultura, ella si vide parlar le lingue di tutti i suoi soldati, aver corrispondenza con nazioni lontane, radunar una biblioteca, far raccogliere il corpo del diritto canonico e civile, e aprire in Bologna la prima scuola di legge. Amante delle arti e dalla prosperità dei suoi popoli, in ogni parte innalza castelli, ponti e chiese. Forte e perseverante di carattere benché devota, resiste all’inclinazione del chiostro allora comune; benché debole per temperamento, guida in persona le sue schiere e combatte; benché richiesta da molti a consorte, rifugge dalle matrimoniali dolcezze, e tante doti corona con la virtù della modestia e dell’umiltà, che la consigliano a sottoscriversi: Matilda Dei gratia si quid est. Tale era la donna che fu la spada della riforma papale, la donna che Dante ha immortalato nel suo poema, collocandola alle soglie del Paradiso” » (22). “Questa nobildonna [Matilde di Canossa] si levò per la difesa del Vicario di Dio; mise a disposizione della Sede Apostolica le sue ricchezze e i suoi eserciti; ciò finché visse; e prima di morire legò i suoi domìni al Principe degli Apostoli ed ai suoi successori” (23).
    «[Matilde] era longobarda e lo professava apertamente; erede di un torbido ideale di conquista che aveva agitato e rovinato il suo popolo nella parabola tra Alboino e Arduino, ella lo aveva innalzato e illuminato volgendolo verso Roma. Così avessero fatto, a loro tempo, Astolfo e Desiderio. Matilde sentendosi sola nella sua famiglia, tenne fermo appoggiandosi sul grande longobardo che risiedeva sulla cattedra di San Pietro. Ildebrando comprese la missione provvidenziale di Matilde; e i due ultimi longobardi della storia si tennero stretti davanti e contro tutti. La calunnia viperea del partito dei simoniaci avrebbe accusato Ildebrando di avere comprato il Papato; il partito dei concubinari tenterebbe sporcare l’onore della trentenne Contessa e del sessantenne pontefice: la storia ha fatto giustizia di tanta viltà contro cui si innalzarono le testimonianze più attendibili del tempo, e la serena critica che conosce il carattere dei due personaggi. Gregorovius, a suo onore, ha parole incisive di rivendicazione della verità su questo punto. Ma resta la maldicenza politica per cui si accusa da molti Ildebrando di avere, per sete di dominio, accaparrato la donna per ottenerne l’eredità. Chi lancia quest’accusa, dimentica due punti fondamentali: chi era Matilde, chi era Gregorio VII. La grande Contessa può ben dirsi un “uomo” superiore dalle chiare vedute, dalla ferma volontà. (…) Matilde non voleva più stranieri, padroni dentro o minacciosi al di fuori, del suo grande florido stato. Figli non aveva; chiamare alla successione un parente più o meno lontano d’Italia era mettere l’eredità sul tappeto di una tavola da giuoco. Senza sentirsi italiana e romana nel nostro classico senso, la tardiva longobarda dell’Italia centrale sentiva l’istinto, ormai, del suo paese. Quale modo migliore di assicurare la quiete e la compagine dello Stato canossiano, di quello che lo avrebbe congiunto a Roma? Anche prescindendo dal genio che allora splendeva nell’Urbe [S. Gregorio VII], si sentiva l’ascesa del Papato nel mondo civile non meno che nella riforma religiosa, non meno della lenta ma progressiva decadenza di quell’Impero che aveva divorato i carolingi ed i sassoni, ed ora dopo un grande Salico, già offriva un giovinastro per erede. Matilde da quell’“uomo” superiore che era, non aveva bisogno di essere suggestionata da Ildebrando per arrivare a quel divisamento [di donare i suoi Stati alla Chiesa, n.d.a.] (…). Quanto ad Ildebrando, contro chi l’accusa di avere fatto la caccia a quelle terre, con una mentalità da principe italiano della Rinascenza (…), noi appelliamo a loro stessi quando, (…) accusano Gregorio VII di aver sognato l’impero (…). Prescindendo da esagerazioni e svisamenti, Gregorio ha la mentalità imperiale di un Innocenzo III; ed è uno strano rimpicciolirlo, mostrandocelo ad annaspare per avere la sovranità diretta di alcune provincie. Senza dubbio, più il dominio di Roma avanzava verso il Po e più l’Urbe poteva sentirsi al riparo; ma quale riparo così poco armato ed armabile contro un rubesto re teutonico che fosse calato con il suo esercito sanguinario ed affamato! Lo Stato pontificio arrivò e si consolidò sul Po, ben più tardi, quando al suo settentrione era passata la bufera medievale; e crollò quando un esercito giacobino di sanculotti e poi d’imperiali ne passò il 7 confine, al cadere dell’antico regime. Solo un riconoscimento diplomatico lo rialzò, passato Napoleone, e lo fece durare fino al ripresentarsi d’un esercito nemico alla frontiera. Non diciamo che tutto ciò potesse essere divinato da Ildebrando; ma gli bastava la dura esperienza del passato e del presente per disingannarlo. Perciò una serena disamina dei due grandi caratteri toglie ogni miseria d’intelletto e di coscienza alla donatrice o al donatario. La donazione della contessa Matilde del suo Stato alla Santa Sede è il risultato di una serena percezione della situazione da parte dei due » (24). Inutile dire che Matilde di Canossa, che già si trovava nel campo di battaglia ildebrandiano, si schierò risolutamente in favore della Riforma gregoriana. Ella era presente al primo dei sinodi riformatori di Gregorio VII nel 1074. Ma tra queste due grandi anime vi erano dei rapporti strettissimi di confidenza, come testimoniano le loro lettere che sono arrivate fino a noi. Ecco cosa scriveva alla Contessa di Canossa il santo Pontefice rendendola partecipe del progetto di una Crociata in Terra Santa che egli era desideroso di intraprendere (25):
    «L’oggetto dei miei pensieri, il desiderio che provo di attraversare il mare, per soccorrere i cristiani che i pagani immolano come del vile bestiame, mi imbarazza nei confronti di molti; temo di essere tacciato da essi di estrema leggerezza. Ma non ho nessuna difficoltà a confidarti, a te, mia carissima figlia, della quale stimo la prudenza più di quanto tu possa renderti conto. Dopo aver letto le lettere che spedisco al di là dei monti, se hai un consiglio da dare, o meglio ancora un aiuto da dare alla causa di Dio tuo creatore, fallo con molta cura; poiché se è bello, come si dice, morire per la propria patria, è ancora più bello e più glorioso sacrificare la carne mortale per Cristo che è la Vita Eterna. (…) Per ciò che mi riguarda, onorato dalla compagnia di sì nobili sorelle [la contessa Beatrice, madre di Matilde, e l’Imperatrice Agnese, madre di Enrico IV…], attraverserò volentieri il mare, disposto a dare la mia vita per Cristo con voi da cui desidero non essere separato nella Patria eterna… » (26).
    Nei suoi rapporti con Matilde « questo illustre atleta della libertà della Chiesa sapeva unire all’altezza e alla grandezza delle sue vedute la toccante sollecitudine del più umile dei preti per l’avanzamento spirituale di un’anima. “Solo Colui che penetra il segreto del cuore, scrive alla pia principessa, può conoscere, e conosce meglio di me, lo zelo e la sollecitudine che ho per la tua salvezza. Sono onorato che tu sappia capire che io sono tenuto a prendermi cura di te, in vista di tanti popoli nell’interesse dei quali la carità mi ha costretto a trattenerti, quando tu pensavi ad abbandonarli per non pensare ad altro che al bene della tua anima. La carità (…), secondo colui che è la tromba del cielo, non è interessata. Ma poiché tra le armi di difesa che ti ho fornito contro il principe di questo mondo, la principale è quella di ricevere frequentemente il Corpo del Signore, e di donarti con piena fiducia alla protezione della Madre Sua, in questa lettera voglio trascriverti ciò che il beato Ambrogio ha pensato circa la Comunione…” » (27).
    Queste poche righe illustrano bene quali furono i rapporti tra l’anima di Gregorio VII e quella di Matilde che erano entrambe ripiene degli stessi sentimenti, e desiderose della gloria di Dio e del bene della sua Santa Chiesa. (...)”






    https://upload.wikimedia.org/wikiped...di_Canossa.jpg






    Santa Matilde di Germania
    http://www.santiebeati.it/dettaglio/45325
    "Santa Matilde di Germania Regina

    14 marzo
    Engern, Sassonia, 895 circa - Quedlinburgo, Sassonia, 14 marzo 968
    Da lei e da suo marito Enrico I (duca di Sassonia e più tardi re di Germania) discende la casata che conterà quattro imperatori: la famosa dinastia sassone. Educata nel monastero di Herford, in Westfalia, dove sua nonna era badessa, Matilde sa leggere e scrivere, un fatto non frequentissimo nelle grandi casate del tempo, e non si mantiene estranea alle vicende della politica. Quando nel 936 muore suo marito Enrico, lei non è molto favorevole al primogenito Ottone come successore e tenta di far proclamare re il più giovane Enrico. Si arriva a un conflitto tra i due fratelli. Dopo l'incoronazione imperiale di Ottone a Roma (962) la famiglia è riconciliata. Matilde si ritira nel monastero di Nordhausen, dove, dopo essersi spesa per i poveri e i malati, si ammala, e più tardi si trasferisce in un altro monastero: a Quedlimburgo, in Sassonia dove morirà. (Avvenire)
    Etimologia: Matilde = forte in guerra, dal tedesco
    Emblema: Corona, Globo, Scettro, Borsa di denaro, Modellino di chiesa
    Martirologio Romano: A Quedlinburg in Sassonia, in Germania, santa Matilde, che, moglie fedelissima del re Enrico, fu insigne per umiltà e pazienza e si prodigò generosamente nell’assistenza ai poveri e nella fondazione di ospedali e monasteri."





    Ligue Saint Amédée
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    “Intransigeants sur la doctrine; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”

    14 mars : Sainte Mathilde, Impératrice d'Allemagne (? 968) :: Ligue Saint Amédée
    “14 Mars : Sainte Mathilde, Impératrice d'Allemagne († 968)”





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    14 MARZO 2018: QUINTO GIORNO della NOVENA (dal 10 marzo al 18 marzo) a S. GIUSEPPE sposo di Maria SS:


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    “+ Glorioso san Giuseppe, modello di tutti i lavoratori, ottenetemi la grazia di lavorare con spirito di penitenza per l’espiazione dei miei numerosi peccati: di lavorare con coscienza, met¬tendo il culto del dovere al di sopra delle mie inclinazioni, di lavorare con riconoscenza e gioia, considerando come un onore di impiegare e far fruttare, mediante il lavoro, i doni ricevuti da Dio: di lavorare con ordine, pace, moderazione e pazienza, senza mai retrocedere davanti alla stanchezza e alle difficoltà: di lavorare specialmente con purezza di intenzione e distacco da me stesso, avendo sempre davanti agli occhi la morte e il conto che dovrò rendere del tempo perso, dei talenti inutilizzati, del bene omesso, del vano compiacimento nel successo, così funesto all’opera di Dio. Tutto per Gesù, tutto per Maria, tutto a Vostra imitazione, o Patriarca Giuseppe! Questo sarà il mio motto per tutta la vita e al momento della morte. Così sia. +”

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    “14 marzo 2018: MERCOLEDÌ DELLA QUARTA SETTIMANA DI QUARESIMA.”






    “Il 14 marzo 1800 Papa Pio VII Chiaramonti a Venezia viene esaltato al Sommo Pontificato.”









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    Lightbulb Re: 14 marzo - S. Matilde di Germania, Regina

    14 MARZO 2019: QUINTO GIORNO della NOVENA (dal 10 al 18 marzo) a S. GIUSEPPE; memoria liturgica di SANTA MATILDE di Ringelheim (Enger, 895 circa – Quedlinburg, 14 marzo 968), duchessa di Sassonia, regina ed imperatrice di Germania ed infine, diventata vedova, monaca nell'abbazia di Quedlinburg…



    «Santa Matilde - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/santa-matilde/
    14 marzo, Santa Matilde, Imperatrice ( Engern, Sassonia, 895 ca – Quedlinburgo, Sassonia, 14 marzo 968.)

    “Ad Alberstadt, nella Germania, il transito della beata Matilde Regina, madre di Ottone primo, Imperatore dei Romani, celebre per umiltà e pazienza”.»
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...de-195x300.jpg






    In Onore, nel giorno del suo onomastico, della grande Contessa italo-longobarda Matilde di Canossa o di Toscana, combattente per la Chiesa Cattolica ed il Papato:


    http://www.sodalitium.biz/sodalitium_pdf/32.pdf
    “CI RIVEDREMO A CANOSSA… SAN GREGORIO VII E LA SUA EPOCA di don Ugolino Giugni pag. 3. (…) San Gregorio VII e Matilde di Canossa.”



    Riti orientali: arriva la distruzione con 50 anni di ritardo? - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/r...-anni-ritardo/
    “Riti orientali: arriva la distruzione con 50 anni di ritardo?
    Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
    Comunicato n. 23/19 del 14 marzo 2019, Santa Matilde

    Riti orientali: arriva la distruzione con 50 anni di ritardo?
    Le comunità del Medio Oriente unite a Roma nel corso dei secoli hanno superato ogni genere di avversità e hanno sempre conservato gli antichi riti (scippati dagli scismatici nei secoli passati). Dopo 50 anni dalla rovinosa riforma del rito romano, la mano modernista sembra volere colpire anche i venerabili riti dell’Oriente cristiano (celebrati in comunione con gli occupanti della Sede Apostolica). Si noti il tono usato dal ‘patriarca’ caldeo (eletto da Benedetto XVI): sembra di leggere un vescovo ‘conciliare’ degli anni ’70.”

    “Riti orientali: arriva la distruzione con 50 anni di ritardo?”
    https://www.agerecontra.it/2019/03/r...ni-di-ritardo/




    "Sante Messe - Sodalitium"
    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

    "S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium"
    http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

    “Sodalitium - IMBC.”
    https://www.youtube.com/user/sodalitium

    “Omelie dell'I.M.B.C. a Ferrara.”
    https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

    http://www.oratoriosantambrogiombc.it/
    “Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11).”





    «Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
    http://www.domusmarcellefebvre.it/
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
    La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.».







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    «MARTIROLOGIO ROMANO, 1955. Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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    "Novena in onore di san Giuseppe (dal 10.3 al 18.3)."
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    «Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.

    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare i quarantasette santi Martiri, che furono battezzati dal beato Apostolo Piétro, mentre era chiuso nel carcere Mamertino col suo coapostolo Pàolo, dove furono tenuti per nove mesi; i quali tutti, perseverando nella più devota confessione della fede, da Neróne furono fatti uccidere con la spada. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi avete loro elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questi santi Martiri, ed a loro affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, i quarantasette santi Martiri possano essere miei avvocati e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.»

    https://www.sursumcorda.cloud/sostienici/libri.html
    https://www.sursumcorda.cloud/massim...a-eretico.html
    “Appunti sulla questione del cosiddetto «papa eretico»”
    https://www.sursumcorda.cloud/preghi...vera-fede.html
    “Preghiera di San Pietro Canisio per conservare la vera fede”
    https://www.sursumcorda.cloud/preghiere/

    “14 marzo 1848. Romani, e quanti siete Figli e Sudditi Pontifici, ascoltate ancora una volta la voce di un Padre che vi ama e che desidera vedervi amati e stimati da tutto il mondo. Roma è la Sede della Religione
    , ove sempre ebbero stanza i Ministri della medesima, che sotto diverse forme costituiscono quella mirabile varietà della quale è bella la Chiesa di Gesù Cristo. Noi v’invitiamo tutti e vi inculchiamo di rispettarla, e di non provocare giammai il terribile anatema di un Dio sdegnato, che fulminerebbe le sue sante vendette contro gli assalitori degli Unti suoi. Risparmiate uno scandalo del quale il mondo intero resterebbe meravigliato, e la maggior parte dei sudditi afflitta e dolente. Risparmiate il colmo all’amarezza, ond’è già travagliato il Pontefice per fatti di simil genere testé accaduti altrove. Ché se anche fra gli uomini, che in qualunque Istituto appartengono alla Chiesa di Dio, ve ne fossero di quelli che meritassero, per la loro condotta, la disistima e la diffidenza, è sempre aperta la strada alle rappresentanze legali: quando esse siano giuste, Noi, come Sommo Pontefice, saremo pronti ad accoglierle per provvedervi.
    Da SS Pio IX Romani, e quanti.”
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    “Il 14 marzo 1800 Papa Pio VII Chiaramonti a Venezia viene esaltato al Sommo Pontificato.”







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    https://moimunanblog.com/
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    “SANTA MATILDE, REINA BY MOIMUNAN ON 14 MARZO, 2019
    14 de marzo. Santa Matilde, Viuda (968 d.C.).”
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    «Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
    “Mieux vaut une petite œuvre dans la Vérité, qu’une grande dans l’erreur.”


    “Mercredi 13, vendredi 15 et samedi 16 mars : Quatre-Temps du Printemps. JEÛNE et ABSTINENCE.”
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    "Discipline originelle du carême chrétien."
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    “Neuvaine à Saint Joseph (du 10 au 18 mars).”


    14 mars : Sainte Mathilde, Impératrice d'Allemagne (? 968) :: Ligue Saint Amédée
    “14 Mars : Sainte Mathilde, Impératrice d'Allemagne († 968)”
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