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Discussione: Vi begynner med norsk!

  1. #1
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    Predefinito Vi begynner med norsk!

    Allora, come premessa vi dò un consiglio: siccome avrete bisogno, per scrivere in norvegese, dei caratteri ø, æ e å, andate ul pannello di controllo e, tramite "impostazioni internazionali e lingua", aggiungete la lingua norvegese alla vostra tastiera, in questo modo:

    aprite Impostazioni internazionali e delle lingue, cliccate su Lingue, e da lì su Dettagli. Da Dettagli cliccate su Aggiungi, sotto "Lingua di input" comparirà un menù con tutte le lingue disponibili, scegliete Norvegese (Bokmål) e cliccate OK. Successivamente, cliccate su Barra della lingua, spuntate la casellina "Visualizza la barra della lingua dul desktop", e poi OK, OK, OK. Se avete fatto tutto correttamente, in basso a destra dovrette comparire un quadratino azzurro con scritto IT. Se ci cliccate sopra, comparirà un menù con le lingue impostate (italiano e norvegese se non ne avete impostate altre prima). Selezionate norvegese, ed i caratteri che ho indicato si trovano in queste posizioni sulla tastiera:

    ø = ò

    æ = à

    å = è
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  2. #2
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    Dunque... dato che avrei la velleità di insegnarvi non solo a leggere e scrivere il norvegese, ma anche a parlarlo, comincerei con un po' di fonetica. Questa può presentare un po' di difficoltà inizialmente (specie se descritta per iscritto invece che fatta sentire), ma in realtà non c'è niente di particolarmente ostico (al contrario dello svedese e del danese).

    Il norvegese ha 9 vocali, che sono le seguenti:

    a e i o u y ø æ å

    A: si legge come quella italiana, ma è molto più chiusa, è praticamente una via di mezzo tra A ed O

    E: si legge breve ed aperta o lunga e stretta, a seconda che si trovi in mezzo alla sillaba (breve e corta) o alla fine (lunga e stretta)

    I: come quella italiana

    O: si legge in alcuni casi come quella italiana, in altri casi come la U italiana. Purtroppo non vi è regola grammaticale o fonetica che stabilisce quale dei due suoni la lettera deba assumere di volta in volta, bisogna solo imparare a memoria. Direi che la frequenza con cui suona O/U ha un rapporto di casi circa 40/60. Per fare un esempio, il nome della capitale della Norvegia, Oslo, si pronuncia "Uslo" (con il caratteristico suono del gruppo consonantico "sl" che andremo a specificare tra poco).

    U: si pronuncia come la U francese o la U con umlaut tedesca
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  3. #3
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    Ora veniamo alle dolenti note:

    Y: ha un suono particolarissimo, a metà tra la U (norvegese) e la I. Per ottenerlo (più o meno) provate a fare il seguente esercizio: pronunciate la U (sempre quella norvegese) con un suono prolungato, e mentre la pronunciate, stirate pian piano le labbra verso l'esterno finchè il suono non si trasforma man mano in una I. Quando sarete circa a metà di questo percorso, state pronunciando la Y norvegese.

    Ø: si pronuncia come la Ö tedesca o lombarda.

    Æ: è una E molto, molto aperta, quasi una A.

    Å: nonostante il curioso aspetto, questa lettera si pronuncia semplicemente come la O italiana.
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  4. #4
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    Veniamo alle consonanti:

    [C]: inesistente in norvegese, si trova solo in parole di origine straniera. SI pronuncia K davanti ad A, O ed U ed S davanti alle altre vocali.

    [D]: come quella italiana (tranne che in alcune eccezioni che vedremo separatamente), tranne che in finale di parola, nel qual caso il più delle volte è muta

    [F]: come quella italiana

    [G]: dura (come in "gatto") davanti ad A, O, U, Å, Ø ed alle consonanti, mentre davanti ad I ed Y si pronuncia come una "J" vocalica. Non esistono casi di G davanti ad Æ. In finale di parola, la G è SEMPRE muta, tranne che in alcuni pronomi personali ed in altre parole che vedremo.

    [H]: sempre aspirata, importantissimo farla sentire

    [K]: come la C dura italiana

    [L, M, N, P]: come quelle italiane

    [Q]: non esiste

    [S]: come quella italiana

    [T, V]: come quella italiana, talvolta muta in finale di parola

    [Z]: non esiste se non in limitatissimi casi di parole provenienti da lingue straniere
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  5. #5
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    Vediamo ora alcuni gruppi consonantici/vocalici dal suono paerticolare:

    [dj] (ad esempio nella parola "djevel" = "diavolo"): ha un suono molto particolare tra la D e la G dolce. Per pruininciarlo, poggiare la lingua sul palato come quando si pronuncia la D e pronunciare la G.

    [ti, tj, ty] (come in "tjeneste" = "servizio"): ha un suono tra la T e la C dolce. Per pronunciarlo, poggiare la lingua sul palato come quando si pronuncia la T e pronunciare la C. La vocale mantiene il suo suono (J = I)

    [gj] (come in "gjette" = "indovinare"): si pronuncia J vocalica (come in "Juventus")

    [gn] (come nel nome femminile Agnes): le due lettere si pronunciano separate (non come nell'italiano "gnomo"), ma la G non va propriamente pronunciata, va appena accennata con la gola.

    [ng] (come in "ingen", = "nessuno"): come nell'inglese "long", la G va appena accennata con la gola.

    [sj, ski, skj, sky] in questi casi, la SJ o SK si pronuncia come la SC italiana di "sci". Il suono vocalico successivo resta invariato (la J si pronuncia I).

    [rt] (come in "fort" = "rapidamente, velocemente") questo gruppo consonantico si pronuncia (incredibile ma vero) come lo pronunciano Calabresi e Siciliani, come una via di mezzo tra R e C.

    [rs] (come in "først" = "primo") questo gruppo consonantico si pronuncia come la SC italiana di "sci", con la R appena accennata. Questo succede anche quando la R è in finale di parola e la S è all'inizio della parola successiva (come ad esempio in "for et år siden" = "un anno fa"), nel qual caso le due parole vengono legate dal suono SC (la frase esemplificata si legge "for et oscìden")

    [sl] (come in Oslo) la S si pronuncia come la SC italiana di "sci".

    [dt] (come in "godt" = "buono di sapore") si pronuncia T.

    [au] (come in "haug" = "collina") ha un suono molto particolare. La A è molto aperta, quasi a formare una E, e la U va letta come sempre, cioè come la U francese.

    [ei] (come in "vei" = "via, strada") si pronuncia "ai"

    [ky, ki, kj] (come in "kjempe" = "combattere"), la K si pronuncia come la CH tedesca, la vocale mantiene il suo suono.

    Concludiamo la parte fonetica ricordando che le parole norvegesi sono sempre sdrucciole (accento sulla prima sillaba), ma le parole da più di due sillabe prendono una seconda accentazione sulla terza, il che produce quel tipico andare cantilenante in alto ed in basso della lingua.
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  6. #6
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    Ed ora iniziamo con un po' di grammatica spicciola.

    In norvegese esistono tre generi: maschile, femminile e neutro. I generi maschili e femminili però, negli ultimi decenni, si sono praticamente uniformati in un unico genere, chiamato "comune", che corrisponde praticamente al genere maschile. Comunque, per amor di precisione, vediamoli tutti e tre, partendo dall'articolo.

    L'articolo indeterminativo

    EN per i nomi di genere maschile

    EI per i nomi di genere femminile

    ET (o ETT) per i nomi di genere neutro

    Esempi:

    En gutt (un ragazzo), Ei jente (una ragazza), Et hus (una casa).

    Come dicevo, nel caso del femminile è ormai ugualmente corretto (se non addirittura più comune) usare l'articolo maschile.
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  7. #7
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    Il plurale indeterminato si forma nel genere comune (cioè maschile e femminile) aggiungendo la desinenza "er" al singolare (o solo la R se il sostantivo termina per E):

    Gutter, Jenter = Ragazzi, Ragazze

    Il genere neutro rimane invariato al plurale indeterminato:

    Et hus = Una casa, Hus = Case.
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  8. #8
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    L'articolo determinativo

    Questa è la maggiore particolarità delle lingue scandinave. Non esiste un vero e proprio articolo determinativo, ma esistono casi in cui il nome è determinato o indeterminato. L'uso che si fa di questi casi è alquanto diverso da quello che ne facciamo in italiano, dove l'articolo si mette quasi sempre davanti al nome. Questo non vale per le lingue scandinave, norvegese compreso. Ma andiamo a vedere come funziona:

    Genere maschile:

    l'articolo determinativo (chiameremo così per facilità il caso determinato) si forma spostando l'articolo indeterminativo EN in finale di parola ed unendolo a quest'ultima al singolare, ed aggiungendo la desinenza "ENE" al plurale.

    Esempio:

    Sing.: En gutt (indeterminato) = Un ragazzo, Gutten = Il ragazzo

    Plur.: Gutter = Ragazzi, Guttene = I ragazzi

    Genere femminile

    l'articolo determinativo si forma aggiungendo una A in finale di parola (o sostituendo la eventuale E finale con la A) al singolare (a meno che non si voglia usare il maschile anche per i nomi di genere femminile, come detto). Al plurale, la regola è la stessa che vale per il maschile.

    Esempi:

    Ei dør = Una porta, Døra = la porta

    Dører = Porte, Dørene = Le porte

    --------------------------------------------------

    Ei jente = Una ragazza, Jenta = La ragazza

    Jenter = Ragazze, jentene = Le ragazze

    Genere neutro

    L'articolo determinativo si forma spostando l'indeterminativo ET come desinenza del nome al singolare. Per il plurale, vale la stessa regola del maschile e femminile.

    Esempio:

    Et hus = Una casa, Huset = La casa

    Hus = Case, Husene = Le case

    Importante regola di pronuncia: la "T" finale del determinativo singolare neutro è muta (quindi "huset" ad esempio si legge "huse").
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    Concludiamo questa prima giornata cercando di spiegare come si usano i casi determinato ed indeterminato in norvegese.

    NON si usano assolutamente come in italiano, il che significa che non si deve tradurre la parola come determinata in tutti i casi in cui in italiano si userebbe l'articolo. Bisogna invece capire se il concetto espresso dal sostantivo è generico o (per l'appunto) determinato.

    Facciamo un esempio in italiano per chiarire:

    1) "L'acqua bolle a 100 gradi"

    2) "L'acqua nel mio bicchiere è calda"

    Ora, anche se in entrambi i casi in italiano si usa l'articolo, appare chiaro come l'acqua di cui al punto 1 è un concetto generale (l'acqua genericamente bolle a 100 gradi), mentre quella al punto 2 è un concetto determinato: non si parla dell'acqua in generale, ma di quella che è nel mio bicchiere.

    Nel caso 1 dunque, in norvegese si userà il caso indeterminato, e si dirà: "Vann køker på 100 grader", mentre nel secondo si userà il caso determinato e si dirà: "Vannet på mitt glass er varmt".

    E' indispensabile capire questa differenza ed applicarla ogni volta che si usa un sostantivo per non incorrere in errori, che non mineranno la comprensione da parte dell'interlocutore, ma comunque impediscono di parlare un nuon norvegese.
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  10. #10
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    Direi che è ormai ora di andare avanti.

    Dunque, abbiamo visto i quattro casi di determinazione/indeterminazione del sostantivo in norvegese. Ovviamente, non è così semplice come sembra: ci sono sostantivi che fanno eccezione.

    La prima eccezione, che è peraltro di per sè una regloa, riguarda i sostantivi che finiscono per R (generalmente quelli indicanti azioni, derivati da verbi, e quelli indicanti nazionalità). Questi, al plurale indeterminato, prendolo la E come desinenza, al plurale determinata NE anzichè ENE.

    Quindi, per fare un paio di esempi:

    Baker (fornaio) al plurale indeterminato diventa

    bakere

    al plurale determinato

    bakerne

    Lo stesso vale, ad esempio, per Italiener (italiano, come sostantivo):

    Pl. ind. Italienere

    Pl. det. Italienerne
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