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    Predefinito PUERI HEBRAEORUM

    Pueri Hebraeorum, portantes ramos olivarum, obviaverunt Dominus, clamantes et dicentes:

    Hosanna in excelsis.

    Pueri Hebraeorum vestimenta prosternebant in via et clamabant dicentes:

    Hosanna Filio David, benedictus qui venit in nomini Domini

  2. #2
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    Predefinito Salmo 147

    Lauda, Ierusalem, Dominum,
    lauda Deum tuum, Sion.
    Quod firmavit seras portarum tuarum,
    Benedixit filiis tuis in te.
    Composuit fines tuos in pace,
    medulla tritici satiat te.
    emittit eloquium suum in terram,
    velociter currit verbum eius.
    Dat nivem sicut lanam,
    pruinam sicut cinerem spargit.
    Procit glaciem suam ut frustula panis;
    coram frigore eius aquae rigescunt.
    Emittit verbum suum et liquefacit eas;
    flare iubet ventum suum et fluunt aquae.
    Annuntiavit verbum suum Jacob,
    satuta et praecepta sua Israël.
    Non fecit ita ulli nationi:
    praecepta sua non manifestavit eis.
    Gloria Patri et Filio, et Spiritui Sancto.
    Sicut erat in principio, et nunc et semper et in saecula saeculorum. Amen.

  3. #3
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    Predefinito Domenica delle Palme

    Dai Discorsi di san Proclo.
    Oratio IX, In ramos Palmarum, 1-3.4. PG 65, 772-777


    Cari fratelli, il tempo liturgico che stiamo vivendo chiede un impegno maggiore da noi: ci vuole più ferventi, più disponibili, più solleciti nel recarci all'incontro con il re venuto dal cielo. Questo stesso gioioso messaggio annunziava san paolo quando diceva: Il Signore è vicino, non angustiatevi per nulla.

    Accogliamo il nostro Dio con acclamazioni degne di lui. Gridiamo con la folla: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele! Colui che viene: l'espressione è giusta, perché il Signore non smette di venire, pur senza mai essere assente. Il Signore è vicino a quanti lo invocano. Perciò, benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele!

    Tutto quello che accade in questo giorno ha valore di simbolo. Tutte queste manifestazioni indicano in figura che avanza un re. Gli abitanti delle città di questo mondo, quando aspettano l'arrivo del loro governatore, spianano la strada, sospendono corone ai portici; l'aspetto della città cambia, il palazzo reale è ripulito da cima a fondo. In vari punti si organizzano cori che cantino le lodi del re. Da questi segni si riconosce che in un dato paese si avvicina un grande della terra.

    Applichiamoci anche noi a un lavoro analogo, anzi a un'impresa ben più gloriosa: le celebrazioni della nostra città spirituale devono essere all'altezza della trascendenza del suo re celeste.

    Il re umile e mansueto è alle porte. Nei cieli egli cavalca sui cherubini, quaggiù è seduto su un puledro di asina. Prepariamo la dimora della nostra anima. Togliamo le ragnatele, cioè ogni rancore contro i fratelli. Non si trovi in noi la polvere delle critiche, ma laviamo abbondantemente tutto con l'acqua dell'amore. Livelliamo le gobbe dell'inimicizia, inghirlandiamo i portici delle nostre labbra con i fiori della bontà. Uniamoci alle acclamazioni della folla: Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele!

    Chi vorrebbe tacere? Chi non ammirerà questa folla, avversa ai Giudei e amica dei discepoli di Cristo? Acclamano il Signore come re, lui che non porta nessuna visibile insegna di una dignità regale: non cocchio laminato d'oro, non bianchi cavalli bardati; nessuna traccia della pompa che i re di questo mondo sogliono sfoggiare nei loro cortei. Qui non ci sono né armi né scudi né alabarde; neppure mantelli di porpora né prestigiosi scudieri dalle chiome fluenti; tanto meno sfilano dignitari o parate di elefanti.

    La folla non contempla nulla di ciò, anzi vede proprio il contrario: un volgare, meschino puledro, senza sella, preso a prestito per l'occasione. Tutto il corteo si riduce agli undici apostoli, perché Giuda già ordisce il tradimento.

    Le folle vedono questa grande povertà di Gesù, eppure sono come rapite in cielo e con gli occhi dello spirito contemplano le realtà dell'alto. Si uniscono ai cori angelici e si valgono delle voci dei serafini per acclamare come loro: Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re di Israele!

    È aspro e pungente per i sacerdoti e i farisei udire le folle che acclamano un re di Israele. Eppure, volenti o no, sono costretti a udirlo. Avevano tacciato Gesù di possedere un demonio, ed ecco la folla proclamarlo re. Chi le ha suggerito quel titolo? Chi le ha messo in mente tale lode? Chi ha posto rami di palma nelle loro mani? Chi improvvisamente ha radunato tutta questa gente, guidandola come sotto un unico capo? Chi ha insegnato questo canto unanime?

    È una grazia discesa dall'alto, una rivelazione dello Spirito Santo. ecco perché gridano con libera franchezza: Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re di Israele.

    La folla forma il corteo terreno del Signore, gli angeli quello celeste. I mortali sono simili agli immortali, i pellegrini della terra già partecipano ai cori celesti.

    Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re di Israele. Essi rifuggono i farisei, hanno in orrore i sommi sacerdoti.

    Cantando una melodia degna dell'Altissimo, rallegrano la creazione, santificano l'aria. I morti trasaliscono, il cielo si apre, rifiorisce il paradiso, gli altri mortali sono stimolati a emulare un simile fervore.

    Prendiamo anche noi rami di palma e usciamo incontro al Signore. Diciamo ai prìncipi dei sacerdoti: Non siete voi quelli che domandano se questi è il figlio del carpentiere? Egli è il Dio forte e potente. Correte, affrettatevi; unitevi alla folla e cantate in onore di colui che ha risuscitato Lazzaro: Benedetto colui che viene nel nome del Signore.

    A lui la gloria nei secoli. Amen.


  4. #4
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    Predefinito Dalle Omelie di san Giovanni Crisostomo

    In Mt., hom. 66, 1-2. PG 57, 627-628.

    Gesù era venuto spesso a Gerusalemme; mai però vi era entrato in modo così solenne. Quale ne è il motivo? All'inizio del suo ministero egli non era molto conosciuto e a quel tempo neppure era prossima l'ora della sua passione. Gesù si mescolava alla folla senza alcuna distinzione, cercando anzi di passare inosservato. Qualora si fosse manifestato troppo presto, non avrebbe riscosso ammirazione, ma l'ira degli avversari sì sarebbe scatenata ben più violenta. Più tardi, invece, quando la croce è alle porte, dà prova sufficiente del suo potere, dispiega in modo più lampante la sua grandezza e compie con maggiore solennità ogni cosa, anche se ciò inasprirà la parte avversa. Ripeto che egli avrebbe potuto fare ciò sin dall'inizio della sua predicazione, ma non sarebbe stato né utile né vantaggioso.

    Non considerare la menzione dell'asina poco importante. Quelli che si lasciarono portare via i loro animali, erano povera gente, forse dei contadini. Chi li persuase a non opporsi? Che dico? Neppure aprirono bocca. Insomma, perché acconsentirono oppure tacendo dettero via l'asina?

    Nell'uno e nell'altro caso il comportamento di costoro è ugualmente ammirevole: sia lo starsene zitti quando vengono portate via le loro bestie; sia il non opporre resistenza dopo aver chiesto e avuto la spiegazione dagli apostoli: Il Signore ne ha bisogno. E sono tanto più ammirevoli, perché non vedevano il Signore, ma solo i suoi discepoli.

    Questo episodio ci insegna che Gesù avrebbe potuto ridurre al silenzio e atterrare i Giudei che stavano per impadronirsi di lui, ma non volle farlo. Non solo, ma in quella circostanza dà anche un altro insegnamento ai discepoli: essi dovranno senza opporsi fare quanto egli chiederà loro, foss'anche la vita stessa. Se quegli sconosciuti hanno ceduto obbedienti, essi dovranno abbandonare tutto senza recriminazioni.

    Allorché Gesù entra in Gerusalemme cavalcando un'asina, ci insegna l'umiltà e la moderazione. Egli non viene solo a compiere le profezie e a seminare la parola di verità, ma anche a istituire un modello di vita che si limiti al necessario e si ispiri ad un comportamento onesto.

    Ecco perché, quando nasce, non cerca un magnifico palazzo, e neppure una madre ricca e illustre, ma si contenta dell'umile sposa di un carpentiere; nasce in una grotta e viene deposto in una mangiatoia. Per discepoli non sceglie né retori e dotti, né ricchi e nobili ma povera gente di modesta estrazione, del tutto sconosciuta.

    Al momento del pasto, a volte si ciba di pane d'orzo, altre volte di quello che manda i discepoli a comprare in piazza, e l'erba gli serve da tavola. Si veste poveramente, come usa la gente del popolo, e non ha neppure una casa. Quando deve spostarsi da un luogo all'altro, fa i viaggi a piedi, tanto da esserne affaticato.

    Gesù non ha nessun trono per sedersi né cuscino per posare il capo. Che sia sulla montagna o presso un pozzo - come quando era solo a parlare con la Samaritana - si mette semplicemente a sedere per terra.

    Ci dà l'esempio della misura anche nei nostri dolori e nella nostra tristezza: quando piange, versa poche lagrime, in modo che indica i limiti da non oltrepassare e l'equilibrio, da mantenere.

    Ecco un altro esempio di semplicità: prevedendo che molti, deboli fisicamente, non potranno sempre viaggiare a piedi, insegna con il suo esempio la moderazione: non è necessario andare a cavallo, non c'è bisogno di muli aggiogati, ma basta un'asina, e così non si eccede oltre il necessario.

    Ma vediamo più da vicino questa profezia che si realizza in parole e in atti. Quale è dunque? Dite alla figlia di Sion: Ecco, il tuo re viene a te, mite, seduto su un'asina, con un puledro figlio di bestia da soma. (Cf Zc 9,9) Gesù non guida carri da guerra, come gli altri re; non impone tributi, non avanza sconvolgente scortato da un corpo di guardia, ma presenta d'ora in poi il modello della mitezza e della moderazione.

  5. #5
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    Jean-Hippolyte Flandrin (1809-1864), Ingresso di Gesù in Gerusalemme, 1843-48, Santuario di St-Germain-des-Prés, Parigi

    Charles Le Brun, Ingresso di Gesù a Gerusalemme, XVII sec., musée d'Art et d'Industrie, Saint-Etienne


    Greg Olsen, Oh Gerusalemme, Gerusalemme!

    Gustave Doré, Ingresso di Gesù a Gerusalemme!

  6. #6
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    Predefinito Passione di N. S. Gesù Cristo attraverso le incisioni di Gustave Doré

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    Gesù in preghiera nel Giardino del Gethsemani

    Agonia di Gesù nel Giardino

    Il Bacio di Giuda

    Il rinnegamento di Pietro

    Flagellazione di Gesù

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    Gesù è coronato di spine

    Derisione di Gesù

    Ecce Homo!

    Gesù lascia il Pretorio di Pilato

    Gesù riceve la Croce

    Gesù giunge al Calvario

    Gesù è inchiodato sulla Croce

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    La Croce di Gesù è issata

    Gesù muore in Croce

    Oscuramento alla morte di Gesù

    Gesù è deposto dalla Croce

    Maria e le pie donne piangono sul corpo di Gesù

    Deposizione nel Sepolcro

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    Predefinito Lunedì Santo

    Dalle Omelie su Ezechiele di Origene.
    In Ezechielem, Hom. VI, 6. PG 13, 714‑715.


    Il Figlio di Dio è disceso sulla terra per compassione del genere umano. Sì, ha patito le nostre sofferenze ancor prima di aver sofferto la croce, prima di aver preso la nostra carne. Poiché se non avesse patito, non sarebbe venuto a dividere con noi la vita umana. Prima egli ha patito, poi è disceso.

    Ma quale è questa passione della quale ha sofferto per noi? È la passione dell'amore. E il Padre stesso, il Dio dell'universo, lento all'ira e grande nell'amore (Sal 102, 8), non soffre forse in qualche modo? O forse tu ignori che quando si occupa delle cose umane, egli soffre una passione umana? Egli soffre una passione d'amore.

    In effetti, nel deserto il Signore tuo Dio ti ha portato, come un uomo porta il proprio figlio (Dt 1, 31). Come il Figlio di Dio ha portato le nostre sofferenze, Dio ci porta nel nostro cammino (cf Is 53, 4; Mt 8, 17).

    Nemmeno il Padre è impassibile. Quando lo preghiamo, ha pietà, e compatisce, conosce qualcosa della passione dell'amore, ha delle "tenerezze" che la sua sovrana maestà sembrerebbe dovergli vietare.

  10. #10
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    Predefinito Dagli "inni" di Romano il Melode

    Inno 36, circa 18. S Ch circa 221 s.

    La creatura della terra stava per perire di sete; consunta dal calore infocato, errava nel deserto senz'acqua e, disgraziata, non trovava nulla per estinguere la sua sete. Allora il mio Salvatore, fonte di ogni bene, fece scaturire fiumi di vita, esclamando: Dal tuo ventre ti venne la sete; bevi al mio fianco e non avrai mai più sete. Duplice è il torrente che ne scaturisce: esso lava e disseta gli uomini insozzati, perché Adamo ritrovi la gloria.

    Perciò nessuno dica che il ventre di Cristo era soltanto quello di un uomo, perché Cristo era uomo e Dio, ma senza dividersi in due; egli è uno, figlio di un unico Padre. Lo stesso sofferse, lo stesso non soffrì: lo stesso che subì la morte e ad essa non fu soggetto: vivente nella sua divinità, egli muore nel suo corpo come uomo.

    Di lui fu figura il patriarca Isacco sul monte: sgozzato nell'agnello, ridiscese vivo, come il mio Salvatore, perché Adamo ritrovi la gloria.

    Un'altra figura di Gesù fu il profeta Giona nel ventre del mostro. Fu inghiottito, non digerito, come il Signore nel sepolcro; Giona usci dal mostro dopo tre giorni, così come Cristo dal sepolcro; Giona salvò Ninive con la sua predicazione, Cristo ha riscattato la terra e il mondo interi. Tutto quello che ci aveva predetto per mezzo dei profeti, è venuto a compierlo perché Adamo ritrovi la gloria.

    Canta, creatura terrena, celebra colui che ha sofferto, che è morto per te, e quando fra non molto lo contemplerai vivente, accoglilo nel tuo cuore. Ché Cristo deve rialzarsi dalla tomba e rinnovarti, o uomo. Preparagli dunque un'anima pura, perché facendosela sua dimora, il tuo re la renda un cielo. Ancora pochissimo ed egli verrà a colmare di gioia gli afflitti, perché Adamo ritrovi la gloria.

 

 
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