Due comunicati dal sito de "Le Formiche", la rivista dell'UDC
Risparmio: il governo scelga: libertà o fiducia
Sono passate tante di quelle settimane dagli scandali Parmalat e Cirio che appare lunare il dibattito ancora in corso sul disegno di legge a tutela del risparmio (ancora alla Camera in prima lettura). E’ la conferma di quella distanza - tante volte denunciata - fra la politica ed i cittadini. Come se questo non bastasse, ieri il ministro dell’Economia è intervenuto per spiegare come sia giusto che a Bankitalia restino le competenze sulla concorrenza bancaria e che il mandato del Governatore sia stralciato dal provvedimento e quindi continui ad essere a vita. Quella del governo, ça va sans dire, è una scelta legittima. Rispetto alla quale però avanziamo qualche dubbio, nel merito e nel metodo.
Innanzitutto ci chiediamo se sia valsa la pena aspettare tanti mesi prima di esprimere questa opinione. Poiché è chiaro a tutti che fra i motivi che hanno impedito al provvedimento sul risparmio di avanzare (come sarebbe stato corretto) vi è soprattutto la querelle che a torto o ragione si è scatenata su via Nazionale, è evidente che una posizione chiara e determinata dell’esecutivo avrebbe potuto far “risparmiare” questa lunga impasse. A questo punto, ci permettiamo di rivolgere un appello al governo.
Scelga con chiarezza se lasciare al Parlamento (e in particolare i gruppi della maggioranza che lo sostengono) ‘libertà di coscienza’ oppure confermare come vincolante ‘la scelta di campo’ che ha ben illustrato il ministro dell’economia. Qualora opti per quest’ultima soluzione, lo preghiamo di adottare il voto di fiducia in modo da assumersi la responsabilità della scelta e da velocizzare al massimo l’approvazione di un corpo normativo che, ancorché monco, merita di essere licenziato al più presto, senza ulteriori indugi.
Nel merito delle questioni - mandato a vita e antitrust - non facciamo velo delle nostre opinioni. Abbiamo apprezzato il testo approvato dalle Commissioni parlamentari: ci sembra che rispecchi l’esigenza - troppo spesso solo evocata - di aggiungere trasparenza e concorrenza al mercato del credito e del risparmio. Ci hanno convinto le tesi del professor Monti e l’appassionata difesa di quel testo che l’onorevole Tabacci ha fatto proprio ieri nell’Aula di Montecitorio. Continuiamo a pensare che sia giusto cogliere l’occasione di questo ddl per rendere il sistema economico più ‘aperto’, più moderno, più competitivo.
Del resto, non si comprende perché il nostro Paese debba rinunciare a scrivere da se le regole del proprio mercato con il rischio di un intervento dell’Europa sempre più pronta ad adottare misure cogenti che alla fine rischiano di essere penalizzanti per l’Italia e la sua (già fragile) economia. Che poi a cedere alla tentazione iper-protezionista sia la maggioranza di centrodestra che ha conquistato il consenso per il suo progetto innovatore della società è come aggiungere la beffa al danno.
I liberali che aumentano il prezzo della benzina
Continuiamo a non capire. Davvero facciamo fatica a comprendere le ragioni per cui un governo che si è proposto come liberale e fortemente impegnato a ridurre il carico fiscale possa varare per decreto un aumento delle accise, cioè delle tasse, su benzina e gasolio. Si tratta di un aumento che colpisce tutti indiscriminatamente e, forse, un po’ più i lavoratori e le famiglie. E’ vero che tale incremento non sarà avvertito immediatamente al dettaglio (il prezzo del greggio è infatti calato), ma è altrettanto evidente che non appena il prezzo del greggio aumenterà questo nuovo carico fiscale si farà sentire. Siamo consapevoli che tale decisione del governo è stata assunta per finanziare il trasporto pubblico locale (e in particolare, l’acquisto di nuovi autobus), il completamento delle opere infrastrutturali dell’Anas e misure per la sicurezza e l’ordine pubblico. Si tratta di una scelta comprensibile ma non condivisibile. Sono risorse che potevano essere recuperate diversamente, soprattutto quelle volte a sostenere Anas e trasporto pubblico locale. Per esempio, responsabilizzando i Comuni e liberalizzando il settore. Nessuno di noi ha la presunzione di avere la bacchetta magica, ma questo aumento delle tasse sul carburante, ripetiamo, ci sembra che faccia spregio degli interessi e dei diritti dei cittadini e dei consumatori. Certamente, è una misura che di liberale ha ben poco.