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Risultati da 1 a 3 di 3
  1. #1
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    Predefinito Il governo del "fare"...orecchie da mercante.

    In "vernacolo" parlamentare, vengono definiti "impegni assunti" gli atti d'indirizzo votati dalla Camera o dal Senato (mozioni, risoluzioni, ordini del giorno) ai quali gli esecutivi dovrebbero dar seguito.
    Ebbene; a leggere la dettagliata relazione fatta dal Servizio di controllo parlamentare, il governucolo del fare (gli affari propri) promette ma non da seguito a quanto gli viene richiesto dal Parlamento.
    Si legge che su 35 atti inviati nel 2004 alla presidenza del Consiglio, solo UNO è stato espletato.
    Sui dieci inviati al ministro delle infrastrutture (richieste di interventi su casi urgenti di viabilità) NESSUNO ha avuto seguito.
    43 a 10 è il rappoorto per il ministero dell'Economia.
    ZERO su tre per Attila Matteoli e ZERO su diciassette per il piduista per caso Martino.
    Due soli ministeri fanno eccezione:
    le Politiche Agricole di Alemanno e, CHISSA' PERCHE', il ministero delle Comunicazioni; che hanno onorato TUTTI i loro atti.

    C'è da chiedersi di cosa trattassero quelli controfirmati da Gasparri ed a chi, "eventualmente", potessero giovare...

  2. #2
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    Predefinito

    C'è da domandarsi che fine abbiano fatto i barboni della disinformatjia organizzata bananas... ...

    Comunque; lacchè e reggicoda vari hanno di che rallegrarsi; presto potranno godere di un premio per il loro "servizietti":

    Bravissimi
    Marcella Ciarnelli
    Ed ora a Palazzo Chigi spunta anche il «premio di eccellenza». Il leader del partito-azienda, il manager prestato (per ora) alla politica, il sostenitore del primato degli affari sul confronto di idee, non poteva mancare di importare nell’organizzazione del Palazzo quella di un qualunque luogo di lavoro se si tratta di incentivare la produttività dei propri collaboratori.
    Così Silvio Berlusconi ha istituito il riconoscimento «presidenza del Consiglio dei ministri» da assegnare, uno per legislatura, all’ufficio ed al dipartimento della presidenza stessa che si siano distinti per impegno, competenza, efficienza e professionalità. Il premio è diviso in due sezioni. Il premio verrà, quindi, attribuito «alla struttura che meglio ha promosso presso l’opinione pubblica i valori della presidenza ed a quella che meglio ha operato all’interno dell’amministrazione». Il riconoscimento sarà consegnato il primo marzo nel corso di una cerimonia nella Sala degli Arazzi. La scelta dei vincitori sarà fatta da una giuria presieduta dal sottosegretario Gianni Letta e composta dal segretario generale della presidenza del Consiglio dei ministri, Antonio Catricalà (in procinto di trasferirsi all’Antitrust) e dal vice segretario generale Mauro Masi. Vi parteciperà il premier che non mancherà di esprimere il suo apprezzamento per i premiati. Lui che insegue via telefono i figli degli industriali il venerdì pomeriggio e ne lamenta la passione per i fine settimana a zonzo, (a differenza dei padri), lui che non manca mai di sottolineare il numero superiore alle necessità dei dipendenti pubblici, lui che si vanta di dormire assai poco per lavorare molto, lui che spegne la luce quando, per ultimo, lascia Palazzo Chigi, sarà contento di premiare i nostrani eredi di Stakanov, il lavoratore modello della Russia...sovietica.


    (su l'Unità di oggi)

  3. #3
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    Predefinito

    «Il libro nero del governo Berlusconi»
    Radiografia impietosa di un lungo fallimento
    di Vincenzo Vasile/ Roma
    11 Novembre 2005
    Nel libro di Guido Alborghetti, grandi opere invisibili, inglese dimezzato nella scuola della Moratti, il disastro economico. Crescono, in compenso, rapine e abusivismo edilizio

    Guido Alborghetti è uno che nella vita ha fatto (e fa) molte cose. Architetto, dirigente politico, editore, anche pittore. Recentemente ha coordinato, tra gli altri, se non ricordiamo male, gli staff delle elezioni di Lilli Gruber e Piero Marrazzo. Ma un «mestiere» tra tutti lo ha segnato. Parlamentare. È stato deputato per il Pci e per il Pds per quattro legislature (dal 1976 al 1992), ricoprendo a lungo l'incarico di segretario del gruppo di Montecitorio. Per i non addetti: un lavoro da far tremare i polsi. Che comporta una buona dose di folle onniscienza (non sarà un caso se quando passò - durante i governi di centrosinistra - a palazzo Chigi, il versatile Alborghetti, a capo del dipartimento amministrativo della presidenza del Consiglio, fu persino commissario straordinario per gli interventi contro la «encefalopatia spongiforme bovina», la mucca pazza).
    Ci vogliono tanta pazienza e tantissima prontezza di riflessi. Nervi saldi, autorevolezza e competenza. L'emendamento tale è da votare, e il «segretario del gruppo» volge il pollice in alto; la norma è da rigettare: pollice verso. Così faceva Alborghetti, che sedeva strategicamente in uno scranno ben visibile da tutti i punti dell'emiciclo; lui girava il dito su, oppure giù, e gli altri si adeguavano.
    Nessuna sorpresa se il libro più utile per orientarsi nella prossima campagna elettorale (prossima, ma in verità già cominciata) l'abbia scritto lui. L'editore, «Nutrimenti», gli ha dato un titolo panflettistico: «Il libro nero del governo Berlusconi». Per avere un'idea di quel che c'è dentro, basti dire che ben 56 delle 470 pagine sono tabelle, chiare e ben leggibili, correttamente completate dall'indicazione, volta per volta, delle fonti. I «dossier» sono quelli raccolti durante questa stagione berlusconiana che volge al termine, dall'Osservatorio politico e legislativo «Italia monitor», di cui Alberghetti è presidente dal 2002.
    Si va dal disastro iracheno, alle promesse mancate sull'economia, sulle tasse, la scuola, la sanità, la giustizia. Abbagli, mancanze, sottovalutazioni, vere e proprie bugie. Vabbè, lo sappiamo che non sarà solo con questi argomenti che il centrosinistra potrà sperare in una vittoria, e che ci vorranno oltre alle denunce dei disastri del passato, programmi e prospettive politiche chiare. Ma non sarà male tenere a portata di mano la radiografia impietosa di un fallimento che salta fuori da queste pagine.
    Qualche esempio, fior da fiore.
    Le Grandi opere invisibili (vedi alla tavola 6, fonte: Corte dei Conti, Indagine sullo stato di attuazione della «legge obiettivo»). Ricordate Berlusconi pimpantissimo nel salotto di Vespa con la lavagna e le cartine geografiche. In un diagramma che parla da solo ecco il rapporto tra i costi previsti dal governo, quelli indicati dalla Corte dei Conti e i finanziamenti effettivamente disponibili fino al 29 settembre 2004 (ma la situazione ora è cambiata poco): bene, i costi previsti da Berlusconi erano quasi 126 milioni di euro; la Corte dei Conti fece le pulci a tali previsioni e nella sua relazione sulla «legge obiettivo» scrisse che le Grandi opere sarebbero costate molto, ma molto di più: oltre 196mila milioni di euro: così il grafico, nella colonna dedicata alla Corte, si impenna fino a occupare tutto lo spazio disponibile in verticale sulla pagina. Lo sapete, infine, a quanto si sono ridotti i soldi disponibili? 19mila euro che, trasformati in grafica, sembrano un nanerottolo nero, alto un decimo rispetto alla colonna precedente. Non era solo un bluff. Era proprio una truffa.
    E l'ingegnere Lunardi che si vantava di introdurre finalmente le sue procedure-sprint? Tempo medio per arrivare alla gara d'appalto prima della legge intitolata al ministro dei Lavori pubblici, 1902 giorni; dopo Lunardi: 2859.
    Occuparsi della pagella di Letizia Moratti di questi tempi può sembrare come sparare alla Croce rossa. Eppure sarà interessante consultare la voce «tre I». Che erano - ricordate? - i capisaldi della nuova scuola, cioè «I»nternet, «I»mpresa e «I»nglese. Si sappia che le ore dedicate a quest'ultimo insegnamento nella scuola media, prima della Moratti erano quasi 400 con il tempo prolungato, 297 con l'orario normale, dopo la cura Moratti si sono ridotte a 162. Fonte: Atti parlamentari.
    In compenso, siamo tutti molto più sicuri, e giriamo per strada senza angosce, perché i tg berlusconiani non «aprono» più le loro edizioni serali con i servizi sugli scippi e le rapine in gioielleria. Per avere un'idea di come vanno davvero le cose, meno male che esistono le statistiche e gli ex-parlamentari versati a far di conto. Tavola 15, rapine denunciate alla magistratura: anno 2001, 38000; anno 2002 40000; anno 2003 41750, un crescendo. Oppure Tavola 16, latitanti mafiosi catturati nel triennio 1998-2001, 697; quasi metà nel triennio 2001-2004: 344. (Fonte: Ministero dell'Interno) .
    Un solo diagramma punta in alto. Tavola 49: costruzioni abusive realizzate dal 1998 al 2003, oltre 40.000, più 10000 rispetto a quattro anni fa.
    Economia, al capitolo "competitività", il gergo degli economisti forse può allontanare dalla comprensione. Ma ci pensa a chiarire le nostre idee una tabellina facile quanto avvilente, tratta dalle pubblicazioni di un importante istituto con sede in Svizzera, l'International Institute for managment development. La posizione dell'Italia piomba giù dal 2002 (posizione meno 32); al 2003 (posizione: meno 41) al 2004 (meno 51) al 2005 (meno 53).
    Si dirà, sono solo numeri, e i numeri annoiano. Però, oltre ai deprimenti istogrammi che sprofondano giù verso il fondo della pagina, ogni volta che si esaminino gli esiti del lavoro di questi statisti del nulla, si segnala anche una battuta fulminante dell'autore. Che con l'aria di mettere le mani avanti, scrive: «Conosco l'obiezione: anche il governo Berlusconi avrà pur fatto, insieme a tanti errori, cose giuste e positive. Per quanto mi riguarda, posso solo dire che esprimo fin da ora tutta la mia più sincera solidarietà a chi volesse assumersi il compito di documentare questa diversa faccia della medaglia».
    Con estrema convinzione, dunque, la stagione berlusconiana ha meritato il «pollice verso» della più radicale opposizione. Come quando alla Camera, seguendo le indicazioni dell'onnipresente Alborghetti, i deputati si affidavano ai suoi «dossier», e votavano pronti e compatti contro le cose che non vanno.

 

 

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