In settimana il nuovo libro del Papa
L'aborto, moderno Olocausto per il Papa dei «mai più»
Vittorio Citterich
«Memoria e identità», il nuovo libro del Papa. Sarà presentato la prossima settimana e già scorrono le immancabili e consuete anticipazioni. È stato sempre così d'altra parte. Karol Wojtyla non è un autore qualsiasi. E dunque gli anticipatori si contendono primizie e primati sfuggendo alle regole degli "embarghi". Ciascuno di noi vecchi cronisti avrebbe qui un aneddoto da raccontare. Mi capitò di avere, sotto mano, nientemeno che l'enciclica "Centesimus annus" e conservai religiosamente la consegna di non parlarne con nessuno. Mi dissero: "Nemmeno in famiglia". Sennonché ne parlò all'intera famiglia umana in televisione, con ventiquattr'ore di anticipo sui tempi previsti, lo stesso pontefice avvicinato, con il microfono in mano, da una imbattibile e carissima collega.
Memoria e identità in Giovanni Paolo II sono veramente momenti inscindibili di una personalità straordinaria che, per obbedienza, ha accettato di diventare Papa per far transitare la barca di Pietro dal novecento al terzo millennio. Sospinto, come lui stesso ha pubblicamente confessato, dal cardinale Wyszynski che gli disse "se ti scelgono non avere paura, devi introdurre la Chiesa nel terzo millennio". Ed infatti nell'ormai lungo itinerario di paternità ha potuto ripetere a noi, come in quel primo giorno di pontificato e sino ai giorni nostri, "non abbiate paura aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!". E noi ad ascoltare, con quotidiano stupore, cercando come possiamo di non perdere il passo nella sequela. Perché, in fin dei conti, quale che sia la distanza degli eventi, dei ruoli e quali le differenze delle nostre età, le nostre memorie si intrecciano con la memoria di Karol Wojtyla nella ricerca di una medesima identità cristiana. Guerra, totalitarismi, in quella porzione di drammatico novecento che insieme abbiamo vissuto in una lontana vicinanza. Si colgono, in queste anticipazioni del nuovo libro papale, punti nevralgici dell'antropologia caratteristica che risalgono ai suoi vent'anni e su i quali insiste. Ricordiamo quell'Angelus contro le guerre recenti. La memoria di chi, appartenendo a una generazione che ha conosciuto il flagello bellico, ha il dovere di ripetere e gridare "mai più la guerra!" specialmente a favore dei più giovani. Ammonimento ancora valido, soprattutto, di fronte alla perdita di una bussola orientatrice nella storia per cui, come del resto diceva anche La Pira, senza un riferimento ai principi cristiani, cade ogni distinzione fra ciò che è bene e ciò che è male, tutto diventa possibile anche lo sterminio di intere categorie di esseri umani, ebrei, zingari.
È possibile un paragone fra il nazismo, la strage bellica di ieri, la manipolazione genetica e l'aborto come elementi ancora attivi di un "olocausto moderno"? E' possibile. Ecco perché, dietro queste memorie di biografia, si coglie la forte identità dei "mai più" del Papa.
Avvenire - 20 febbraio 2005