Pubblichiamo in anteprima, per gentile
concessione dellʼAutore, il testo della
relazione tenuta al XII Convegno di Studi
Cattolici di Rimini il.
“Man mano che lʼAmerica diventa una
società sempre più multiculturale può diventare
più difficile formare un consenso attorno a questioni
di politica estera, salvo nelle circostanze
di una minaccia esterna diretta veramente
imponente e diffusamente percepita”(1).
(Z. Brzezinski, 1997)
In un discorso tenuto al Business
Council dellʼONU nel settembre 1994 il
grande vecchio David Rockefeller dichiarava:
“Lʼattuale finestra di opportunità,
attraverso cui si può costruire un mondo
veramente pacifico e interdipendente, non
rimarrà aperta per lungo tempo. Siamo alla
vigilia di una trasformazione globale. Tutto
quello che ci serve è la giusta crisi maggiore
e le nazioni accetteranno il Nuovo
Ordine Mondiale”(2).
Difficile negare, a dieci anni di
distanza, che “la crisi maggiore”, sia qualcosa
di diverso da quella che ha fatto irruzione
sulla scena del mondo lʼ11 settembre
2001, oggi in tumultuoso sviluppo con atti
terroristici sempre più efferati e crescenti
rumori di guerre.
Tali le affermazioni programmatiche
che si facevano circa 10 anni fa. Le tesi da
noi espresse in quel periodo, che qualche
anno fa potevano apparire a dir poco azzardate,
si sono - purtroppo - rivelate valide:
risveglio e coagulo dellʼIslam guerriero sotto
la pressione delle provocazioni occidentali,
attizzamento dellʼodio etnico e religioso,
ricerca dello scontro risolutivo in vista di
una sintesi maggiore e, forse, definitiva.
RIVISITAZIONE DEL
QUADRO DI INSIEME
Consentitemi di riprendere il quadro
dʼinsieme.
Chiuso nel 1989 il teatro dei burattini
del comunismo, se nʼè aperto un altro,
molto più vasto, fulcrato su una instabilità
crescente delle nazioni, economica, politica
e sociale. Abbiamo assistito al procedere
avvolgente della globalizzazione secondo
le categorie fabiane(3) di superamento dell
ʼantitesi comunismo-capitalismo, al rullo
compressore di un capitalismo ubiquitario
e sfrenato alla Soros che ha frantumato la
ricchezza, e con essa la sovranità, degli stati
accentrandola nelle mani di pochi plutocrati
dellʼAlta Finanza; abbiamo assistito ad un
drammatico decadimento dei costumi, in
attuazione dei modelli propugnati dalla
televisione, mentre è quotidiana la degustazione
dei frutti sempre più amari delle primavere
ecumeniche vaticanosecondiste.
Aggiungiamo che i programmi mondialisti,
in questa sede arcinoti (lʼanno
scorso abbiamo tratteggiato quello di
Mackinder, oggi accenneremo a quello
di Wolfowitz) sono condivisi sia da una
“cupola” massonica europea (Sinarchia),
che dalla “cupola” rivale anglosassone
incentrata sullʼasse egemonico Londra-
Washington.
Novus Ordo:
che ora è della notte?
di Paolo Taufer
Attualità
6 La Tradizione
Cattolica Ambedue le correnti, strettamente
unite e collaborative nel fine comune del
dominio totale sullʼuomo, differiscono
tuttavia circa i percorsi e le modalità di
compimento.
Un esempio: alla restrizione delle
libertà costituzionali in America dopo
lʼ11 settembre, la cui espressione estrema
è stata Guantanamo dove i diritti della
persona sono semplicemente sospesi, fa
da contrappasso sullʼaltra sponda dell
ʼAtlantico il mandato dʼarresto, entrambi
provvedimenti di legge miranti a soffocare
sul nascere ogni tentativo di opposizione,
anche solo ideologico, mediante provvedimenti
assolutamente abnormi sul piano
del diritto e fortemente coercitivi nella loro
applicazione.
Tutti e due gli schieramenti perseguono
come segno di progresso e civiltà
la droga libera, lʼaborto(4), il divorzio, le
convivenze di ogni tipo, lʼeutanasia estesa
ai bambini, lʼanimalismo, nutrendo unʼavversione
viscerale per la famiglia cristiana e
ricercando - more gnostico - la dissoluzione
della persona attraverso la distruzione di
ogni peculiarità e la soppressione di ogni
differenza, onde spianare la strada a quella
Repubblica universale degli iniziati dove
lʼuniformità più totale si estende anche al
vizio e al peccato.
Entrambe le cupole sono favorevoli
alla soppressione degli studi classici,
allʼignoranza religiosa, ad una cultura
universale livellata verso il basso. Esse
spingono per un modello vincente fondato
sullʼomologazione delle intelligenze su un
pensiero unico debole, ispirato a costumi
condivisi. Uno sguardo alla riforma della
nostra scuola potrebbe offrire eloquenti
spunti sulle tendenze in atto(5).
Di converso abbiamo assistito ad
una contrapposizione piuttosto netta
USA-Europa sullʼoccupazione dellʼIraq,
con flussi e riflussi dallʼuno allʼaltro schieramento
da parte degli stati minori.
La via americana al NOM a
indiscussa guida USA, passa attraverso
lʼimposizione, manu militari ovunque
necessario, del modello della società americana
allʼuopo giovandosi dellʼartificioso
“scontro delle civiltà”, teorizzato da uno
stratega di Brzezinski, Samuel Huntington.
Questo scontro costituisce lʼindispensabile
riferimento ideologico e strategico succedaneo
della minaccia comunista che aveva
giustificato la Guerra Fredda, un riferimento
che permette di mantenere alta la tensione
fra i popoli e le condizioni favorevoli agli
sviluppi geopolitici ricercati. Lʼipotesi
di uno scontro in atto su base religiosa,
dove lʼOccidente si difenderebbe da un
Oriente barbaro e involuto, copre infatti
un disegno politico di potere strutturato
e fondato sullʼantico “divide et impera”
teorizzato da Halford Mackinder. Questo
disegno si cristallizza tatticamente attorno
ad un programma di attizzamento del fuoco
delle contrapposizioni fra i popoli prospettando
una specie di “likudizzazione” del
mondo, vale a dire un quadro popolato di
guerre preventive, attacchi a “infrastrutture
terroriste” (leggi interi paesi) e lʼinsistenza
sulla necessità di far prevalere i rapporti
di forza come unica via per trattare con il
mondo islamico. Il risultato è un progressivo
dissolvimento delle nazioni, incapaci
di affrontare singolarmente il clima di caos
e di paura suscitato da un attacco sordo e
onnidirezionale, imprevedibile e crudele
condotto da un terrorismo necessariamente
globalizzato.
Lo schieramento americano manovra
inoltre lʼimportantissima arma della
fame attraverso multinazionali come le
sorelle del grano, ma anche la Monsanto
dei Rockefeller, depositaria di brevetti di
prodotti manipolate geneticamente(6), che
rispecchiano la visione americana dellʼagri-
7 La Tradizione
Cattolica
coltura del futuro, ossia quella di un sistema
industriale completamente dipendente dai
grandi gruppi che forniscono sementi e
mezzi tecnici.
Potenti leve per la distruzione economica
delle nazioni sono poi il FMI e la
Banca Mondiale.
Il dollaro è il simbolo di questa via e
Rockefeller la sua personificazione.
La via europea al NOM, incentrata
sullʼasse franco-tedesco propugna invece
un mondo multipolare, suddiviso in un
certo numero di grandi entità geoeconomiche
(Panamerica, Paneuropa, ecc.), sotto
la guida dellʼONU o di altre istituzioni
soprannazionali. Lʼeuro è il suo simbolo.
È scettica sullo scontro delle civiltà per
via della sua anima laicista mutuata dalla
rivoluzione francese.
Vede unʼEuropa simbioticamente
unita alla Russia e tesa alla supremazia
mondiale.
Entrambe le vie, - si badi!- non necessariamente
ben distinguibili per via delle
alleanze tattiche più o meno temporanee, si
misurano su scala planetaria ai fini essenzialmente
di:
- controllare i mercati, insidiando le
reciproche aree economiche (ad es. in Asia
è in via di affermazione lʼeuro a scapito
del dollaro)
- controllare le fonti energetiche (in
particolare del c.d. “arco di instabilità
dallʼAdriatico al Sinkiang”, senza perdere
di vista la Siberia e le zone petrolifere
africane)
- controllare le reti (informative, elettroniche,
delle telecomunicazioni, idriche,
elettriche, di distribuzione commerciale,
ecc.)
- controllare il flusso degli alimenti,
le immigrazioni, ecc.
- ma soprattutto controllare le
coscienze, attraverso un sofisticato uso
dei mass-media concentrati in pochissime
mani.
In sintesi potremmo affermare che la
gara è per la globalizzazione, ma: “la globalizzazione
del mondo non può funzionare
se - osserva il Bʼnai Bʼrith Jacques Attali -
non si avanza verso una crescente capacità
di governo planetaria”(7).
Queste indicazioni di massima sul
Potere hanno una loro giusta collocazione
La Tour Eiffel (Losanna, Museo dellʼElysée, 1947).
- Un omaggio al Cavaliere Kadosh (30° gr. della
massoneria scozzese) Gustave Eiffel (ps. di Bönickhausen)
e alla prometeica spiritualità massonica
- È riproposto il significato simbolico della piramide
del dollaro americano: al vertice illuminato sede
dellʼAutorità da dove emana la vivida luce della
Gnosi e verso cui tutti dovranno volgere il capo,
corrisponde in basso unʼorizzontalità immersa nel
buio dellʼignoranza e della superstizione religiosa.
Solo i lumi della dottrina massonica riescono a
squarciare le tenebre imperanti tracciando nel
cielo i noti simboli della setta.
8 La Tradizione
Cattolica solo se inserite allʼinterno di unʼarea assai
poco visibile, quella dellʼAutorità, che
sovrasta e orienta quella del Potere. Essa
ha natura essenzialmente teologica. La sua
teologia, come si è detto e ripetuto nei Convegni
passati, è la gnosi, ed è appunto nella
gnosi che va ricercata la spiegazione della
brama di dominio universale degli iniziati
sulle folle e sulle singole coscienze, e del
loro inestinguibile odio per lʼuomo, immagine
di Dio, che si spinge fino a desiderarne
lʼannichilimento nel fuoco nucleare.
Il quadro abbozzato genera scenari
diversificati a seconda dellʼalternarsi dei
vari attori geopolitici e che nel corso di quest
ʼanno sono andati vieppiù chiarendosi.
Dopo Beslàn in questa realtà complessa
e articolata appare emergere in
forme sempre più chiare il ritorno della
contrapposizione russo-americana, che,
dietro il paravento indispensabile della
lotta al terrorismo, agisce in modo sordo e
devastante a compimento delle determinazioni
geopolitiche mackinderiane.
WOLFOWITZ, CONTINUATORE DI
MACKINDER
LO SCONTRO DELLE CIVILTÀ
COME MEZZO PER LA
“DISTRUZIONE CREATIVA”
“La nazionalità, così come noi la
conosciamo sarà obsoleta. Tutti gli Stati
riconosceranno una singola autorità globale…
Una frase concisamente elegante
della metà del XX secolo – cittadino del
mondo – assumerà reale significato alla
fine del XX secolo”.
(Strobe Talbott(8), Time, 20.7.1992)
Lʼ8 marzo 1992 il New York Times,
in un articolo contenente ampi stralci di un
documento programmatico di 46 pagine,
che allʼepoca girava nei circoli governativi
col nome di Defense Planning Guidance,
annunciava le linee di azione per gli anni
successivi della politica estera americana.
Riconosciuto il ruolo di unica potenza
superglobale degli Stati Uniti, vi si diceva
che parte della missione americana sarà
quella di “convincere potenziali competitori
che non hanno bisogno di aspirare a
un ruolo maggiore o ricorrere ad atteggiamenti
più aggressivi per proteggere i loro
legittimi interessi”. Il documento era corredato
da alcuni scenari di possibili futuri
conflitti. Essi postulavano guerre regionali
contro lʼIraq e la Corea del Nord, come
pure un attacco della Russia alla Lituania.
Il Novus Ordo americano per sostenersi
doveva quindi puntare a sottrarre programmaticamente
le armi nucleari ai potenziali
avversari, includendo anche lʼattacco preventivo
agli impianti in grado di produrle e
mantenendo nel contempo puntati i propri
missili balistici su selezionati obiettivi
russi mentre era in corso lo sviluppo di
uno scudo antimissile a protezione del
proprio territorio.
Il documento passava quindi ad esaminare
i vari teatri regionali, avvertendo
che:
“Il nostro primo obiettivo è di prevenire
il riemergere di un nuovo rivale, o
sul territorio dellʼex Unione Sovietica o
altrove in grado di porre una minaccia
dellʼordine di quella posta dallʼUnione
Sovietica.
È questa una considerazione essenziale
della nuova strategia di difesa
regionale e richiede che ci sforziamo
di prevenire lʼavvento di ogni potenza
dominante ostile che possa consolidare il
controllo delle risorse di una regione, da
renderle sufficienti a generare una potenza
globale. Queste regioni includono lʼEuropa
Occidentale, lʼAsia Orientale, il territorio
dellʼex Unione Sovietica e lʼAsia Sudoccidentale”.
Per lʼEuropa, nel mentre si deve
9 La Tradizione
Cattolica
favorirne con ogni mezzo lʼunione in senso
favorevole agli USA, “dobbiamo cercare
di prevenire lʼemergere di accordi sulla
sicurezza unicamente europei in grado
di indebolire la NATO, particolarmente
la struttura di comando integrato dellʼAlleanza”.
In altre regioni altamente strategiche
invece, come il Medio Oriente e lʼAsia
Sudoccidentale:
“il nostro obiettivo primario è di
rimanere la potenza esterna egemone
della regione e preservare lʼaccesso
americano e occidentale al petrolio della
regione”(9).
Il documento attualizzava il pensiero
di Mackinder con affermazioni che di lì a
qualche anno sarebbero state riprese e sviluppate
da Brzezinski nel suo profetico libro
di geopolitica La grande scacchiera.
Anima di quel documento programmatico
fu lʼex-professore di Relazioni
Internazionali della Johns Hopkins University
Paul D. Wolfowitz (CFR, Aspen,
membro del think-tank ebraico JINSA,
il Jewish Institute for National Security
Affairs) teorico dei neoconservatori americani
e sostenitore delle teorie del filosofo
della politica Leo Strauss (1899-1973) sulla
superiorità morale americana da imporre al
mondo con la forza(10).
La prima considerazione che si
impone dopo la lettura di quel documento
è che la dottrina dellʼegemonia americana
su ogni continente non sarebbe stata una
reazione allʼ11 settembre, bensì un obiettivo
individuato e pianificato da tempo.
Questo ripropone la questione dei mandanti
dellʼattentato non solo dellʼ11 settembre,
ma anche di quelli di Bali, di Madrid, e
di Beslàn.
LʼATTENTATO DI MADRID
Trenta mesi esatti dopo lʼ11 settembre
2001, il mattino dellʼ11 marzo 2004 Madrid
è sconvolta da un attentato eseguito in
pieno stile militare. Dieci esplosioni in tre
minuti su tre treni diversi affollati da gente
comune che si recava al lavoro: 191 morti
e 1297 feriti il tristissimo bilancio.
Comincia la girandola delle rivendicazioni.
Prima lʼETA, infine un comunicato
di al-Qaida che rivendica lʼattentato e che,
assunto come veritiero, mette a posto tutto.
Il terrorismo islamico avrebbe dunque colpito
ancora.
Sullʼonda emozionale della tragedia
gli spagnoli, chiamati alle urne in quei
giorni sconvolgono ogni pronostico a
favore del presidente in carica Aznar e
optano per il socialista Zapatero. Riecheggia
il pensiero del mago Papus sullʼazione
dei centri occulti in grado di “favorire” lo
svolgersi degli avvenimenti(11), ma qui cʼè
ben più di un mero cambio di governo.
Qualcuno studia professionalmente
il comunicato di al-Qaida e conclude
affermando che “la rivendicazione non
10 La Tradizione
Cattolica sembra essere un documento autentico di
al-Qaida”(12).
Chi giunge a tali conclusioni è gente
che sa il suo mestiere. Si tratta del colonnello
Yigal Carmon, per 22 anni nellʼintelligence
militare israeliana, consigliere
per lʼantiterrorismo di Shamir e Rabin, e
ora presidente del MEMRI, Istituto per
la Ricerca sui Media del Medio Oriente,
con sede a Washington e filiali a Londra,
Berlino e Gerusalemme. Il compito istituzionale
dichiarato dellʼIstituto è di colmare
il divario linguistico tra Occidente e
Medio Oriente traducendo testi e giornali
dallʼarabo e dallʼebraico. Cofondatrice del
Memri è stata Meyrav Wurmser, direttrice
del Center for Middle East Policy presso un
think-tank conservatore, lʼHudson Institute,
nel cui consiglio di amministrazione troviamo…
il superfalco Richard Perle(13).
A corroborare lʼopinione del Memri,
sul numero del 21 settembre del Washington
Times appariva unʼintervista di Bill Gertz -
giornalista militare che vi tiene una rubrica
settimanale (“Inside the Ring”) riguardante
le attività del Pentagono - ad alcuni responsabili
della sicurezza americani, preoccupati
per la prospettiva di un nuovo grande
attentato, in quanto - argomentavano - i
membri di al-Qaida “pensano che la loro
credibilità sia minacciata perché non vi è
più stato alcun attentato maggiore dopo
lʼ11 settembre”.
Come dire che i grandiosi attentati
al night club di Bali, coi suoi 187 morti e
310 feriti, e quello di Madrid non sarebbero
opera dellʼorganizzazione di Ben Laden.
Ma allora dove ragionevolmente
cercare i mandanti di Madrid?
Qualcuno ha osservato che in seguito
allʼattentato la Spagna ha ritirato dallʼIraq
il proprio contingente avvicinandosi alla
sinarchia europea. Se ne inferirebbe pertanto
che lʼattentato potrebbe essere stato
organizzato da questʼultima, interessatissima
a boicottare lʼavventura americana
in Iraq, e a recuperare a sé la Spagna. E
un avvicinamento a Francia e Germania
col nuovo governo si è effettivamente
verificato(14).
“DISTRUZIONE CREATIVA”
ALLʼOPERA SULLA GRANDE
SCACCHIERA
Il termine “distruzione creativa”
venne coniato da un celebre economista
austriaco, Joseph A. Schumpeter (1883-
1950), professore universitario emigrato
negli USA nel 1932, per descrivere lʼincessante
distruzione che si sussegue nelle
attività umane di metodi di lavoro e dei
mezzi superati (“dalla carrozza postale
allʼaereo”) non più idonei e congeniali ai
nuovi processi produttivi(15).
Lo stesso termine, in bocca alle teste
pensanti dellʼestablishment neoconservatore
americano, assume invece un signifi-
cato leggermente diverso.
Michael Ledeen, grande ammiratore
del fascismo italiano, co-fondatore del
centro studi israeliano JINSA e collaboratore
del SISMI contro il terrorismo
negli anni ʼ70, scriveva infatti sul giornale
ufficiale dellʼAmerican Enterprise,
una delle roccaforti del conservatorismo
americano:
“Distruzione creativa è il nostro
secondo nome, dentro e fuori la nostra
società. Noi demoliamo il vecchio ordine
ogni giorno, dagli affari alla scienza,
letteratura, arte, architettura e cinema,
alla politica e alla legge. I nostri nemici
hanno sempre detestato questo turbine di
energia e creatività, che minaccia le loro
tradizioni (quando ci sono) e li accusa per
la loro incapacità di tenere il passo. Guardando
lʼAmerica che distrugge le società
tradizionali, essi ci temono perché non
vogliono essere distrutti. Non possono
11 La Tradizione
Cattolica
sentirsi sicuri finché noi siamo là […] Per
sopravvivere devono attaccarci, come noi
dobbiamo distruggerli per far avanzare la
nostra storica missione”(16).
Questo circa il modus operandi.
Se osserviamo con queste categorie
le vicende di questʼanno da un lato appare
lʼinasprirsi dei rapporti col mondo
musulmano, scosso da crescenti sussulti
che oscillano fra un senso di impotenza e
un profondo senso di rivalsa nei confronti
di un Occidente che ricerca in tutti i modi
di umiliare e disgregare lʼIslam, e dallʼaltro
vediamo contestualmente avanzare la
marcia per la conquista dellʼHeartland,
ultimo passaggio cruciale verso il mondo
unico, da compiere quanto più possibile al
riparo della foglia di fico della cosiddetta
“guerra al terrorismo”.
Suddividiamo i due aspetti.
1. RAPPORTI COL
MONDO ISLAMICO
Ad un osservatore superficiale le
azioni americane in Iraq dellʼanno in corso
potrebbero apparire mosse di un elefante
ottuso e innervosito in una vetreria dove
si ferisce continuamente coi pezzi di vetro
che egli stesso ha spezzato.
Anzitutto non si capisce perché gli
americani dovrebbero garantire, come
continuano a proclamare, la ricostruzione
dello stato iracheno, uno stato peraltro,
giova ricordarlo, artificiosamente creato dai
britannici nel 1921. Invero è evidente che
tutti gli interventi “umanitari” degli ultimi
anni - Jugoslavia docet - sono diretti al dissolvimento
degli stati e quindi al sovvertimento
di quelle istituzioni, fulcrate sugli
stati sovrani, sulle quali fino a pochi anni
fa lʼordine internazionale si reggeva.
In realtà si ha lʼimpressione che qualcuno
cerchi di guadagnare tempo in vista di
un obiettivo maggiore da conseguire (le elezioni
americane, lʼattacco allʼIran sciita?),
anche se appare ragionevole ipotizzare in
prospettiva una divisione dellʼIraq secondo
criteri etnici, mettendo le etnie lʼuna contro
lʼaltra e limitandosi a controllare il gioco.
Ad es. il famoso “triangolo sunnita” non ha
petrolio, né può sperare di ottenerlo - una
volta attuata la partizione - dagli sciiti del
sud, né dai curdi a nord. Con ciò verrebbe
privato degli attuali proventi e ridotto in
breve a mangiare sabbia.
Ad una partizione dellʼIraq si
potrebbe tuttavia opporre la componente
sciita appoggiata dallʼIran e ciò potrebbe
costituire per Washington un utilissimo
casus belli contro questʼultimo.
Le infamie di Abu-Ghraib lasciano
ulteriormente perplessi: possibile che
lʼintelligence con più mezzi a disposizione
del mondo non sia stata in grado
di controllare le fughe di notizie verso gli
organi di informazione e non sia riuscita ad
impedire la diffusione capillare - neppure
sul suo territorio - di abominevoli imma-
12 La Tradizione
Cattolica gini che, con solare evidenza, avrebbero
suscitato disgusto e sdegno in qualunque
persona civile, facendo perdere ogni credibilità
al neo-umanitarismo interventista
americano(17)? Di più: Abu-Ghraib era una
dimostrazione che portava acqua al mulino
dellʼIslam, che da sempre aveva messo in
guardia i musulmani circa i lidi cui conduce
la libertà occidentale.
Eppure il controllo del Potere sui
mezzi di comunicazione, concentrati da
tempo in pochissime mani, è ferreo e
quando esso ritiene, non lascia filtrare
nulla.
E allora?
Altrettanto maldestro è apparso
lʼattacco alle città sante sciite dellʼIraq,
emblematicamente rappresentato dalla
battaglia di Najaf intorno alla tomba di
Alì con grandi distruzioni civili collaterali
per bombardamenti di ogni tipo. Il mondo
musulmano, già infuriato per Abu-Ghraib,
in quei giorni sussultava e bolliva.
Paradigmatica è stata poi la repressione
coloniale di Falluja di aprile, roccaforte
sunnita devastata dalle truppe
americane con bombardamenti e atrocità
sulla popolazione che non saranno mai
denunciate alla Corte dellʼAja - al pari di
quelle di Grozny - e di intensità tale che il
comandante dei marines poteva dichiarare:
“Abbiamo portato in questa azione lʼesperienza
della Seconda Guerra Mondiale,
della Corea, del Vietnam… Lʼoperazione
di Falluja sarà ricordata e studiata per
molti anni a venire(18)”.
In Iraq sta per essere impiegata
anche lʼarma della fame. In un paese prevalentemente
fondato sullʼagricoltura, gli
americani hanno infatti imposto una nuova
legge che vieta la prassi, generalizzata in
quelle contrade dagli albori della civiltà,
del riutilizzo delle sementi da parte degli
agricoltori, in modo che il mercato passa
in pratica alle grandi multinazionali sementiere
USA(19).
Per non parlare della vertiginosa
risalita della pressione nel mondo musulmano
a causa delle angherie alle quali sono
sottoposti i palestinesi(20), segregati da un
muro in cemento armato alto cinque metri,
con reggimenti corazzati israeliani che,
preceduti da bulldozer parimenti corazzati
ed equipaggiati di aratri posteriori,
sotto lʼombrello di elicotteri da attacco,
entrano e escono dalla striscia di Gaza
lasciando dietro di sé le rovine che hanno
reso celebre nei secoli Attila, devastando
ogni infrastruttura, sconvolgendo strade,
acquedotti, fognature, linee elettriche. La
novità di queste incursioni è lo spianamento
sistematico coi bulldozer delle abitazioni
dei sospetti e delle colture agricole palestinesi,
azioni che dilatano in modo abnorme
la folla dei disperati. Bambini, donne,
vecchi, tutti sono nemici e tutti vanno
sterminati.
Ai solchi dei bulldozer fanno da pendant
quelli dellʼodio, che percorrono avanti
e indietro come onde di piena la fascia verde
dal Marocco allʼIndonesia. Basta scorrere
anche un giornale minore come The Frontier
Post, il quotidiano di Peshawar in
Pakistan, per constatare come ogni giorno
non manchi lʼarticolo o la vignetta che
riferisce o allude alle condizioni frustranti
e tormentose dei palestinesi. A tutto questo
si aggiunga la fibrillazione indotta nelle
masse islamiche da notizie come quella
dei 30 ebrei ultraortodossi che il 27 luglio
scorso, giorno della commemorazione della
distruzione dei due templi, hanno tentato
di porre la prima pietra della ricostruzione
del Tempio di Gerusalemme(21). È noto che
nelle loro intenzioni esso dovrebbe sostituirsi
alla moschea di Omar, uno dei luoghi
sacri dellʼIslam.
Questi pochi accenni sono sufficienti
a giustificare i seguenti brillanti risultati
13 La Tradizione
Cattolica
finora conseguiti:
- una jihâd in continua ascesa dopo il
declino che era seguito allʼattentato dellʼ11
settembre;
- lʼIraq, scagionato dallo stesso Rumsfeld
dal sospetto di collegamenti Saddam
Hussein - al-Qaida(22), e da Blair dal possesso
di armi di distruzione di massa(23),
per la prima volta sta diventando un covo
di quei terroristi che gli USA identificano
come membri di al-Qaida;
- gli attacchi suicidi, tipici di chi
non dispone di altri mezzi per colpire,
hanno raggiunto vertici mai visti, mentre
si registra un solo attentato pianificato ed
eseguito in stile militare: quello di Madrid
dellʼ11 marzo, sempre che sia imputabile
ad al-Qaida;
- chi può si dota di armi nucleari per
non fare la fine dellʼIraq, vedi Pakistan, Iran
o Corea del Nord;
- Ben Laden, conosciuto solo dalla
CIA fino a quando i bombardamenti coi
missili da crociera di Clinton sullʼAfghanistan
e sul Sudan non lo elevano a simbolo
fra i musulmani, diventa in breve il personaggio
islamico più noto e carismatico
dellʼultimo secolo, guida e riferimento per
la jihâd di difesa al quale tutto lʼIslam è
chiamato contro gli infedeli;
- gli USA forniscono ad Israele più
di un centinaio di nuovi cacciabombardieri
F16 con elettronica dellʼultima
generazione, serbatoi supplementari e una
dotazione di 5000 bombe da 900kg a guida
satellitare. Viene divulgata la notizia che
è in preparazione un attacco congiunto
israelo-americano per distruggere le installazioni
nucleari iraniane. Teheran fa sapere
che in caso di attacco israeliano potrebbe
passare direttamente alla risposta missilistica.
I russi, dal canto loro, annunciano
il loro impegno al completamento delle
centrali nucleari a suo tempo abbandonate
in corso dʼopera da tedeschi e francesi,
precisando che “la collaborazione nucleare
fra Mosca e Teheran obbedisce alle regolamentazioni
internazionali”. I prossimi due
mesi si annunciano critici per lʼattacco ai
4 reattori nucleari iraniani.
Per mandare la tensione alle stelle e
completare uno scenario di caos manche-
“Prendi questo!”, esclama Bush versando benzina sul fuoco del demone del terrorismo, che da
parte sua ringrazia per la cortesia.
14 La Tradizione
Cattolica rebbe solo la cattura di Ben Laden, o di Zarqawi,
e la sua condanna a morte. Si avrebbe
ipso facto il martire di riferimento per le
sempre più folte schiere di mujaheddin.
A questo punto ci si potrebbe chiedere
dove stiano andando a parare gli americani,
alla cui guida (quella vera) sono teste pensanti
di primʼordine, giammai sciocchi o
imprevidenti.
Una possibile risposta ci proviene
dallʼautore di un recentissimo libro americano
dal titolo Imperial Hubris (= Tracotanza
imperiale), che si firma Anonymous e
si dichiara agente della CIA incaricato per
il Medio Oriente. (Di passata: ritenere che
un agente dei Servizi segreti dello stato più
potente del mondo possa esprimere unʼopinione
ʻindipendenteʼ, sviluppandola addirittura
in un libro di 300 pagine (il secondo,
peraltro, in tema di terrorismo!), con lʼaria
di libertà che tira oggi in America, collide
semplicemente col buon senso. Più credibile
è certamente lʼipotesi che Anonymous
sia uno dei tanti canali attraverso i quali
sono veicolati dallʼalto i messaggi che
contano verso chi deve e vuole capire).
Il libro offre una visione negativa
della strategia americana. La tesi di fondo
sostenuta vede lʼattuale governo e le élites
USA più o meno come dei pasticcioni
incapaci che con azioni maldestre si
sarebbero irrevocabilmente inimicati il
mondo islamico, aprendo il vaso di Pandora
dellʼodio e di cui ora non sarebbero
più capaci di rintracciare il tappo. Questa
politica insensata obbligherebbe presto
gli USA a difendersi con la sola opzione
possibile: quella militare.
Il libro ventila poi la possibilità reale
di un nuovo devastante attacco agli USA
da parte di al-Qaida con lʼimpiego di armi
di distruzione di massa.
Ebbene, ascoltate come Anonymous
inquadra questi sviluppi:
Dopo avere constatato che “i soldati
americani sono impreparati per la crudeltà
assoluta di cui una guerra moderna
è capace” e che “vengono scoraggiati o
impediti da chi nella società civile li ha
educati e dai loro stessi costumi dallʼassumere
il tipo di misure efficaci contro i
membri della classe guerriera (si intendono
i mujaheddin, N.d.T.), Anonymous
prosegue:
“Per garantire il più a lungo possibile
il nostro stile di vita (way of life) dovremo
usare la forza come la usammo sui campi
della Virginia e della Georgia, in Francia
e nelle isole del Pacifico e dai cieli
sopra Tokio e Dresda. I progressi ottenuti
saranno misurati dal ritmo delle uccisioni
e - proprio così - dalla conta dei morti […].
I mucchi dei morti includeranno sia molti,
i di più, civili, sia combattenti, perché i
nostri nemici non indossano uniforme.
Uccidere in gran numero non basta
tuttavia a sconfiggere i nostri nemici
musulmani. Le uccisioni devono essere
accompagnate dalla distruzione totale
delle infrastrutture, da radere al suolo
come fece Sherman. Strade e sistemi di
irrigazione, ponti, centrali elettriche e
coltivazioni dei campi, impianti di produzione
di fertilizzanti e mulini per i cereali
– tutto questo ad altro ancora dovrà essere
distrutto per sottrarre al nemico la sua base
di supporto. Verranno inoltre reintrodotte
massicciamente le mine terrestri per sigillare
i confini e i passi di montagna troppo
lontani, alti o numerosi per essere presidiati
dalle truppe americane.
Come già detto, tali azioni comporteranno
moltissime vittime fra la
popolazione civile, spostamenti di popolazioni
e fiumi di rifugiati. Questo tipo di
sanguinosa efferatezza, ripeto, non è né
da ammirare né da auspicare, ma resterà
lʼunica opzione rimasta allʼAmerica se
essa proseguirà nella sua politica sba-
15 La Tradizione
Cattolica
gliata verso il mondo islamico”(24).
Il titolo dellʼultimo capitolo del libro
è perfettamente in tono: “Epilogo: non ci
sono basi per lʼottimismo”.
Politica sbagliata? O piuttosto fredda
esecuzione di un copione, predisposto e studiato
passo dietro passo a partire dallʼ11
settembre 2001 per conseguire lʼecpirosis
finale dellʼIslam - e forse non solo
dellʼIslam - vero obiettivo di coloro che
hanno concepito lo scontro delle civiltà per
suscitare lʼincendio? Non si dimentichi la
non casuale copertina del libro programmatico
di Huntington dove il mondo è avvolto
dalle fi amme.
I bombardamenti a tappeto tutto sommato
costano troppo: portaerei, basi, fl otte
aeree in movimento, rifornimenti, logistica,
rischi di abbattimenti, incidenti. È uno
stile da seconda guerra mondiale che può
andar bene una tantum, magari per livellare
Falluja, ma - lasciatemi argomentare
- quanto descritto dal nostro ʻanonimoʼ si
realizza in modo molto meno dispendioso
con qualche missile da crociera dotato di
testata nucleare, in buon accordo con le previsioni
di Brzezinzki che ancora negli anni
ʼ90 ventilava lʼimpiego dellʼarma nucleare
nellʼovale di instabilità che va dallʼAdriatico
al Sinkiang. E chi può permettersi
di usare lʼarma nucleare, chi ne possiede
qualcuna di rudimentale su vecchi missili
russi (vi ricordate i famosi Scud A della
guerra del Golfo? Non erano altro che le
V2 tedesche), o chi invece, come Israele, ne
ha 4 o 500 di altissimo livello tecnologico
una parte dei quali a bordo di modernissimi
sommergibili tedeschi che incrociano nel
Golfo Persico(25)?
Per avere le dimensioni del possibile
scenario, pensate solo agli effetti di un
ordigno nucleare, di potenza pari a dieci
volte quello sganciato su Hiroshima, su
agglomerati come Baghdad o Il Cairo.
Amici: bastano queste considerazioni
per avvalorare la radicalizzazione
dello scontro delle civiltà. Il documento
programmatico sulla politica estera americana
di Wolfowitz del 1992, lʼ11 settembre
2001 e gli eventi che si sono succeduti
fi no ad oggi rivelano un fi lo continuo dove
di casuale o maldestro cʼè ben poco. Tutto
appare piuttosto corrispondere ad un disegno
preciso, con una sua logica, attentamente
studiato e messo a punto perché si
attui in questo modo e non in un altro.
Unʼultima, ovvia, considerazione:
le insorgenze in Afghanistan e in Iraq,
come era prevedibile, stanno diventando
un potente magnete per i combattenti islamici.
La politica e lʼoccupazione americane
stanno completando la radicalizzazione del
mondo islamico lungo lʼarco di instabilità
teorizzato da Huntington molto meglio di
quanto hanno fatto gli Osama bin Laden e gli
Zarqawi di turno, dei quali gli USA restano,
pertanto, lʼindispensabile alleato. In God we
trust, ma anche in Osama bin Laden.
Se gli Stati Uniti non muteranno -
come non la muteranno - la loro politica,
16 La Tradizione
Cattolica è scontato che anche i musulmani più
“tranquilli” passeranno con Bin Laden.
Agli occhi dei musulmani, infatti, più che
lʼIraq e lʼAfghanistan, è lʼIslam stesso che
viene attaccato e quindi ad ogni credente
incombe lʼobbligo della jihâd.
A quel punto agli USA rimarrà solo
lʼopzione militare pesante descritta.
MA AL-QAIDA (= LA BASE)
ESISTE?
La sua esistenza richiama i noti versi
del Metastasio sullʼAraba Fenice
“che vi sia ciascun lo dice.
Dove sia nessun lo sa”.
In proposito vorrei proporvi la recente
opinione dellʼautorevole Guardian britannico:
(al-Qaida) “non è una rete internazionale
organizzata. Non ha membri o
un capo. Non ha “cellule in sonno”. Non
possiede una strategia dʼinsieme. Nei fatti
non esiste proprio, salvo come idea di
purificazione di un mondo corrotto attraverso
la violenza religiosa”. Essa “non ha
avuto un nome fino ai primi mesi del 2001,
quando il governo americano, decidendo
di perseguire Bin Laden come latitante,
doveva applicare le leggi antimafia che
richiedevano di dare un nome allʼorganizzazione
criminale”.
“[…] le statistiche del Ministero
dellʼInterno britannico sugli arresti e sulle
accuse mosse a sospetti terroristi a partire
dal settembre 2001 parlano di 664 detenuti
alla fine del mese scorso (settembre 2004,
N.d.T.) di cui solo 17 sono stati riconosciuti
colpevoli. Di questi la maggioranza
erano repubblicani irlandesi, militanti Sikh
o membri di gruppi senza collegamento
alcuno con il terrorismo islamico. Nessuno
è stato accusato di essere un membro certo
di al-Qaida”.
Lʼarticolo fa risalire questo novello
état dʼesprit indotto in Occidente dallʼincubo
terrorismo, a Leo Strauss, “un filosofo
della politica americano dellʼUniversità di
Chicago degli anni ʼ50 che respingeva il
liberalismo postbellico americano come
amorale e che pensava che il paese potesse
essere salvato da una rinnovata fede nel
ruolo unico dellʼAmerica nella lotta contro
il male nel mondo. Le certezze di Strauss e
la sua enfasi circa lʼuso di grandi miti come
forma più elevata di propaganda politica
suscitarono un gruppo di influenti discepoli
come Paul Wolfowitz, attuale Sottosegretario
alla Difesa americano. Costoro emersero
nel corso del dibattito sulla minaccia
russa durante la Guerra Fredda e (oggi)
hanno applicato una strategia similare alla
guerra al terrore”.
Dopo avere osservato che la Guerra
Fredda si è sostenuta per almeno mezzo
secolo senza che la Russia avesse intenzione
di invadere lʼOccidente, come provano
gli archivi messi a disposizione degli
storici dopo la caduta del comunismo, e che
“lʼinsicurezza è il concetto motore chiave
dei nostri tempi”, il Guardian riferisce la
concisa opinione di un funzionario dei
servizi segreti britannici, scettico sulla
cosiddetta guerra al terrorismo:
“Tutto quello di cui costoro hanno
bisogno è una grossa bomba ogni 18
mesi per mantenere in moto il sistema”.
In democrazia, infatti, “per galvanizzare
il pubblico alla guerra, occorre rendere il
nemico più grande, più pericoloso e più
minaccioso”(26).
Al-Qaida è indubbiamente provvidenziale
per le operazioni in corso: essa permette
infatti di stringere i paesi islamici fra un
Occidente armato e aggressivo da un lato e
dallʼaltro una schiera sempre più agguerrita
di inafferrabili destabilizzatori che agiscono
su scala globale sotto il suo marchio. LʼIraq
e Beslàn rappresentano una buona prefigurazione
dei tempi in gestazione.
17 La Tradizione
Cattolica
E AL-ZARQAWI CHI È?
“Dubbi sul ruolo di Zarqawi come
principale leader”, titolava in un rapporto
da Falluja il celebre The Age, da 150 anni
quotidiano di Melbourne. “È più un mito
che un uomo”, aggiungevano funzionari
dellʼintelligence americana, lamentandosi
come “i loro rapporti a Washington siano
largamente ignorati”(27). E il pungente Pepe
Escobar, i cui commenti spesso appaiono su
LiMes, definisce Zarqawi “lʼuomo di Bush
per tutte le stagioni”. Scrive lʼEscobar:
“Non fanno difetto i documenti, stampati
e online, che provano come gli agenti
dello spionaggio americano allʼopera nel
mondo dagli anni ʼ50 abbiano creato e sviluppato
i loro gruppi terroristi, le messe
in guardia da tali gruppi; e come inoltre
abbiano impiegato tattiche antiterrorismo
da miliardi di dollari – operazioni psicologiche
coperte incluse – per neutralizzare i
gruppi terroristi da essi stessi creati.
Disinformazione e propaganda sono
chiavi. Creare un “volto” al terrore è una
chiave. Ne segue che queste operazioni
psicologiche coperte comportano sempre
la creazione di un codice. Un addetto alle
operazioni psicologiche americano, recentemente
intervistato dal quotidiano australiano
The Age ha dichiarato: «Abbiamo
in sostanza pagato 10.000$ alla volta ad
opportunisti, criminali e gente occasionale
che spacciavano finzioni e supposizioni su
Zarqawi come fatti inconfutabili, facendone
il cardine di quasi ogni attacco avvenuto
in Iraq».
[…] Zarqawi, prosegue Escobar, è
stato estremamente utile a stornare lʼattenzione
dallo scandalo di Abu Ghraib:
il video di Berg venne infatti mostrato in
concomitanza con Abu Ghraib. Il “Zarqawi”
del video non parla arabo con
accento giordano (si accredita a Zarqawi
unʼorigine giordana, N.d.T.). Le sue gambe
sembrano del tutto normali (si dice avesse
perso una gamba nel 2002 combattendo
come mujaheddin in Afghanistan, N.d.T.).
E, ecco il punto cruciale, indossa un
anello dʼoro, cosa che per un autentico
combattente della jihad suonerebbe come
un insulto estremo.
[…] Se Bush sarà rieletto, avrà due
mesi per lanciare e completare la totale
sottomissione di Falluja già annunciata dai
militari americani e da Allawi, logica conseguenza
degli attuali, devastanti attacchi
di precisione.
Ciò pone però un problema. Zarqawi
in questo modo sarebbe costretto ad uscire
allo scoperto. Ma a che pro? I neoconservatori
perderebbero una carta formidabile:
dopotutto essi sostengono che Zarqawi è
patrocinato da Teheran. […] Attendiamoci
dunque ancora parecchio materiale “Zarqawi”,
e-mail, minacce, comunicati, video
macabri. “Zarqawi” vive. Che leggenda.
Nessuno può fermarlo. E vota Bush”(28).
Quante stranezze: dapprima con la
vicenda dellʼ11 settembre dove emerge
la figura del rabbino ortodosso Dov S.
Zakheim, lobbista per conto del com-
18 La Tradizione
Cattolica plesso militare-industriale, allora responsabile
finanziario del Pentagono (fino alle
sue dimissioni del marzo 2004) e direttore
della System Planning Corporation.
Questʼultima, con sede ad Alexandria in
Virginia, costruisce teleguide da terra per
aerei bersaglio (fino ad otto, gestiti contemporaneamente),
ma anche per aerei di linea
come il Boeing 757, allo scopo dichiarato
di sottrarli al controllo di potenziali dirottatori
e condurli in salvo a terra(29).
Zakheim era stato inoltre co-autore
dello studio “Rebuilding Americaʼs
Defenses: Strategy, Forces and Resources
for a New Century”, documento pubblicato
nel settembre 2000 a cura del Centro
studi conservatore The Project for a
New American Century (Progetto per
un nuovo secolo americano, PNAC(30)).
Questo Centro venne creato nel 1997
“per promuovere la leadership globale
americana” ad opera di William Kristol
e Gary Schmitt, questʼultimo professore
incaricato alla Johns Hopkins University
nel periodo in cui Wolfowitz era rettore.
Del PNAC fanno parte, oltre al suddetto
Kristol in veste di presidente, Wolfowitz,
Rumsfeld, Perle, Cheney, Libby, Armitage.
Interessante la citazione che si trova a
pagina 51 di quel documento:
“È probabile che il processo di
trasformazione (della strategia, N.d.T.),
anche se introduce cambiamenti
rivoluzionari, duri a lungo, salvo un
evento catastrofico catalizzatore, quale
(potrebbe essere, N.d.T.) una nuova Pearl
Harbor”.
Sono tante, troppe le cose che oggi
microscopicamente non tornano nella
vicenda delle Twin Towers(31), a cominciare
dalla dichiarazione di Donald Rumsfeld,
registrata il 12 ottobre 2001 durante
unʼintervista che egli rilasciò al Pentagono
a Parade Magazine, nel corso della quale
si era lasciato sfuggire che il Pentagono era
stato colpito da un missile(32), smentendo
maldestramente la versione ufficiale del
Boeing 757 che si sarebbe dissolto dopo
avere attraversato per 16 metri le pareti
del Pentagono con una “carotata” quasi
perfettamente circolare.
Una sequenza che vede invece verosimilmente
aerei teleguidati da terra e missili
da crociera, e proseguita con al-Qaida,
Zarqawi…
ATTACCHERANNO LʼIRAN?
O prima lʼArabia Saudita, dove la
preoccupazione delle multinazionali è
massima per le concessioni petrolifere
che scadranno nel 2005?
Le ragioni per attaccare lʼIran per
primo sono preponderanti: sta fabbricando
armi di distruzione di massa e minaccia
Israele, anche se comunemente è ammesso
che la prima bomba nucleare iraniana non
dovrebbe vedere la luce prima di due-tre
anni. Fareed Zakaria, dopo avere premesso
che una minaccia nucleare dellʼIran per gli
Stati Uniti non esiste, scrive:
“Se lʼIran diventasse (una potenza,
N.d.T.) nucleare, ciò avrebbe un effetto
sensazionale. Verrebbero posti materiali
nucleari nelle mani di un regime radicale
che mantiene legami con gruppi poco
raccomandabili. Sarebbe il segnale ad
altri paesi che è possibile rompere il tabù
nucleare”(33). Senza per questo dimenticare
unʼaltra colpa irremissibile dellʼIran: dal
1999 esso predilige nelle sue transazioni
petrolifere lʼimpiego dei petroeuro in luogo
dei petrodollari.
La prima settimana di ottobre 2004 il
Committee on Present Danger, una lobby
di punta dei conservatori americani, in collaborazione
con la Foundation for Defense
of Democracies (FDD), gruppo creato due
giorni dopo lʼ11 settembre 2001 in cui
spiccano Michael Ledeen, Richard Perle,
James Woolsey - ex direttore della CIA che
19 La Tradizione
Cattolica
presiede la Casa della Libertà (Freedom
House) il cui amministratore è Samuel
Huntington -, lʼeditore di Weekly Standard
William (Bill) Kristol, ma anche il
Pilgrims George Shultz, tenne un simposio
con la partecipazione di Paul Wolfowitz, in
rappresentanza del governo, sul tema “IV
Guerra Mondiale: perché combattiamo,
con chi stiamo combattendo, come stiamo
combattendo”.
Il padrino dei neoconservatori, lʼanziano
Norman Podhoretz, il cui genero è
quellʼElliott Abrams, direttore per il Medio
Oriente del National Security Staff della
Casa Bianca, dopo avere identificato nelle
tattiche adottate da Israele nei Territori
Occupati il “modello di come questo tipo
di guerra va combattuta”, in quella occasione
sottolineava che:
“lʼIran è indiscutibilmente sull
ʼagenda” del secondo mandato di Bush,
aggiungendo: “non ho dubbi che dobbiamo
farlo e farlo in fretta”(34). Nel frattempo il
caos iracheno giova a riscaldare lʼambiente
in attesa della prossima guerra.
Che farà lʼOrso russo? Si lascerà
circondare o avrà inizio un tragico effetto
domino?
E GLI ALTRI PAESI
CHE FARANNO?
Per contenere i limiti del presente
lavoro ci limitiamo di considerarne brevemente
solo due.
GERMANIA.
La Germania, classificata in gennaio
da Newsweek seconda potenza economica
e diplomatica mondiale dietro gli USA, è
tuttʼaltro che in grado di esprimere una
politica indipendente da questi ultimi. La
cosa non deve stupire: basti pensare alle
decine di migliaia di soldati (95.000 alla
fine del 2003), alle divisioni corazzate e
alle armi nucleari americane dispiegate dal
1945 sul suo territorio che ne fanno uno
stato in occupazione permanente o, se si
vuole, alle sue cospicue riserve monetarie,
il 55% delle quali costituito da oro, che non
tutti sanno essere a tuttʼoggi custodito nei
forzieri di Wall Street a New York(35).
Aspetti che contribuiscono potentemente
alla fedeltà atlantica tedesca, sempre
contrastata dallo storico richiamo verso est
dove lʼasse Parigi-Berlino-Mosca dopo lʼ11
settembre è uno stato di fatto(36), che anzi si
sta allungando verso Pechino nel tentativo
di costruzione di unʼalleanza continentale
da opporre alla coalizione anglosassone.
Circa lʼalleanza con Pechino vale la pena
rilevare che in tre anni questi Stati non
solo hanno rinforzato i legami economici
e culturali, ma hanno anche ripianato le
questioni territoriali pendenti, e cominciato
a sostenersi a vicenda al Consiglio
di Sicurezza dellʼONU. Tutto questo per
fronteggiare le manovre di destabilizzazione
interiore, soprattutto nei riguardi
della Russia, e un probabile conflitto energetico
con implicazioni militari USA-Cina
che si profila allʼorizzonte.
Cʼè dunque unʼalternanza di allineamenti
che vede Schröder stipulare il 27
febbraio a Washington con Bush, a coronamento
di un progetto Kissinger-Fischer,
LʼAlleanza tedesco-americana per il XXI
secolo per un condominium a due dei nuovi
assetti progettati per il Medio Oriente(37) e
allo stesso tempo si assiste ai caldi incontri
del Cancelliere per festeggiare addirittura
il compleanno di Putin.
LʼAlleanza in realtà è un tentativo
americano di coinvolgimento dellʼEuropa
- di cui la Germania è pars maxima - nello
scontro delle civiltà, assegnato ai tedeschi
che dovrebbero operare verso lʼIslam per
via seduttiva (soft), ossia puntando ad
ottenere un cambio di mentalità, e quindi
di strutture, satellizzando culturalmente i
paesi islamici che si affacciano sul Medi-
20 La Tradizione
Cattolica terraneo e fino al Golfo Persico, attraverso
uno sforzo in cui il punto di passaggio
dovrebbe essere costituito da una Turchia
laica. Un ruolo di primo piano per la Germania,
offerto su un piatto di argento, che
riproporrebbe la presenza tedesca in paesi
dove essa assente dai tempi del Kaiser.
Il disegno americano è evidente:
controllare attraverso il vassallo tedesco
gli Stati Uniti dʼEuropa, per transitare di
là, con lʼingresso della Turchia, verso quelli
del mondo.
Un piano contro il quale è lecito avanzare
dubbi più che fondati. Infatti:
- inserita nel contesto europeista che
la spoglia di ogni effettiva sovranità, fra
poco la Germania vedrà svanire la sua
autonomia, al pari delle altre nazioni europee,
a favore di decisioni provenienti da
poteri forti come quelli che hanno suscitato
la costituzione europea negando le radici
cristiane dellʼEuropa;
– unʼUnione Europea invasa dallʼIslam
non ha speranze di mantenere lʼattuale
posizione economica e puntare quindi alla
supremazia. Alleata della Russia, sì;
– demograficamente lʼEuropa è in
declino e ciò apre la via alle massicce
immigrazioni;
- lʼodio arabo per Israele ha raggiunto
punti di non ritorno, culturalmente
insuperabili, a garanzia di una instabilità
permanente della regione e dellʼinanità
di ogni sforzo di superare le divergenze
trasponendole sul piano culturale.
TURCHIA
La Turchia oscilla oggi fra un criptoislamismo
rampante che vorrebbe il pubblico
rinnegamento dellʼalleanza con Israele e
con lʼOccidente e lʼassunzione della guida
della jihâd islamica per una Reconquista
del califfato(38), rinnovando gli antichi fasti
imperiali, e lʼeredità di Atatürk che la mantiene
saldamente inserita nello schieramento
occidentale in funzione antirussa.
La Turchia è invero stretta nella morsa
terribile della colonizzazione economica
americana che la mantiene fra i paesi più
indebitati del mondo, riservando al governo
turco un margine dʼazione rigorosamente
ristretto. Ciascun programma o investimento
da finanziare è infatti subordinato
alle decisioni del FMI che lo approva solo
dopo avere controllato ogni dettaglio(39).
Le continue pressioni americane sull
ʼU.E. dopo il rifiuto del Parlamento europeo
di riconoscere le “radici cristiane” dell
ʼEuropa, e con esse la sua storia, favorendo
in tal modo lʼistituzionalizzazione delle
altre religioni, sembravano assicurare un
facile accesso alla Turchia nellʼUnione(40).
Anche la massoneria italiana non ha mancato
di far udire la sua voce e pronunciarsi
in nome della libertà di religione a favore
della Turchia(41). Ma le resistenze sono state
fortissime. Perfino Gheddafi è intervenuto
a metter in guardia gli europei ricorrendo a
termini allarmistici circa le conseguenze di
un ingresso della Turchia in Europa.
“Cavallo di Troia”, la definiva, uno
Stato islamico che introdurrà le proprie
nuove generazioni, che già oggi attingono
massicciamente alle fonti della cultura islamica,
ai cui occhi lʼEuropa è unicamente
terra di conquista da islamizzare. “Dʼora
in poi il futuro appartiene ai partiti islamici
turchi e ai sostenitori di Ben Laden”,
prosegue il capo libico. Questa volta “non
si fermeranno alle porte di Vienna, come
fecero gli Ottomani, ma intendono attraversare
lʼAtlantico” […]. “Si tratta di
questioni strategiche che avranno gravi
riflessi anche sul mio Paese, la sua regione
e infine scuoteranno il mondo intero”, concludeva(
42).
Singolare udire un musulmano, per
di più di grande visibilità e statura politica,
denunciare lʼespansionismo islamico.
Non deve davvero essere cosa da poco una
21 La Tradizione
Cattolica
presenza turca nellʼU.E..
Gheddafi ha visto bene
infatti: la Turchia, coi suoi 70
milioni di abitanti e i 150 che
potrà far giungere nellʼU.E.
dalle steppe dellʼAsia Centrale
dopo che avrà loro concesso la
propria cittadinanza politica,
potrebbe essere il Vaticano II
dellʼEuropa. Unʼarma efficacissima
di penetrazione, resa
possibile appunto dallʼinterconfessionalismo
vaticanosecondista,
per il dissolvimento
dallʼinterno di ciò che resta della identità
europea, attraverso unʼislamizzazione
forzata, grazie anche alle quinte colonne
dei mujaheddin introdotte dagli americani
in Bosnia, armate da Iran e Arabia Saudita
con la benedizione di Clinton(43) al tempo
della spartizione della Jugoslavia, e da dove
oggi partono alla volta della Cecenia e del
Medio Oriente per diffondere e combattere
la jihâd.
Rimane sempre plausibile e reale la
possibilità di un ribaltamento della posizione
filo-occidentale turca sullʼonda di
incontenibili pressioni interne, e lʼascesa di
quel paese alla guida del mondo islamico.
Questo radicale cambiamento di scenario
potrebbe conferire organicità ad un Islam
sempre più antioccidentale favorendo
grandemente il disegno huntingtoniano di
scontro delle civiltà.
2. CONQUISTA DELLʼHEARTLAND
La via americana che puntava ad
abbattere in prima istanza lʼIslam nellʼambito
dello scontro delle civiltà, dopo avere
risolto a suo favore la Guerra Fredda, si è
imprevedibilmente trovata a fare i conti con
una Russia che invece, nei suoi programmi,
avrebbe dovuto letteralmente implodere
nella babele eltsiniana e sparire dalla scena
dei protagonisti, fagocitata e saccheggiata
dalle multinazionali e ridotta a colonia dai
poteri forti occidentali. Ciò che probabilmente
gli americani avevano calcolato male
era lo stato di salute della rete del KGB,
insospettabilmente efficiente e compatta
dopo la bufera degli anni ʼ90, al punto di
riuscire a mandare al potere un suo colonnello
grazie allʼabile mossa di sostenere - e
quindi accreditarsi - i nuovi straricchi delle
privatizzazioni dellʼera Eltsin, quelli stessi
verso cui Putin si sarebbe successivamente
rivoltato espropriandoli per conto dello
stato delle loro razzie(44).
Lʼavversione americana per Putin
riposa su solide basi:
- si è impadronito della stampa e delle
TV sottraendole al controllo occidentale;
- ha messo sotto tutela le ONG, Open
Society di Soros inclusa;
- ha centralizzato il potere indebolendo
i governatori;
- quando Khodorkovsky, uno dei saccheggiatori
dellʼeconomia russa coi soldi
dei Rothschild, ha tentato una scalata,
spalleggiato dalla Exxon-Mobil e da Wall
Street, pronte a rilevare una sostanziosa
fetta della Yukos, Putin lʼha semplicemente
fatto arrestare e sbattere in galera;
- ha portato lʼeconomia russa fuori
dalla stagnazione facendone il primo produttore
di petrolio del mondo. Stabiliz-
22 La Tradizione
Cattolica zando il paese lo ha reso una meta ambita
per i capitali da investire, da sempre alla
ricerca di pace sociale;
- altra colpa particolarmente grave:
paga i debiti della precedente gestione
e non ne fa di nuovi. Peggio, accumula
riserve privilegiando lʼeuro a scapito del
dollaro per superare unʼeventuale crisi
monetaria;
- ma soprattutto riscuote un vasto
consenso popolare che gli consente una
straordinaria libertà di azione.
Possiamo dire che con Putin e la sua
abile politica, i programmi mackinderiani
sono stati deviati lungo un percorso più tortuoso:
seppure con gli anglosassoni militarmente
presenti nel cuore dellʼHeartland, e
un Islam avverso sì, ma ancora strumentale
per accerchiare, soffocare, destabilizzare
e quindi abbattere la Russia(45), il pianeta
Russia si è risvegliato coagulandosi dietro a
Putin, deciso a resistere, dopo Beslàn anche
con la forza delle armi nucleari. E, non lo
si dimentichi, la Russia è lʼunico stato a
tuttʼoggi in grado di distruggere gli Stati
Uniti e i loro alleati.
Si comprendono allora meglio i
motivi dei 43 kg di esplosivo rinvenuti in
una macchina parcheggiata sul tragitto che
giornalmente il corteo di Putin compie fra il
Cremino e la sua residenza(46), o le voci insistenti
che uno dei Tupolev fatti esplodere in
volo in agosto vicino a Rostov doveva in
realtà essere diretto sulla residenza estiva
di Putin, in quei giorni in vacanza a Soči
sulla riva orientale del Mar Nero(47).
La manovra di accerchiamento e
soffocamento della Russia in vista di
assumerne un giorno il controllo e con esso
quello delle sue enormi risorse naturali è
comunque proseguita anche nel 2004. Altri
Paesi europei hanno fatto il loro ingresso
nella NATO, braccio armato americano sul
continente. Fra essi i più strategicamente
importanti per isolare la Russia sono stati
le tre repubbliche baltiche ex-sovietiche.
Si progetta lo spostamento entro qualche
anno 70.000 militari americani di stanza in
Germania in nuove basi avanzate lituane,
polacche, rumene e bulgare a ridosso dei
confini russi. Si compirebbe così la chiusura
degli ultimi anelli di quella catena sui con-
fini occidentali della Russia, che la avvolge
ormai dalla Norvegia alla Turchia. Caccia
bombardieri NATO pattugliano di continuo
a turno i cieli lituani lungo i confini con la
Russia, nonostante le proteste ufficiali(48).
Si cerca di rendere calda la questione dell
ʼenclave russa di Kaliningrad, stretta dai
nuovi assetti fra Lituania e Polonia per precludere
alla Russia uno dei pochi sbocchi
che le sono rimasti sul Baltico.
Tentativi di destabilizzazione interna
della Russia attraverso un terrorismo pilotato
sono stati spettacolari per la loro
efferatezza e per il numero di vittime.
La Russia ha un interesse strategico a
mantenere il controllo sul nord del Caucaso
ed espandere la sua influenza nel sud per
rompere lʼaccerchiamento americano
attraverso la Georgia e lʼAzerbaigian e con
Il ministro della Difesa russo Sergei Ivanov
23 La Tradizione
Cattolica
ciò prevenire il monopolio americano delle
ricchezze petrolifere del Caspio. De jure o
de facto la separazione della Cecenia dalla
Russia colpirebbe infatti uno dei nuclei
stessi della geostrategia russa.
Per tali motivi si cerca in tutti i modi
di impantanare la Russia nel Caucaso e
coinvolgerla nella logica dello scontro delle
civiltà trasponendo il secolare antagonismo
ceceno per i russi dal piano politico a quello
della contrapposizione religioso-militare,
internazionalizzando le rivendicazioni
cecene con massicce importazioni di
mujaheddin dalla Bosnia, dallʼAfghanistan,
dal Pakistan, ma anche dalla Francia e dalla
Gran Bretagna nel quadro di unʼinstabilità
globale. Vengono sobillati contro Mosca i
venti milioni di musulmani russi da lunghissimo
tempo pacificamente conviventi
con lʼetnia russa.
La Russia, che ben conosce i mandanti
del gioco, quest’anno ha risposto con
precisi messaggi:
- in febbraio si sono tenute le maggiori
esercitazioni militari russe dai tempi
di Breznev, direttamente sotto la supervisione
di Putin, con la partecipazione
di esercito, marina e aviazione in teatri
allargati fino allʼAtlantico settentrionale e
al Mare Artico. Viene simulata una guerra
nucleare con aerei americani che lanciano
missili contro il territorio russo. Lʼintero
paese viene mobilitato. Vengono annunciati
lanci di missili balistici e la messa a punto
di nuove armi nucleari più perfezionate;
- Sergei Ivanov, il Ministro della
Difesa russo, denuncia la decisione degli
Stati Uniti di “abbassare la soglia nucleare”
minando la stabilità della regione. Ivanov
allude alle nuove testate nucleari americane
“bunker buster” in corso di sviluppo, reclamate
dagli americani come indispensabili
per raggiungere e distruggere le “tane di
lupo” interrate a grande profondità dei vari
dittatori che ancora affliggono il mondo,
in realtà mirate alla distruzione in caso di
conflitto dei comandi nucleari russi posti in
bunker di cemento armato a molte decine
di metri sotto terra(49);
- missili balistici di nuova generazione
a testate multiple Topol-M (SS-27),
montati su rampe ad alta mobilità vengono
lanciati, affinché qualcuno ne prenda diligentemente
nota, dal Nord Europa in mezzo
al Pacifico con un volo di 11.500 km. Viene
schierato un significativo numero di missili
SS-19 “Stiletto” a sei testate da un
megaton ciascuna, in grado di cambiare
indipendentemente la traiettoria di volo
eludendo lo scudo antimissile americano.
In ottobre un sottomarino nucleare lancia
per la prima volta in immersione il missile
balistico intercontinentale di nuova concezione
Bulava (ʻtempestaʼ in russo), il cui
equivalente è ancora in fase di sviluppo
in Occidente. Il messaggio è chiarissimo:
siamo in grado di colpire direttamente
senza possibilità di essere individuati;
- lʼagenzia di informazione russa
Novosti in un prudente commento allʼannuncio
americano di rispiegamento delle
proprie forze armate riferisce che “nuovi
Missile balistico Topol-M (SS-27)
24 La Tradizione
Cattolica obiettivi possono apparire alla vista dei
missili strategici russi. Chi può garantire
o sostenere apertamente che non saranno le
nuove basi americane in Polonia, Lituania
o Romania?”(50);
- si apprende che i sottomarini dʼattacco
russi sono stati dotati di siluri nucleari
tattici in funzione anti-portaerei, accreditati
per viaggiare sotto acqua a velocità dellʼordine
dei 400 metri al secondo;
- dopo Beslàn la Russia si riserva
anchʼessa di procedere ad attacchi preventivi
non dichiarati contro qualunque paese
che essa ritenga possa porre minacce alla
sua stabilità. E, seppure senza fornire dettagli,
il presidente kirghiso Askar Akayev,
al termine di unʼesercitazione “antiterrorista”
condotta in agosto di concerto con
russi e kazachi, dichiarò che era in corso di
valutazione unʼoperazione preventiva congiunta
contro lʼAfghanistan per bloccare
lʼinfiltrazione di militanti lungo il confine
afghano-tagico.
BESLAN
Il primo di settembre, il giorno dopo
il vertice di Soči sul Mar Nero fra Putin,
Schröder e Chirac, si inaugura come ogni
anno il primo giorno di scuola a Beslàn
in Ossezia - isola cristiana ortodossa del
Caucaso del nord -, aprendo una settimana
terrificante che si conclude con un eccidio
di innocenti e di bambini condotto con
studiata e insuperata efferatezza da parte
di 33 terroristi di etnia Ingush o cecena.
I morti sono centinaia, lo shock in
Russia è enorme, il mondo rabbrividisce.
La stampa dà notizia che il mandante
sarebbe Shamil Basayev, un capo militare
ceceno antagonista di Aslan Maskhadov,
il quale, da parte sua, prende subito le
distanze dallʼaccaduto. Mashkadov è il
rappresentante dellʼala politico-nazionale
cecena, attualmente in ostaggio dei
terroristi wahabiti di Basayev.
Ex dei servizi russi, Basayev nel 1991
partecipava al putsch di Mosca a fianco di
Eltsin come uomo della CIA, mentre dopo
il 1995 si trasferisce in Afghanistan dove
diventa uomo dei servizi segreti pakistani
(dellʼISI, strettamente collegato alla CIA)
specializzato in questo tipo di operazioni(51).
Nel 1999, finanziato da neo-banchieri russi
come Berezovskij, invade il Daghestan, si
dice per portare Putin al potere in luogo
dellʼetilista Eltsin. Braccato dai russi
è attirato in una trappola dove sembra
abbia perso un piede. È successivamente
segnalato in Turchia per ricevere cure
chirurgiche(52).
Si tratta dello stesso personaggio
che ha messo sulla testa di Putin una
taglia di 20 milioni di dollari, somma che
difficilmente Basayev dovrebbe possedere
e di cui sarebbe interessante conoscerne la
provenienza. Basayev dal suo sito Internet
motiva Beslàn con lʼindipendenza della
Cecenia, scaricando la responsabilità
della strage sullʼintransigenza di Putin
verso i ceceni, in ciò fiancheggiato da
politici europei e da gran parte della
stampa occidentale. E non si tratta qui
di personaggi come il filosofo francese
André Glucksmann, il cui filocecenismo è
una costante, ma del Ministro degli Esteri
olandese Bernard Bot che, a poche ore
dalla tragedia, chiedeva pubblicamente
conto a nome dellʼU.E dellʼaccaduto ad
una Russia indignata, mentre Prodi, uomo
di Soros, diligentemente echeggiava: “Su
Beslàn dovremo richiedere spiegazioni alla
Russia”(53).
Si ostentava così, con sovrana
sfrontatezza, un atteggiamento irrazionale
che, facendo scempio della logica, si
accaniva non contro terroristi di ferinità
inusitata, ma contro lo Stato che ne è stato
vittima.
Putin, alla nazione stretta intorno
a lui, in un discorso televisivo annuncia
che il tempo della debolezza è finito, che
25 La Tradizione
Cattolica
le responsabilità dellʼeccidio non devono
essere ricercate solo a livello di criminalità
terrorista, ma ben più in alto. Apertis verbis
dichiara:
“Qualcuno vorrebbe strapparci un
gustoso “pezzo di torta” (espressione russa,
allude alla Cecenia, N.d.T.). Altri li aiutano
a farlo. Li aiutano argomentando che la
Russia è a tuttʼoggi una delle maggiori
potenze nucleari del mondo e come tale
per essi rappresenta ancora una minaccia.
Ritengono pertanto che questa minaccia
vada rimossa.
Il terrorismo, ovviamente, è solo
uno strumento per raggiungere tale scopo
[…] è una sfida alla Russia intera, a tutto il
nostro popolo”(54).
E prosegue:
“Siamo obbligati a creare un sistema
di sicurezza più efficace ed esigere dagli enti
di polizia iniziative adeguate per la portata
e la profondità delle nuove minacce che
dobbiamo affrontare. Nellʼimmediato futuro
sarà approntato un complesso di misure
volte a rafforzare lʼunità del paese […]”.
I russi, seppelliti i loro bambini,
hanno ora la prova di ciò che avevano
intuito circa il messaggio loro destinato
con lʼaggressione del 1999 alla Jugoslavia.
La stessa cosa si sta oggi avverando per
loro e a tutti Beslàn appare come lʼultimo
atto sferrato dagli anglosassoni, una vera
e propria dichiarazione di guerra, per far
saltare la Russia.
Allʼindomani, siamo allʼ8 settembre,
il solito Guardian esce con un
articolo dal significativo titolo “The
ChechensʼAmerican friends” (Gli amici
americani dei ceceni) cui fa eco la
settimana successiva una pubblicazione di
Lyndon LaRouche(55).
Si apprende così che lʼorganizzazione
dietro il separatismo ceceno che
coltiva lʼostilità verso Putin, fa capo,
negli Stati Uniti, ad un gruppo di potere
neoconservatore chiamato Comitato per la
Pace in Cecenia (ACPC).
LʼACPC venne fondato nel 1999
da Zbigniew Brzezinski, Alexander Haig
e Stephen Solarz per conseguire la piena
indipendenza della Cecenia dalla Russia
“con mezzi pacifici” (sic!). Il gruppo ha
sede a Freedom House (Casa della Libertà),
roccaforte di conservatori dove, guarda
caso, lʼamministratore è un certo Samuel
Huntington.
Anche lʼelenco dei membri
dellʼACPC è del massimo interesse: fra gli
altri troviamo Elliott Abrams col suocero
Norman Podhoretz, Kenneth Adelman,
Elliott Cohen, Irving Horowitz, Robert
Kagan, William Kristol, Michael Ledeen,
Seymour Martin Lipset, Richard Perle,
Helmuth Sonnenfeldt, Caspar Weinberger,
Richard Pipes(56), James Woolsey, tutte
figure di primo piano della politica, della
diplomazia e dei servizi segreti americani.
Per inciso, Perle e Kagan questʼanno erano
presenti a Stresa alla sessione annuale del
Bilderberg.
Le tesi promosse dallʼACPC
sostengono che la ribellione cecena sia da
imputare allʼatteggiamento antidemocratico
della Russia di Putin(57) e alla sua sistematica
violazione dei diritti umani nella repubblica
caucasica. La situazione cecena, assicura
lʼACPC, è simile a quella della Bosnia e del
Kosovo, risolvibile quindi solo attraverso
un intervento internazionale mirante a
stabilizzare la regione.
In sostanza: si chiede a Putin di
capitolare di fronte a quel terrorismo
che gli Stati Uniti affermano essere il
nemico numero uno dellʼintera umanità.
Si riscontra insomma la stessa logica che
è alla base dellʼasilo offerto da Londra a
capi militari della resistenza cecena come
Ahmed Zakayev, inseguito da mandato di
cattura russo per strage terroristica (un poʼ
come se Mosca ospitasse lʼinafferrabile
26 La Tradizione
Cattolica Zarqawi), o come allo sceicco Omar Bakri
Mohammad, che da Londra non perde
occasione di proclamare la sua fedeltà a
Ben Laden chiamando i musulmani alla
jihâd.
Parlare di democrazia in Cecenia è
assolutamente improprio e dimostra l’uso
tutto strumentale fatto di questo concetto.
La Cecenia è una società fondata sul clan,
dove il capo non può per definizione essere
messo in discussione e dove vigono concetti
come l’onore, la vergogna per l’onore
violato, la faida, il sangue che lava l’onta,
la separazione da chi non fa parte del clan.
Una società a caratteri mafiosi, dunque,
dove tutto è “Cosa nostra”(58). A partire
dal 2000 la CIA mette a disposizione
degli “uomini delle montagne”, come i
ceceni amano definirsi, radar e batterie
antiaeree sofisticate per resistere alle truppe
federali(59).
Il Grande Gioco prosegue allʼombra
dello scontro delle civiltà che, dopo
Beslàn, assume un respiro maggiore: il più
importante giornale del mondo islamico,
Al Ahram, portavoce del grande Egitto
commentava amaramente:
“Se tutti i nemici dellʼIslam si
fossero uniti per farci del male, non ne
avrebbero fatto allʼIslam tanto quanto ne
sono riusciti a fare i figli dellʼIslam, con la
loro stupidità e mancanza di giudizio”. Le
immagini dei bambini russi morti e feriti
“mostrano musulmani come mostri assetati
del sangue dei bambini e del dolore delle
loro famiglie”(60).
Lʼequazione è di conseguenza alla
portata di chiunque voglia seriamente
cominciare a considerarla:
Mackinder + Huntington =
abbattere la Russia e schiacciare
lʼIslam.
MA DAVVERO TUTTO QUESTO HA
A CHE FARE CON LA GNOSI
E CON LA MASSONERIA?
Porre una domanda simile in un Convegno
come questo è a dir poco paradossale.
Ma un certo Paul Sernine, per dimostrare
la vacuità di questa ipotesi e la pochezza
di coloro che per spiegare situazioni storicamente
complesse ricorrono alla facile
scappatoia dellʼazione di poteri occulti che
si ispirerebbero alla gnosi antica, ha scritto
un librino in argomento(61).
Al giudizio di Paul Sernine vorremmo
sottoporre il fatto seguente.
Il 13 ottobre 2004 la Food and Drug
Administration (FDA), corrispondente al
nostro Ministero della Sanità, ha definitivamente
autorizzato la commercializzazione
del chip sottopelle, sospesa nel marzo 2002
con motivazioni di tipo tecnico(62).
Si tratta di un microprocessore delle
dimensioni di un grano di riso, inseribile
senza dolore mediante una siringa nell
ʼavambraccio di una persona, che da quel
momento assegna al portatore un numero
dedicato (ID, Identification Number) che lo
identifica definitivamente stabilendo anche
il livello delle informazioni che potranno
essergli trasmesse.
Il VeriChip, questo il nome del
dispositivo per lʼidentificazione, è privo
di batterie ed è programmabile mediante
impulsi a radio frequenza di origine esterna
che provvedono allʼimmissione di dati che,
a loro volta, vengono tradotti in un codice
a barre simile a quello che marca tutti i
prodotti commerciali. Il suo funzionamento
è garantito almeno per ventʼanni.
Esso è stato pensato per una miriade
di applicazioni della vita quotidiana: non
essendo più possibile la contraffazione
dei dati personali esso potrà fungere da
documento di identità, da patente o passaporto,
banca dati sui trascorsi medici del
portatore, carta di credito o polizza assicu-
27 La Tradizione
Cattolica
Lʼimmagine è una variante del gran sigillo degli Stati Uniti, lʼemblema di un occhiuto Potere che orwellianamente
scruta e indaga i suoi cittadini, il cui programma è dichiaratamente manifesto nel motto
“Scientia est potentia” (La conoscenza è potere).
Si tratta del logo dellʼInformation Awareness Office (Ufficio per la Conoscenza dellʼInformazione) dell
ʼAgenzia del Pentagono per i Progetti di Ricerca Avanzata (DARPA). Lʼinsieme è programmatico: la
piramide a 13 gradini degli Illuminati, la stessa che troneggia sul biglietto da un dollaro, è sovrastata
dallʼocchio onniveggente supremo del Lucem ferens da cui, abbagliante e diretta, promana la luce che
illumina le organizzazioni iniziatiche dei livelli sottostanti e la loro sede sul globo, ovvero lʼOccidente.
Oriente e Africa ricevono solo luce diffusa indiretta. Il tutto collocato in un empireo a significare unʼAutorità
e una ʻvirtùʼ che non sono di questo mondo.
Come si vede gli iniziati hanno chiarissimo il rapporto verticale, teologico: è la negazione della democrazia,
del potere conferito dal basso, additato alle masse indottrinate e istupidite dal tambureggiamento
mediatico come somma panacea per la pacifica convivenza dellʼumanità.
LʼInformation Awareness Office, sullʼonda dei provvedimenti liberticidi approvati in America dopo lʼ11
settembre, giovandosi delle più moderne tecnologie, si propone di fronteggiare le cosiddette minacce asimmetriche
- leggi terrorismo - mediante una raccolta preventiva di dati ottenuti individuando, catalogando
ed esaminando, oltre ai dati raccolti dallo spionaggio classico, tutti i contenuti delle telecomunicazioni
di ogni lingua e Paese, ma anche gli scambi commerciali, i dati “sensibili” dei singoli, ecc., concentrandoli
“in un grande database virtuale”. Il programma di questa ciclopica impresa informatica - finanziato
dalla DARPA per 200 milioni di dollari lʼanno - si ispira al progetto TIA, acronimo di Total Information
Awareness (Conoscenza dellʼInformazione Totale).
Il senatore Gary Hart, che nel corso di un incontro del CFR a Washington il 14.11.2001 aveva dichiarato
che:“al Presidente degli Stati Uniti è offerta una possibilità di usare questo disastro per portare a termine
lʼopera del padre… ossia un nuovo ordine mondiale”(63), giudicava, con sapiente gestione degli opposti,
il progetto DARPA come “un concetto orwelliano inaudito” (64).
William Safire, il celebre e sagace israelita, penna dʼoro dal 1973 del New York Times, il 14 novembre
2002 in un articolo intitolato You Are a Suspect (Lei è un sospetto), tratteggiava con efficacia il disegno
in corso:
“Ogni acquisto fatto con carta di credito, ogni abbonamento sottoscritto a una rivista e ogni ricetta medica
compilata, ogni sito Web visitato e ogni e-mail inviata o ricevuta, ogni titolo accademico conseguito, ogni
deposito bancario eseguito, ogni viaggio prenotato e ogni evento che vi possa capitare, tutte queste operazioni
e contatti andranno a finire in quello che il Dipartimento della Difesa descrive come “un grande
database virtuale”.
A questo dossier computerizzato sulla vostra vita privata - prosegue Safire - aggiungete ogni informazione
che il governo possiede su di voi, richieste di passaporto, di patente, registrazioni di pedaggi di ponti,
registrazioni giudiziarie e divorzi, denunce di vicini ficcanaso allʼF.B.I., schede sulla vostra vita cui si
aggiunge lʼultimo rilievo della telecamera nascosta e avrete il sogno della superspia: “Lʼinformazione
totale” su ogni cittadino americano”.
28 La Tradizione
Cattolica rativa, fedina penale, libretto di pensione,
ma a breve anche da strumento per lʼesatta
localizzazione in ogni istante del portatore,
che potrà così essere rintracciato ovunque
via GPS (rete satellitare)(65).
I dati immessi possono essere
consultabili allʼinsaputa dellʼinteressato
mediante un opportuno scanner che nello
stesso tempo fornisce lʼenergia necessaria
al funzionamento del chip. Tutto questo
naturalmente mentre si proclama, con
logica ineccepibile dal punto di vista della
massonica gestione degli opposti, lʼimportanza
della severa tutela della privacy del
singolo cittadino.
Lʼadozione del VeriChip sarà preceduta
- cʼè da esserne certi - da una
pressante campagna di condizionamento e
persuasione: le mamme potranno controllare
che i loro figli non si allontanino troppo
da casa, la macchina e il portone di casa si
apriranno automaticamente quando si giungerà
nel loro raggio di azione, gli ospedali
avranno ogni tempestiva informazione in
caso di incidente, si potrà procedere al
riconoscimento di cadaveri o comprare e
vendere senza il ricorso a contante o ad
una pluralità di carte di credito. Particolarmente
vantaggioso sarà il contrassegno
dei militari in tempo di guerra. Anche gli
animali saranno avvantaggiati, cani e gatti
contrassegnati potranno essere identificati
in caso di smarrimento, etc.(66).
Ma la convenienza sarà soprattutto
dei governi, per i quali lʼadozione del
microprocessore si annuncerà decisiva per
la soluzione del problema sicurezza nella
lotta al terrorismo internazionale.
Con simili tangibili, riconosciuti
vantaggi i tempi sono maturi per la sua
introduzione massiccia, a partire naturalmente
dalle giovani generazioni occidentali.
Impresa non difficile, almeno non più
dello sforzo fatto per fare loro accettare di
forarsi orecchie, naso, ombelico o sopracciglia
con anelli di ferro - contrassegno degli
antichi schiavi - o per mettere tutti in braghe
di tela jeans e maglietta, con scritta rigorosamente
inglese, o per indurre le ragazze (e
non solo) ad esporre gli ombelichi al vento
di tutte le stagioni.
Si è anzi facili profeti ad immaginare
la ressa che ci sarà per pagare il pedaggio
dʼaccesso alla nuova moda, oggi quantifi-
cato negli Stati Uniti in 150$, più altri 49 di
noleggio allʼanno, magari facendosi inserire
il chip sulla mano destra o sulla fronte.
La Applied Digital Solutions, Inc.,
la ditta della Florida che produce il dispositivo,
per promuoverne la diffusione ha
provveduto a coniare nomi-civetta, coperti
da regolare brevetto, come “The Chipsons”
(Figli del Chip), o“Get chipped” (procurati,
fatti mettere il Chip), ricorrendo ai centri
mobili di distribuzione del nuovo sistema sul
territorio americano, “The Chipmobile”.
Nel luglio 2004 il governo messicano
ha contrassegnato con chip un migliaio di
persone fra cui il Ministro della Giustizia
Rafael Macedo de la Concha e 160 dei
suoi stretti collaboratori, motivandolo con
la protezione delle informazioni riservate
trascritte nel loro chip. Ma il Messico ha
fatto di più: ha elaborato un programma
di chipping, e quindi di sorveglianza dall
ʼesterno del singolo mediante marcatura,
mirato a contrastare la piaga del rapimento
di bambini a scopo di riscatto (un rapimento
ogni sei ore(67)) o di predazione degli
organi. E poiché la delinquenza in Messico
è in continua ascesa il governo pensa bene
di estendere la “marcatura” a buona parte
degli strati poveri della popolazione.
Negli USA si sta nel frattempo preparando
il terreno facendo leva sulla minaccia
del terrorismo. I movimenti di eventuali
sospetti chipped potranno infatti essere
limitati ad ambienti e ore prestabilite.
Il sistema di controllo dellʼuomo
sullʼuomo è tuttʼaltro che definitivo, e
29 La Tradizione
Cattolica
la frontiera alla quale oggi i laboratori
anglosassoni stanno lavorando contempla
la possibilità di trasmettere impulsi esterni
via chip direttamente al cervello della persona(
68): una raffinata tecnologia che in
nome della lotta al terrorismo, pass-partout
di ogni legge e provvedimento liberticida,
prospetta orizzonti di persecuzione al cui
confronto la rete delle varie Gestapo e Ceka
era un crivello.
Il piano degli iniziati, (amici: gli iniziati
sono i massimi nemici dellʼumanità,
coloro che incarnano una volontà di male
superumana) di inverare quel passo dell
ʼApocalisse per cui nessuno potrà più comprare,
né vendere senza il segno o il nome
della Bestia, “o il numero del suo nome”
(Ap, 16-18) delinea la futura “qualità della
vita” New Age che dovrebbe sostanziarsi
nella vagheggiata Repubblica Universale.
Nihil sub sole novi: già Decio aveva
emanato un editto analogo, nel quale si
proibiva ai cristiani di vendere e di comprare,
se prima non avessero sacrificato
agli dei(69).
Non possiamo quindi ragionevolmente
escludere la prospettiva di una
prossima pubblica scrematura del pusillus
grex dalla massa intramondana, per la
quale ormai lʼorizzonte spesso non supera
il dorso della pecora che precede. Prima o
poi, infatti, ciascuno dovrà rendere testimonianza
col rifiuto di essere segnato, come
comandano le Scritture.
Caro Sernine, fole anche queste?
Controllo tecnologico delle masse
abbrutite dal divertimento e dal vizio, uccisioni
e infamie di ogni sorta su innocenti,
clonazione umana, aborto di massa con la
pillola RU 486, eutanasia, in Olanda estesa
a bambini sotto i 12 anni, fecondazione assistita,
coppie omosessuali “di fatto”, minaccia
di sterminio nel fuoco nucleare. Questo i pregevoli
traguardi raggiunti dal nuovo dilagare
planetario del male fondato sulla gnosi.
Un concetto elementare che riconduce
a Dio è quello della giustizia, per cui chi fa
il bene sta bene e gode della grazia di Dio e
chi fa il male, oltre a stare egli stesso male,
contribuisce potentemente alla sua moltiplicazione.
La Gnosi sostanzia questo moltiplicatore.
Quellʼinsieme di dottrine che pretendono
di elevare i pochissimi alla pienezza di
altezze sedicenti vertiginose comportano che
gli altri, la massa informe dei “trascurabili”
- per dirla col Golden Dawn Arthur Machen
- dovranno stazionare a livelli infimi, privi di
significato. Di qui il disprezzo e lʼodio meta-
fisico viscerale degli iniziati per lʼumanità,
una massa di bruti da corrompere, abbassare
fino alla feccia, da cancellare infine nel
fuoco purificatore che Italo Svevo descrive
così bene nella conclusione del suo romanzo
La coscienza di Zeno.
CHE ORA È DELLA NOTTE?
Il futuro appartiene a Dio, ma Dio
ci ha dotato di ragione e di logica ed Egli
stesso si è preso la cura di insegnarci
come riconoscere lʼalbero dai frutti. Gli
avvenimenti indicherebbero che la notte è
avanzata, e quanto sia oggi oggettivamente
difficile opinare di intravvedere in lontananza
i primi bagliori dellʼalba.
Dalle elezioni americane non cʼè da
aspettarsi gran che. Pensare che Kerry muti
qualcosa di sostanziale nella politica estera
americana richiama la varietà della pasta e
fagioli che la sera successiva diventa fagioli
e pasta. A parte il passaggio da un Bush,
uomo del CFR e della Skull and Bones a
un Kerry, uomo della Skull and Bones e
dei Circoli Bilderberg, occorre avere ben
chiaro che la continuità della politica estera
USA è a tuttʼoggi assicurata da personaggi
come Brzezinski, al di là di ogni categoria
democratica o repubblicana, strumentali
queste - come ovunque in Occidente - per
dare alla gente lʼimpressione di sovranità
e di cambiamento.
30 La Tradizione
Cattolica La priorità della politica estera americana
è oggi lʼaccerchiamento della Russia,
da attuare attraverso il mantenimento di una
instabilità cronica e una continua pressione
esercitata sulle sue frontiere(70).
È interessante annotare che lʼéquipe
di Kerry già allinea nei suoi quadri il figlio
dʼarte di Brzezinski, Mark, nel ruolo di consigliere
di politica estera.
Qualche segnale di risalita tuttavia si
scorge: il 2004 sarà ricordato come lʼanno
del film Passion, che ha permesso di risvegliare
nelle coscienze sopite di centinaia di
milioni di persone, sotto tutte le latitudini,
la storia e il prezzo dellʼumana salvezza.
Un film affatto inatteso, per certi versi
miracoloso in unʼepoca dominata dal conformismo
generalizzato del pensiero nichilista
gnostico, che proponendo alla grande
il personaggio meno politically correct
della nostra epoca, ha rotto la consegna
del “non se ne parli”, suonando un campanone
in un mondo cattolico ammalato di
buonismo e dottrinalmente disorientato da
anni di ebbrezza ecumenista.
I moventi profondi della realtà,
occorre ripeterlo incessantemente anche
nei nostri ambienti, restano preclusi a chi
si accontenti di avvalersi delle pure categorie
umane, rinunciando ad una lettura
teologica.
La lotta individuale e dei gruppi
umani è quella descritta da S. Paolo nell
ʼEpistola agli Efesini di domenica scorsa:
“La nostra battaglia non è contro creature
fatte di sangue e di carne (ovvero contro
uomini), ma contro i Principati e le Potestà,
contro i dominatori di questo mondo
di tenebra, contro gli spiriti del male che
abitano nelle regioni celesti”.
La ricetta di San Paolo - e non poteva
essere altrimenti - è quella della preghiera:
“Pregate incessantemente - conclude - con
ogni sorta di preghiere e di suppliche
nello Spirito, vigilando a questo scopo
con ogni perseveranza e pregando per
tutti i santi”, vale a dire per tutti coloro
che sono impegnati nella via della santità
(Ef 6, 13-18).
Si dice che i carri russi abbiano
abbandonato pacificamente lʼAustria nella
primavera del 1955 - fatto senza precedenti
in un paese occupato dai comunisti - in
seguito ad unʼestesa e continua campagna
di preghiera del rosario, irradiata da
Mariazell e alla quale avevano preso parte
almeno 500.000 persone, Cancelliere Figl
in testa, per impetrare la liberazione del
paese dal tallone sovietico.
Abbiamo fiducia e conserviamo gelosamente
la nostra serenità interiore: contro
ogni logica e potere umano ben più forte è
Colui in cui speriamo dei Brzezinski e dei
Rockefeller di turno.
Note
(1) “As America becomes an increasingly multicultural
society, it may find it more difficult to fashion
a consensus on foreign policy issues, except in
the circumstances of a truly massive and widely
perceived direct external threat”. Per la versione
italiana v. Z. Brzezinski, La grande scacchiera,
Milano 1998, Ed. Longanesi, p. 279.
(2) Michel Chossudovsky, War and Globalization
– The Truth Behind September 11”,
Oakland, 2002, Global Outlook Publishing, p.
121. Chossudovsky è professore di economia
allʼUniversità di Ottawa.
(3) Ricordiamo che la Fabian Society è una delle
società superiori dellʼarea del Potere che orchestrano
oggi la politica internazionale attraverso
Istituti Affari Internazionali come il RIIA o il
CFR e circoli riservati come il Bilderberg o la
Trilaterale.
(4) Il Consiglio dʼEuropa con la risoluzione n.
1399 adottata il 5.10.2004 a Strasburgo con 45
voti favorevoli e 12 contrari annovera lʼaborto
fra i “diritti fondamentali dellʼuomo” (Avvenire,
7.10.2004).
(5) “Maturità, sfondato il tetto del 99%”, titolava
il quotidiano di Trento LʼAdige dellʼ8 luglio
2004, riferendo di “totale assenza di selezione”.
È la fine dello studio dʼélite, per cui solo i più
dotati potevano degnamente salire la scala
della conoscenza e della responsabilità, ma
anche della curiosità gratuita, motore di ogni
vera cultura. È il trionfo dellʼutilitarismo, dove
31 La Tradizione
Cattolica
contano solo carriera, denaro e divertimento.
(6) La Monsanto dispone della tecnologia
“Terminator” in grado di fornire sementi
geneticamente modificate di piante vitali
come riso, mais, cotone, soia ai paesi poveri.
Caratteristica di questa tecnologia è di far
crescere piante geneticamente sterili, per cui il
coltivatore per il raccolto dellʼanno successivo
dovrà rifornirsi di nuovi semi e potrà farlo solo
rivolgendosi alla Monsanto dal momento che la
coltura adottata, e gli speciali erbicidi necessari
per la sua crescita, non permettono più il ritorno
a coltivazioni naturali. È evidente lʼuso ai fini
di potere di simile tecnologia, una volta che il
cavallo di Troia di tale soluzione è stato fatto
accettare ai coltivatori (cfr. Zeit-Fragen, “Die
Saat der Zerstörung. Geopolitik mit genetisch
veränderten Nahrungsmittel” (La semina della
distruzione. Geopolitica con alimenti geneticamente
modificati), a cura di F. William Engdahl,
n. 34, 6.9.2004.
(7) Avvenire, 17.4.2004.
(8) Già direttore del CFR e membro della Trilaterale.
(9) New York Times, “U.S. Strategy Plan Calls
for Insuring No Rival Develop” di Patrick E.
Tyler, 8.3.1992.
(10) Figlio di prosperi mercanti tedeschi, Strauss
verso i ventʼanni divenne sionista ardente,
seguace per un periodo dellʼestremista Vladimir
Jabotinsky. Nel 1932 lasciò la Germania, grazie
ad una borsa di studio della Fondazione Rockefeller,
per studiare nelle università francesi e
inglesi. Fu a contatto con i più famosi pensatori
ebrei dellʼepoca, da Gershom Scholem a Martin
Buber, da Franz Rosenzweig ad Hanna Arendt.
Divenuto professore di filosofia politica allʼUniversità
di Chicago nel 1949 conservò la cattedra
fino alla morte. Sostenitore del ruolo esclusivo
dellʼAmerica nella guida degli altri popoli fu
riscoperto dai neoconservatori americani che
ne fecero una bandiera. Bush nel febbraio
2003 rese omaggio ad un gruppo di giornalisti,
politici, filosofi e consiglieri politici noti come
straussiani. “Siete i migliori cervelli del nostro
paese - disse - e il mio governo impiega venti di
voi” rivolgendosi in un discorso allʼAmerican
Enterprise, eminente centro studi conservatore.
Bush certamente alludeva, fra gli altri, a Paul
Wolfowitz, a Richard Perle, a William Kristol,
editore di Weekly Standard (cfr. “Leo Strauss at
The University of Chicago”, articolo della rivista
ebraica di studi storici di Chicago Chicago
Jewish History, Vol. 28, n. 2, primavera 2004,
pp. 4 e segg.). Possiamo aggiungere altri signi-
ficativi nomi di straussiani: William F. Buckley
Jr. (CFR, Fabian Society, Skull and Bones), John
Ashcroft, Francis Fukuyama (CFR), ma anche
di protetti di Strauss come Samuel Huntington
(CFR), Norman Podhoretz (Bʼnai Bʼrith, CFR),
Seymour Martin Lipset (Bʼnai Bʼrith, CFR).
(11) Epiphanius, Massoneria e sette segrete.
La faccia occulta della storia, Albano Laziale
2002, ed. Ichthys, pp. 211-212.
(12) Testo della rivendicazione e commento al
sito: www.memri.org/bin/italian/opener.cgi?Pa
ge=archives&ID=IA16604
(13) The Guardian, articolo “Selective Memri”,
12.8.2002.
(14) Cʼè peraltro un aspetto assai curioso da
rilevare: lʼattentato di Madrid è avvenuto
esattamente trenta mesi dopo le Twin Towers.
Se qualcuno volesse fare la conta dei giorni
si imbatterebbe nel numero 913, che riproporrebbe
ossessivamente il numero 11. Come
facemmo notare in questa sede nel 2001, fu lʼ11
settembre 1990 che Bush padre annunciò lʼavvento
del Novus Ordo, esattamente 11 anni dopo
ci furono le Twin Towers, seguite dallʼattentato
di Madrid lʼ11 marzo 2004. 913 è il numero
che la Gematria (la parte della Cabala ebraica
che si fonda sul valore numerico delle parole
ebraiche ottenuto sommando le lettere di cui
sono composte. Essa mira ad estrarre corrispondenze
e significati nascosti attraverso la ricerca
di analogie numeriche fra parole e frasi. Cfr. G.
Scholem, La Cabala, Roma 1992, Ed. Mediterranee,
p. 343) considera collegato allʼ83. Infatti
913 è multiplo di 11 (83 x 11) e, come viene
specificato, le stesse cifre del numero 83 danno
a loro volta, sommate, ancora 11.
Giochetto numerologico governato da un singolarissimo
caso o firma dʼautore?
(15) J.A. Schumpeter, Capitalism, Socialism
and Democracy, New York 1975, Ed. Harper,
pp. 82-85.
(16) American Enterprise, articolo “Weʼll win
this war – War on terrorism” (Dovremo vincere
questa Guerra – Guerra al terrorismo) a cura di
M. Ledeen, dicembre 2001; v. anche The American
Conservative, “Neocon theorist Michael
Ledeen draws more from Italian fascism than
from the American Right” (Il teorico dei neoconservatori
M.L. attinge di più dal fascismo
italiano che dalla destra americana), a cura di
John Laughland, 30 giugno 2003.
(17) Cfr. Avvenire, “Le foto dellʼumiliazione.
Escalation di orrore: solo casualità?” di Giorgio
Ferrari, 14.5.2004.
(18) Haaretz, “Remember Falluja”, di Orit
Shohat, 28.4.2004.
(19) V. h t t p : / / w w w. g r e e n p l a n e t . n e t /
Articolo5498.html
(20) Per una quadro sulla tragica situazione
dei palestinesi v. Terra santa, rivista di Gerusalemme
dei francescani, luglio-agosto 2004.
Il piano israeliano mira a spostare di trentʼanni
il pareggio demografico fra ebrei e palestinesi
mediante un articolato piano di distruzioni e
impoverimento di una popolazione che nella
striscia di Gaza mantiene il più alto tasso di
fertilità del mondo musulmano (7,6% contro il
32 La Tradizione
Cattolica 2,4 della Tunisia e il 2,5 della Turchia, fonte: US
Bureau of the Census). Cfr. The Globe and Mail
- maggiore quotidiano canadese – articolo: “Is
there method behind Israelʼs madness?” (Cʼè
metodo dietro la follia di Israele?), 21.5.2004.
(21) ANSA (www.ansa.it), 27.9.2004. Haaretz
del 28.7.2004 riferisce che la guida del gruppo
di estremisti Gershon Salomon ha dichiarato:
“È un altro disonore (quello di essere stati fermati
dalla polizia, N.d.T.) recato alla nazione
ebraica da una leadership debole che non
comprende il significato dellʼora”.
(22) Cfr. Avvenire, “Bremer e Rumsfeld, due
“autogol” sullʼIraq”, 6.10.2004, p. 6; Corriere
della Sera, stessa data, “Bremer e Rumsfeld,
autocritica sullʼIraq”.
(23) “I have to accept that we have not found
them and that we may not find them” (Devo
accettare che non li abbiamo trovati (i depositi,
N.d.T.) e che non possiamo trovarli), in The
Guardian, articolo: “Blair says Iraq WMDs
may never be found”, 7.7.2004.
È interessante notare come nella logica della
Nuova Era è vero solo ciò che viene ripetuto
ovunque e sine intermissione. Risultato:
Saddam aveva le armi nucleari e fomentava
il terrorismo, il Pakistan invece, che le ha
davvero, e non solo due, e che ha incubato
lʼestremismo islamico, era, ed è, un fedele
alleato da sostenere. “Saddam ha fatto due
bombe atomiche” titolava il 29.1.2001il Sunday
Telegraph puntando il dito sullʼIraq, mentre il
9 settembre 2002 lʼautorevole Istituto Internazionale
di Studi Strategici di Londra, (IISS)
teneva una conferenza stampa sul programma
di fabbricazione delle bombe, naturalmente
falso. Di passata: nel direttivo dellʼIISS sono
presenti Conrad Black (del circolo interno
del Bilderberg e presidente della Hollinger
International, gruppo che controlla nel mondo
unʼottantina fra quotidiani e TV) e il direttore di
Newsweek, il CFR Fareed Zakaria, lo stesso che
nel 1996, ai critici della diplomazia americana
in Medio Oriente che non sarebbe riuscita ad
impedire la permanenza di Saddam Hussein al
potere, obiettava:
“Niente può essere più lontano dalla verità. Se
Saddam Hussein non esistesse, dovremmo inventarlo.
Egli è il pilastro della politica americana in
Medio Oriente” (Newsweek, 16 settembre 1996).
(24) Anonymous, Imperial Hubris: why the West
is losing the war on terror (Tracotanza imperiale:
perchè lʼOccidente sta perdendo la guerra
al terrore), Washington 2004, ed. Brasseyʼs Inc.,
pp. 241-242.
(25) È a causa di 13 armi nucleari puntate da
Israele su Damasco e sul Cairo lʼ8 ottobre 1973
che Egitto e Siria arrestarono la loro vittoriosa
marcia dopo avere gravemente falcidiato con i
missili anticarro russi le unità corazzate israeliane.
Martin Creveld, professore di Storia
militare allʼUniversità di Gerusalemme, in
unʼintervista rilasciata nel 2003 ad una rivista
olandese dichiarava: “Abbiamo la possibilità
di far crollare il mondo assieme a noi. E posso
anche dirvi che ciò accadrà prima che Israele
soccomba”. E aggiunse: “Abbiamo diverse centinaia
di testate e missili e possiamo colpire
obiettivi ovunque, forse anche Roma. Con gli
aerei diventano obiettivi tutte le principali capitali
europee” (cit. da Zeit-Fragen, “Israel rüstet
mit ABC-Waffen auf” (Israele si equipaggia con
armi NBC), n. 1, 16.8.2004).
(26) The Guardian, “The making of the terror
myth” (= La fabbricazione del mito del terrore),
di Andy Beckett, 15.10.2004.
(27) The Age, “Doubt over Zarqawiʼs role
as ringleader”, a cura di Adrian Blomfield,
2.10.2004. Alcune citazioni in seguito di P.
Escobar fanno riferimento a questo articolo.
(28) Asia Times, “Zarqawi - Bushʼs man for all
seasons”, a cura di Pepe Escobar,15.10.2004.
(29) V. il sito della System Planning Co. http:
//www.sysplan.com/Radar/FTS
(30) Il documento completo (77 pp.) è disponibile
al sito www.newamericancentury.org/
RebuildingAmericasDefenses.pdf
(31) Sulla attendibilità della sempre più malferma
versione ufficiale dellʼattentato si legga il libro
rivelatore dellʼex-Ministro della Tecnologia
tedesco Andreas von Bülow Die CIA und der 11.
September. Internationaler Terror und die Rolle
der Geheimdienste, (La CIA e lʼ11 settembre.
Terrore internazionale e ruolo dei servizi segreti),
Monaco di Baviera 2003, Piper Verlag.
(32) “It is a truth that a terrorist can attack any
time, any place, using any technique and itʼs
physically impossible to defend at every time
and every place against every conceivable technique.
Here weʼre talking about plastic knives
and using an American Airlines flight filed with
our citizens, and the missile to damage this
building…” (È un fatto che un terrorista può
attaccare in ogni momento, ovunque, usando
ogni tipo di tecnica ed è fisicamente impossibile
difendere in ogni momento ciascun luogo contro
ogni tipo di attacco immaginabile. Stiamo qui
parlando di coltelli di plastica e dellʼuso di
un volo dellʼAmerican Airlines pieno di nostri
concittadini, e del missile per danneggiare
questo edificio…). Riportato da News Transcript
(Trascrizione notizie) del sito ufficiale
della Difesa americana www.defenselink.mil/
news/Nov2001/t11182001_t1012pm.html
e da www.reseauvoltaire.net/image/pages/
rumsfeld.htm
(33) The Washington Post, “Iran: The Next
Crisis” (Iran: la prossima crisi), p. A19,
10.8.2004.
(34) Asia Times, 8.10.2004, “Sidelined neo-cons
stoke future fires” (I neoconservatori attizzano
defilati i futuri fuochi), di Jim Lobe.
33 La Tradizione
Cattolica
(35) Cfr. la rivista di Zurigo Zeit-Fragen, “Die
letzten Jahre des Dollars” (Gli ultimi anni del
dollaro), n. 26, 5.7.2004.
(36) Putin nel discorso al Bundestag del 25 settembre
2001 disse: “Nessuno pone in dubbio il
grande valore dei legami dellʼEuropa con gli
Stati Uniti. Tuttavia sono dellʼopinione che lʼEuropa
può a lungo termine consolidare la sua fama
di punto focale della politica mondiale, potente
e indipendente, nel momento in cui essa unifica
i suoi mezzi con le risorse umane, territoriali e
naturali russe, così come con il potenziale economico,
culturale e difensivo della Russia” (Niemand
bezweifelt den großen Wert der Beziehungen
Europas zu den Vereinigten Staaten. Aber
ich bin der Meinung, dass Europa seinen Ruf
als mächtiger und selbstständiger Mittelpunkt
der Weltpolitik langfristig nur festigen wird,
wenn es seine eigenen Möglichkeiten mit den
russischen menschlichen, territorialen und
Naturressourcen sowie mit den Wirtschafts-,
Kultur- und Verteidigungspotenzialen Russlands
vereinigen wird).
Cfr. sito http://www.bundestag.de/parlament/
geschichte/gastredner/putin/putin_wort.html
V. anche Frankfurter Allgemeine Zeitung,
30.9.2004.
(37) Lʼargomento è sviluppato nello studio dell
ʼaprile 2004 del geopolitico francese Pierre
Hillard, specialista della Germania, al sito
www.diploweb.com col titolo: “Le partenariat
transatlantique germano-américain: une
nouvelle naissance”.
(38) È la nota opinione di mons. Bernardini,
vescovo di Smirne per cui “gli ambienti islamici
turchi perseguono un chiaro programma
di espansione e riconquista” (cfr. la Padania,
22.9.2004, p. 5).
(39) Dopo la terribile crisi finanziaria del 2001,
la Turchia ha sperimentato due anni successivi
di forte crescita (il 7,8% nel 2002 e il 5% lʼanno
scorso) grazie alle somme straordinariamente elevate
immesse dal FMI che hanno comportato un
sensibile innalzamento del PIL pro-capite annuo a
7000$ allʼanno (26.000$ per la Germania).
Il FMI sta tuttavia internazionalizzando il
debito turco, che comporta un deficit finanziario
annuale di circa il 10% del PIL, passando
la mano dagli investitori interni agli esterni. Un
debito che incide ormai sul bilancio per quasi un
50% dei costi totali. Il debito pubblico invece si
aggira intorno al 90% del PIL, con costi sugli
interessi dei prestiti che condizionano pesantemente
i conti pubblici.
(40) Lʼultima dichiarazione di Bush in ordine di
tempo fu quella al vertice della NATO di fine
giugno a Istanbul: “LʼEuropa non deve essere
il club esclusivo di una singola religione, la
Turchia nellʼUE aiuterà le relazioni fra Islam e
Occidente” aggiungendo, con perfetta coerenza
massonica fra teoria e prassi: “Lʼentrata di
Ankara […] farà apparire la teoria del conflitto
delle civilizzazioni come un mito sorpassato
della Storia” (cfr. La Stampa, 30.6.2004).
(41) “Oggi la Turchia bussa alla porta dell
ʼEuropa e lʼUnione non può continuare ad
ignorarla”, ha dichiarato Gustavo Raffi, Gran
Maestro del Grande Oriente dʼItalia in occasione
dellʼequinozio di autunno, v. la Padania,
22.9.2004.
(42) Libero, 28.7.2004.
(43) In Bosnia, unica repubblica laica a maggioranza
musulmana dʼEuropa, gli USA disposero
affinché fossero eliminati dapprima i leader
musulmani laici e sostituiti con collaboratori di
Alija Izetbegovic. Questi prese per consigliere
un esperto al tempo poco conosciuto, Richard
Perle, che successivamente sarebbe diventato
consigliere di Netanyahu a Tel Aviv e quindi di
Rumsfeld nel governo Bush. (cfr. Reseau Voltaire,
Chronique de lʼEmpire, a cura di Thierry
Meyssan, 3.11.2003).
(44) È interessante rilevare come buona parte
dei nuovi ricchi lo siano diventati dalla sera alla
mattina partendo praticamente da zero, quale è
stato il caso di Khodorkovski o del giovanissimo
Roman Abramovitch. Successivamente è
trapelato che i capitali necessari alle privatizzazioni
selvagge erano stati messi a disposizione
dai Rothschild (cfr. Avvenire, “Mercati, rischio
caos”, di M. Blondet, 2.10.2004), discretissima
anima e cassa della Sinarchia europea. Il St.
Petersburg Times del 2.3.2004 scriveva che
secondo la recente classifica dei ricchi di
Forbes, la Russia ha ben 25 miliardari in dollari
di cui 23 a Mosca. Si apprende inoltre che
nel mondo 587 persone si giocano da sole 1900
miliardi di dollari.
(45) V. Atti dellʼ8° Convegno di Studi Cattolici,
Rimini, 2001, pp. 131 e segg..
(46) V. Panorama, “Contro zar Putin tramano
nuovi boiardi” del 30.9.2004.
(47) Lo afferma www.debka.org in un comunicato
del 27 agosto scorso. Si tratta di un
sito israeliano di investigazioni nel campo del
terrorismo con sede a Gerusalemme. Debka è
stato citato come migliore sito del settore sia da
Forbes che dal quotidiano israeliano Haaretz.
(48) Il Ministro della Difesa russo, S. Ivanov,
commentando il fatto col collega americano
D. Rumsfeld, dichiarava: “non riusciamo a
capire come questi aerei possano intercettare
al-Qaida, i Taliban o qualcosʼaltro. Lʼunica cosa
che possono intercettare è una mitica minaccia
sovietica” (Asia Times, “Russia unfazed by US
plan” (La Russia non preoccupata per i piani
americani) di Sergei Blagov, 20.8.2004).
(49) Cfr. Noam Chomsky, “The resort to force” (Il
ricorso alla forza), in Asia Times 22.9.2004.
(50) Agenzia Novosti, “Moscow reacts calmly to
US re-deployment” (Mosca reagisce con calma
al nuovo spiegamento americano), a cura del-
34 La Tradizione
Cattolica lʼanalista militare Viktor Litovkin, 20.8.2004.
(51) www.reseauvoltaire.org «Un agent de la
CIA revendique la prise dʼotages de Beslan»,
17.9.2004.
(52) International Herald Tribune, “Pre-emptive
strikes by Russia?”, 9.9.2004.
(53) La Repubblica, 5.9.2004. Il Giornale del
10.1.2004 riferiva di un incontro di Prodi, allora
presidente della UE, col direttore del Congresso
Mondiale Ebraico (WJC) Isaac Singer, in cui
Singer, ignaro della presenza di una telecamera,
affermava: “«Mio nonno diceva che non tutto
quello che è importante deve essere detto, ancor
meno deve essere scritto, e nulla deve essere
stampato… Alla frase di Singer, Prodi, enfatizzando
le ultime parole con lʼindice alzato, ripete
scandendo: «Niente deve essere stampato»”.
(54) V. Jerusalem Post, «Putinʼs address to the
Russian nation» (Discorso di Putin alla nazione
russa), 5.9.2004 e ANSA, 4.9.2004.
(55) Washington Insider, “Neocon Organization
Behind Chechen separatism” (Organizzazione
neoconservatrice dietro il separatismo ceceno),
Vol. 14, n. 38, 16 settembre 2004.
(56) Padre di Daniel, uno dei teorici neoconservatori
della lotta allʼIslam e dello schiacciamento
dei palestinesi. Entrambi sono figli
spirituali di Strausz-Hupé, geopolitico di gran
levatura, ispiratore di Huntington, sostenitore
della via americana come possibilità unica di
unificazione del globo (cfr. Atti dellʼ11° Convegno
di Studi Cattolici, Rimini, 2004).
(57) Il sangue di quelle povere vittime innocenti
poco interessa ai puri della democrazia che
dalle due sponde dellʼAtlantico si affrettano
a raccogliere 115 autorevoli firme per
sottoscrivere un documento di diffida del
Presidente Putin da presentare allʼONU e ai
leader dei loro paesi, affinché in Russia non
siano adottate misure limitative delle “conquiste
democratiche” del postcomunismo. Fra i
firmatari lʼex Primo ministro svedese Carl Bildt,
membro del direttivo del Bilderberg Group e
del consiglio direttivo di quellʼInternational
Institute of Strategic Studies che nel 2002 si
era pronunciato per lʼesistenza certa delle armi
nucleari in Iraq; Madeleine Albright, William
Kristol, Francis Fukuyama, alcuni senatori
americani, lʼimmancabile André Glucksmann
e, da parte italiana, Giuliano Amato e Massimo
DʼAlema (cfr. www.swisspolitics.org “Russia:
ONU, 115 politici Usa e Ue denunciano deriva
Putin”, 29.9.2004).
(58) Cfr. Giovanni Bensi, Oltre la Cecenia.
Gli altri conflitti del Caucaso, CSSEO ottobre
2004, ISBN 88-87667-34-9, pp. 12-13.
(59) Cfr. www.reseauvoltaire.net , Focus, “Le
«domino» tschétchène”, 11.5.2004.
(60) Cfr. Il Manifesto, 5.9.2004.
(61) P. Sernine, La Paille et le Sycomore, Paris
2003, Éditions Servir.
(62) Cfr. The Washington Post, “Implantable
Medical ID Approved by FDA”, art. di Rob Stein,
p. A1, 14.10.2004 e ANSA del 13.10.2004.
(63) V. “The New American”, rivista conservatrice
americana, vol. 17, n. 22, 22 ottobre 2001,
articolo “The UN is NOT Your Friend” (LʼONU
NON è vostro amico).
(64) The Washington Post, “U.S. Hopes to Check
Computers Globally”, 12.11.2002, p. A4.
(65) Segnaliamo qui lʼintervento del professor
Cianciarelli in questa sede nel 1995, che annunciava
lʼavvento di quanto oggi si sta realizzando.
Unʼulteriore prova dellʼaffidabilità delle chiavi
di lettura adottate nei nostri Convegni.
(66) Cfr. Avvenire, 8.5.2002, art. “Col guinzaglio,
come cyborg”. Oggi tutto questo è realtà.
In Trentino lʼanagrafe canina obbligatoria prevede
con legge provinciale (Del. G.P. n. 773
del 2.4.2004) una campagna di identificazione
con microchip di tutti i cani della Provincia di
Trento entro il 31 dicembre 2004.
(67) Cfr. Christian Science Monitor, 17.9.2002.
Il 27.6.2004 migliaia di dimostranti scesero nelle
strade di Mexico City chiedendo al governo di
porre fine allʼepidemia di rapimenti.
(68) Il Corriere della Sera del 29.10.2004 riportava
la notizia di un giovane tetraplegico che,
grazie ad un chip impiantato nel cervello, in
grado di captare i segnali dai neuroni, riusciva
a spegnere la luce o ad accendere la televisione
solo pensandolo. Il dispositivo, battezzato
BrainGate (porta del cervello), è stato approvato
dalla FDA, “ma il microchip ha risvegliato
lʼinteresse non solo della scienza medica. La
DARPA sta finanziando la ricerca nel settore
(grassetto del riduttore)”.
(69) Cfr. Lattanzio, De morte pers., XV:
“Le carceri erano piene, venivano escogitati
generi inauditi di torture, e affinché la giustizia
non fosse amministrata alla cieca per nessuno,
furono posti degli altari nei tribunali segreti
e davanti alla tribuna, perché i contendenti
prima sacrificassero e poi si difendessero;
così dunque ci si sarebbe accostati ai giudici
come se fossero dèi”.
(70) È una priorità irrinunciabile che prescinde
da ogni ostacolo, soprattutto di natura economica,
si pensi solo allʼenorme pressione esercitata
sul dollaro causata dallʼenorme disavanzo
del debito americano (28% del PIL, a fine del
2004), che mette in discussione unʼegemonia
ormai pluridecennale. E se il 73% del commercio
mondiale avviene ancora in dollari,
“gli Stati Uniti vivono al di sopra delle proprie
possibilità, consumando più di quanto essi
producano, investendo più di quanto riescano
ad economizzare sui prestiti esteri” (Wall Street
Journal, 15.1.2004).
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