Accostiamoci ad un pensatore moderno, ad un vero e proprio classico contemporaneo: Paul Ricoeur, grande filosofo cristiano ancora vivente.
PAUL RICOEUR
di Diego Fusaro
VITA E OPERE
Con l'altro grande maestro dell'ermeneutica fìlosofica novecentesca, Hans Georg Gadamer, Paul Ricoeur, per la sua costante opera intellettuale e per la sua intensa attività di magistero e di dialogo che si estende ormai su scala planetaria e che è stata unanimemente riconosciuta nelle sedi più autorevoli della comunità culturale, scientifica e fìlosofica internazionale (come testimoniano anche il premio Hegel di Stoccarda nel 1985 e il premio Balzan per la filosofia conferitogli nel 1999), può essere considerato uno dei testimoni e dei protagonisti più sensibili della coscienza filosofica del Novecento. Testimone prezioso non solo per il valore intrinseco della sua multiforme opera, ma anche per il suo collocarsi in un ideale crocevia delle molteplici e più vitali tendenze della ricerca filosofica odierna, " tendenze che raramente si sono incontrate e che spesso hanno preferito seguire percorsi talora paralleli, ma reciprocamente ignorantisi " (D. Jervolino, "Ricoeur. L'amore diffìcile"). Da questa prospettiva, nella storia della filosofia del Novecento l'originale snodarsi del cammino riflessivo di Ricoeur dalla fenomenologia all'ermeneutica e dalla metafìsica alla morale rappresenta una rilevante e significativa eccezione: " egli può contemporaneamente essere riconosciuto come un autorevole filosofo 'continentale' ed essere accettato dagli 'analitici' come un interlocutore interno alla loro problematica ". Nell'epoca di pensiero post-hegeliano, lo stile riflessivo della filosofia deliberatamente frammentario praticato da Ricoeur è uno " stile di mediazione incompleta tra mediazioni rivali " (P. Ricoeur, "Per un'autobiografia intellettuale"); questo stile, al quale Ricoeur si è mantenuto fedele nel corso di tutto il suo fecondo itinerario filosofico, costituisce di fatto un ampio tentativo di mediazione tra le esigenze epistemologiche della fenomenologia, delle scienze umane a base strutturale, e di taluni esiti delle filosofie analitiche da una parte - e l'ermeneutica nei suoi risvolti ontologici ed esistenzialistici dall'altra. Lo stesso Ricoeur, in una delle sue ultime opere, "La nature et la règle" del 1998 ("La natura e la regola. Alle radici del pensiero"), ha precisato la sua personale posizione filosofica scrivendo:
" Ritengo di appartenere a una delle correnti della filosofia europea che si lascia essa stessa caratterizzare da una certa diversità di etichette: filosofia riflessiva, filosofia fenomenologica, filosofia ermeneutica. Riguardo al primo termine - riflessiva -, l'accento è posto sul movimento attraverso il quale la mente umana tenta di recuperare la propria capacità di agire, di pensare, di sentire, capacità in qualche modo nascosta, perduta, nei saperi, nelle pratiche, nei sentimenti che l'esteriorizzano rispetto a se stessa. Jean Nabert è il maestro emblematico di questo primo ramo della corrente comune. Il secondo termine - fenomenologica - designa l'ambizione di andare alle 'cose stesse', cioè alla manifestazione di ciò che si mostra all'esperienza, priva di tutte le costruzioni ereditate dalla storia culturale, filosofica, teologica; quest'intento, diversamente dalla corrente riflessiva, porta a mettere l'accento sulla dimensione intenzionale della vita teorica, pratica, estetica, ecc. e a definire ogni tipo di coscienza come 'coscienza di...'. Husseri rimane l'eroe eponimo di questa corrente di pensiero. Riguardo al terzo termine - ermeneutica - ereditato dal metodo interpretativo applicato in un primo tempo ai testi religiosi (esegesi), ai testi letterari classici (filologia) e ai testi giuridici (diritto), l'accento è posto sulla pluralità delle interpretazioni legate a ciò che si può chiamare la lettura dell'esperienza umana. Sotto questa terza forma la filosofia mette in questione la pretesa di ogni altra filosofia di essere priva di presupposti. I maestri di questa terza tendenza si chiamano Dilthey, Heidegger, Gadamer ". Paul Ricoeur è nato a Valence il 27 febbraio 1913. Dopo aver compiuto gli studi di filosofia a Rennes, dove consegue durante l'anno accademico 1933-1934 la "maitrise" con una dissertazione dedicata al "Problème de Dieu chez Lachelier et Lagneau", esponenti della filosofia riflessiva francese, si trasferisce a Parigi per continuare gli studi e nel 1935 consegue l' agrégation, che gli consente l'insegnamento nei licei in varie sedi di provincia. Nel 1948 succede a Jean Hyppolite nella cattedra di Storia della filosofìa a Strasburgo, nel 1950 ottiene il "Doctorat d'état" con "Le volontaire et l'involontaire" e la traduzione in francese di "Ideen I" di Husserl, mentre nel 1957 viene chiamato alla Sorbona ad occupare la cattedra di Filosofia generale come successore di R. Bayer. Amico di Emmanuel Mounier, partecipa attivamente al movimento personalista anche come uno dei fondatori e collaboratori della rivista Esprit. Discepolo di Gabriel Marcel, durante la prigionia in Germania studia Jaspers e Husserl. Protagonista della vita intellettuale parigina degli anni '60, insegna Filosofia a Nanterre dal 1966 al 1970, Università della quale è stato anche rettore. Nel 1974 assume la direzione della "Revue de métaphysique et de morale" e fonda il "Centre de recherches phénoménologiques et herméneutiques". Dopo aver insegnato per tré anni a Lovanio, termina la sua carriera di docente universitario nel 1980. Successivamente ha insegnato in modo stabile dal 1980 al 1990 alla Divinity School dell'Università di Chicago. Legato all'Italia da intensi rapporti intellettuali stabiliti con gli studiosi della sua opera filosofica ed ermeneutica, ha partecipato ai colloqui filosofici organizzati a Roma da Enrico Castelli e alle attività culturali dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli. Fra le sue opere principali ricordiamo: "Karl Jaspers et la philosophie de l'existence" (1947, in collaborazione con M. Dufrenne); "Gabriel Marcel et Karl Jaspers. Philosophie du mystère et philosophie du paradoxe" (1948); "Philosophie de la volante 1. Le volontaire et l'involontaire" (1950); "Historie et vérité" (1955); "Philosophie de la volente 2. Finitude et culpabilité, I. L'homme faillible, II. La symbolique du mal" (I960); "De l'interprétation. Essai sur Freud" (1965); "Le conflit des interprétations. Essais d'herméneutique" (1969); "La métapbore vive" (1975); "La sémantique de l'action" (1977); "Temps et récit, I-II-III" (1983-1985); "Du texte a l'action. Essais d'herméneutique" (1986); "A fècole de la phénoménologie" (1986); "Lectures on Ideology and Utopia" (1986); "Le mal. Un défi a la phi losophie et a la théologie" (1986); "Soi-méme comme un autre" (1990); "Lectures 1. Autour du politique, 2. La contrée des philosophes, 3. Aux frontières de la philosophie" (1991-1992-1994); "La critìque et la conviction" (1995); "Le fusto" (1995); "Réflexion fatte. Autobiographie intellectuelle" (1995).