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  1. #1
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    Predefinito opus dei

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  2. #2
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    Ottima prelatura della Chiesa Cattolica, fedelissima al Magistero e lontana dalla istanza progressiste.
    Fedele al Concilio Vaticano II, che ricorda che tutti i battezzati sono chiamati a seguire Gesù, l'Opus Dei porta avanti la missione evangelizzatrice della Chiesa attraverso la santificazione del lavoro. Santificare il lavoro, cioè servire Dio e servire i fratelli.
    E' stata fondata nel 1928 a Madrid da un santo: Josemaría Escrivá.

    Maggiori informazioni, e giudizi migliori quindi, possono essere date forse da altri forumisti.

  3. #3
    Napoléon I
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    Predefinito Fucina di Santi

    Originally posted by Thomas Aquinas
    Ottima prelatura della Chiesa Cattolica, fedelissima al Magistero e lontana dalla istanza progressiste.
    Fedele al Concilio Vaticano II, che ricorda che tutti i battezzati sono chiamati a seguire Gesù, l'Opus Dei porta avanti la missione evangelizzatrice della Chiesa attraverso la santificazione del lavoro. Santificare il lavoro, cioè servire Dio e servire i fratelli.
    E' stata fondata nel 1928 a Madrid da un santo: Josemaría Escrivá.

    Maggiori informazioni, e giudizi migliori quindi, possono essere date forse da altri forumisti.
    La prelatura personale della Santa Croce e dell’Opera di Dio, conosciuta anche come Opus Dei, costituisce una delle realtà più genuinamente tradizionali e cattolicamente formative che la chiesa attualmente conosca. Caratteristica della prelatura è la fedeltà indefessa nei confronti del papa. Purtroppo però, spesso in ambienti tradizionalisti, si sente molto più spesso parlarne male, apertamente. Tali maldicenze sono frutto dell’ignoranza, della compiaciuta e colpevole malizia e del pregiudizio. Basta informarsi sulla natura della prelatura, e frequentarla un poco per capire che essa non nasconde alcuna stramberia, ed è veramente ottima per tutti coloro che intendono vivere seriamente e santamente il proprio ruolo nella Chiesa.
    Una accusa frequente che viene mossa all’Opera, è quella di sovvertire l’ “ordine naturale”, ovvero di voler fare apostolato ed attività in generale, scavalcando il clero. Sarebbe secondo taluni, un’oragnizzazione che vorrebbe cristianizzare la società senza passare per la “missio”, giocando solo sul ruolo dei laici, anzi, ho letto personalmente su una rivista d’area, che l’Opera sarebbe gravemente colpevole, in quanto nelle sue residenze, capita spesso che sacerdoti prendano ordini da semplici laici…
    Innanzitutto occorre fare un po’ di chiarezza sulla natura della prelatura. Essa non è un ordine religioso. Nemmeno è una società di vita apostolica. Non è neppure un istituto di religiosi, o di sacerdoti. Non è una fraternità o una società sacerdotale. Essa, sebbene conti anche di numerosi sacerdoti, è piuttosto un insieme di LAICI. Ai laici si rivolge anzitutto il suo messaggio. Di laici è composta. Essa ha provvidenzialmente anticipato il Concilio Vaticano II nel ridare vigore ed importanza al laicato cattolico. San Josèmaria capì che in una società sempre più laica e secolarizzata (e avendo vissuto la guerra civile spagnola e la persecuzione, aveva perfettamente ragione), una società sempre più anticlericale, in cui echeggiano spettri funesti come il fascismo e il comunismo, la cui mistica totalizzante non concede spazio alla religione, l’apostolato, cioè la diffusione della “buona novella” del messaggio evangelico, della predicazione, della catechesi, necessitava di una forma più fruibile dalla gente e da tutte le classi sociali, di quanto non consentisse la predicazione tradizionale (pur lodevole), basata sul clero e sui religiosi. Escrivà capì che il motore della nuova diffusione del messaggio cristiano potevano e dovevano essere i laici. Laici che parlano ad altri laici come loro, senza pregiudizi, alla pari, senza sottomissione o distacco. Laici che innanzitutto erano chiamati a santificare sé stessi. Escrivà ha il merito di introdurre un concetto tanto semplice quanto rivoluzionario, un vero uovo di Colombo: santificare il quotidiano. Egli stesso è stato definito il santo del quotidiano. La chiesa ci propone tante figure eroiche, come modelli da seguire: Santi che hanno compiuto grandi opere, fondato ordini, retto la chiesa come vescovi o papi, versato il proprio sangue per la fede in Cristo. Tuttavia l’uomo comune, se senz’altro non mancherà di edificarsi meditando e sforzandosi di imitare tali insigni esempi, difficilmente potrà aspirare ad avere una vita modellata su tali figure eroiche. Ma non è necessario fare quello che ha fatto un S. Pio X, per santificarsi. E’ sufficiente vivere in modo cattolico i propri doveri (in fondo è quello che hanno fatto tutti i santi). In primis, traendo occasione di santificarsi da ogni momento della propria giornata, dalle piccole cose, che sono comunque quelle che formano il più delle volte la nostra quotidianità e la nostra vita. In quest’ottica, il lavoro appare come un meraviglioso mezzo di santificazione personale. Anziché utilizzare il lavoro come strumento di mera sussistenza materiale, il santo fondatore ci invita ad offrirlo al Signore, come nostra offerta quotidiana, anzitutto tramite l’impegno a svolgere il proprio dovere in modo scrupoloso, attento, onesto e fruttuoso, col fine di volere tramite il proprio contributo rendere maggiore gloria a Dio contribuendo anche al progresso della società (il quale è sempre visto come glorificazione di Dio). Siamo stati creati nel mondo, e il messaggio dell’Opera è quello di utilizzare il mondo per arrivare a Dio. Non è necessario odiare il mondo: si può –come disse il Santo- e si deve amare il mondo, ma non bisogna diventare mondani. Ciò significa che occorre avere la giusta visione del mondo, per potersene servire per arrivare a Dio, invece che diventarne schiavi. Il mondo è comunque stato creato da Dio, e affidato all’uomo. Se egli riconosce questa missione di utilizzo cristiano del mondo, certamente eviterà l’errore di diventare mondano, ovvero di essere schiavo del mondo e di satana. Dunque la santificazione del lavoro personale è vista in quest’ottica. Anche e soprattutto nel mondo del lavoro, ci potrà e dovrà poi essere la funzione di apostolato, poiché sempre ed in ogni circostanza siamo chiamati a rendere testimonianza al Signore (l’apostolato dei lavoratori fra i lavoratori ha avuto particolarmente successo in aree come il sud-america, in cui si è riuscito a strappare molti lavoratori dalla influenza marxista). Ulteriore elemento importantissimo per l’Opera è la famiglia. Escrivà pone l’Opera stessa sotto la protezione di San Giuseppe e della Santa Famiglia. I membri dell’opera sono chiamati a vivere in modo cattolico la propria esperienza famigliare, traendo dalla propria vita in famiglia,( ed offrendo a Dio le gioie,i dolori e le difficoltà), un mezzo di santificazione personale. Infine, l’opera vede (secondo l’insegnamento della chiesa) nel dolore, un mezzo importante di santificazione, se vissuto con spirito di mortificazione e di offerta a Dio, volendo partecipare con la propria sofferenza al dolore che N.S.G.C. stesso per noi patì.
    I pilastri dell’Opera dunque sono: fedeltà ed obbedienza alla chiesa, ai suoi pastori e specialmente al vicario di Cristo, apostolato a tutti i livelli e in ogni circostanza, santificazione della vita quotidiana (attraverso specialmente la preghiera, la mortificazione e l’apostolato), santificazione del lavoro, santificazione della famiglia, santificazione della sofferenza. Inoltre da un punto di vista più spirituale che pratico, la devozione alla Madonna, specialmente attraverso la recita del Rosario, a San Giuseppe e alla Santa Famiglia, all’Eucaristia, alla partecipazione alla S.Messa, al ricorso frequente al sacr. della Penitenza e alla comunione sacramentale.
    E’ opportuno spendere qualche parola sulla organizzazione della prelatura. Nei confronti dei laici, essa funziona un po’ come una diocesi (ma manca la giurisdizione legata al territorio) e come un ordinariato militare (la giurisdizione non è legata ad una particolare professione). La prelatura ha una giurisdizione personale sui singoli membri, i quali entrano a farne parte mediante la stipula di un regolare contratto (dopo aver fatto domanda, ricevuto l’accettazione ed atteso il tempo minimo richiesto), il quale stabilisce quali sono i diritti e i doveri del membro della prelatura (come d’altronde usano fare anche ad esempio i benedettini). Al di fuori della prelatura stanno i Cooperatori. Essi non sono un terz’ordine. Sono dei semplici uomini che avendo stima dell’Opera e contribuendo tramite offerte materiali o attraverso la preghiera e le opere di carità o in qualunque altro modo, ricevono dall’Opera una sorta di riconoscimento della loro qualità di simpatizzante. Tale riconoscimento è appunto la qualifica di Cooperatore dell’Opus Dei, che non comporta alcun diritto nei confronti della prelatura (se non la fruizione della formazione spirituale dell’opera, della eventuale direzione spirituale, e delle indulgenze concesse ai cooperatori), non è un noviziato né un grado, e non costituisce appartenenza formale (dunque non si è sottoposti alla giurisdizione dell’Opera). Proprio per queste ragioni di estraneità formale all’opera, la Cooperazione può essere riconosciuta anche ad uomini non cattolici o non cristiani, che comunque collaborino con l’Opera.
    E’ ridicolo pensare che molti tradizionalisti interpretino tale fatto come un elemento di ecumenismo sfrenato.
    Non vi sono nell’Opera gradi di ammissione, ma semplicemente diverse forme di partecipazione, a seconda del proprio stato, delle proprie capacità, disponibilità, ecc.
    Vi sono i soprannumerari, che sono pressochè sempre uomini e donne sposati, i quali vivono nella famiglia in special modo il proprio apostolato, vivendo il matrimonio in modo cattolico ed usandone cristianamente, avendo grande cura all’educazione cristiana della prole. Sono membri della prelatura e partecipano alle particolari opere di formazione spirituale che vengono loro offerte.
    Gli aggregati sono invece uomini e donne che vivono in modo cattolico lo stato di celibato. Vivono presso le proprie abitazioni e seguono i consigli evangelici, in modo particolare l’obbedienza e la castità (vivendo nel mondo possono non seguire anche il precetto della povertà, considerando ovviamente che tutti i cristiani sono chiamati a vivere con distacco dai beni materiali) e partecipano alle opere di formazione spirituale che sono loro riservate. Potrebbero impropriamente essere paragonati ai frati dell’Ordine di Malta, con i dovuti distinguo: i frati in quanto religiosi emettono dei voti, gli aggregati, in quanto laici, si impegnano con promessa.
    I Numerari invece, uomini o donne, vivono il celibato anch’essi, ma seguono anche il precetto di povertà vivendo comunitariamente nelle Residenze dell’opera.
    Il clero dell’opera fa parte di un’ulteriore istituto (pur facendo comunque parte della prelatura) che è la società sacerdotale della santa croce. I sacerdoti sono scelti esclusivamente tra gli aggregati ed i numerari, dopo alcuni anni di formazione e sono tenuti a ricevere una formazione particolarmente impegnativa, che risulta essere doppia in durata, rispetto ai seminari tradizionali (almeno 10 anni). I sacerdoti dell’Opera, per poter essere ordinati, devono conseguire obbligatoriamente una laurea civile ed una in materie ecclesiastiche. Sono clero secolare e non regolare. Per personale richiesta del Fondatore, i sacerdoti dell’Opera indossano sempre la veste talare nelle Residenze, alle funzioni liturgiche, ai ritiri, ecc. L’iscrizione alla S.S.S.C. è aperta anche al clero (diaconi e sacerdoti) diocesano, o agli appartenenti di istituti religiosi. Nelle residenze, assieme ai numerari vivono anche uno o più sacerdoti, aventi le funzioni di “Cappellani”. La gestione delle residenze è tuttavia affidata ai numerari. Immagino derivi da qui il fraintendimento di vari tradizionalisti, che temono una sottomissione del clero ad opera dei laici, che in realtà non c’è.
    Nell’opera vige la più totale separazione tra i sessi: le residenze, come pure i ritiri, gli esercizi, i seminari, ecc. sono sempre o maschili o femminili.
    Il sostentamento dell’Opera si basa sul contributo personale dei membri, tramite le proprie offerte volontarie.
    A capo dell’opera vi è un prelato, attualmente Mons. Javier Echevarria, sottoposto direttamente alla giurisdizione del pontefice.
    Occorre smentire una serie di falsità sull’opera. Anzitutto è falso che gli statuti della prelatura siano segreti. Chiunque può richiederli e consultarli tranquillamente. Falso è inoltre che i membri dell’opera siano segreti. Semplicemente non esistono segni esteriori di appartenenza (come d’altronde non esistono segni distintivi per i laici di alcuna diocesi), come scapolari, medaglie e distintivi. Queste accuse vengono spesso portate dai nemici dell’Opera (Cattolici tradizionalisti, modernisti e massoni) per identificarla come una sorta di superloggia massonica. Questo è assolutamente falso. Non solo non esiste alcun insegnamento esoterico (non pubblico), ma nemmeno esiste una manovra occulta dei membri dell’opera, la quale ha come scopo, tra l’altro, quello di combattere la massoneria. Correlativamente falsa è l’accusa della appartenenza massonica di membri dell’opera. Falsa è anche l’accusa di modernismo, sempre che non si identifichi il modernismo col dire la messa nuova. L’Opera è tomista e si attiene unicamente il magistero della chiesa, interpretandolo tradizionalmente. Per quanto riguarda la s. Messa, i sacerdoti di norma usano il messale di Paolo VI (il rito della prelatura è il rito romano), anche se non è infrequente che si celebri col messale si s.Pio V, (come fece lo stesso fondatore fino alla morte nel ’75), spesso in forma di devozione. L’azione liturgica è comunque sempre condotta in modo tradizionale, sobrio, senza abusi e nel rispetto delle norme liturgiche (spesso anche spalle al popolo). Semplicemente ridicola e non meritoria di attenzione è la diceria maliziosa (propagandata specialmente dai tradizionalisti) secondo cui l’opera praticherebbe riti cabalistici, giudaici, satanici, massonici, alchemici, iniziatici, ecc. Il che appare più ridicolo ancora considerando la matrice gnostica dei tradizionalisti cattolici, che si fanno portavoce di tali calunnie (da “Codice da Vinci”…).
    Dal mio punto di vista rappresenta la migliore realtà di formazione laicale che la chiesa possa vantare al presente (come penso che la Legione di Cristo lo sia per il clero), io stesso consiglio a tutti di frequentare le opere di formazione dell’Opus Dei.

  4. #4
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    E' molto lodevole... suo principio base è quello che tutti i cristiani dovrebbero adottare: la santificazione personale attraverso il proprio lavoro e la propria quotidianità.

    In Spagna l'Opus durante gli anni '50 operò molto favorevolmente nel governo di Franco per spostare più al centro il regime, estromettendone gli elementi fascisti.

  5. #5
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    Ringrazio Napoleon I per il suo completo e più esaustivo contributo.


  6. #6
    Napoléon I
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    Originally posted by Thomas Aquinas
    Ringrazio Napoleon I per il suo completo e più esaustivo contributo.

    Dato che il buon Dreyer ha accennato al rapporto Obra e politica, spenderò due parole.
    Dai vari mentecatti tradizionalisti, l'Opera viene spesso bollata come "liberale", usando tale aggettivazione in tono (per loro) altamente infamante.
    A prescindere dal fatto che a mio parere l'aggettivo "liberale" è un onore e un complimento, i "furbi" del tradizionalismo applicano all'Opera tale concetto, per via del fatto che essa lascia libertà di coscienza ai membri. In cosa si determina tale libertà, vista così con orrore misto a spavento? Nel non imporre ai propri membri l'appartenenza ad alcun movimento politico, nè a censurare gli stessi per le proprie preferenze. Il tutto comunque (e ciò è espresso nei famosi statuti "segreti", che io ho letto...) nei limiti del insegnamento della chiesa sulla politica e dei suoi divieti. Ovvero gli opusdeisti possono iscriversi a, o votare qualunque partito che non sia stato condannato dalla chiesa o che non si riferisca ad ideologie censurate, o contrarie all'insegnamento della chiesa. D'altronde è ciò che ordinariamente accade per qualunque cattolico, ed è quello che è sempre accaduto. Siamo dunque ben lontani dall'obbligo del saluto romano e della camicia nera il sabato che vige negli ambienti tradizionalisti. Tuttavia per non scontentare nemmeno i più politicamente esigenti, occorre dire che l'Opera non cela sicuramente simpatie politiche di destra. Lo stesso san Josèmaria era franchista, nonchè amico personalissimo di Franco, il quale era grande ammiratore dell'Opera, ed omaggiò il fondatore addirittura di una concessione nobiliare, negli anni '60 (la fantasiosa storia appresa da opuscoli stampati anonimamente e clandestinamente in colombia -una delle fonti di cognizione privilegiate dei tradizionalisti- di un Escrivà avido e vanitoso che avrebbe speso milioni di allora per l'acquisto di un titolo, è una BUFALA).

  7. #7
    allevatore
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    Ma nel trash-book "Il codice da Vinci" si parla dell'Opus Dei? Conversando con alcuni miei amici (che leggono un libro all'anno, e quest'anno era "il codice") li ho sentiti affermare senza timore di smentita che l'Opus Dei E' una loggia massonica. Punto e a capo. Per non parlare del fatto che si dicevano molto propensi ad accettare la teoria secondo cui Gesù avesse avuto figli con la Maddalena etc (tutte cose scritto nel libro immagino).

    E guardate che parlo di professionisti, ingegneri, dentisti, avvocati, bancari. Non che giudichi una persona in base a un pezzo di carta, ma se questa è l'"elite" della nostra società si spiega il perchè di tante cose.

  8. #8
    Napoléon I
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    Originally posted by asburgico
    Ma nel trash-book "Il codice da Vinci" si parla dell'Opus Dei? Conversando con alcuni miei amici (che leggono un libro all'anno, e quest'anno era "il codice") li ho sentiti affermare senza timore di smentita che l'Opus Dei E' una loggia massonica. Punto e a capo. Per non parlare del fatto che si dicevano molto propensi ad accettare la teoria secondo cui Gesù avesse avuto figli con la Maddalena etc (tutte cose scritto nel libro immagino).

    E guardate che parlo di professionisti, ingegneri, dentisti, avvocati, bancari. Non che giudichi una persona in base a un pezzo di carta, ma se questa è l'"elite" della nostra società si spiega il perchè di tante cose.
    Caro asburgico, hai proprio ragione. Se vuoi puoi leggere un mio post sul 3d del codice da vinci, in cui cito un caso analogo a quelli da te citati, un medico che dopo la lettura dell'immane vaccata, ha finalmente saputo che la chiesa inventò la divinità di Cristo a Nicea.....
    L'opus è santa, credi a me...
    (d'altronde nel libro si dice anche che il papa è il mandante di omicidi ecc.)

  9. #9
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    Hic

  10. #10
    allevatore
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    Originally posted by Napoléon I
    Caro asburgico, hai proprio ragione. Se vuoi puoi leggere un mio post sul 3d del codice da vinci, in cui cito un caso analogo a quelli da te citati, un medico che dopo la lettura dell'immane vaccata, ha finalmente saputo che la chiesa inventò la divinità di Cristo a Nicea.....
    L'opus è santa, credi a me...
    (d'altronde nel libro si dice anche che il papa è il mandante di omicidi ecc.)
    Adesso ho letto, grazie.

 

 
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