Il Santo Padre ai vescovi iberici: «Radici cristiane dimenticate»


Il Papa sgrida la Spagna di Zapatero «Il laicismo? Ideologia pericolosa»

«C’è il rischio che si arrivi a una restrizione della libertà religiosa e che si releghi la fede alla sfera privata»



DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
MADRID - Papa Giovanni Paolo II ama la Spagna, da lui proclamata «terra di Maria» come la sua Polonia, e le notizie che da alcuni mesi arrivano a Roma da Madrid lo feriscono. Le riforme laiche intraprese con genuino entusiasmo dal governo socialista di José Luis Rodriguez Zapatero non gli piacciono e ieri ha approfittato della visita ad limina in Vaticano dei vescovi spagnoli, guidati dal presidente della Conferenza Episcopale e arcivescovo di Madrid Rouco Varela, per denunciare, in un discorso, che in Spagna si diffonde «una mentalità ispirata al laicismo, ideologia che porta gradualmente, in modo più o meno cosciente, alla restrizione della libertà religiosa fino a promuovere il disprezzo o l'ignoranza della religione, relegando la fede alla sfera del privato ed opponendosi alla sua espressione pubblica». Parole più dure di quelle pronunciate quando il premier Zapatero venne ricevuto in Vaticano. Da allora i piani del governo si sono delineati con maggiore chiarezza - matrimoni omosessuali, ricerca sugli embrioni, divorzio veloce, progetti per facilitare l'aborto e per ridurre l'insegnamento della religione nelle scuole - e la Chiesa cattolica non accetta la politica del fatto compiuto.
Il Papa teme addirittura che si possa arrivare ad attentare alla libertà religiosa «privando così l'uomo di qualcosa di fondamentale». Tale situazione, permeata dalla attuale «tentazione di permissivismo morale» contrasta con la «nobile tradizione spagnola». Le «profonde radici cristiane» della Spagna, il segno profondo che la fede cattolica ha lasciato sulla vita e la cultura del suo popolo, sono state ricordate da Giovanni Paolo II che, dopo aver letto l'ultimo rapporto proveniente da Madrid, deve avere sussultato. La Chiesa cattolica è in crisi e i giovani spagnoli si allontanano. Solo il 14% dei ragazzi fra i 15 e i 29 anni si dichiarano cattolici praticanti. Appena quattro anni fa erano il doppio. Il Papa ha chiesto ai vescovi di «mantenere ed accrescere l'unità della Chiesa».
I «pubblici poteri», vale a dire il governo Zapatero, sono stati invitati a garantire la formazione e l'educazione dei giovani sulla base degli Accordi Parziali fra Spagna e Santa Sede firmati nel 1979. Sono accordi che hanno completato il Concordato del 1953 e il Pontefice ha sottolineato che sono attualmente in vigore.
L'insegnamento della religione nelle scuole è uno dei temi caldi nei rapporti fra la Chiesa spagnola e il governo Zapatero. Porre ostacoli alla formazione religiosa è sbagliato, secondo Giovanni Paolo II, perché «l’educazione integrale dei più giovani non può prescindere dall'insegnamento della religione, quando lo chiedano i loro genitori».
La Chiesa spagnola ha più volte manifestato la sua opposizione al matrimonio fra omosessuali, all’ampliamento della legge sull'aborto, a nuove norme sulla bioetica e la ricerca sugli embrioni, un complesso di misure che forma parte del programma con cui il Partito socialista è arrivato al potere. E il Papa ha espresso la sua preoccupazione su questi temi, insistendo sul «rispetto della vita, dal momento del concepimento fino alla morte naturale» e sulla protezione del matrimonio e della famiglia. Non ha commentato, ed era prevedibile, le parole pronunciate dal segretario generale della Conferenza Episcopale spagnola che avevano fatto credere ad un cambiamento di posizione della Chiesa sull'uso del preservativo come ultima opzione nella lotta contro l'Aids.

Mino Vignolo

Corriere della Sera - 25 gennaio 2005