Vito Cosco uccise quattro persone, tra cui una bambina di 2 anni
Voleva vendicarsi di un torto. Pena ridotta per il rito abbreviato
Rozzano, 20 anni all'assassino
Insorgono i parenti delle vittime
I genitori della bambina: "Vergogna, questa non è giustizia"
MILANO - Vent'anni di carcere per Vito Cosco, autore della strage di Rozzano: quattro morti tra cui una bambina di due anni e mezzo. E i parenti delle vittime insorgono.
"Vergogna", "Fate schifo", "Venduti" si è sentito gridare fuori dall'aula subito dopo la lettura del dispositivo. E poi, nel grande atrio del primo piano del Palazzo di Giustizia di Milano, pianti a dirotto e lacrime. Come quello della signora Loredana, la madre della piccola Seby, la bambina uccisa per sbaglio: "E questa voi la chiamate legge?", ha detto tra le lacrime. "La legge non è uguale per tutti. Doveva marcire dentro, doveva marcire dentro".
Natale Monaco, il padre della piccola, annuncia ricorso in appello. "Vent'anni sono pochi e poi vent'anni questo qua non li farà. Volendolo perdonare, gli avrei dato minimo trent'anni. Questa non è legge".
Dello stesso tenore la reazione degli altri familiari delle vittime. Deluso e nello stesso tempo sorpreso è stato anche l'avvocato Nicola Cortesi, legale di parte civile: "E' una sentenza vergognosa - ha commentato - e che non ci fa credere, prima di tutto come cittadini, nel nostro sistema giudiziario che a questo punto non ha più regole. I familiari sono distrutti perchè è come se avessero ucciso un'altra volta chi è morto quella sera".
Diversa, naturalmente, l'opinione dell'avvocato Nicola Pitari, difensore di Cosco, che ha parlato di sentenza "equilibrata perchè in Italia, dove si discute di taglie e di vendette, è prevalsa la giustizia, quella amministrata dai giudici ai quali bisogna sempre prestare rispetto". Il legale, che è anche stato preso a male parole dai familiari delle quattro vittime, ha aggiunto che la loro "è una reazione umana e anche questa va rispettata".
La strage di Rozzano ebbe luogo il 22 agosto dell'anno scorso. Vito Cosco, 27 anni, scese in una strada affollata del paese alle porte di Milano con la sua calibro 9, per vendicarsi di essere stato malmenato pubblicamente e uccise Alessio Malmassari, Raffaele De Finis, la piccola Sebastiana e un pensionato, Attilio Bertolotti.
Contro la sentenza è prevedibile anche il ricorso del pm Piero Basilone che per Vito Cosco aveva chiesto l'ergastolo con l'isolamento diurno, considerando la premeditazione per l'omicidio di Malmassari ed escludendo la provocazione. Dalle indagini, infatti, è risultato che l'ultima volta in cui il 27enne venne minacciato e malmenato da Malmassari e De Finis per vecchie questioni legate a un debito di droga risale al novembre 2002. Da allora fino al 22 agosto del 2003, giorno della strage dettata dalla voglia di vendetta, non ci fu più nulla.
Il giudice, invece, nel condannare Cosco, ha considerato l'attenuante della provocazione equivalente all'aggravante della premeditazione. Quanto basta, nel conteggio, per cancellare l'ergastolo. In più, con lo sconto previsto per il rito abbreviato, da 30 anni la pena è scesa a 20 anni di carcere per quattro omicidi. Pena che i parenti delle vittime hanno bollato come una vergogna e una profonda offesa.
(18 dicembre 2004)
Che Paese civile l'Itaglia!La "culla" del Diritto,dove si sfila quotidianamente contro la pena di morte e chi ammazza 4 persone sela cava con ventanni.
Avanti cosi' che va bene...