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    Predefinito Risposta al forumista Ludovico circa sue obiezioni all'insegnamento della Chiesa

    Originally posted by Ludovico
    Thomas, non ho voglia di polemizzare. Faccio la seguente precisazione solo per gli utenti che leggono per la prima volta queste cose: le verità di Fede, la dottrina cattolica insegnata dai padri e dottori della Chiesa o quello che dicono in un Concilio i vescovi uniti al Papa o che insegnano i Pontefici non muta e non può mutare.
    -1)Quello che hai riportato non è Magistero pontificio e\o ordinario e universale.

    -2)La mobilità c'è, eccome: altrimenti l'approfondimento non avrebbe senso. Se fossimo rimasti al Concilio di Gerusalemme, avremmo ben poche verità di fede...


    E non può essere superato.
    -3)Si studia appositamente per ricomprendere l'insegnamento precedente in un paradigma superiore, che spiega di più, si approfondisce, senza negare la sostanza di quello che si è detto in precedenza, certo si negano gli accidenti relativi al contesto storico.

    La dottrina cattolica si distingue per essere divinamente rivelata e, di conseguenza, eterna. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
    -4)Questo è il Vangelo, sono d'accordissimo. Il problema è che gli uomini non sono idee eterne, ma sono, per fortuna, in divenire, tendono verso il bene, quindi verso un miglioramento.


    Non m'interessa se per te ciò che dice sant'Alfonso è pieno di errori da dover essere falciato.
    -5)Con tutta la stima che ho per questo gran santo, sicuramente nel suo periodo alcune cose erano proprio impossibili da capire, non per nulla son passati secoli di studio..



    O se per te la verità può essere "superata"
    -6)In quanto approfondita: quando ero alle elementari mi hanno insegnato l'aritmetica, poi si è passati all'algebra: l'algebra non rinnega l'aritmetica, è un modello semplicemente più complessivo e completo.


    e tutto ha un valore relativo all'epoca storica in cui viene detto.

    -7)Non l'ho mai detto. Ho asserito invece che ci sono elementi di contingenza che devono essere scremati, questo sì.

    Ti invito a non crederlo; di più non posso dirti.
    -8)Dovrei contraddire il concetto stesso di Tradizione per la Chiesa: non qualcosa di statico e già dato, ma in continuo cambiamento, in continuo rinnovamento, fedeltà al passato e futuro.


    Perciò, se magari non risponderò ai tuoi prossimi post provocatori, saprai che lo farò per non ripetere le cose che ho detto qui. Cordialmente.
    -9)Questa cosa mi secca non poco: ripetere quello che insegna la Chiesa è una provocazione?
    E cosa dovrei per farti piacere?
    Dovrei dirti cheil Papa non è Papa, che i Cardinali non sono tali e compagnia?

    La mia Fede è quella che ti ho esposto,
    ed è anche la Fede della Chiesa.

    Ti invito ad abbandonare lo scisma guerardiano per essere riaccolto con gioia grande nella Chiesa.

    Prego per te.

    Ti saluto con cordialità e fraternità

    Thomas


  2. #2
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    Tra la verità e l'errore non c'è nessuna via di mezzo, tra questi due poli opposti non c'è che un immenso vuoto. Colui che si pone in questo vuoto è altrettanto lontano dalla verità di colui che è nell'errore (J. Donoso Cortes)
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    Predefinito Esaminiamo il libello di De'Liguori...

    ma quante cazzate... con rispetto per il santo vescovo De' Liguori, ma questa è roba da bassa cucina religiosa, da libello antiprotestante di serie c2...

    3. E parlando in primo luogo di Lutero capo de' novatori, dee sapersi che nell'anno 1517. volendo Leone X. rifare la chiesa di s. Pietro, anzi ridurla in forma più splendida dell'antica, promulgò alcune indulgenze per coloro che volessero colle limosine concorrere alla fabbrica. Delegò pertanto l'affare in Germania a più vescovi e specialmente all'arcivescovo elettor di Magonza; e questi commise la promulgazione delle indulgenze al p. Giovanni Tetzelio domenicano. Ciò offese gli eremitani di sant'Agostino; onde Martino Lutero, trovandosi in detto tempo già fatto eremitano, istigato dalla passione, cominciò a predicare contro il valore delle indulgenze, e disseminò ancora alcune conclusioni a tal fine, le quali essendo state condannate in Roma come eretiche, si diede a pubblicare tutti gli altri suoi errori. Indi apostatò dalla sua religione, si prese per moglie una monaca Caterina de Bore, e visse poi sino alla morte, che accadde nel 1546. da bruto fra le crapole, ubbriachezze ed impudicizie. Ecco la missione del capo de' riformati1.
    QUi si tace lo scandaloso stato in cui vigeva la Chiesa all'epoca, il nepotismo e la crapula di Leone X che- cardinale a 13 anni (!) appena eletto al soglio esclamò "e ora che abbiamo il pontificato, godiamocelo".

    Inoltre si tace completamente il travaglio di fede che spinse Lutero alla promulgazione delle 95 tesi, cosa comune fra i teologi dell'epoca; Lutero era maestro dei novizi e professore di teologia, quindi non uno scalzacani qualunque... per essere inviato a Roma era un personaggio importante, non a caso era responsabile dell'amministrazione di almeno 50 monasteri.

    La predicazione delle indulgenze, garve abuso fatto da Tetzel ricorrendo allo stratagemma "appena il soldino cade nella cassetta l'anima vola via dal purgatorio" fu uno scandalo anche per altri, per esempio Erasmo da Rotterdam, e lo è ancora oggi per ogni buon cattolico.
    Che poi Lutero abbia errato a estendere la sua critica all'intero corpus delle indulgenze, ciò non toglie il giusto motivo della protesta.

    Infine va ricordato come sia totalmente arbitraria l'ultima frase secondo cui Lutero visse nelle crapule e nei bagordi...si sa anzi che fece non dico morte semplare, ma quasi, benchè apostata.

    Quindi la parte storico-teologica è davvero insoddisfacente.

    Passiamo agli altri.

    (...)

    5. Giovanni Calvino finalmente nacque in Noyon nel 1509. di parenti oscuri. Studiò in Parigi, dove avendo poi cominciato a spargere i suoi errori, fuggì di là, e, dopo aver mutati diversi paesi, si ridusse finalmente in Ginevra, in cui nel 1536. fu fatto professore di teologia.
    Ma di poi fu bandito anche da Ginevra come sedizioso, e passò a Strasbourg, dove si ammogliò; ma appresso ritornò a Ginevra, ed ivi insegnò per 23 anni, e morì nel 1564. Egli fu superbo ed ambizioso e preso da un'ostinazione inflessibile. Fu ancora impudico, narrandosi che in sua gioventù fu bandito anche dalla sua patria di Noyon per le sue infami sfrenatezze. Ecco come lo Spondano all'anno 1534. scrive di Calvino: Quod vero traditur vulgo, eum in turpe crimen incidisse, ac propterea in vitae discrimen, nisi poenae moderationem episcopus impetrasset, lilii candentis ad humerum inustionem et exilium. E scrive Bolzech prima discepolo di Calvino ed apostata e poi ravveduto e ritornato alla chiesa, che l'istrumento di tal condanna fu ben riconosciuto in Noyon dal Bertelerio segretario di Ginevra1.
    QUesta poi è polemica bella e buona, e senza fondamento... tutto si può dire di Calvino fuorchè fosse un impudico; era anzi uomo dalla rigidissima morale, tanto che fu cacciato la prima volta da Ginevra proprio perchè aveva instaurato un regime rigidamente evangelico che aveva provocato proteste.

    Addirittura stabilì l'accostarsi all'Eucaristia solo 4volte l'anno perchè, diceva, siamo talmente indegni che quello è il massimo che possiamo sperare.

    Anche qui è libellatica antiluterana della peggiore.

    6. Questa fu la santità de' nominati propagatori del nuovo vangelo. Vediamo ora, se fecero alcun miracolo in conferma della loro vantata straordinaria missione divina. Ma parlando dei loro miracoli disse Erasmo: In quibus nec est sanctitas, nec miracula, ut qui nec caudam quidem equi sanare queant2. È celebre non però il gran miracolo che fece Lutero in Vittemberga, come narra Federigo Stafilo, prima luterano e poi convertito alla fede cattolica, il quale vi si trovò presente, e lo vide coi proprj occhi. Egli nel suo scritto intitolato: Responsio contra Iac. Smidelin pag. 404. scrive così: «Fu condotta da Misna una figliuola indemoniata a Lutero, acciò fosse da lui liberata. Egli la fece condurre nella sagrestia della chiesa, e cominciò ad esorcizzare il demonio, non come usa la chiesa cattolica, ma a modo suo. Il demonio non solo non l'ubbidì, ma lo riempì di spavento; onde Lutero cercò di uscire subito da quella stanza, ma lo spirito maligno chiuse le porte. Lutero corse alla finestra, affin di uscire almeno per quella, ma anche la trovò chiusa con ferri. In fine fu somministrata di fuori una scure, ed io come più giovane e robusto, con quella feci in pezzi la porta, e così scappammo.» Più ammirabile poi, ma più funesto fu il miracolo che fece Calvino, come scrive Girolamo Bolzech in vita Calvini cap. 13. Ivi dice così: «Un certo, nomato Bruleo, essendo povero, ricorse a Calvino, il quale promise di sovvenirlo, purché avesse egli fatta una cosa che da lui volea. La cosa era, ch'egli si fingesse morto, e che alla voce poi di esso Calvino, avesse dimostrato di risuscitare. Ubbidì il povero Bruleo, ma che avvenne? Quando Calvino gridò: Bruleo, in nome di Gesù C. alzati, quel misero non fece moto. Replicò Calvino il comando, e Bruleo non si movea. Finalmente andò la moglie a scuoterlo, e lo trovò veramente morto; ond'ella piangendo poi, e gridando ad alta voce, cominciò a raccontare in pubblico il fatto com'era andato.»
    QUi poi siamo alla fantascienza...tipici elementi letterari, topoi, della libellatica polemista.

    (omissis)
    1 Lutero nacque in Islebio della Sassonia nell'anno 1483. Egli si fece religioso tra gli eremitani di s. Agostino mosso per lo spavento di un fulmine, che uccise un suo compagno che gli stava a lato. Ebbe un ingegno acuto e vivace, né era scarso di lettere; ma non già tanto ricco, quanto la sua superbia gli facea presumere; che perciò nel disputare era molto petulante, e questa petulanza, unita alla sua loquacità, faceagli riportare da' suoi aderenti quell'applauso che non meritava. Ebbe una copiosa memoria di erudizioni, ma così confusa, che niuna materia spettante a varie istorie è stata mai da lui posta in chiaro. Fu eloquente di lingua e di penna, ma talmente scomposto e rozzo, che in tante sue opere non trovasi un periodo che possa dirsi aggiustato, e non abbia dell'inculto. Erasi così invanito di se stesso, che disprezzava tutti, anche gli scrittori più celebri della chiesa, vantandosi di aver acquistata egli la vera scienza delle cose non già da altri, ma per proprio talento: onde pretendea di abbattere Aristotile nella filosofia e s. Tommaso nella teologia.
    Eh già...chissà allora chi ha scritto le meravigliose pagine del "commento al Magnificat"...e anche questi agostiniani, fare maestro dei novizi questo rozzo e illetterato...eh eh...

    Era egli sommamente temerario co' suoi emoli quando eran lontani; ma quando poi vi era per lui qualche pericolo da vicino, era l'uomo più timido e codardo che possa ritrovarsi. Era inoltre molto cupido ed ingordo di ricchezze per vivere da scialacquatore secondo il suo costume, ma fu sempre povero; il che riuscì sommamente intollerabile alla sua alterigia. Furono suoi seguaci più principi, ma questi attesero agl'interessi proprj, e niente pensarono a sovvenirlo; onde egli appena si alimentava col puro salario che avea della sua cattedra. Scrisse Pietro Paolo Vergerio (quell'infelice vescovo di Capo d'Istria e nunzio pontificio in Germania, che poi apostatò dalla fede, e si ritirò a vivere nell'Elvezia) che vide Lutero con un vestito così misero e logoro, che sembrava un mendico.

    Egli si mosse in principio della sua perversione a vomitare i suoi errori spinto parte dallo sdegno conceputo, come dice un istorico, contro la corte di Roma, per un favore colà richiesto e non conseguito, e parte dalla gelosia presa contro i padri domenicani, per l'onore lor dato di pubblicar essi le indulgenze concesse dal papa; indi col favore de' principi suoi fautori ebbe l'agio di pervertire tante anime, che ora gli fan compagnia e corona all'inferno. Scrive il cardinal Pallavicino che Lutero dimostrò spesse volte dolore di essersi tanto inoltrato contro il pontefice e la chiesa cattolica; ma seguitò la sua esecranda impresa, perché gli parve di vedersi tagliato il ponte dietro le spalle.

    Lutero morì di anni 65 nel 1546 nella stessa sua patria d'Islebio in una notte, di cui avea passata la sera in una lauta cena colle sue solite facezie. Ma prima di morire ebbe due ore di dolori così acerbi, che finalmente gli strapparono quell'anima maladetta per mandarla all'inferno. Stando vicino a spirare, rivolto a Giusto Iona suo infame discepolo, in testimonianza dell'ostinazione con cui moriva, gli disse questa bestemmia: Orate pro Domino Deo nostro et eius evangelio, ut ei bene succedat; quia concilium Tridenti et abominabilis papa graviter ei adversantur. E così detto spirò. Il suo cadavere riposto in una cassa di stagno fu come sopra un carro in trionfo portato a Wittemberga seguitato da Catarina sua concubina con tre suoi figli dentro di un cocchio e da più nobili a cavallo e gente plebea a piedi. Filippo Melantone, Giovanni Pomerano e Giusto Iona suoi primarj discepoli, tutti perorarono in lode di Lutero, e 'l Pomerano compose l'epitafio da scolpirsi sopra del di lui sepolcro: Pestis eram vivus, moriens ero mors tua, papa. Le notizie qui poste son ricavate dal Cocleo e dal cardinale Pallavicino.
    veramente secondo le fonti le sue ultime parole furono "Signore, nelle tue mani affido il mio spirito"... ma tant'è...

    Il resto poi è incommentabile.

    1 Calvino e Lutero furono, come già si sa, l'uno più empio dell'altro, ma furono di naturali e costumi differenti. Calvino di natura malinconica e taciturna; Lutero di animo scomposto e abbondante di parole: Calvino parco di cibo e macilente di corpo, afflitto continuamente dalla emicrania e doglia di stomaco; Lutero di grossa corporatura e grassa, scialacquato ne' conviti e di buona sanità: Calvino cauto, flemmatico e perciò tedioso nel parlare; Lutero molto loquace e precipitoso e perciò benvoluto da' suoi seguaci: Calvino elegante nelle sue composizioni; Lutero di stile rozzo e disordinato. Onde successero tra loro diversi atti di sdegno. Lutero esclamava contro i Calvinisti, e Calvino contro i Luterani. Ecco come Calvino parlò di Lutero nella sua epistola 57 a Bullingero: Cognosco quidem Lutherum ut insignem Dei servum; sed sicut multis pollet virtutibus, ita magnis vitiis laborat. Lutero ebbe l'infame vanto di aver pervertita la Germania, Calvino di aver pervertita, oltre di Ginevra, l'Inghilterra e la Francia; e perché le sue infermità gli impedivano di accrescere il fuoco già acceso colla voce, egli si affaticò colla penna a mandare per tutta l'Europa molti suoi pestiferi libri in danno della fede. Calvino finalmente nell'anno 1564 a' 26 di maggio morì in età di anni 55 non ancora terminati, oppresso da acerbi dolori di viscere; e non già, come scrive Teodoro Beza, placidissime, ma, come attesta Bolzech (in vita Calvini) finì la vita daemones invocans, vitae suae diras imprecans, ac suis studiis et scriptis maledicens; denique ex suis ulceribus intolerabilem foetorem emittens, in locum suum descendit. E morì odiato da' suoi stessi ginevrini, i quali nella di lui vita soleano dire: Malle se apud inferos esse cum Beza, quam apud superos cum Calvino.
    e queste perle concludono degnamente un libello che non fa onore la povero De' Liguori...il quale, probabilmente in ottima fede, dovette accontentarsi delle fonti misere e partigiane che aveva sottomano.

 

 

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