6. Questa fu la santità de' nominati propagatori del nuovo vangelo. Vediamo ora, se fecero alcun miracolo in conferma della loro vantata straordinaria missione divina. Ma parlando dei loro miracoli disse Erasmo: In quibus nec est sanctitas, nec miracula, ut qui nec caudam quidem equi sanare queant2. È celebre non però il gran miracolo che fece Lutero in Vittemberga, come narra Federigo Stafilo, prima luterano e poi convertito alla fede cattolica, il quale vi si trovò presente, e lo vide coi proprj occhi. Egli nel suo scritto intitolato: Responsio contra Iac. Smidelin pag. 404. scrive così: «Fu condotta da Misna una figliuola indemoniata a Lutero, acciò fosse da lui liberata. Egli la fece condurre nella sagrestia della chiesa, e cominciò ad esorcizzare il demonio, non come usa la chiesa cattolica, ma a modo suo. Il demonio non solo non l'ubbidì, ma lo riempì di spavento; onde Lutero cercò di uscire subito da quella stanza, ma lo spirito maligno chiuse le porte. Lutero corse alla finestra, affin di uscire almeno per quella, ma anche la trovò chiusa con ferri. In fine fu somministrata di fuori una scure, ed io come più giovane e robusto, con quella feci in pezzi la porta, e così scappammo.» Più ammirabile poi, ma più funesto fu il miracolo che fece Calvino, come scrive Girolamo Bolzech in vita Calvini cap. 13. Ivi dice così: «Un certo, nomato Bruleo, essendo povero, ricorse a Calvino, il quale promise di sovvenirlo, purché avesse egli fatta una cosa che da lui volea. La cosa era, ch'egli si fingesse morto, e che alla voce poi di esso Calvino, avesse dimostrato di risuscitare. Ubbidì il povero Bruleo, ma che avvenne? Quando Calvino gridò: Bruleo, in nome di Gesù C. alzati, quel misero non fece moto. Replicò Calvino il comando, e Bruleo non si movea. Finalmente andò la moglie a scuoterlo, e lo trovò veramente morto; ond'ella piangendo poi, e gridando ad alta voce, cominciò a raccontare in pubblico il fatto com'era andato.»