IL LAICISMO RADICALE PUÒ DISTRUGGERE L’UMANESIMO:
COSI’ IL CARDINALE RATZINGER, PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, INTERVENENDO, NEI GIORNI SCORSI, AD UN CONVEGNO A ROMA
- Intervista con Alberto Melloni –
Il laicismo radicale può distruggere l’umanesimo: è quanto ha detto il cardinale Jozef Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, intervenendo, nei giorni scorsi, ad un convegno a Roma. Il laicismo radicale – ha ripetuto – non solo si oppone alla Chiesa ma soprattutto ne travisa gli insegnamenti. Accanto al rischio che tutto ciò rappresenta, però viviamo anche un momento in cui ci sono molti settori laici che cercano un dialogo per aiutare a far crescere una nuova identità europea. Fabio Colagrande ha intervistato lo storico della Chiesa, Alberto Melloni:
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R. – C’è stato un lungo periodo nel quale l’anticlericalismo e la convinzione che l’esperienza religiosa fosse un freno per lo sviluppo delle società europee ha sicuramente dominato e non ha portato una grande fortuna né alle Chiese, che si sono arroccate, né alle società che non hanno trovato in quei momenti vie di progresso. Il rischio è quello che ancora una volta l’esperienza religiosa e l’esperienza di fede nell’Europa contemporanea perda quello che è il proprio senso più profondo e ridiventi argomento che divide la scena politica anziché essere un elemento che arricchisce la società nel suo complesso.
D. – Sulla scia del Concilio Vaticano II, come dovrebbe proseguire, secondo lei, il dialogo tra Chiesa e mondo moderno?
R. – Dal Vaticano II, Paolo VI inventò una formula, quella del dialogo, che ha rappresentato, senz’altro, una lunga, grande prima fase con la quale il cristianesimo e il cattolicesimo in particolare hanno smesso di guardare alla modernità come ad un nemico, ma hanno imparato a giudicarla un ambiente nel quale annunciare il Vangelo. Con Giovanni Paolo II è stato fatto ancora un ulteriore passo che è andato al di là di questo: si è andati oltre il semplice dialogo e verso una prospettiva nuova che è quella dell’incontro. Oggi mi sembra che sia su questo che si giocherà molto del futuro sia delle Chiese che delle società in Europa. Se le Chiese sanno essere un fattore che promuove la pace e non come una mediazione fra tendenze ideologiche diverse, ma come il frutto più proprio che la comunione cristiana è in grado di dare alla società, questo rappresenterà sicuramente un certo tipo di futuro. Se le Chiese e le società accettano di pensare alla religione come ad uno strumento con il quale vengono strumentalizzate in un contesto in cui si manipolano le identità, allora tutto ciò rappresenta, invece, uno scenario di guerre, che speriamo di non vedere!
fonte: radiovaticana.org