ANGLICANI
Episcopato femminile?
Sono 2500 le donne ministro nella Chiesa anglicana
"Donne vescovo nella Chiesa Anglicana?" è il titolo del Rapporto elaborato dal gruppo di lavoro "Donne nell'Episcopato" guidato dal vescovo di Rochester, Michael Nazir-Ali. Il testo è stato presentato alla House of Bishops (casa dei vescovi), l'organo principale della Chiesa anglicana inglese, all'inizio del mese di novembre suscitando un acceso dibattito. Il rapporto, che verrà discusso nel corso dei prossimi sinodi del 2005, segue la richiesta dell'arcidiaconessa Judith Rose che, nel sinodo del 2000, chiese alla House of Bishops di discutere l'opzione dell'episcopato femminile.
DOMANDE SCOTTANTI. "Sarebbe giusto, in principio, per le donne diventare vescovo? Se la risposta è 'sì', è questo dunque il momento per la Chiesa d'Inghilterra di ordinare donne vescovo? E se è il momento opportuno, come dovrebbe essere introdotto l'episcopato femminile e che provvedimenti prendere per coloro che, in coscienza, non si sentono di accetare tale ministero femminile?" Queste le domande scottanti che si pone oggi la Chiesa anglicana in Inghilterra all'indomani della pubblicazione del Rapporto. Sono circa 2500 donne ministro nella Chiesa anglicana in Inghilterra oggi su un totale di 10.000 preti. Il sacerdozio femminile è stato aperto alle donne nel 1994 mentre l'accesso al diaconato già nel 1989. L'attuale regolamento della Church of England sul sacerdozio femminile contiene una clausola specifica che esclude le donne, mentre in altre chiese appartenenti all' Anglican Communion, come ad esempio negli Stati Uniti, le donne vescovo sono già una realtà dal 1998.
ECUMENISMO A RISCHIO
Molti anglicani sono favorevoli all'episcopato femminile oggi. Sia i liberali sia i conservatori ostili, sono altrettanto preoccupati che intraprendere questa strada rischierebbe non solo di creare divisioni e rancori all'interno della Church of England – una Chiesa già travagliata dalle divergenze sul sacerdozio femminile e sulla questione dell'omosessualità – ma inciderebbe negativamente anche sui rapporti ecumenici con le altre chiese cristiane, allontanando in particolare quella Cattolica romana e quella ortodossa. Per questo, nel redigere il rapporto sulle donne vescovo, si è tenuto a includere tra le riflessioni teologiche, bibliche, ecclesiologiche e storiche sul tema, anche il punto di vista di cristiani di altre confessioni. Due in particolare le voci cattoliche emerse nel dibattito in Inghilterra: il domenicano Aidan Nichols e la teologa Tina Beattie.
VOCI CATTOLICHE.
In linea con il punto di vista cattolico tradizionale, il contributo di Nichols al gruppo di lavoro sull'episcopato femminile rimanda ai temi della "paternità" e della "continuità" nella successione apostolica, giustificando l'esclusivo accesso maschile all'episcopato col discorso del "vescovo sposo della Chiesa". Chiaramente opposto all'ordinazione episcopale femminile, anche l'anglicano Jonathan Baker, rettore di Pusey House a Oxford e curatore del libro Consecrated Women? A contribution to the women bishops debate ("Donne consacrate? Un contributo al dibattito sulle donne vescovo", Norwich: Canterbury Press, 2004) che indica il rischio della "rottura" con la "continuità" della tradizione cristiana e con l' "unità" della Chiesa Anglicana. L'altra voce cattolica, quella della teologa Tina Beattie, compare nel volume The Call for Women Bishops ("La Chiamata delle Donne Vescovo", Londra: Society for Promoting Christian Knowledge, 2004), curato da due donne presbitero, docenti e cappellane all'università di Oxford, Harriet Harris e Jane Shaw. Favorevole all'episcopato femminile, la Beattie costruisce il suo discorso attorno all'immagine di Maria Maddalena e sul suo "apostolato" rifacendosi all'annuncio della Risurrezione di Cristo e a testi non canonici della tradizione cristiana. Harriet Harris e Jane Shaw lamentano che "la Chiesa ha ignorato la chiamata e i doni femminili".
Nel ricevere il rapporto del gruppo di lavoro di Nazir Ali sulle donne vescovo, l'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, e quello di York, David Hope, hanno detto: "Siamo felici di affidarlo per uno studio illuminato dalla preghiera all'interno delle diocesi della Chiesa d'Inghilterra e di invitare le altre Chiese della Comunione anglicana e i nostri partner ecumenici a condividere con noi le loro riflessioni in riguardo".
fonte: sir